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IL “PIANO” DEI RENZIANI: DE MAGISTRIS ALL’EUROPARLAMENTO IN CAMBIO DELLA POLTRONA DI SINDACO DI NAPOLI

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Carlo Tarallo per Dagospia
1- Non dite in giro che il "conclave arancione" convocato da Luigi De Magistris per "fare squadra" con i suoi assessori si terrà domani alla Mostra d'Oltremare.

Luigi De Magistris matteo renzi in barca su diva e donna

2-Un intreccio complicatissimo di poltrone e poltroncine, sullo sfondo una "uscita di sicurezza" da garantire a Luigi De Magistris in cambio dell'addio alla poltrona di sindaco di Napoli: mentre Giggino si barcamena tra una bufera e l'altra, Matteo Renzi lancia la rete e una ciambella di salvataggio al suo "adorato" collega, indispensabile (secondo lui) per costruire la squadra di primi cittadini che dovrà sostenerlo alle elezioni nella corsa verso Palazzo Chigi.

La trama, venuta fuori solo in parte negli ultimi giorni, è in fase di definizione: non appena tutto sarà pronto, l' "offerta indecente" verrà formulata a De Magistris. Che qualcosa ha intuito (o ascoltato?) e che (per ora) fa finta di niente e proclama di voler portare a termine il mandato e di volersi pure ricandidare.

MATTEO RENZI

Ecco i protagonisti e i dettagli del "piano-Giggino".

Il regista dell'operazione sarebbe il deputato Pd Salvatore Piccolo, ex bindiano di ferro, "vecchia volpe" della Dc prima e dei Popolari-Margherita poi, ex presidente della Provincia di Napoli nel 1987 sotto le insegne del pentapartito (il simbolo del nuovo che avanza) e recentemente diventato un ultrà della rottamazione, con ammirevole sprezzo del pericolo. Piccolo aspira a diventare segretario regionale campano del Partito Democratico.

SALVATORE PICCOLO Vincenzo De Luca

Per riuscirci, avrebbe stretto un'alleanza con Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno e viceministro alle infrastrutture a sua insaputa (non ha alcuna delega, se ne è vantato lui stesso tentando di stoppare la procedura sulla incompatibilità e scatenando una marea di sfottò). De Luca, in cambio del sostegno alla "operazione Giggino" avrebbe il via libera alla candidatura alla presidenza della Regione Campania.

E De Magistris? Se tutti i tasselli andassero a posto, si troverebbe su un piatto d'argento la "proposta indecente": molla la poltrona di sindaco di Napoli e la componente renziana dl Pd ti aiuta a tornare al Parlamento Europeo. A qual punto, la carica di primo cittadino sarebbe a portata di mano per i seguaci partenopei di Matteuccio, che avrebbero anche già scelto il candidato: Enzo Cuomo, senatore piddino, ex bindiano e neorenziano. Riusciranno a portare a termine il piano? Ah saperlo...

 

 


SENATORI A VITA (ANTI-BERLUSCONI) – LA SCELTA DI RE GIORGIO FA IMBUFALIRE IL PDL

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1. SENATORI (ANTI-BERLUSCONI) A VITA
Domenica Ferrara per Il Giornale.it

NAPOLITANO E TESTA BERLUSCONI

Giorgio Napolitano si è detto sicuro che lavoreranno "in assoluta indipendenza da ogni condizionamento politico di parte", ma i nuovi quattro senatori a vita, al netto degli incontestabili meriti professionali, non sembrano proprio super partes. Almeno stando a quanto hanno dichiarato in tempi non sospetti nei confronti di Silvio Berlusconi.

Napolitano - Berlusconi

Prendiamo per esempio Claudio Abbado? Nel 2001, sul quotidiano francese Le Figarò, criticò gli italiani definendoli dei "cretini" (per non dire altro) all'indomani della vittoria elettorale di Berlusconi: ''Se volessi essere gentile, direi che gli italiani sono dei 'creduloni'.
Ma si possono trovare almeno altre due parole, meno benevoli, che incominciano e finiscono con le stesse lettere''.

E non finisce qui. Nel 2003, a Tokyo, Abbado accusò Berlusconi di essere un monopolista: "È compatibile che nella parte più antica e nel cuore culturale del continente europeo ci sia un uomo che controlla l'80 per cento dei mezzi di informazione e che per di più quest'uomo sia il primo ministro?" .

Non è stato da meno Renzo Piano. "Berlusconi è un esempio terribile per il nostro Paese. L'Italia non è una nazione egoista ma lui ha dato ossigeno alle parti peggiori della società. Non c'entra la destra o la sinistra, è una questione morale. Qualcosa che va oltre le sue donne, la corruzione e l'egoismo", ha detto l'architetto Piano in una intervista pubblicata sul Time magazine nel 2011.

Un anno prima, in una intervista concessa ad Aldo Cazzullo, Piano aveva inoltre espresso non poche simpatie per Grillo: "È un caro amico, ci litigo spesso ma sulla forma, perché le sue battaglie civiche sono quasi sempre giuste". La sinistra? "Mi fa soffrire. Ce l'ho nell'anima".

I FANTASTICI 4 SENATORI CARLO RUBBIA

E che dire poi di Carlo Rubbia? Il premio Nobel per la Fisica ha più volte criticato il leader del Pdl. Nel 2008, una volta insediato il governo Berlusconi, criticò l'assenza di un ministero per la Ricerca. E a chi gli chiedeva un'opinione sul nuovo esecutivo diceva: "Lo vedremo in atto". Nel 2005 - all'epoca era presidente dell'Enea (l'ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente) - scrisse una lettera aperta su Repubblica in cui bacchettava il governo Berlusconi "per l'umiliazione che la ricerca in Italia sta subendo".

RENZO PIANO jpeg

Infine c'è la ricercatrice Elena Cattaneo, che si è opposto strenuamente al divieto di utilizzo delle cellule staminali embrionali previsto dalla legge 40, tanto da (come ha scritto Nando Dalla Chiesa) far causa a Berlusconi in insieme con due sue colleghe. Insomma, se è chiaro il merito in campo scientifico-culturale e musicale e il lustro che questi personaggi hanno dato alla Patria, è anche chiara l'idea che nutrono su Berlusconi. Il loro operato invece lo giudicherà il tempo.

CLAUDIO ABBADO

2. MEJO BELRUSCONI
Da "Liberoquotidiano.it"

Nè Gianni Letta, né Silvio Berlusconi. Gli uomini di punta del centrodestra per una nomina a senatore a vita non sono entrati nel quartetto scelto da Napolitano. Re Giorgio gli ha prefrito Rubbia, Piano, Cattaneo e Abbado. In casa Pdl c'è aria di delusione. Daniela Santanchè sperava in una nomina per il Cav.

daniela-santanche

Furia Santanchè - Così la "pasionaria" azzurra non risparmia critiche al Colle: "Complimenti e congratulazioni ai quattro nominati. Ma sono molto rammaricata e profondamente dispiaciuta per l'unico che doveva essere nominato senatore a vita e non lo è stato, ovvero Silvio Berlusconi. Sarebbe stato il migliore e la persona con più titoli e più meriti". "Senza nulla togliere ai quattro nuovi senatori a vita, credo però non siano paragonabili a berlusconi", conclude intervistata da Affaritaliani.it.

ELENA CATTANEO

Tandem con Prodi - Insomma per la "Pitonessa" il tener fuori il Cav dalla rosa dei senatori a vita è una forte scelta politica da parte del Colle. Le ragioni della Santanchè comunque trovano riscontro nelle indiscrezioni che erano circolate nelle settimane precedenti su un possibile tandem "Prodi-Berlusconi senatori a vita" come "gesto di pacificazione" per il Paese. Re Giorgio però ha fatto scelte diverse. Con buna pace della Santanchè. (I.S.)

 

 

 

PIÙ CHE IN PRIGIONE IN GABBIA: COME VIVONO I REDUCI DELLA GUERRA FRA BANDE A EL SALVADOR

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DAGOREPORT

BANDE IN CARCERE EL SALVADOR

Dal "Daily Mail"
http://dailym.ai/1a2fAmG

Più che prigioni, sono vere e proprie gabbie. È qui che sono rinchiuse centinaia di persone. Queste foto vengono dalle carceri di El Salvador, e i detenuti sono i "reduci" di una delle guerre civili più sanguinose del pianeta: quella fra le gang Mara Salvatrucha (MS-13) e Barrio 18.

BANDE IN CARCERE EL SALVADOR

In ognuna di queste "celle", costruite inizialmente per ospitare prigionieri per 72 ore, sono rinchiuse fino a 30 persone. I detenuti hanno tatuati i simboli dell'appartenenza a una delle due bande, e sono costretti a condividere spazi molto angusti con i componenti della gang rivale, in condizioni igieniche scarsissime.

BANDE IN CARCERE EL SALVADOR

Queste foto sono state scattate da un giornalista di "VICE", che è stato chiamato da un poliziotto, disgustato dalle condizioni inumane in cui i prigionieri vengono tenuti.
Nel marzo del 2012 era stata siglata una tregua fra le due bande: gli omicidi sarebbero calati in cambio di migliori condizioni per i boss in carcere.

Così è stato, e il tasso di uccisioni è sceso a un numero di 6 al giorno, dai 12 prima della tregua. Peccato che però, a partire dallo scorso maggio, la violenza abbia ricominciato a scatenarsi, anche più forte di prima.

BANDE IN CARCERE EL SALVADOR

Oggi, in quella che è la nazione più violenta al mondo, ogni giorno, in media, vengono uccise 16 persone.

 

I PAPERONI DELLO STIVALE AUMENTANO E PRENDONO TUTTO IN AFFITTO PER FREGARE IL FISCO

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1-C'È LA CRISI, I RICCHI RIDONO
Chiara Daina per Il Fatto Quotidiano

aida yespica gianluca vacchi

Ai super ricchi italiani il lusso piace di più se è a noleggio. Loro, però, non amano dirlo in giro. A Porto Cervo affittano uno yacht di 25 metri per sette mila euro al giorno, che diventano 40 mila per una settimana. Durante l'anno uno dei tanti capricci è mettersi a bordo di una Ferrari o una Porsche, raggiungere Montecarlo e giocare al casinò. Si sparano su per giù mille chilometri alla volta.

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Costo: 3.500 euro, dal venerdì alla domenica sera. Il gentil sesso di alto rango, invece, preferisce il taxi privato per andare dalla casa in città a quella al mare, a Santa Margherita o Forte dei Marmi, o in montagna, a Cortina o Merano. Mille euro. Tra le richieste a molti zeri anche i voli privati, ma servono soprattutto per lavoro, con avvocato, commercialista e segretaria al seguito, e per evitare il rischio di arrivare in ritardo alle conferenze.

Gli affezionati dell'extra lusso compilano una lista dei desideri (e dei vizi), così quando hanno bisogno di un hotel, un biglietto per una partita o la prima di un balletto, una cena super lusso a Milano o vogliono spedire i fiori a una donna, il servizio Concierge è pronto a soddisfarli senza commettere errori.

gianluca-vacchi0sme39 pantofoline gianluca vacchi

I paperoni nello stivale sono tanti, 176 mila, ma si mimetizzano bene. Tra il 2011 e il 2012 sono aumentati del 4,5 per cento, cioè circa 7.500 in più. E detengono un patrimonio di 260 miliardi di euro, che a testa fa un milione 500 mila euro. Lo dice il World Wealth Report 2013, messo nero su bianco dalla società di consulenza Capgemini e dalla Royal Bank of Canada.

