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FLI, FLOP! (LA TRAGEDIA DI UN LEADER RIDICOLO) - si materializza la più clamorosa delle “defezioni”. Andrea Ronchi, l’uomo che per Fini aveva lasciato la poltrona di ministero delle Politiche Comunitarie, ha ormai la valigia in mano - AL SENATO Lasciano Viespoli e Saia ma una mediazione di Baldassarri tiene dentro gli altri (\"A patto che non ci sia alcuna svolta a sinistra\"). Che viaggiano (con Pisanu?) verso un gruppo terzopolista...

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Tommaso Labate per Il Riformista

ANDREA RONCHI E GIANFRANCO FINI


Chi ha raccolto le sue confidenze in serata giura che per Gianfranco Fini è il «tradimento più doloroso». Perché ad abbandonare la casa del padre (e Futuro e libertà), stavolta, è (o meglio, era) «un amico vero»: Andrea Ronchi.

Succede tutto a Montecitorio, proprio mentre gli occhi degli osservatori sono in realtà puntati sulla riunione dei senatori futuristi in corso a Palazzo Madama. È alla Camera, mentre i guardiani della rivoluzione finiana fanno la spola tra l'Aula e le stanze della terza carica dello Stato, che si materializza la più clamorosa delle "defezioni". Andrea Ronchi, l'uomo che per Fini aveva lasciato la poltrona di ministero delle Politiche Comunitarie, ha ormai la valigia in mano.

Il diretto interessato ha provato a smorzare la portata delle indiscrezioni. Alle quali risponde precisando «di non aver comunicato con nessuno» e di «essere in silenzio da dieci giorni». Ma ormai il dado è tratto. Proprio mentre Italo Bocchino sta tentando faticosamente di ricomporre la frattura con Adolfo Urso e col coordinatore del partito in Sicilia Pippo Scalia, la notizia raggiunge l'appartamento dell'inquilino di Montecitorio. Che reagisce a metà tra il furibondo e il rassegnato.

isr36 andrea ronchi gianfr fini

Tra i fedelissimi del presidente della Camera, la voce dell'ormai certo addio di Ronchi scatena una ridda di veleni e sospetti. «Gianfranco, Berlusconi gli ha promesso di riportarlo al governo», gli sussurra uno dei "falchi". Un altro arriva a scommettere che «vedrai, alla fine Andrea tornerà nella poltrona che aveva lasciato». A quel ministero delle Politiche comunitarie rimasto senza titolare da quando Ronchi si dimise - seguendo gli ordini di scuderia - subito dopo la convention futurista di Bastia Umbra.

Strano ma vero, l'addio quasi certo dell'«amico Andrea» rovina a Fini la giornata che poteva regalargli un mezzo sorriso. Nel senso che l'ennesima e annunciata ecatombe di senatori s'è rivelata meno dolorosa di quanto lo stesso Gianfranco si aspettasse. La riunione fiume di ieri a Palazzo Madama, che doveva sancire la "morte politica" del gruppo futurista (i bookmakers scommettevano su almeno sei defezioni), s'è chiusa con un risultato diverso. Nel senso che il tandem scissionista dell'(ormai ex) capogruppo Pasquale Viespoli e di Maurizio Saia non è riuscito a trascinare fuori dai confini futuristi il resto della ciurma.

GIANFRANCO FINI ITALO BOCCHINO

Fli perde il gruppo. Ma l'opera di mediazione di Mario Baldassarri consente a Fini di tenere con sé anche Contini, De Angelis, Digilio. Oltre agli iperfiniani Giuseppe Valditara e Maria Ida Germontani.

«Abbiamo preso atto del venir meno sul piano politico del gruppo Fli al Senato e abbiamo altresì preso atto di posizioni divergenti rispetto alle prospettive politiche», mette a verbale Viespoli, che insieme a Saia acquista - dopo Pontone e Menardi - il biglietto di ritorno nella maggioranza.

ADOLFO URSO

I sei finiani rimasti, invece, preparano il passaggio in un gruppo con Udc e Api. Un gruppo del Terzo Polo, insomma. Al quale potrebbe aggregarsi presto, se l'opera di convincimento di Fini andasse in porto, anche l'ex ministro dell'Interno Beppe Pisanu. Che, nel caso, acquisirebbe i galloni di capogruppo.

Mario Baldassarri

Ma al di là del risultato finale, la storia del summit dei finiani al Senato è quella di un incontro teso, quasi drammatico. Che ha in Baldassarri quello che gli anglossassoni definirebbero il man of the match. La svolta avviene quando l'economista - che lunedì aveva avuto un lungo colloquio alla Camera con Fini - decide di sottoporre all'attenzione dei colleghi un documento nel quale, da posizioni di dissenso, invitava gli altri senatori a rimanere dentro Fli. Man mano che le firme in calce al testo crescono, cresce il nervosismo di Viespoli e Saia. Che abbandonano la sala, per poi annunciare l'addio.

BEPPE PISANU - copyright pizzi SENATRICE IDA GERMONTANI

Morale della favola? Pontone sembra diretto al gruppo del Pdl, Menardi potrebbe approdare ai Responsabili di Palazzo Madama, Saia è combattuto tra le due opzioni mentre Viespoli potrebbe dar vita a una succursale di Forza Sud. Nella diaspora dei finiani, gli altri sei senatori rimangono. «A patto che non ci sia alcuna svolta a sinistra». L'emorragia continua. Ma, almeno ieri, è stata tamponata. Anche se la ferita al cuore finiano che potrebbe arrivare con l'addio di Ronchi rimarrà. E sarà difficile da rimarginare.

 


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