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1- IL DIVINO QUIRINO CONTI SPARA L’ALLARME: TRA IL BELLO E IL BRUTTO, HA VINTO LA MUFFA 2- DA NEW YORK A TOKYO, DA PARIGI A ROMA, L’IMMAGINE È SEMPRE LA STESSA: NEUTRA E INFORME. COME UN FONDALE IDENTICO DI VOLTA IN VOLTA APPENA SPOSTATO DI LUOGO 3- IL NUOVO UNIVERSAL-CAFONAL-STYLE CHE AVANZA HA RESO ORMAI PERSINO LA LINGUA E IL SUO SUONO UNO E UNO SOLO, E I LINEAMENTI METICCIATI APPAIONO SEMPRE PIÙ PROSSIMI A UN UNICO GENERE INDIFFERENZIATO, INDISTINGUIBILE. GIACCHÉ, PROPRIO COME LA VITA, ANCHE L’ASPETTO DI UN’INTERA GENERAZIONE SEMBRA ESSERSI IMMISERITO, INCATTIVITO; DIVENENDO SOSPETTO, INAFFIDABILE, VOLGARE 4- INTANTO A LONDRA E A ROMA DUE MOSTRE CELEBRANO LA BELLEZZA. MA QUALE BELLEZZA?

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Quirino Conti per Dagospia

Quirino Conti by Falsiniworld people- New York

La tentazione - invincibile, talora - sarebbe quella della fuga, della torre d'avorio o del romitorio: di andarsene, insomma. E due stravaganti mostre, una a Londra (al V&A, "The Cult of Beauty") e l'altra a Roma (alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, "Dante Gabriel Rossetti, Edward Burne-Jones e il mito dell'Italia nell'Inghilterra Vittoriana"), con l'opulento splendore di quelle loro insuperabili immagini 1840-1890 sembrano volersi avviare proprio in quella direzione: la defezione e l'apostasia, il visionario e l'estatico Altrove. Purché non qui, soprattutto non ora. E il disagio è così forte che persino autori sospetti e, Dio non voglia, in odore di estetismo come John Ruskin paiono esser tornati oasi di verità, di pace e di ogni delizia intellettuale.

Forse anche perché, dopo innumerevoli tentativi di ricondurre il reale a un'unica forma stilistica (dal trionfante Gotico Internazionale al più recente razionalista International Style), un ennesimo tentativo (stavolta atterrente) di stampo global-nichilistico - spiccio, concreto e, a suo modo, funzionale - sembrerebbe ora averla avuta vinta su tutto.

Così che, ovunque si scenda da un treno o da un aereo, o con qualsiasi mezzo (persino virtuale) ci si trasferisca da un punto all'altro del globo, l'immagine è sempre la stessa: neutra, informe e qualunque. Come un fondale identico di volta in volta appena spostato di luogo.

world people- Parigi

E se ormai persino la lingua e il suo suono sembrano essere divenuti uno e uno solo, e, con buona pace di Umberto Bossi, i lineamenti meticciati appaiono sempre più prossimi a un unico genere indifferenziato, l'aspetto, in ogni dove, è irrimediabilmente lo stesso. Indistinguibile, intercambiabile.

world people- Roma

Come se, scusandosi per l'ipotesi azzardata, una ipotetica Binetti - sì, proprio una Binetti, quella grigia simil-generalessa che una ne fa e cento ne (diciamo così) pensa -, una Binetti superstylist, dunque, avesse ricevuto l'incarico di progettare su di sé, a sua misura e a sua immagine e somiglianza, l'attuale intera forma dell'universale, illividito, indistinto genere umano. Integralisticamente, inesorabilmente, e senza più alcuna possibile via di fuga.

