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PARIOLI-TRUFFA - È stata una denuncia per estorsione, subita dal clan indranghetista Piromalli, a far finire Lande & co. nel mirino della guardia di finanza, un anno fa - Una minaccia di morte, fatta nell´ufficio del \"Madoff dei Parioli\", ha fatto inceppare la macchina mangia soldi - spuntano altri nomi di clienti truffati - Appartamenti ai Parioli, case acquistate nel quartiere Mayfair di Londra, una barca di 18 metri e multiproprietà a Cortina. Così investiva i soldi delle sue vittime...

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Federica Angeli - Francesco Viviano per La Repubblica-Roma

Tutto è cominciato così. O forse sarebbe più giusto dire: tutto è finito così. Dipende dalla prospettiva dalla quale si osserva il tracollo della colossale stangata «made in Parioli».

Gianfranco Lande

Un anno fa il Madoff dei Parioli, Gianfranco Lande, dopo aver raggirato mille e duecento clienti, sicuro ormai di riuscire a farla franca, ha alzato il tiro. Un passo più lungo della gamba che lo ha portato dritto nel mirino della Finanza e gli ha fatto rischiare la pelle. È successo infatti che il re della truffa ha accettato di investire, sempre alla sua maniera, 14 milioni di euro appartenenti al clan indranghetista dei Piromalli.

LANDE- SEDE EGP

A lui quei soldi sono stati consegnati da due imprenditori di Forlì: il commercialista Matteo Cosmi, peraltro implicato nella loggia P3 come mediatore d´affari di Flavio Carboni, e il broker Giuseppe Giuliani Ricci. Ma il messaggio era stato chiaro: trattasi di soldi "speciali". Ma il trattamento riservato al clan della indrangheta non è stato diverso da quello usato per tutti gli altri. Così Lande si è ritrovato nei guai.

Due affiliati del clan sono entrati all´improvviso nel suo ufficio di via Bocca di Leone e senza mezzi termini, di fronte al cugino dell´onorevole Guzzanti (pure lui tra le vittime del raggiro), il signor Sandro Balducci, è stato minacciato di morte. «O ci ridai i nostri soldi, oppure ammazziamo te e la tua famiglia». Tanta è stata la paura che otto dei 14 milioni sono stati immediatamente riconsegnati. Poi ha sporto una denuncia ai carabinieri per estorsione.

Se da una parte la denuncia lo ha salvato da una morte annunciata, dall´altra ha aperto una crepa nella macchina ruba-soldi. Gli uomini del nucleo di polizia valutaria della guardia di finanza hanno infatti cominciato a tenere d´occhio i movimenti di denaro di Lande & co.

Ma questo il re del raggiro pariolino deve averlo intuito. Tanto che, qualche mese dopo la denuncia per estorsione, ha incaricato un suo stretto collaboratore, marito della sua segretaria personale, di andare a recuperare tutto il carteggio nel suo ufficio in Belgio con liste di nominativi, documenti sui giri parabolici che il denaro consegnato dalle vittime aveva fatto e atti di compravendita.

Il clan della ndrangheta Paolo Guzzanti

Il collaboratore ha noleggiato un furgoncino, incartato tutto e procurato al boss della truffa un appartamento a Roma in cui nascondere quelle carte. Ma il giochino ormai era alla frutta. In procura hanno cominciato a presentarsi alcune delle vittime che denunciavano di non aver più rivisto i soldi investiti e consegnati a Lande.

Il Madoff romano è così finito in carcere, seguito dai suoi quattro complici. E il suo fidato collaboratore ha deciso di collaborare con la giustizia e, prima di finire anche lui nei guai, ha consegna alla finanza le chiavi dell´appartamento. Ed è da lì che sono uscite nuove importanti carte: una lista con 500 nomi, tra vittime "non scudate" e riciclatori, e il tesoro di Lande. Appartamenti ai Parioli, case acquistate nel quartiere Mayfair di Londra, una barca di 18 metri e multiproprietà a Cortina. Così investiva i soldi delle sue vittime.

E NELLA LISTA DEI CLIENTI SPUNTANO NUOVI NOMI
(Federica Angeli)
Spuntano nuovi nomi, nuove vittime di uno dei raggiri più colossali che la capitale ricordi. La lista dei truffati sembra essere infinita e il lavoro del nucleo di polizia valutaria della guardia di finanza romana è gigantesco. L´ingranaggio mangia-soldi costruito ad arte dal finto broker Gianfranco Landi e dai suoi soci Roberto Torregiani, Giampiero Castellacci di Villanova, Andrea e Raffaella Raspi, tutti detenuti nel carcere di Regina Coeli, ha trascinato dentro una valanga di clienti.

DAVID RIONDINO

Non solo personaggi del mondo dello spettacolo, calciatori, imprenditori e aristocratici di Roma che, "grazie" al passaparola sono cascati nella rete del Madoff dei Parioli. Non solo dunque gli ormai noti vip, dall´artista Guzzanti all´ex calciatore della Roma Desideri, dal doppiatore Claudio Sorrentino alla soubrette Samantha De Grenet, dal cantautore David Riondino ai registi e produttori Vanzina, sia Carlo che Enrico.

I BROS CARLO E ENRICO VANZINA

Nella lunga lista dei 1.200 ci sono cascati anche "piccoli" investitori che hanno affidato i lori risparmi nella speranza che gli investimenti all´estero e la promessa di facili guadagni, con interessi fino al venti per cento, potessero dar loro una svolta. Così ecco che, accanto ai nomi dei vip, spuntano anche altri cognomi meno noti. Eccone alcuni.

ojo 07 david riondino

Giorgio e Maria Antonietta Flores D´arcais, Guido Guidi, Anna, Stella e Vera Blanc; Maria Concetta Paternò del Grado; Teresa Sarli; Stefano Salvini; Fabio e Patrizia Magliocchetti; Velia Tortora; Caterina Vernacchia; Cristina Trinca; Simone Teofilatto; Paolo Starmieri; Sabotino e Gianni Papandrea; Pasquale Sacco; Franco Maggiulli; Chiara e Rita Mazza; Demetrio Tallarico; Roberto Gafo; Antonello Grossi; Antonio Pietro e Salvatore Leone; Nora Martinelli; Alessandro Montanari; Vladimiro Tabocchini; Valerio e Livia Moretti; Maria Pia Paolantoni; Gianfranco Serraino Fiori; Saverati; Giuseppina Vitale; Maria Grazie Zigame.

La lista è ancora molto lunga e capire quante di queste persone, più o meno note, fossero davvero all´oscuro di tutta la magagna è il compito che, per diverse settimane, terrà impegnati gli uomini del nucleo valutario della finanza romana.

 

 


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