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ENI, VIDI, VICI - L’AMERICA di obama, che tanto APPREZZA LA NOMINA A PRESIDENTE Dell’aitante GIUSEPPE RECCHI, sa che è una presidenza \"leggera\", cioè che è solo \"chiacchiere e distintivo\"? - non a caso GLI ANALISTI AVVERTONO: FINCHÉ C’È SCARONI AMMINISTRATORE DELEGATO IL RAPPORTO CON LA RUSSIA NON CAMBIERÀ…

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Maurizio Molinari per "la Stampa"

PAOLO SCARONI

La nomina di Giuseppe Recchi a presidente di Eni è stata al centro di messaggi di tenore diverso trasmessi da Roma a Washington nella giornata di ieri: a ricostruire quanto avvenuto sono fonti diplomatiche a Washington e personaggi di spicco del settore energetico a Wall Street che, chiedendo l'anonimato, descrivono il comune interesse per l'impatto che avrà il manager di General Electric chiamato a sostituire l'uscente Roberto Poli.

Sul fronte diplomatico il governo di Roma avrebbe presentato la sostituzione di Poli, veterano dell'Eni proiettata a difendere gli interessi tradizionali in Russia e nel mondo arabo, con Giuseppe Recchi, capo di General Electric nell'Europa del Sud, come un segno di discontinuità con il passato teso a facilitare il dialogo fra il gigante energetico italiano e gli Stati Uniti.

Tali messaggi, giunti a Washington attraverso l'ambasciata in Via Veneto, si legano ad un'atmosfera più distesa fra i due governi sul terreno energetico: se nel 2009 e 2010 l'amministrazione Obama aveva sollevato dubbi sugli stretti legami fra Eni e Gazprom - come evidenziato anche da alcuni cablogrammi resi pubblici da Wikileaks - negli ultimi sei mesi si è registrata una maggiore comprensione, soprattutto a seguito della possibile convergenza fra i progetti di oleodotti caucasici Southstream e Nabucco considerati a lungo come alternativi.

GIUSEPPE RECCHI

A provare la fase di distensione energetica fra Roma e Washington è stato il recente convegno su greggio, gas naturale e nucleare svoltosi nella sede della nostra ambasciata a Washington durante il quale Richard Morningstar, inviato Usa per l'Energia in Eurasia, è intervenuto mostrando aperture ed interesse per il gasdotto italo-russo Southstream.

Ma a contrastare con la presentazione agli americani dell'avvento di Recchi come una svolta politica rispetto al recente passato sono stati i messaggi che l'Eni avrebbe invece recapitato ai propri interlocutori nel mercato energetico, sottolineando piuttosto la «continuità» con il passato garantita dalla permanenza di Paolo Scaroni sulla poltrona di amministratore delegato.

«Se Scaroni resta al suo posto il cambiamento è minore e l'accelerazione con gli Stati Uniti è tutta da riscontrare» commenta uno degli esperti di settore al corrente di quanto avvenuto nelle ultime 36 ore.

General Electric

In realtà la contraddizione potrebbe però essere solo apparente, in quanto proprio Scaroni è stato protagonista della maratona di incontri che, a partire dallo scorso autunno, ha portato l'amministrazione Obama a conoscere meglio i piani di investimento dell'Eni in Paesi delicati come l'Iran e la Russia, facendo rientrare molte delle preoccupazioni che erano state espresse.

assange

«L'equilibrio fra Poli e Scaroni osserva un'analista del settore energetico che lavora a Wall Street portava l'Eni a ondeggiare fra le politiche del passato, spesso in contrasto con Washington, e le aperture più recenti, che hanno avuto per protagonista Scaroni» soprattutto a seguito del suo impegno personale - secondo alcune versioni addirittura scritto - a non autorizzare nuovi investimenti in Iran, in ottemperanza alle sanzioni Onu.

ROBERTO POLI PIERO GNUDI

Sostituendo Poli con Recchi si viene potenzialmente a creare dunque un «equilibrio nuovo più favorevole a convergenze con gli Stati Uniti» conclude una fonte diplomatiche a Washington, pur esprimendo «cautela» nell'attesa che «il nuovo arrivato si insedi ed abbia tempo di dimostrare cosa ha in mente di fare».

obama

Non c'è dubbio tuttavia sul fatto che trattandosi di un top manager di General Electric, a Washington si guardi a lui come un possibile interlocutore anche sul fronte dello sviluppo delle energie rinnovabili a cui l'amministrazione Obama lega le prospettive di crescita economica globale nel lungo periodo.

 

 


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