Eppure, secondo i dati Irpef, di super ricchi ce ne sarebbero appena 28 mila e dichiarano un reddito superiore ai 300 mila euro. Quindi la ricchezza c'è ma si tiene nascosta. I tesoretti italiani vanno a finire nei soliti paradisi fiscali: Svizzera, Caraibi e Principato di Monaco, tra le mete più ambite.

Mica facile neanche così: nel piccolo Stato monegasco, per esempio, per avere la cittadinanza, fondamentale per essere immuni dal fisco tricolore, oltre a una permanenza di 180 giorni, occorrono almeno 300 mila euro in banca e una casa, quando per un monolocale si spendono anche 800 mila euro.

costa smeralda

Allora per lasciare meno tracce possibili meglio godersi il lusso a nolo. "Abbiamo 200 clienti italiani, il 15 per cento in più dell'anno scorso", dice Claudio Barbieri, presidente e fondatore di Capital Charter, un'azienda specializzata in beni e servizi extra lusso a noleggio, con sede a Viareggio e un ufficio anche a Londra.

"Chi si rivolge a noi è l'imprenditore del nord - racconta Barbieri - la maggior parte viene da Milano e Parma". I nobili, quelli nati già con la camicia, che hanno ereditato fortune a non finire, sono un capitolo a parte. Tra di loro spopola una tendenza che è già una moda: "Danno in affitto a gente dello stesso ceto il castello o la villa di famiglia per un mese a 100 mila euro, con uso piscina, campi da tennis e decine di ettari per prendere il sole - spiega il padrone del lusso in prestito - e con i soldi che prendono se ne vanno in vacanza in case da sogno nelle località più esclusive della Terra".

Protagonisti duchi, marchesi e principi di Toscana, Lazio e Sicilia. Che pur di non perdere lo status symbol, fanno entrare ricconi mai visti prima nelle antiche e private stanze di famiglia.

Nel mondo dei balocchi, il nolo delle auto va a gonfie vele. Esclusivamente di alta gamma: Bmw, Mercedes, Audi, Porshe e Ferrari. E mica per un'esibizione fugace o una toccata e fuga a Saint-Tropez: il paperone se la prende in leasing minimo due anni di fila, fino a quattro. Paga dai 1500 ai 3000 euro al mese. Zero finanziamenti, tutto tramite bonifico bancario.

E scaduto il contratto, lo rinnova quasi sempre ma cambia auto. "Oggi di clienti così ne abbiamo una cinquantina, cioè il 20 per cento in più rispetto al 2012", dice il responsabile dell'autonoleggio di Peschiera Borromeo, al confine con la Brianza, nel reame degli industriali d'Italia. Per il modello Aston Martin, chi ha patrimoni a nove zeri, non bada a spese.

costa smeralda

La vettura più in del momento costa dai 150 mila ai 300 mila euro. "Nel 2013 le vendite sono in salita" assicura un concessionario meneghino. Non si può dire altrettanto per il mercato delle barche. "Il super ricco si tiene quella che ha, magari spende per ristrutturarla, ma non ne vuole un'altra, oppure la prende in affitto" riferisce un commerciante di Ischia. "Vogliono dimenticarsi delle barche perché hanno il terrore dei controlli fiscali", commenta un altro venditore delle Marche. "Molti decidono addirittura di vendere lo yacht per non avere grane".

cortina

Tra gli investimenti dei super ricchi resiste l'arte, soprattutto nella capitale. La Galleria Russo conferma che c'è una nicchia che è disposta a tirare fuori anche 60 mila euro per un quadro del Novecento. Si tratta di privati, le fondazioni bancarie non se lo sognano neanche.

CORTINA

Immortale è pure il golf. La quota per i soci dei club più gettonati è due mila euro all'anno. Minimo. E loro non fanno una piega: il numero dei giocatori è costante e per un set di mazze non si fanno problemi a spendere anche tre mila euro. Un altro vezzo è il cavallo, che mantengono nella scuderia a 750 euro mensili. Per l'abbigliamento fanno follie: si prendono il copricapo da 600 euro, la giacca da 500, gli stivali (su misura) da 700 e il pantalone da almeno 200.

CORTINAarticle

Gli abituali facoltosi non mollano l'equitazione e non si fanno mancare neanche le prelibatezze a tavola. Il tempio della gastronomia Peck, nel cuore di Milano, non registra cali. Gli avventori vip fanno acquisti una o due volte la settimana e per un vino possono pagare 20 mila euro, per un po' di caviale beluga 12 mila euro al chilo, per i tartufi tra i 7 i 12 mila e per l'aragosta 200/300 mila.

A Mantova ci sono due piste per l'atterraggio degli elicotteri, una dell'Ospedale Carlo Poma, l'altra è quella del Pescatore, il ristorante di Antonio e Nadia Santini, premiata come migliore chef del mondo. I proprietari l'hanno fatta costruire due anni fa e all'inizio non credevano che potesse avere così tanto successo: 80 voli all'anno, 250 euro a cranio, con partenza soprattutto da Milano, Firenze e Torino.

Castello Brown di Portofino

Per un menù degustazione il conto è di 170 euro a testa. Anche qui non si guarda al portafoglio e se si mangia poco "è solo per questioni salutistiche", spiega Antonio. "Ordinano meno distillati perché poi devono guidare". Da Cracco, a Milano, il conto è di 200 euro a testa e i più affezionati ci vanno anche una volta alla settimana.

portofino

In Versilia, a forte dei marmi, i rampolli del Belpaese continuano a scegliere il Twiga di Flavio Briatore (lettino e sdraio a 15 mila euro per una stagione e sono al completo), Piero, Augustus e Annetta, tutti bagni super esclusivi. I ricconi continuano a concedersi vacanze da urlo. L'agenzia di viaggi L'Elefante, milanese, organizza un tour in Birmania da 45 mila euro per due persone e alle Bahamas per 30 mila euro. Tra i clienti c'è Swarovsky, Illy, Maserati, Bmw e altre aziende che hanno pagato vacanze premio ai loro dirigenti.

portofino2

Periodo nero per il mercato delle case extra lusso. Chi è pieno di soldi la casa ce l'ha già e certo non la compra adesso. Da Cortina d'Ampezzo a Portofino nel 2012 le vendite oltre il milione di euro sono state quasi zero. "I miliardari italiani comprano all'estero per stare più tranquilli, qui c'è un clima da caccia alle streghe", confida il titolare dell'agenzia Cristallo di Cortina.

Da novembre è in vendita la villa di Santo Versace, 2100 metri quadrati, tra Brera e via Montenapoleone, a 49 milioni di euro. Nessuno ha intenzione di comprarla a prezzo pieno fanno sapere dalla Sotheby's international realty, l'agenzia leader nel mondo nella vendita degli immobili di prestigio.

aston MARTIN DB5 di james bond

"Cresce la richiesta deglli affitti stagionali, anche da 150 mila euro al mese, in Sardegna, Toscana, Lago di Como e Capri" ci dicono. Il lusso, da noi, è a ore. Russi, cinesi e brasiliani, invece, comprano a cifre da capogiro. E non ce n'è più per nessuno. Neanche per i paperoni italiani.

2-DALLO SMERALDO SUL PIZZETTO AL LEONE IN CASA
Giulia Zaccariello per Il Fatto Quotidiano

mal23 piazzetta Porto Cervo

La prima regola è non avere regole. Quindi dimenticatevi sobrietà e riservatezza, perché la seconda parola d'ordine, per chi ha conti in banca da capogiro, è ostentare ricchezza. Almeno alcuni di loro lo fanno. E volentieri. Rampolli e attricette che siano. Benvenuti nell'universo dove ogni giorno è quello buono per comprarsi una nuova Ferrari, dove cascano diamanti e pietre preziose come pioggia, e dove non esistono capricci e sfizi che non vengano soddisfatti. Una galassia inaccessibile ai comuni mortali, attorno alla quale ruotano rampolli, ereditiere stagionate, top manager.

CARLO CRACCO jpeg

GIANLUCA VACCHI.
Un club esclusivo in cui è di diritto da tempo il bolognese Gianluca Vacchi. Quarantasei anni, imprenditore, stilista e, manco a dirlo, playboy con il pallino per le showgirl, guida la multinazionale di famiglia, la Ima, leader nel settore delle macchinette automatiche. Ma la sua fama la deve soprattutto alle immagini regalate in pasto ai social network.

Gallerie di foto che lo immortalano quasi sempre a piedi scalzi, a volte in posa con un pigiama di seta lilla, altre mentre sfoggia un improbabile mix di bermuda e smoking. Anche se il suo pezzo forte è lo smeraldo che si è fatto sistemare sulla punta del pizzetto, come il pirata Jack Sparrow.

mario balotelli e fanny neguesha

MARIO BALOTELLI.
FinallyMario, al secolo Mario Balotelli, invece, ha scelto Twitter per aprire le porte di casa. Oggetto più ricorrente nelle foto è la fontana a mosaico della sua terrazza, su cui campeggia una gigantesca scritta dorata con le sue iniziali e il suo numero di maglia: "MB45". Non proprio un capolavoro di eleganza. Ma poco importa a Super Mario, che grazie a un cachet che supera i 4,5 milioni di euro all'anno, non si fa mancare niente, dalla collezione di guantoni da boxe, alla statua ad altezza naturale che lo ritrae nella famosa posa della semifinale degli Europei, Italia-Germania.

LAPO ELKANN jpeg

Più che una casa un castello il suo, una reggia da 900 mila euro, dove in giardino ti accoglie un leone impagliato, mentre in garage riposano due Ferrari. Che fanno compagnia ad altri cinque bolidi, tra cui un Range Rover con targa personalizzata e un' Audi, con la quale colleziona multe in giro per l'Italia.

gabriele moratti

LAPO ELKANN.
E se si apre il capitolo motori, Lapo Elkann, il rampollo di casa Fiat, offre un catalogo infinito di eccessi. Che spesso fanno rima con guai. Milano, settembre 2011. Una pattuglia di vigili urbani viene chiamata in corso San Gottardo: un gigantesco suv maculato in stile mimetico sta bloccando il traffico, lasciando dietro di sé una colonna di tram e decine di passeggeri infuriati. Proprietario del quattro ruote è l'erede degli Agnelli, che per quella "svista" pagherà 1500 euro di multa.

Valeria Marini

Una scena simile si ripete un anno dopo. Cambia l'auto, che in questo caso è una Ferrari sempre dipinta "modello militare". Rimasta senza benzina in autostrada, la fuoriserie viene scortata per chilometri dalla polizia stradale e da un furgone della società Autostrada. Risultato: sulla Milano-Genova rallentamenti e code da bollettino

VALERIA MARINI GIOVANNI COTTONE

MORATTI.
E di grane giudiziarie ne ha parecchie anche Gabriele Moratti, figlio sindaco di Milano, Letizia, e nipote di Maspetroliere e presidente dell'Inter abituato a calciatori come fossero figurine. Nel giovane aveva trasformato cinque capanville in stile Batman, con tanto di bunbatcaverna, registrando il loft come edificio a commerciale, per risparmiare sugli oneri di ur-. Bravata che è costata una condanna convertiti in 49 mila euro di multa.

