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IL GRANDE TRENINO BANCARIO (CHI RIMARRÀ COL CERINO IN MANO?) - COSE MAI VISTE: TUTTI HANNO PAURA DEGLI STANDARD DI BASILEA III, E UNICREDIT INVECE DI PENSARE A CONSOLIDARE I SUOI CONTI, PARTECIPA ALL’AUMENTO DI CAPITALE DI SANT’INTESA - LE DUE PRINCIPALI BANCHE ITALIANE INVECE DI FARSI CONCORRENZA, SI FANNO I FAVORI - CORRADINO PASSERA, CHE DEVE RACCOGLIERE 5 MLD €, AVRÀ POI ANCHE I SOLDI PER RIFINANZIARE MONTEPASCHI (ALTRO TEORICO RIVALE), CHE DEVE RIPAGARE I 2 MLD € IN TREMONTI BOND…

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1 - IN DODICI PER LA GARANZIA INTESA: C'È ANCHE UNICREDIT...
Estratto dell'articolo di Alessandro Graziani per "Il Sole 24 Ore"

Federico Ghizzoni UNICREDIT

Ci saranno anche i "cugini italiani" di UniCredit nel consorzio di collocamento e garanzia dell'aumento di capitale da 5 miliardi di Intesa Sanpaolo. Oggi l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Corrado Passera, nel corso dei consigli di gestione e di sorveglianza che si terranno a Torino, alzerà il velo sul progetto di ricapitalizzazione che andrà di pari passo con il nuovo piano industriale, che domattina saranno presentati alla comunità finanziaria. Ma l'aumento può già darsi come acquisito, poichè dodici banche internazionali hanno già garantito con lettere di pre-underwriting l'operazione.

Corrado Passera

La lunga lista comprende Bofa-Merrill Lynch e Banca Imi nel ruolo di global coordinator e joint book runners (con Banca Imi che non parteciperà alla garanzia, per motivi di conflitto di interesse con la capogruppo Intesa Sanpaolo). A queste banche capofila, si aggiungono quattro istituti internazionali che assumono il ruolo di joint bookrunners: i tedeschi di Deutsche Bank, gli americani di Goldman Sachs e Morgan Stanley e gli svizzeri di Credit Suisse. A cui sono aggregate altre sei banche con il ruolo di co-bookrunners: la britannica Hsbc, i francesi di Bnp Paribas, gli americani di Citigroup, gli spagnoli di Santander e i tedeschi di Commerzbank. Un consorzio "multinazionale", tipico dei collocamenti delle grandi banche di dimensione internazionale cui si aggiunge, a sorpresa, UniCredit.

Un coinvolgimento, quello dell'unica altra grande banca italiana, che forse in altri momenti - quando gli aspetti competitivi, aldilà della concorrenza di business che ovviamente resta, superavano qualunque coesione di sistema - non sarebbe stato neanche immaginabile.

ROBERTO NICASTRO Federico Ghizzoni


2 - INTESA SANPAOLO: VARALDO, CORE TIER 1 AL 10% DOPO AUMENTO...
Radiocor
- Il core tier 1 di Intesa Sanpaolo dopo l'aumento di capitale sara' 'al 10%'. Lo ha detto il consigliere di sorveglianza Riccardo Varaldo intercettato in una pausa dei lavori in attesa della ripresa del consiglio alle 17,00 proprio per il varo dell'aumento di capitale della banca e del piano industriale. A chi gli chiedeva se il ratio della banca sarà un benchmark per il sistema bancario Varaldo ha risposto: 'penso di si', e' quello che ci auguriamo. Questo e' un obiettivo, fare prima cose che altri dovranno fare dopo per avere un vantaggio competitivo anche in termini di adeguamento' ai nuovi parametri regolamentari.

CESARE GERONZI ROBERTO NICASTRO


3 - INTESA TROVA I SOLDI ANCHE PER SIENA...
Francesco De Dominicis per "Libero"

Tutto pronto per Intesa-Sanpaolo. Ultimi ritocchi per il Monte dei Paschi di Siena. E Uni- credit ancora in stand by. Il panorama degli aumenti di capitale delle prime grandi banche italiane è fatto. Dopo il là arrivato la scorsa settimana con Ubibanca, altri due colossi del sistema bancario italiano si preparano alla ripatrimonializzazione chiesta dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi.