Ora che, immersi nella pletorica marea di marciapiedi sempre più ingombri di anonimi identici, l'inevitabile horror pleni potrebbe persino degenerare in un'incontrollabile vertigine di niente, di nulla. E dunque, in un eventuale resoconto giornalistico, quali colori dominanti - dominanti si fa per dire, perché qui nulla prevale né si distingue -, toni spenti, anemici, sperduti. Come usurati. Su un "goffo" amorfo, privo di misura e di qualsiasi slancio. Da Berlino a New York, da Parigi a Roma, Milano e Shanghai: ecco il nuovo universal-global-style. Spiccio e funzionale, appunto.

world people- Romaworld people - Mosca by Marc Ribaud

Come un canone e una triste paratia difensiva. In tutto simile a quel vecchio grigiore mortificato e indifferente (Moda Polska) caratteristico dei regimi socialisti e che mai era appartenuto all'Occidente. Quasi una postuma rivincita, una sottile e perversa rivalsa della Storia.

Di fatto, di luoghi e strade gremiti di umani in posa e in movimento, nei più diversi stili dei relativi cicli di modernità, da più di un secolo ormai i nostri archivi videofotografici e le nostre biblioteche sono stracolmi: ebbene, mai, assolutamente mai, in alcun luogo e in tempo di pace, si erano visti tanta pochezza formale e un così misero, neutro repertorio stilistico.

E appunto, proprio come se tutto ciò che si era capitalisticamente detestato in quei lontani paesi dell'Est, proprio tutto, per vie traverse fosse venuto a trovare la sua riscossa sull'attuale sistema estetico occidentale. Aderendovi come una pelle grinzosa addosso a una società opulenta, avida e priva di scrupoli. Simile a una muffa scolorita che, crescendo e infiltrandosi ovunque, abbia finito per coprire di sé l'intera superficie del globo.

world people- Berlino

E dunque, proseguendo nella mesta cronaca: per tutti, piedi calzati dentro oggetti logori, disinvoltamente sformati e luridi; che da sneakers o da scarpe per lo sport si sono ridotti a pesanti brandelli di comfort, irriconoscibili e sfigurati; come lacerti di uno stile sperduto e ormai illeggibile. Una gelatinosa massa semimolle, pesante, grossolana e priva di qualsiasi slancio o leggerezza, anche solo allusi. Un attacco a terra, pertanto, informe e deforme.

Watts - Choosing - 1864

Su tutti, alla base di jeans sfiancati e malformati: più segno di squallida indigenza che, come all'origine, anatomica pellicola erotizzante. Come afasici, senza più un solo racconto dal loro leggendario, originario armamentario allusivo. Vuoti, svuotati, sgranati e sgraziati come un vecchio muro sgretolato. Privi appunto di una qualsiasi forma o, all'opposto, crudeli come un'indecente membrana di contenzione. Sordidi, lerci, ridotti da far pena. Altro che l'arcaico, sfumato ed eccitante indigo!

E più sopra: strati di materia qualunque; come si fosse di fronte a un ennesimo Uomo del Similaun. Che all'alibi del casual e dello sportswear aggrappano distratta casualità e un'irreversibile impotenza alla corporalità e al senso di essa. Pellicole al limite dell'avanzo e del frammento. Quindi, zaini e borse anch'essi sviliti e sfigurati dall'uso. Qualche patetico logo qua e là su occhiali da niente (evidentemente contraffatti): come tutto il resto, falso e fasullo.

SILVIA VENTURINI FENDI QUIRINO CONTI

Una massa indistinta, ridotta a neo-plebe, ben più anonima e convenzionale di quelle che, si tramanda, percorrevano le Vie Romee e si incamminavano polverose verso Santiago de Compostela.

Ma, in tutto questo, i nostri couturier? E gli attuali stilisti? Con il loro lavoro e quegli "indimenticabili" spettacoli di perfezione e bellezza? Dove sono? Eccettuato appunto qualche logo insincero e mal posto, assenti, lontani; solo da guardare. Come un grande, ciclico show.

Binetti

Ma che nulla ha più a che fare con la vita, resa sordida e incolore come in un patetico romanzo di Dickens. O con la virtù, l'onestà e il cuore. Giacché, proprio come la vita, anche l'aspetto di un'intera generazione sembra essersi immiserito, incattivito; divenendo sospetto, inaffidabile, volgare.

Richmond - 1882

Senza più alcun desiderio se non quello, malamente celato, di prevaricare, di farcela comunque, con qualunque mezzo. Senza più bellezza. Ma la Bellezza, si sa, come la dignità è un dono del cuore e della mente, e non la si può avere per nulla.

Quirino Conti

 


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