VALERIA MARINI.
Dai pipistrelli agli elfi. Per le nozze tra Valeria Marini e Giovanni Cottone la Villa Piccolomini si è trasformata nel regno di fate e folletti. Il tema l'ha scelto direttamente la valeriona nazionale, che ha offerto ai suoi 700 invitati un pranzo principesco, a base di champagne, cocktail e porchetta.

 

 

 

VENEZIA - "JOE" È A TRATTI UN PO' MELENSO O PREVEDIBILE, MA LA REGIA E’ DI GRANDE VIGORE

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Joe di David Gordon Green.

Marco Giusti per Dagospia

JOE

Nei film italiani si beve a fiumi con i vini del Friuli e del Trentino come sponsor, in quelli texani si beve a fiumi senza nessuna film commission texana. Il problema, sia in Friuli che in Texas, e' evitare che i pizzardoni ti fermino per il controllo del livello alcolico. Quello di Nicolas Cage, protagonista di "Joe" di un piccolo maestro come David Gordon Green, regista di "George Washington" e "Strafumati", e' oltre ogni livello.

Nicolas Cage

Ha pure un cane killer che usa nei momenti di bisogno e una squadra di avvelenatori di alberi, si' proprio avvelenatori in modo che poi il padrone del terreno possa chiamare la forestale per buttare giu' le piante, ubriachi almeno come lui. Non c'e' una scena, credo, che presenti il Joe di Nicolas Cage, con barba e trapiantino rosso topo, che non lo veda con il bicchiere o la bottiglia in mano. E la sigaretta.

nicolas cage alla premiere di the x

Se c'e' da affettare un cervo appena stecchito Joe sa come fare. Tira fuori il coltellaccio e ti prepara due bistecche. Se gli sparano a pallettoni butta whiskey sulla ferita e si estrae i pallettoni dalla carne da solo. Ha una ragazza che non sa trattare in maniera proprio elegante. E preferisce sfogarsi con le mignotte.

Nicolas Cage in Joe Jeffrey Wright in Hunger Games La ragazza di fuoco Vin Diesel in The Last Witch Hunter

Detto questo e accettati gli scoppi di violenza quando proprio gli rode o l'uso del cane killer per eliminare l'odioso cane del bordello delle mignotte quando ha urgente bisogno di un pompino (viene in tempi record, 10 secondi), Joe e' un bravo ragazzo.

Paga chi lavora per lui, protegge le giovani, e' amico del vecchio sceriffo Earl e prende sotto la sua ala protettrice un ragazzino, Gary, interpretato da Tye Sheridan, con padre alcolista, ladro, manesco, bastardo e irrecuperabile, interpretato da un favoloso Gary Poulson morto alla fine del film (e infatti a lui e' dedicato).

joe david gordon x

Deciso a lavorare per mandare avanti la famiglia, Gary viene menato e derubato dal padre scroccone. Joe vede nel ragazzino il suo passato e nel padre un suo possibile futuro. Su questo triangolo texano e' costruito tutto il film, tratto da un romanzo di Larry Brown.

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Magari a tratti un po' melenso o prevedibile, ma sempre tenuto da una regia di grande vigore e da qualche bella invenzione. Come in "Leaving Las Vegas", Nicolas Cage funziona alla perfezione nella parte dell'ubriacone romantico. Questa e' una delle sue migliori interpretazioni. Applausi. Magari anche un premio. Ovviamente grande spreco di whiskey. Battiston nella parte del miglior amico ubriacone non c'e'.

 

 

“SUPERQUARK” E “L’ONORE E IL RISPETTO” SI SPARTISCONO GLI ASCOLTI DELLA PRIMA SERATA

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Tvblog.it

PRIME TIME
RAI UNO La puntata di SuperQuark, con Piero e Alberto Angela, ha registrato 2.961.000 telespettatori per uno share del 15.01%.
RAI DUE Il film Il gioco della vendetta, con Haylie Duff, ha ottenuto 1.751.000 telespettatori, share del 8.31%.
RAI TRE Le due puntate di Sulle tracce del crimine hanno ottenuto 940.000 telespettatori per uno share del 4.32% e 944.000, 4.74%.
CANALE 5 La replica de L'Onore e il Rispetto - Parte Terza ha registrato un netto di 2.819.000 telespettatori per uno share del 14.95%.
ITALIA 1 Il film U.S. Marshals - Caccia senza tregua ha ottenuto un netto di 1.437.000 telespettatori per uno share del 7.78%.
RETE 4 Il film Scuola di ladri - Parte seconda con Paolo Villaggio, Lino Banfi e Massimo Boldi ha ottenuto 873.000 telespettatori, share del 4.38%.
LA 7 La versione estesa di In Onda Estate, con Luca Telese, è stata vista da 599.000 telespettatori per uno share del 2.81%.

PIERO ANGELA

ACCESS PRIME TIME
RAI UNO L'appuntamento con Techetechetè ha registrato 4.135.000 telespettatori, per uno share del 20.03%.
RAI DUE La puntata di Ombrelloni ha registrato un netto di 1.149.000 telespettatori per uno share del 5.24%.
RAI TRE Blob ha registrato 773.000 telespettatori, per uno share del 4.17%; Simpatiche Canaglie 669.000, 3.34%; Un Posto al sole 1.609.000, 7.53%.
ITALIA 1 L'episodio in replica di CSI:Miami è stato seguito da 1.232.000 telespettatori in valore assoluto, per uno share del 5.86%.
RETE 4 La prima puntata della nuova stagione di Quinta Colonna - Il quotidiano ha registrato 1.165.000 telespettatori per uno share del 5.44%.

PINO INSEGNO

PRESERALE
RAI UNO Il game show Reazione a catena, condotto da Pino Insegno, è stato seguito nella prima parte da 3.063.000 telespettatori, share del 25.22%, e nella seconda da 4.629.000, 28.56%.
RAI DUE La puntata di Castle ha registrato un netto di 1.229.000 telespettatori per uno share del 6.81%.
ITALIA 1 La serie in replica CSI:Miami ha registrato 723.000 telespettatori in valore assoluto per uno share del 4.48%.
RETE 4 La soap opera tedesca Tempesta d'amore è stata seguita da 1.214.000 telespettatori in valore assoluto per uno share del 6.7%.
LA 7 La puntata de L'Ispettore Barnaby ha registrato 264.000 telespettatori in valore assoluto, per uno share del 2.33%.

garko gabriel 006

DAYTIME (Mattina)
RAI UNO Unomattina Estate ha totalizzato 808.000, 18.94%. Unomattina Talk ha registrato nella prima parte 753.000, 15.38% e nella seconda 688.000, 14.44%; Unomattina Ciao come stai? 567.000, 11.85%. Quindi le due puntate di Don Matteo in replica 1.319.000, 17.24%, 2.472.000, 18.05%..
RAI DUE La serie La nostra amica Robbie è stata vista da 1.2027.000 telespettatori, per uno share del 9.16%.
RAI TRE Agorà Estate, tornato in onda, ha registrato 308.000 telespettatori per il 6.27% di share. Dopo il Tg, Terra Nostra 316.000 e il 1.96% di share.
CANALE 5 La puntata di Elisa di Rivombrosa 2 ha registrato un netto di 369.000, 7.75%. Forumcon Rita Dalla Chiesa, ha registrato 862.000, share 10.39%.
ITALIA 1 La puntata della serie tv Pretty Little Liars ha registrato 360.000 telespettatori, share 4.86%.
RETE 4 La puntata de La signora in giallo ha ottenuto 618.000 telespettatori in valore assoluto e uno share del 3.86%.
LA 7 Omnibus ha registrato nella prima parte 199.000 telespettatori, share del 4.41%, nellaRassegna Stampa 133.000, 4.20% e nel Dibattito 198.000, 4.00%. La replica di In Onda Estate 113.000, 2.41%; il film L'isola dei diamanti 86.000, 0.71%.

MENTANA chicco

DAYTIME (Pomeriggio)
RAI UNO La replica de Il Commissario Manara ha registrato 1.428.000 telespettatori, per uno share del 10.20%. Estate in diretta, con Marco Liorni e Barbara Capponi, 1.150.000 telespettatori, share 13.53%.
RAI DUE La puntata di Castle ha registrato 816.000 telespettatori, per il 5.64% di share. Le due puntate di The Good Wife hanno ottenuto 773.000, 6.53% e 788.000, 8.16%.
RAI TRE L'appuntamento con Geo Magazine 2013 ha ottenuto 452.000 telespettatori, per uno share del 5.09%.
CANALE 5 La soap opera Beautiful ha ottenuto 3.129.000 telespettatori, share 19.12%; a seguire Centovetrine 2.904.000, 20.25% e Il Segreto 2.753.000, 23.37%. Il film Vacanza in paradiso 1.078.000, 12.54%; il film tv Rosamunde Pilcher - La traccia nel cuore 961.000, 8.69%.
ITALIA 1 La puntata di The Cleveland Show ha registrato 1.277.000 telespettatori, share 7.79%; I Simpson 1.682.000, 11.38%; l'anime What's my destiny Dragon Ball 1.329.000 telespettatori e 9.89% di share. Top One ha registrato nel livello di accesso 441.000, 4.2% e nel game 464.000, 5.01%.
RETE 4 Lo sportello di Forum, con Rita Dalla Chiesa, ha registrato 500.000 telespettatori, per il 4.05% di share. Quindi il film Twister 312.000, 3.64%.
LA 7 La puntata di The District ha registrato 225.000 telespettatori in valore assoluto, per uno share del 2.76%.

SECONDA SERATA
RAI UNO La puntata di Overland 14 - Caucaso è stata vista da 973.000 telespettatori per uno share del 10.12%.
RAI DUE La puntata di Criminal Minds - Suspect Behavior ha registrato 1.083.000 telespettatori, per uno share del 6.46%.
RAI TRE Il doc Siria ai confini del regime ha ottenuto 288.000 telespettatori, per uno share del 3.42%.
CANALE 5 Il film tv Sei passi nel giallo: Vita in ostaggio ha ottenuto 629.000 telespettatori, per uno share del 9.49%.
ITALIA 1 Il film Dietro le linee nemiche III - Missione Colombia ha registrato un netto di 392.000 telespettatori per uno share del 6.46%.
RETE 4 Il film Missione eroica - I pompieri 2, con Paolo Villaggio, ha ottenuto un netto di 531.000 telespettatori, share del 6.1%.
LA 7 Il film Che - Guerriglia, con Benicio Del Toro, è stato visto da 181.000 telespettatori, per uno share del 1.51%.

TG
Tg1 - ore 13:30 3.677.000, 22.31% ore 20:00 4.359.000, 23.22%.
Tg2 - ore 13:00 2.565.000, 16.54% ore 20:30 1.877.000, 8.92%.
Tg3 - ore 14:30 1.688.000, 11.97% ore 19:00 1.459.000, 11.77%.
Tg5 - ore 13:00 2.879.000, 18.45% ore 20:00 2.797.000, 14.71%.
Studio Aperto - ore 12:25 2.415.000, 19.10% ore 18:30 726.000, 7.38%.
Tg4 - ore 14:00 477.000, 3.11% ore 18:55 567.000, 4.58%.
Tg La7 - ore 13:30 541.000, 3.29% ore 20:00 1.129.000, 5.92%.