BAZOLI

Andiamo con ordine. Il verdetto di Ca' de Sass è atteso per oggi. A Milano si riuniscono i due consigli. Che sono chiamati a dire «sì» a iniezione di denaro fresco fino a 5 miliardi di euro. E così con un'operazione di questo calibro il principale coefficiente patrimoniale (Tier 1) del gruppo Intesa, già oggi in linea coi requisiti minimi richiesti, salirebbe dall'attuale 7,9 al 9,5% circa. Nel corso del fine settimana, frattanto, si sarebbe formato il consorzio di garanzia che vedrebbe schierate Banca Imi, come capofila dell'operazione, al fianco di Merrill Lynch, Deutsche Bank e Goldman Sachs.

Quanto alla sottoscrizione, le fondazioni azioniste - insieme detengono circa il 25% della banca - sono intenzionate a sostenere la banca. In primis la Cariplo (4,68%) che potrebbe fare richiesta di ritirare anche una parte dell'inoptato: l'argomento potrebbe finire al consiglio dell'ente in agenda per il 12 aprile. Pronte all'aumento risultano anche la Compagnia di San Paolo (9,88%), Cariparo (4,92%), CariFirenze (3,37%) e Carisbo (2,73%). Resta da capire invece qual è la posizione di altri soci come Generali (4,97%) e Credit Agricole (4,99%), BlackRock (3,17%) e la Carlo Tassara (2,5%, ma 4,5% secondo il sito Consob).

Occhi puntati anche sulla Borsa con il titolo che ha proseguito il recupero dopo lo scivolone di giovedì scorso. Al termine della seduta ha segnato un rialzo dello 0,95% a 2,13 euro. Ancora intensi gli scambi: sono passati di mano oltre 210 milioni di pezzi, pari all'1,8% del capitale. Qualche preoccupazione fra gli investitori, specie quelli che hanno in mano le azioni risparmio ai quali potrebbero essere offerti diritti di opzione (warrant) sulle più rischiose ordinarie.

GIUSEPPE MUSSARI

Anche Mps, come già accennato, potrebbe procedere a una ricapitalizzazione in tempi piuttosto brevi. Il sacrificio per i soci non sarebbe irrilevante. In effetti, l'ammontare è stimato nell'ordine dei 2 miliardi di euro e sarà sufficiente per rimborsare anticipatamente gli 1,9 miliardi dei cosiddetti Tremonti Bond. La metà della sottoscrizione sarà carico della Fondazione Monte dei Paschi, che ha sempre assicurato di non avere intenzione di scendere sotto la maggioranza dell'istituto.

Per questo, l'aumento potrebbe comportare per la Fondazione Mps almeno in parte il ricorso all'indebitamento. In cassa ci sono circa 500 milioni di euro e bastano a coprire al massimo metà del denaro necessario alla Fondazione che ha in mano oltre il 51% dell'istituto e che quindi sarebbe chiamata a un esborso di 1 miliardo di euro sui 2 indicati per l'aumento. Serve un finanziamento e tra le banche pronte a contribuire ci sarebbe proprio IntesaSanpaolo. I rapporti tra Ca' de Sass e la Fondazione Mps sono consolidati.

TREMONTI

Peraltro nel portafoglio dell'ente senese c'è sempre una partecipazione in Intesa (anche se considerata non più strategica) pari allo 0,42%. L'ente che controlla l'istituto di Rocca Salimbeni, comunque, ha bisogno del via libera del Tesoro, cui spetta per legge la vigilanza sulle ex casse di risparmio. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, non perde tempo e avrebbe già fissato un appuntamento con il numero uno di palazzo Sansedoni, Gabriello Mancini, per domani negli uffici di via Venti Settembre.

Se Tremonti dovesse negare l'autorizzazione all'indebitamento, la Fondazione potrebbe essere costretta a diluirsi nel capitale della banca. Ipotesi fino a ora respinta dallo stesso Mancini, ma sulla quale comincia a interrogarsi seriamente più di un banchiere. Se per la ripatrimonializzazione di Intesa sembra tutto fatto, in casa Mps il quadro va ancora definito più a fondo. Ieri la banca ha comunicato che grazie al regalo del governo col decreto Mille- proroghe il core Tier 1 è passato dall'8,4% all'8,8% (si tratta di una norma che consente di contabilizzare alcune poste di bilancio nei conteggi di Basilea3). In ogni caso l'aumento di capitale sembra scontato. E il titolo sui listini continua a soffrire (ieri -2,24%). Una giornata nera per tutti i bancari, compresa Unicredit (-1,68%) che per ora resta ancora alla larga dalla costosa partita del rafforzamento patrimoniale.

 


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