ASCOLTI SKY
Ieri, giovedì 29 agosto, 9.506.894 spettatori unici hanno seguito i canali della piattaforma Sky*. Nell'intera giornata, i canali della piattaforma Sky hanno raccolto uno share medio dell'8,9% (11,9% se si considera il target commerciale 15-54 anni)**. In prime time, tra le 21 e le 23, l'audience media dei canali Sky è stata di 2.069.112 spettatori con il 9,9% di share (13% se si considera il target commerciale 15-54 anni)**.

Tra le 9 e mezzogiorno, lo share dei canali della piattaforma Sky è stato dell'8%**. Tra le 15 e le 18, lo share dei canali della piattaforma Sky, invece, è stato del 10,6%**. Nella fascia preserale, tra le 18 e le 21, i canali Sky hanno registrato uno share dell'8%**, mentre in seconda serata, tra le 23 e le due di notte, lo share raccolto dai canali della piattaforma Sky è stato del 11,1% (14,1% se si considera il target commerciale 15-54 anni)**.

Per lo Sport, il match di ritorno dei preliminari playoff della UEFA Europa League, Fiorentina-Grasshopper, in onda dalle 21 su Sky Sport 1 HD, Sky Supercalcio HD e Sky Calcio 1 HD, ha ottenuto un'audience complessiva di 517.400 spettatori medi e 1.165.912 spettatori unici*. Sui canali della gara, il pre partita, dalle 20.30, è stato seguito nel complesso da 171.213 spettatori medi*, mentre il post partita, dalle 23, ha avuto un seguito di 217.270 spettatori medi complessivi*.

Inoltre, il sorteggio della fase a gironi della UEFA Champions League, trasmesso dalle 17.30 su Sky Sport 1 HD, è stato visto da 285.194 spettatori medi*.

Nell'intera giornata, sono stati 1.735.280 gli spettatori unici* che hanno seguito le news di Sky Sport24 HD.

Per i canali Cinema, il film "I Fantastici 4", dalle 21 su Sky Cinema Max/+1 HD, ha raccolto davanti alla tv 169.869 spettatori medi complessivi*. Da segnalare anche il film in prima tv "Paranormal activity 4", dalle 21.10 su Sky Cinema 1/+1 HD, che ha ottenuto un ascolto medio di 126.294 spettatori complessivi*.
Per l'Intrattenimento, il quinto episodio della serie tv "The bridge", dalle 21 su Fox Crime HD/+1/+2, è stato visto da 130.367 spettatori medi complessivi*.

Nell'intera giornata, sono stati 2.230.903 gli spettatori unici* ad aver seguito le news di Sky TG24 e Sky Meteo24.
________________________________________________________________________________________
* Il dato è la somma di ascolto in diretta e di ascolto differito del giorno
** Il dato è la share consolidata dei programmi della piattaforma Sky, comprensiva di ascolto live, di ascolto differito dei programmi di ieri della piattaforma Sky e della visione, svoltasi ieri, di programmi registrati nei sette giorni precedenti e/o visti tramite il servizio "Sky on demand"
ASCOLTI DIFFERITI NEI SETTE GIORNI
Per quanto riguarda gli ascolti differiti nei sette giorni, il film "Freerunner - Corri o muori", in onda su Sky Cinema HD, ha raccolto un'audience media complessiva di 403.865 spettatori, di cui 132.200 in ascolto differito, pari al 32,7% dell'ascolto medio totale.

 

 

NAPOLEONE HOLLANDE VA ALLA GUERRA SENZA LONDRA E BERLINO

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Da Corriere.it

dettaglio Siria gas nervino

La Francia non arretra davanti alla crisi siriana e al «no» all'attacco arrivato da Oltremanica. Il presidente francese, François Hollande, ha parlato chiaro e non ha escluso che un eventuale intervento militare contro la Siria possa avvenire prima di mercoledì, il giorno in cui è fissata la seduta straordinaria dell'Assemblea nazionale francese per discutere dell'operazione. Il titolare dell'Eliseo lo ha precisato in un'intervista a Le Monde: «La Francia vuole un'azione ferma e proporzionata contro il regime di Damasco», ha dichiarato Hollande.

SIRIA v2

«Un insieme di indizi - sottolinea Hollande - va nel senso della responsabilità del regime di Damasco». Quanto al «no» di Londra e alla domanda se la Francia interverrà senza la Gran Bretagna, Hollande ha risposto: «Sì. Ogni paese è sovrano sulla partecipazione o meno ad un'operazione. Questo è valido per la Gran Bretagna e lo è per la Francia».

SIRIA VITTIME DEL GAS NERVINO

Intanto, il premier britannico David Cameron ha espresso rammarico per la bocciatura in Parlamento della sua mozione a sostegno di un eventuale intervento militare in Siria, ma non ritiene che Londra si debba scusare di questo con gli Stati Uniti. «Penso che gli americani e Obama capiranno», ha spiegato il premier, «non ho ancora parlato con il presidente Usa ma lo farò nei prossimi giorni. Non credo che sia una questione per cui chiedere scusa».

BONINO: «RISCHIO DEFLAGRAZIONE MONDIALE»
Dopo le dichiarazioni del presidente francese, arriva anche la reazione della Farnesina: «Dal conflitto rischio di deflagrazione mondiale». La Siria «ovviamente reagirà» ad eventuali attacchi mirati: è l'avvertimento lanciato dal ministro degli Esteri, Emma Bonino, in un collegamento con SkyTg24. Parlando dell'eventualità di un intervento armato contro il regime di Bashar al Assad, Bonino ha messo in guardia sulle ripercussioni e sul rischio che l'operazione non si risolva in breve tempo: «Si comincia sempre così, con gli attacchi mirati, senza mandato dell'Onu, la Siria ovviamente reagirà...».

hollande obama

Per la responsabile della Farnesina «una consultazione preventiva tra i membri dell'Ue sarebbe stata utile», riferendosi alla decisione francese di affiancare gli Stati Uniti in un intervento militare in Siria. «Ciascun Paese ha le sue procedure» e «le decisioni vanno rispettate - ha continuato la Bonino -: anche se sembra più lento, più duro e a volte sembra non riuscire, la tenuta della pressione diplomatica e della politica è l'unica soluzione perseguibile».

HOLLANDE OBAMA

FRANCIA E STATI UNITI
Ma il presidente Hollande sembra deciso a mantenere la linea annunciata: «Il massacro chimico di Damasco non può nè deve restare impunito. Altrimenti ci si assumerebbe il rischio di un'escalation che sdrammatizzerebbe l'uso di queste armi e minaccerebbe altri paesi». E, sempre a Le Monde, dichiara: «Non sono favorevole a un intervento internazionale che abbia lo scopo di liberare la Siria o rovesciare il dittatore, ma ritengo che si debba frenare un regime che commette l'irreparabile contro la sua popolazione».

cameron obama

Intanto, la portavoce del Consiglio Nazionale di Sicurezza, Caitlin Hayden, ha dichiarato che gli Stati Uniti continueranno a consultarsi con il Regno Unito ma che Obama prenderà decisioni basate sui «migliori interessi degli Stati Uniti». Visto che - è la convinzione del presidente - in Siria sono in gioco interessi vitali degli Usa e che «i paesi che violano le norme internazionali sulle armi chimiche devono risponderne.» Anche se, per la prima volta dal 1989, Londra potrebbe essere assente in un'operazione militare al fianco di Washington.

emma bonino

INDAGINE ONU
Gli ispettori dell'Onu che in Siria indagano sull'uso di armi chimiche sono partiti alla volta di un ospedale militare nella periferia di Damasco. Lì, ha affermato il regime, si troverebbero diverse vittime di attacchi chimici. Gli ispettori lasceranno sabato la Siria e, entro domenica, si attende Diversi giorni fa il governo siriano aveva affermato che diversi soldati sono rimasti avvelenati da gas trovato in un tunnel utilizzato dai ribelli nella capitale siriana.

ENRICO LETTA E ANGELA MERKEL

NO DALLA GERMANIA
La Germania non parteciperà ad un attacco internazionale in Siria. Lo ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, al quotidiano «Neue Osnabrucker Zeitung», precisando che «nè ci è stato chiesto, nè lo consideriamo». Il capo della diplomazia tedesca ha poi ricordato che la Costituzione del suo Paese fissa dei limiti molto rigorosi per partecipare alle missioni militari. «Chiediamo - ha concluso - che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite trovi una soluzione congiunta».

assad

IL VETO RUSSO E L'IRAN
Chi ha accolto con favore la bocciatura di Londra e Berlino è la Russia contraria ad un intervento militare in Siria senza mandato dell'Onu che comporterebbe, secondo il consigliere diplomatico del Cremlino, Yuri Ushakov, «un grave colpo all'intero sistema dell'ordine mondiale», fondato sul ruolo centrale dell'Onu. Per Ushakov, inoltre, la votazione contraria del parlamento inglese dimostra che «la gente sta iniziando a capire quanto sia pericoloso un tale scenario». Il consigliere ha poi aggiunto che Mosca «sta lavorando attivamente per evitare qualsiasi scenario di intervento militare in Siria».

ASSAD

E, a sostegno del suo alleato siriano minacciato da un paventato attacco militare occidentale, l'Iran invia sabato a Damasco il presidente della commissione Affari Esteri e Sicurezza nazionale del Parlamento Alaeddin Borujerdi. Fonti iraniane hanno precisato che Borujerdi, alla guida di una delegazione di deputati iraniani, sarà ricevuto dal presidente Bashar al Assad.

AVIAZIONE ISRAELE

SI MUOVE ISRAELE
Non rimane indifferente lo stato di Israele: il sistema di difesa antimissilistico Iran Dome è stato schierato a Tel Aviv e diretto verso nord, in direzione della Siria, da dove si teme possa arrivare la rappresaglia a un eventuale attacco contro il paese mediorientale. Era stato il premier, Benjamin Netanyahu, ad affermare che il sistema era stato trasferito lì dove necessità di sicurezza richiedono la sua operatività e poi erano stati i media locali a localizzare i movimenti di due batterie di Iron Dome e una di Patriot nel nord del Paese.

Intanto, da un sondaggio del quotidiano Maariv emerge che il 77% degli israeliani non vuole un attacco unilaterale del proprio paese contro la Siria, se Washington decidesse di non colpire Damasco. Solo l'11% ritiene che Israele debba farlo, mentre il 12% non ha un'opinione in merito. Al sondaggio ha risposto un campione di 519 persone, il margine di errore è del 4,5%.

 

 

 

LE COGNATINE DI JOHN ELKANN SI METTONO IN AFFARI (COI MARITI)

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Andrea Giacobino per Finanza e Mercati

sorelle Borromeo sorelle Borromeo

Due delle tre cognate di John Elkann, presidente della Giovanni Agnelli & C., Exor e Fiat, si mettono in affari con i rispettivi mariti: si tratta di Isabella e Matilde Borromeo Arese Taverna, principesse di Angera e sorelle di Lavinia, che ha sposato Elkann mentre loro sono mogli, rispettivamente, di Ugo Brachetti Peretti (presidente di Api, il gruppo petrolifero di famiglia) e del conte Antonius Hugo Von Fuerstenberg, figlio di Heinrisch e della principessa Maximiliane Windsch-Graetz.

Tutte e tre le sorelle Borromeo sono figlie di Carlo (la quarta figlia è Beatrice, giornalista già di "Annozero" e oggi de "Il Fatto quotidiano") e azioniste al 33% ciascuna in nuda proprietà di Costarossa, società titolare dei vasti terreni agricoli in Lomellina dove sorge l'omonima azienda agricola che possiede oltre 1.400 capi di bestiame ed è il primo produttore di latte della Lombardia.

sorelle Borromeo

Isabella è diventata qualche settimana fa amministratore unico dell'azienda agricola Etruria, di cui possiede anche una quota e riceverà un compenso di 10.000 euro l'anno per lavorare nella proprietà del marito che ha lasciato la carica di consigliere assieme al presidente Rosario Coppa.

sorelle Borromeo

La tenuta, che ha un attivo fra terreni, macchine e casali di oltre 3,2 milioni avendo recentemente incorporato la confinante azienda agricola Marsiliana, produce olio e vino fra la Maremma e il Lazio. Matilde Borromeo, invece, è da poco diventata azionista con una piccola quota assieme al marito della newco German Italian Monegasque.

sorelle Borromeo

Costituita a Milano nello studio del notaio Nicola Rivani Farolfi, la società si occuperà di somministrare cibi e bevande, gestire bar, pizzerie, enoteche e ristoranti, ma sarò attiva anche nell'organizzazione di catering e intrattenimenti vari, dai disco pub ai cabaret.

sorelle Borromeo

Ante fusioni in Costarossa papà Carlo era socio accomandatario d'opera, privo di partecipazione al capitale e quale unico socio comandante figurava la Botavgicar, che aveva sempre come accomandatario Carlo, il quale era anche intestatario dell'usufrutto sull'intero capitale mentre soci accomandanti erano le tre figlie, ciascuna intestataria della nuda proprietà del 33,3%.

sorelle Borromeo

La stessa struttura era stata replicata in Immobiliare Alfard. Dopo le fusioni la nuova Costarossa, con un attivo di oltre 2 milioni di euro, vede Carlo socio accomandatario d'opera e titolare di usufrutto sull'intero capitale di 525 euro mentre le sue tre eredi hanno ciascuna la nuda proprietà del 33%.

Papà Carlo resta saldamente in cabina di regia di tutti gli altri veicoli che custodiscono e valorizzano il vasto patrimonio immobiliare della dinastia che diede i natali a San Carlo Borromeo, patrono di Milano. Una delle società più significative dei Borromeo è la Piazza Sant'Ambrogio 10, di cui il conte Carlo è amministratore unico, che custodisce asset immobiliari del controvalore di 34,8 milioni, con un patrimonio netto di 24,4 milioni e che ha garantito un flusso proveniente dagli affitti di quasi 620mila euro.

sorelle Borromeo

Questo veicolo a sua volta controlla la Sequoia, alla quale sono intestati grandi terreni siti a Bornasco (Pavia) interessati da un progetto di sviluppo immobiliare. Carlo Borromeo è anche amministratore unico della Immobiliare Tre Cerchi dove gli attivi di mattono valgono 28,2 milioni e procurano entrate da locazioni per 704mila euro.

sorelle Borromeo

 


CINEMISMO - DELIRIO E DISGUSTO A VENEZIA PER LA TROMBENEGGIANTE EMMA DANTE

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via castellana bandiera x

Malcom Pagani per Il Fatto quotidiano

Non vinciamo un Leone d'oro dal 1998, ma la cresta è sempre altissima. "Capolavoro, capolavoro". Apologie, squittii, paragoni azzardati e un'onda che si infrange sugli scogli semantici della conferenza stampa. Dietro la cattedra, la regista ha il severo cipiglio dell'autrice e il giornalista è un punto piccolo, una voce sullo sfondo, il film nel film. Prova a volare: "Posso farle una piccola domanda provocatoria?". Perde quota in coincidenza di uno sguardo che somiglia a un vaffanculo: "Volevo dirle che il film è bellissimo, stupendo e mi è piaciuto tantissimo".

Tenta di non precipitare nell'effetto notte: "Perché presentare sempre il sud in questa veste? Io sono di una città del sud che preferisco non nominare per correttezza (sic), non crede che anche al nord capitino cose del genere?".

EMMA DANTE

L'esordiente Emma Dante, anni di apprezzatissimo teatro in giro per l'Europa alle spalle che non definiremo in alcun modo perché la volgare semplificazione che "limita gli orizzonti interpretativi" la disgusta, lo osserva con lo stesso fastidio riservato ai mosconi. Emma è al debutto veneziano alla regia, in concorso, con una storia in cui Palermo è più buia della caverna di Platone, l'eredità di Ciprì e Maresco è un vento che soffia nelle terre del plagio e due donne inseguono identità ed emancipazione.

EMMA DANTE

Dopo i timidi applausi alla proiezione stampa del mattino per Via Castellana Bandiera, lotta di classe per una precedenza stradale siciliana a due passi dalla miseria, testa l'aria. Cerca una battuta: "Ma guardi, io volevo ambientarlo a Bergamo". Sorrisi complici. Brusio di approvazione. Allora, spietata, annusata la parata, decide di affondare. Parla di radici:
"Palermo è la mia lingua, la mia storia, la mia patria".

VIA CASTELLANA BANDIERA FOTO UFFICIALE

Abbonda di metafora: "Il sud è una torretta di osservazione sul mondo". Esagera: "Il mio sud parla di uno stato dell'essere". E discutendo del "metodo", il "suo", a cui Stanislavskij - ça va sans dire - lucida le scarpe (attori costretti a un percorso di "conoscenza" tra dolori, secchiate d'acqua, urla, periodi di clausura) in un giulebbe di mani agitate, capelli martoriati e compulsivi "cioè", lascia sul terreno involontaria, preziosa, ispirazione per un nuovo personaggio dei fratelli Guzzanti: "Il cinema è diverso dal teatro, cioè, questa cosa bisogna accettarla...è diverso, cioè il mezzo è diverso, ma il metodo è uguale, io credo molto nel metodo, credo più nel metodo che nello stile...".

Le chiedono se ci riproverà e lei, prima di concedersi, riannoda i fili del discorso: "Il cinema deve avere un metodo, perché il metodo è quella cosa che ti fa riflettere su quello che stai facendo, siccome noi abbiamo trovato il metodo e soprattutto abbiamo trovato una squadra e siccome questa squadra c'è, se c'è un'altra storia, un'altra necessità certo che lo faccio".

Via Castellana Bandiera n

Parla della sua opera seconda , "la necessità" che inseguita dalle incoronazioni estere colte ai bordi del Palazzo del cinema (il mitologico Michel Ciment di Positif, 83 anni, una vita a studiare Kazan e Kubrick gridava "superb") non tarderà ad arrivare insieme forse a un premio. L'ultimo a ricevere il massimo onore fu Gianni Amelio e prima e dopo, tra plateali ingiustizie, equivochi sciovinismi e meritati fischi dal loggione sulla presunzione di certi tinelli spacciati come fotografie dell'esistente e sui coraggiosi avventurieri in biancorossoverde approdati in laguna, è piovuto di tutto.

Via Castellana Bandiera n

Il film più atteso dell'edizione '97, il collettivo "I vesuviani", sepolto dai lazzi. Michele Placido vilipeso per "Ovunque sei" e pronto alla pugna. Cristina Comencini furibonda per le risate in sala: "Incivili". Marco Bellocchio (per 2 volte) colpevolmente ignorato. Tornatore sbertucciato per Baarìa. E giù dietrologie, fughe da fermo, provincialismi, minacce marchiate Rai: "Non porteremo più un nostro titolo al Lido" e confessioni a posteriori dei giurati come Verdone: "Non lo farò mai più, ricevetti 300 telefonate in 6 giorni, dovetti cambiare numero di telefono".

Via Castellana Bandiera

Anche se Bertolucci sarà risparmiato dai molestatori, con il film della Dante perfetto per un Festival, c'è una concreta speranza di esultare. Conta lo sguardo altrui. Il nostro autoscatto anche se vestito da favola. Siamo brutti e lo dobbiamo accettare. Siamo sporchi. E non c'è doccia che ci mondi. Siamo stupidi, egoisti, gretti, beceri e naturalmente cattivi. Viviamo in un tugurio sudando nei piatti di plastica, circondati da mostri, in caverne con la parabola in terrazza all'ombra della montagna che domina Palermo.

Via Castellana Bandiera n

Potremmo riderne, ma non volendo rischiare accuse di grottesca complicità, preferiamo piangerne. Un giorno però, suggerisce Emma Dante, usciremo a riveder le stelle e anche i sentieri stretti dove regna l'incomprensione, si lotta tra primitivi per la sopravvivenza e gli amori, se a baciarsi "sono due froce" semplicemente non esistono , trasmuteranno dalla barbarie in riscatto sociale.

Lo promette il pedagogico piano sequenza finale, la "catarsi" pretesa dalla regista. Ma avverte, presentando uno dei pochi personaggi positivi, che non c'è speranza senza penitenza e dall'inesauribile zaino del simbolo e dell'allegoria, le avanza ancora una metaforina: "Quel ragazzo è una fiammella, c'è molto lavoro da fare per alimentare il fuoco".

Via Castellana Bandiera

A Venezia ci si prende sul serio. Forse, ipotizzava Mino Monicelli, è l'aria: "Già marcia d'autunno e se non soffia lo scirocco, tira il borin". Forse l'atmosfera: "A Cannes c'è il bal-musette, le donne nude. Qui c'è un solo night, si esibisce un acrobata in bicicletta e organizziamo tavole rotonde dove tipi zazzeruti discutono di estetica cinematografica, ma non sanno che il cinema l'ha inventato Charlot con le torte in faccia". Emma Dante ci ha riflettuto, sedotta, per un quarto d'ora. Poi all'attimo fuggente ha preferito l'ultima lezione: "L'Italia ha problemi seri". Compresi nel ruolo, commossi, annuivano i più.

 

IL SINDACO DI SIENA VOLEVA METTERE IN MPS PIZZETTI, MA I CONTRADAIOLI L’HANNO BOCCIATO

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DAGOREPORT

bruno valentini

I contradaioli di Siena che siedono nei bar di piazza del Campo se ne fregano altamente della sorte di Matteuccio Renzi che per il solo fatto di essere il sindaco di Firenze è da considerare un emerito bischero.

FRANCESCO PIZZETTI

La loro attenzione si è concentrata per tutto agosto sulla battaglia per sostituire Gabriello Mancini, il ragioniere dell'Asl che per meriti politici ha occupato dal 2006 la poltrona di presidente della Fondazione MontePaschi. Quando il sindaco Bruno Valentini ha tirato fuori dal cilindro il nome di Francesco Pizzetti, i contradaioli hanno aperto il vocabolario delle invettive toscane perché hanno pensato che l'eventuale nomina di questo giurista alessandrino, classe 1946 che per sette anni è stato presidente dell'Autorità per la Privacy, non avrebbe rappresentato una svolta significativa.

Francesco Pizzetti phMarinoPaoloni MUSSARI MARCEGAGLIA MANSI

In effetti Pizzetti, che bazzica la politica dal 1987 quando era consigliere costituzionale del presidente Goria e poi di Romano Prodi, non è del tutto estraneo al cerchio magico che ha governato la città incrociando le sorti della banca più antica d'Italia con gli interessi della curia, della politica e soprattutto della massoneria locale.

FRANCESCO PIZZETTI

I contradaioli non hanno alcuna prova che Pizzetti abbia rapporti con il mondo dove i soldi, la croce e il compasso sono gli strumenti che regolano gli affari, ma arricciano il naso quando ricordano che il professore di diritto costituzionale ha collaborato strettamente per varare le leggi di Franco Bassanini e, prima ancora dal '90 al '91, è stato vicesindaco di Torino nella giunta di quel gran massone che era il liberale Valerio Zanone.

Comunque a mettere una zeppa sulla sua candidatura ci ha pensato per primo proprio il suo sponsor, il sindaco Bruno Valentini, lo stesso che a metà luglio è stato aggredito per la strada da un professore in pensione già noto alla polizia per le sue stravaganze che lo ha preso per il naso torcendoglielo tre volte con un dolore terribile.

Antonella Mansi

Da quel momento l'olfatto di Valentini si è sicuramente appannato e questa è forse la ragione per cui ha buttato nella mischia prematuramente il povero Pizzetti che da parte sua si è precipitato a prendere la residenza a Siena per aumentare le sue credenziali in vista della presidenza della Fondazione.

La mossa non è piaciuta ai contradaioli, a una parte del Pd, e probabilmente ad Alessandro Profumo che non vuole avere tra i piedi personaggi che possano in qualche modo influenzare la politica della banca. Non a caso l'ex-boyscout genovese approdato a MontePaschi ha dato fuori di testa quando il sindaco Valentini si è lasciato sfuggire di bocca l'eventualità che a sostenere il rilancio dell'Istituto possano intervenire altri azionisti. Alla luce di questi movimenti maldestri del sindaco, e le chances di Pizzetti sono calate in maniera vertiginosa.

Francesco Pizzetti phMarinoPaoloni

A questo punto i contradaioli aspettano lunedì prossimo per festeggiare l'arrivo di una donna 39enne piuttosto carina che potrebbe rompere con la sua presenza il groviglio armonioso.

Alessandro Profumo

La signora in questione è Antonella Mansi, un tipino disinvolto e spiritoso che è entrata nel vertice di Confindustria con l'incarico di curare l'organizzazione. A volerla è stato Giorgio Squinzi che la conosceva da tempo per le sue qualità come direttore commerciale della Nuova Solmine di Scarlino in provincia di Grosseto. Tra l'altro la Mansi nell'aprile dell'anno scorso è stata nominata presidente della Banca Federico Del Vecchio, una piccola cassaforte della borghesia fiorentina che fa parte del Gruppo Banca Etruria.

antonella mansi E MONTEZEMOLO

A queste credenziali si aggiunge il Cavalierato del lavoro concesso da Napolitano. Per i contradaioli che negli ultimi due anni hanno assistito allo spettacolo indecente della loro banca devastata da scandali, il Palio della Fondazione deve andare a una donna. Solo in questo modo sarà possibile rompere il cerchio magico nel quale massoni, ecclesiastici e politici hanno sguazzato a piacimento.

 

SLOT FUCK-INE: ECCO COME LO STATO HA CONDONATO 98 MILIARDI AI RE DELL’AZZARDO

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Stefano Sansonetti per La Notizia

In principio erano 98 miliardi di euro. Cifra stratosferica, già allora apparsa esagerata. Ma per la procura della Corte dei conti si trattava del giusto risarcimento che lo Stato avrebbe dovuto pretendere dai re delle slot machine, sui quali era piovuta un'accusa pesantissima.

slot machine

Ebbene, dopo 5 anni di processo, e dopo l'ultimissimo decreto con cui il governo Letta spera di coprire l'abolizione dell'Imu con gli effetti di una precedente sanatoria dei contenziosi contabili, lo Stato rischia di incassare solo 700 milioni di euro. Ovvero lo 0,7% dei 98 miliardi originariamente contestati. Succede solo in Italia, verrebbe da dire.

slths18 gente agli slot machine

La storia
Alla fine del 2008 è iniziato un contenzioso contabile che, tra impugnazioni e appelli vari, si trascina ancora oggi. La procura della Corte dei conti, 5 anni fa, aveva contestato a 10 società concessionarie delle new slot e a tre dirigenti dei Monopoli di Stato un danno erariale monstre: 98 miliardi. Le 10 concessionarie erano Atlantis/B-plus (che fa capo all'ex latitante Francesco Corallo, figlio di Gaetano Corallo, sospettato di essere stato anni fa in affari con il clan Santapaola), Cogetech, Snai, Lottomatica, Hbg, Cirsa, Codere, Sisal, Gmatica e Gamenet. Tutti i big del settore.

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L'accusa? Semplice. Le slot, per funzionare correttamente ed essere controllate, si sarebbero dovute collegare a un cervellone centrale gestito dalla Sogei, la società di servizi informatici del ministero dell'economia. Questo collegamento sarebbe stato fondamentale per decifrare l'ammontare delle entrate derivanti dal gioco e le tasse da pagarci.

Collegamenti e rete, però, secondo la procura hanno fatto acqua da tutte le parti. Secondo stime fatte all'epoca tra il 2004 e il 2006 su poco più di 200 mila apparecchiature da gioco quelle che non dialogavano in rete erano 130 mila. La vicenda, nel 2006, aveva attirato l'attenzione dell'allora governo Prodi, durante il quale venne istituita una commissione d'inchiesta presieduta dall'ex sottosegretario dell'economia Alfiero Grandi.

FRANCESCO CORALLO jpeg

Da dove è spuntata la cifra
Inutile girarci intorno. La procura della Corte dei conti ha a dir poco esagerato nel chiedere 98 miliardi di euro di danno erariale. Una cifra spropositata, che sin da subito era chiaro non sarebbe mai stata incassata. La procura aveva in primis utilizzato il criterio delle penali previste dalla convenzione stipulata nel 2004 tra i Monopoli e le concessionarie, ovvero 50 euro per ogni ora di mancato collegamento delle slot alla rete.

snai

Penale poi letteralmente abbattuta nel marzo del 2008, agli sgoccioli del governo Prodi, quando venne fissata in 5 centesimi. Insomma, le enormi pressioni sul governo e i grandi interessi che ruotano intorno al settore del gioco fecero sentire i loro effetti. In più la procura spiegò che nei 90 miliardi bisognava considerare anche il cosiddetto danno erariale da disservizio, in pratica il valore economico del controllo pubblico non effettuato sul gioco d'azzardo. Tecnicismi e criteri discutibili, che hanno portato la procura a spararla grossa.

lottomatica

La sentenza e il decreto
Sta di fatto che la sentenza è arrivata il 17 febbraio del 2012, quando la Corte dei conti ha condannato le concessionarie e due dirigenti dei Monopoli (Giorgio Tino, ex direttore generale, e Antonio Tagliaferri, tutt'ora direttore centrale) a risarcire 2,5 miliardi di euro.

marchio sisal

Tanto, ma pur sempre poco rispetto alla richiesta iniziale. E qui si inserisce il decreto Imu approvato l'altro giorno dal governo di Enrico Letta. Tra le fonti di copertura dell'abolizione dell'imposta sulla prima casa, infatti, i tecnici del ministro dell'economia, Fabrizio Saccomanni, hanno fatto riferimento a circa 700 milioni di euro che dovrebbero arrivare da un condono contabile approvato dall'allora governo Berlusconi con la Finanziaria del 2006.

giorgio tino lap

In essa si prevede la possibilità di sanare la posizione con il pagamento fino al 30% della somma contestata. Ora, a parte il fatto che nessuno sa se i concessionari aderiranno (nel frattempo hanno fatto tutti appello e stanno aspettando l'udienza). Ma se ciò dovesse accadere dei 98 miliardi contestati nel 2008 lo Stato incasserebbe solo 700 milioni. In ogni caso un'autentica farsa.

 

ZOO ITALIA - L’ESTATE BESTIALE DE’ NOANTRI TRA CAIMANI E FALCHI, COLOMBE E PITONESSE

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Luca Mastrantonio per "Corriere della Sera"

GIOVANNI ALLEVI

È stata un'estate bestiale, non per il caldo, ma per gli animali che hanno affollato le cronache italiane. Tra pitonesse (Santanché), falchi e/o colombe (Verdini e Quagliariello), orangotanghi, cani da compagnia (Dudù), delfini e caimani (avvistati a Los Angeles da Gabriele Muccino).

pzcort04 giovanni allevi

Ma tutti questi animali, che manderebbero in overbooking anche l'arca di Noè, non ci hanno insegnato molto: in barba a Esopo, non c'è morale nelle favole di questa estate. A parte, forse, quella che si ricava dalla storia dello scorpione, raccontata da Orson Welles nel film «Rapporto confidenziale»: la velenosa bestiola convince una rana a dargli un passaggio, sul dorso, sostenendo che non la ucciderà perché altrimenti affogherebbero entrambi.

Come avverrà fatalmente, lasciando alla rana giusto il tempo di ascoltare la risposta dello scorpione, sul perché l'abbia punta: «È la mia natura» (morale che potrebbe applicarsi al tandem Letta-Berlusconi).

Il maialino d'oro orwelliano
L'estate ha confermato la natura di molti protagonisti della fattoria. Il premio Porcellum va a Beppe Grillo, che dopo aver massacrato l'attuale legge elettorale non vuole cambiarla (per vantaggio personale).

santa chic anche in spiaggia barbara urso daniela santanche al twiga di forte dei marmi foto

Il Pesce palla dell'estate (chi l'ha sparata più grossa) va a Giovanni Allevi, convinto che «a Beethoven manchi il ritmo, quello che ha Jovanotti».

Il premio Marchese del Grillo («io sono io e voi non siete un c...») va ad Alberto Asor Rosa, convinto sostenitore della sua personale superiorità morale.

Il premio vitivinicolo La volpe e l'uva spetta ad Aldo Busi, che si è ritirato dai premi letterari che difficilmente avrebbe vinto.

BERLUSCONI CON DUDU' - FOTO DI CARLO TARALLO PER DAGOSPIA

Il Foca Monaca va al giovane Marco Cubeddu, per la sua filippica contro le minorenni in pantaloncini corti (copritevi!).

dudu

Il Premio salto della Quaglia, a Melissa P, passata a scrivere sul «Giornale» che prima deprecava.

BEPPEGRILLO

E il Maialino d'oro orwelliano? Goes to Adriano Celentano, che è riuscito a saltare la fila a un pronto soccorso. Perché tutti siamo uguali, ma qualcuno viene soccorso prima degli altri.

 

IL MELANDRI-BOY HOU HANRU SI PRESENTA AL MAXXI SPARLANDO DELLE "ESASPERAZIONI DEL CAPITALISMO".

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Andrea Dusio per Il Giornale

HOU HANRU E MELANDRI

«Attenti a quello che dite in sua presenza, perché capisce l'italiano e lo parla anche». È Giovanna Melandri a presentare così alla stampa Hou Hanru, il critico e curatore cinese classe 1963 che è stato scelto come nuovo direttore artistico del Maxxi.

Sarà, ma nel corso di due ore di conversazione coi giornalisti Hou di parole italiane ne avrà sciorinate tre o quattro, affidandosi per il resto a un inglese non particolarmente fluently e però torrentizio, con risposte chilometriche.

Gran parte della curiosità che circonda Hanru è legata al perché della sua scelta. Qualcuno sosteneva che costasse poco. Beh, 4mila euro netti al mese per tutto il mandato quadriennale (andrà in scadenza insieme al Cda) non sono poi male, anche rapportati agli emolumenti dei dirigenti degli altri musei italiani.

Leggendo il suo curriculum emergono i sei anni come direttore delle mostre al San Francisco Art Institute, gli incarichi presso le Biennali di Shangai, Tirana, Istanbul, le curatele per padiglioni francese e cinese a Venezia. Si tratta insomma di un professionista molto ben inserito nel sistema dell'arte contemporanea (scrive su Flash Art International) ma non propriamente di un numero uno.

Giovanna Melandri

Se però Hou non è stato individuato in ragione della sua economicità, né del suo prestigio, perché un cinese che non conosce l'italiano alla guida di un'istituzione museale nazionale? «Avevamo bisogno del direttore giusto», ha tagliato corto Giovanna Melandri, insistendo su tre punti fondamentali su cui Hanru è chiamato a lavorare: l'impostazione unitaria del Maxxi (che riunisce in realtà due strutture museali, una dedicata all'arte e l'altra all'architettura), la valorizzazione «pubblica cognitiva» (espressione demodé da programma ministeriale) e la missione legata alla ricerca. Per il resto, capire qualcosa di più degli orientamenti del nuovo direttore non è facile.

Cita Kant, Gramsci, il filosofo Giorgio Agamben, usa a ripetizione parole evocative come vulcano, esplosione, gemma, fiore, richiama la metafora dell'autostrada che è alla base del design dell'edificio di Zaha Hadid, si lancia in perigliose escursioni sui pericoli del mercato e sulle «esasperazioni del capitalismo neoliberale», ma di arte non parla mai.

GIOVANNA MELANDRI

A chi si aspetta l'annuncio di qualche big internazionale che vorrebbe portare al Maxxi, artista o archistar, risponde che oggi il 60% della popolazione mondiale vive negli slum, citando Mike Davis, e che in quel contesto si possono trovare esempi di architettura spontanea molto interessanti. Forse ipotizza una mostra sulle favelas, intanto però è chiamato a risollevare numeri che, a fronte dei toni di soddisfazione di Giovanna Melandri, restano bassissimi.

Museo MAXXI

L'ex ministro dei Beni Culturali rimarca infatti come da gennaio a oggi il numero dei visitatori del Maxxi sia cresciuto del 28% e in agosto l'incremento sia del 24%. Dimentica però di comunicare che i biglietti staccati sono stati 153mila dall'inizio dell'anno e 8.600 nel mese corrente. Come dire che nelle ultime settimane gli ingressi giornalieri sono stati meno di trecento e che la media mensile è sotto le 20mila presenze.

Auditorium del MAXXI MAXXI

A fronte di questi valori da cinema monosala parrocchiale, il mero costo di gestione della struttura è di 5 milioni e 700mila euro l'anno, mentre il budget destinato alla programmazione è di 4 milioni e 2mila euro. A spanne, vuol dire che il Maxxi incassa un decimo di quello che spende. Tra i risultati ottenuti il presidente ricorda che il contributo pubblico è sceso quest'anno dal 70 al 60%, grazie alla crescita dei fondi privati dal 30% al 40%.

«L'obbiettivo è arrivare al fifty fifty», spiega la Melandri, vantando inoltre come la spending review interna sia riuscita a ridurre dal 72% al 57% il peso della voce «spese di gestione» e annunciando iniziative di crowfunding. Ma se venissero a mancare per qualche motivo i 6 milioni di finanziamento pubblico, il Maxxi non sarebbe in alcun modo sostenibile. Ma certamente tra le divagazioni macroeconomiche che a Hou Hanru piacciono tanto c'è una soluzione anche per questo.

 

 

ESPOSITO TELEFONO’ AL GIORNALISTA DEL “MATTINO” UN’ORA DOPO LA LETTURA DELLA SENTENZA

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Peppe Rinaldi per Tempi

Il giudice di Cassazione Antonio Esposito probabilmente maledice quel 2 agosto. Quando ha telefonato alla firma storica del Mattino di Napoli, Antonio Manzo, che quattro giorni dopo, nell'edizione del quotidiano partenopeo del 6 agosto, pubblicherà l'intervista che è già passata agli annali della storia del giornalismo italiano.

IL GIUDICE ESPOSITO A TAVOLA CON AMEDEO FRANCO PRIMA DELLA SENTENZA SU BERLUSCONI

Ma secondo te, parlando con Il Mattino, il giudice Esposito l'ha anticipata o no la motivazione della sentenza Mediaset?
«Cosa pensi che possa risponderti?»

Ma chi ha chiamato chi, tu o Esposito?
«Sono stato chiamato io...»

Quando?
«Nemmeno un'ora dopo la lettura della sentenza Mediaset. Perché l'abbia fatto non lo so. Considera che ci conosciamo da una vita»

E secondo te è normale che un giudice che ha appena letto la sentenza più pesante dell'ultimo ventennio senta l'esigenza di farsi due chiacchiere con un giornalista?
«Non so cosa intendi per "normale". Così, a occhio e croce, ti risponderei: no non mi sembra normale, però...»

Però?
"Però tieni presente che c'era già stato un precedente tra me e Esposito ..."

antonio esposito

Spiega
«Dato che i nostri rapporti sono sempre stati improntati ad una reciproca correttezza, lo intervistai anche il giorno dopo un'altra sentenza importante, quella che spedì in galera Totò Cuffaro... Non mi pare che allora successe questo pandemonio».

Esposito ti accusa di avergli messo in bocca parole che lui non avrebbe pronunciato...
«Io non ho messo in bocca a Esposito proprio niente...»

Calma, magari ti è scappata una sbavatura...
«Ma l'hai letta l'intervista?»

Ci mancherebbe...
«E ti sembra che roba così l'avrei potuta trattare con una sola virgola di approssimazione?»

Beh, a giudicare dalla croce che ti hanno buttato addosso i giornali che hanno preso le difese di Esposito parrebbe di sì. Hai visto, no? Sembra che hai rubato loro una fidanzata...
«Io non so se le cose stanno come dici tu. Certo che mi fanno pensare...

VIGNETTA VINCINO DAL FOGLIO - GIUDICE ESPOSITO

Sospetti che tra Esposito e giornali come Il fatto Quotidiano e Repubblica ci fossero accordi per scrivere della sentenza in ben altro modo?
«Non lo so. So per certo che con Il Mattino non c'era nessun accordo. Nel senso che dopo esserci sentiti la sera della sentenza, allorché tentai subito di tirar fuori una notizia, Esposito mi disse che al momento non poteva parlare ma che se l'avessi richiamato dopo qualche giorno mi avrebbe rilasciato un'intervista».

Il famoso "agguato"...
Ma quale agguato! Pensa che dovette ricordarmelo il direttore Barbano. Fu lui a dirmi, "ehi, cosa aspetti a chiamare Esposito?" Chiamai. Il resto è cronaca».

Però non mi hai risposto: ti risulta di aver "bruciato" La Repubblica e Il Fatto Quotidiano?
«E' una sensazione. Non ho le prove, naturalmente. Però, se non ricordo male, già il 4 agosto, cioè due giorni prima della sua uscita con noi, Esposito rilasciò un'intervista al Fatto Quotidiano per smentire i particolari di una cena a Verona raccontata il giorno prima sul Giornale da Stefano Lorenzetto, il collega che in quella cena sedeva allo stesso tavolo del nostro giudice...

Il collegio giudicante al bar durante una sosta in primo piano Esposito ed Aprile IMG WA

Perciò, non ti senti di essere stato, come dicono loro, "scorretto, cialtrone, traditore, servo di Berlusconi"?
«C'è un'abitudine un po' becera che tende a screditare tutti coloro che fanno il nostro mestiere senza la pretesa di possedere la verità in tasca e senza la prosopopea di chi ritiene che il giornalismo sia militanza dalla "giusta causa". Non mi ha mai convinto la narrazione berlusconiana. Ma nemmeno l'antiberlusconismo è la mia tazza di tè. Ho avuto la fortuna di frequentare un'altra scuola. Quella delle notizie. Punto. Boia e lacché sono altri mestieri».

Eppure sta passando l'idea che tu sia un berlusconiano...
«Vuoi conoscere il mio grado di contaminazione con l'orrido Cavaliere?»

Conosciamolo.
«Ho parlato con Berlusconi una sola volta in vita mia: marzo 1994, era la sua prima discesa vittoriosa in politica insieme a Lega ed ex Msi. Sergio Zavoli (allora direttore del Mattino, ndr) mi spedisce a Milano a raccontare i vincitori. Eravamo in via Rovati, in una sede Fininvest, provenienti da via Bellerio quartier generale della Lega. Aspettavamo Bossi e Berlusconi per una conferenza stampa: il senatùr alla fine non venne e il leader dell'allora Forza Italia si esibì in un assolo. Mi disse: «Lei è del Mattino di Napoli? Mi saluti il suo direttore, è un grande giornalista».

Tutto qui?
«Tutto qui».

cassazione esposito antonio

Ciononostante si continua a far filtrare l'idea che la tua intervista è truccata...
«Io quell'intervista la rivendico nella sua interezza dalla prima all'ultima parola».

Esposito sostiene che il suo imprimatur è stato apposto su un testo diverso da quello che ha trovato in edicola
«Ripeto: Esposito ha detto esattamente le cose che hai letto nell'intervista. I nastri sono a disposizione, le quasi-mitiche copie dei fax reciproci pure. Quando l'autorità giudiziaria ce li chiederà, se ce li chiederà, li metteremo a disposizione (come poi è successo lunedì scorso, ndr)»

Toghe Rosse

Quindi, Esposito ha di fatto anticipato al Mattino le motivazioni della sentenza...
«Non potevamo certo fare un titolo "Esposito anticipa le motivazioni..."»

Dicevi dei nastri della registrazione a disposizione dell'autorità giudiziaria...
«Sono nella cassaforte del Mattino».

Toglimi una curiosità...
«Prego...»

E' un mese che tutti i colleghi ti cercano, perché hai voluto parlare solo con Tempi?
«Così, per istinto, vi leggo sempre, mi piacete»

 

CORRADO PASSERA DIVENTA UN FALCO QUANDO SENTE LA PAROLINA GIUSTA:

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VIDEO - PASSERA A "VIRUS": http://www.youtube.com/watch?v=uUCeI-Twywk

SECONDA PARTE DEL VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=0xf1R-Zq0cg&feature=c4-overview&list=UUaXu_ElU8d-O7PdxLDNbuIw

DAGOREPORT

"He lost momentum", come direbbero i suoi ex colleghi di McKinsey, e attualmente e' più' che altro noto come il marito dell'intraprendente pr Giovanna Salza. Ma Corrado Passera, ormai fuori dalla politica e in attesa di ritrovare una banca che se lo pigli, e' sempre uno svelto di lingua e di cervello. Specie se di fronte ha un giornalista.

de benedetti passera

Cosi' l'altra sera a Virus, il programma di Nick Porro, l'Airone di Como non s'e' fatto pregare quando e' stata pronunciata la parolina giusta: "De Benedetti". Il vice di Sallustioni
gli ha ricordato che l'ingegnere con passaporto svizzero e residenza fiscale a Dogliani parla di lui al massimo come di un buon 'assistente personale'. Insomma poco più che una segretaria.

E Passerone, gelido, ha risposto con un epitaffio: "Il suo e' un problema psicologico, chiaramente. Quando sono entrato nel suo gruppo, trent'anni fa, era una vera speranza per il capitalismo e l'industria italiana. Era stato individuato come quello che avrebbe potuto ammodernare e svecchiare. Poi sappiamo che con il tempo ha deluso su tutti i fronti".

CARLO CARACCIOLO CARLO DE BENEDETTI E CORRADO PASSERA

Non male per uno che con l'ingegnere torinese ci ha lavorato dieci anni. E' un po' come se Urbanetto Cairo, o Ubaldo Livolsi o Claudio Sposito si mettessero a parlar male del Banana. Non succede perche' la vera differenza tra il Cavaliere e l'Ingegnere e' che il primo e' un simpatico "bandito". Mentre il secondo e' orgoglioso di essere antipatico anche a se stesso.

Ma ha ragione Passera: che cosa restera' di Cidibbi' come finanziere e uomo d'industria? Ha provato a ciularsi la Fiat, ma gli Agnelli lo hanno sgamato dopo 100 giorni, anche se lui nega e dice che voleva solo far fuori un po' di dipendenti (un vero compagno, non c'e' che dire).

marco-benedetto-opinioni

Ha annusato il Banco Ambrosiano, ma ne e' uscito a gambe levate dopo pochi giorni e con una plusvalenza davvero miracolosa, per entita' e tempistica. Ha distrutto la Olivetti, nonostante le provvidenze pubbliche e le tangenti pagate alle Poste. Ha fallito la scalata alla SocGen perche' canto' vittoria troppo presto.

Si e' buttato nell'energia e nella sanita' privata perche' sono business che si nutrono di politica e che si presidiano bene con la formidabile catena di giornali locali rilevata nel corso degli anni. Ecco, i giornali. Alla fine verra' ricordato per essersi comprato il gruppo Espresso-Repubblica, per averlo lasciato libero per lunghi anni e per averlo fatto diventare una corrazzata ben gestita (da Marco Benedetto).

GIANNI AGNELLI CARLO DE BENEDETTI

Un po' poco, forse. Ma la classe, quella proprio no. Ne' l'ingegner Cidibbi' ne' il Passera che oggi lo tratta come un caratteriale si puo' dire che siano uomini di gran classe. Anche se tocca dire che uno che di classe invece ne aveva tanta, Gianni Agnelli, si e' poi scoperto che aveva nascosto all'estero un tesoro di proporzioni gigantesche.

Comunque son sempre istruttive le baruffe della Razza padrona e quindi aspettiamo con fede la prossima carineria di Cidibbi' sul suo ex assistente ingrato.

 


PER UN PORNO O PER LA BIBBIA? MISTERO SULL’ESECUZIONE DELLA EX DI KIM JONG-UN

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Ilaria Maria Sala per "La Stampa"

HYON LA EX FIDANZATA DI KIM JONG UN

Fine tragica dell'amore fra la bella cantante nordcoreana Hyon Song-wol e il giovane dittatore del Paese, Kim Jong-un, sposato da un paio d'anni a un'altra (ex) cantante, Ri Sol-ju. L'antica fiamma del dittatore, infatti, secondo fonti sudcoreane e cinesi, sarebbe stata arrestata il 17 agosto e uccisa il 20 agosto da un plotone di esecuzione, insieme ad altri membri del suo complesso musicale, il Pochonbo Electronic Ensemble, e altri musicisti e ballerini nordcoreani. I giustiziati sarebbero 12 in tutto, fra cui il direttore d'orchestra dell'Ensemble.

LA EX FIDANZATA DI KIM JONG UN HYON SONG WOL

In vecchie immagini d'archivio si vede la ragazza, viso rotondo, capelli lunghi e un ampio sorriso, vicina a Kim Jong-Un in divisa militare, intenta a prendere appunti o semplicemente in piedi al suo fianco. In altre, vestita in un ampio Chosonot (il vestito coreano tradizionale per le donne, chiamato hanbok al Sud) canta alcune canzoni di propaganda.

Il crimine che ha portato all'arresto e alla rapida esecuzione di Hyon e di altri membri di gruppi di musica pop nordcoreana sarebbe quello di essersi filmati in situazioni erotiche, e di aver venduto sul mercato nero i filmini scottanti, che sarebbero arrivati fino in Cina.

LA EX FIDANZATA DI KIM JONG UN HYON SONG WOL

Insieme a questa accusa, però, il quotidiano della Corea del Sud «Choson Ilbo», che ha diffuso la notizia, riporta anche la notizia che i musicisti e la cantante erano stati trovati in possesso di alcune Bibbie, un libro considerato politico, il cui possesso è illegale in Corea del Nord. Le Bibbie, infatti, lì sono a circolazione molto ristretta, accessibili esclusivamente in alcune biblioteche per la consultazione sul posto e non possono essere prese in prestito.

KIM JONG UN

La relazione fra Hyon e Kim avrebbe avuto inizio dieci anni fa, quando i due erano ancora single. Malgrado le foto d'archivio mostrino la ragazza in una posizione semi-ufficiale, si dice che il «caro leader» Kim Jong-il, padre dell'attuale Capo di stato, non approvasse quest'amore.

Che fu dunque liquidato qualche anno fa, e relegato al passato dopo il matrimonio di Hyon con un militare e di Kim con Ri, circa due anni fa, dalla quale ha anche avuto un figlio. Secondo alcune indiscrezioni la relazione con Hyon era continuata anche dopo il matrimonio: molti infatti l'avevano notata dietro la coppia Kim-Ri in occasione di un concerto ufficiale, lo scorso capodanno. L'ultima esibizione canora di Hyon, invece, risale all'8 agosto.

KIM JONG UN E LA EX FIDANZATA HYON SONG WOL

L'esecuzione di Hyon, uccisa a mitragliate, è stata pubblica, scrive il «Chosun Ilbo», e membri di alcuni fra i più noti complessi musicali nazionali e i familiari delle vittime hanno dovuto assistere all'esecuzione. Fra questi ci sarebbero state anche le dieci ragazze della Moranbong Band, il gruppo pop nordcoreano più noto anche all'estero, e membri della Unhasu Orchestra, il gruppo in cui cantava la moglie di Kim, ora fatto sciogliere dalle autorità.

Dopo l'esecuzione, riferiscono alcune fonti, i familiari di Hyon e degli altri giustiziati sarebbero stati condotti a scontare pene detentive nei campi di lavoro. Come spesso avviene in Corea del Nord, infatti, avere un criminale - o presunto tale - in famiglia comporta campi di lavoro per tutti i parenti stretti: sia per mantenere maggiormente il controllo tramite la punizione collettiva, sia, spiegano alcuni testi nordcoreani, per individuare il «gene controrivoluzionario» fra i familiari di chi ha sgarrato.

 

TRE BUONI FILM ITALIANI A VENEZIA TRA IMMIGRATI E CARTONI ANIMATI (NAPOLETANI)

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Marco Giusti per Dagospia

PICCOLA PATRIA DI ALESSANDRO ROSSETTO

Yabbadabbaduuu!!! Arrivano i film italiani. Forti del successo di critica di Via Castellana Bandiera di Emma Dante, si fanno avanti ben altri tre film italiani divisi in varie sezioni. Molto diversi, magari anche interessanti, ma come ha ben detto Alberto Barbera, un tantino "raffazzonati".

PICCOLA PATRIA DI ALESSANDRO ROSSETTO

E' il cinema nato dopo la chiusura di Medusa verso ogni film d'autore e la decisione che si potrà produrre solo Zalone-Brizzi-Genovese per non perdere più una lira, la crisi di Fandango, pronta solo a capolavori sicuri come la vita di Oriana Fallaci scritta da Rulli e Petraglia e diretta da Marco Tullio Giordana (aiuto!), la conversione di Cattleya verso il comico di Siani e Bisio.

LA MIA CLASSE DI DANIELE GAGLIANONE

Al posto delle attrici di Medusa che ritornavano in ogni film, delle Aurora Cossio o Isabelle Adriani, abbiamo oggi il miele e il vino del Trentino e del Friuli. Magari un pullman friulano che arriva ogni tanto. Piccoli produttori che non riescono a chiudere i film e dominio assoluto di Film Commission regionale che puntano a un cinema da sottotitolo per un pubblico locale, spesso più invasive delle ragazze di Medusa, di solito isolate in piccoli ruoli. Vediamo in dettaglio.

PICCOLA PATRIA DI ALESSANDRO ROSSETTO LA MIA CLASSE DI DANIELE GAGLIANONE

La mia classe di Daniele Gaglianone.
Giornate degli Autori. Certo, si sa, con la scuola in Italia, dai tempi di Scuola elementare di Lattuada fino a Pierino non si rischia mai. Specialmente se si presenta il film a settembre, al rientro dalle vacanze. Non prendiamo però sottogamba La mia classe di Daniele Gaglianone e i suoi protagonisti, Valerio Mastandrea come maestro e come Valerio Mastandrea attore, e la classe composta da verissimi extracomunitari che devono studiare l'italiano se vogliono rimanere da noi.

L'idea dei due soggettisti Gino Clemente e Claudia Russo, provenienti dalla tv, che poi hanno sceneggiato il film assieme a Gaglianone, è semplice. Raccontiamo la nuova Italia con questa specie di reality. Una classa di persone vere provenienti da tanti paesi diversi sono chiusi in una classe di scuola e un maestro italiano farà loro esprimere sentimenti, sogni, rimpianti, speranze che riguardano la loro e la nostra vita. Meglio dei reality coi principi, gli attori bolliti e le papi girls.

LARTE DELLA FELICIT DI ALESSANDRO RACK

Ma, a un certo punto del film, la realtà cambia le carte della scena, e la distanza dalla fiction non esiste più, magari fosse mai davvero esistita. E il film scompare, o si ibrida, Mastandrea, che dovrebbe interpretare un maestro, come quello di Vittorio De Seta, gravemente ammalato, è il primo a rinunciare alla sua storia e al suo protagonismo per fare entrare la realtà dei ragazzi che ha di fronte.

E tutto il progetto, con la forza delle persone vere, prende il sopravvento sul film, che inizia a destrutturizzarsi. Forse fin troppo coscienti dell'operazione, forse anche indirizzati a questa scelta per mancanza di fondi, forse sinceramente colpiti dagli avvenimenti, regista e troupe rivedono il loro film, entrandoci dentro, rimontandolo con la loro presenza in campo e ne fanno un'altra cosa.

Quel che viene fuori non è un semplice film, che aveva un suo giusto percorso, ma qualcosa che lo spinge all'esplosione della sua macchinetta narrativa. Sono i ragazzi a prendere la scena, a mostrare la realtà di un paese che nessuno sembra più né conoscere né descrivere al cinema e in tv. Ma, stavolta, è probabilmente, la superiorità narrativa del linguaggio televisivo rispetto a quello del nostro cinema, che funziona di più e meglio del vecchio cinema dai buoni sentimenti alla Fandango.

LARTE DELLA FELICIT DI ALESSANDRO RACK

Scordiamoci il non riuscito Ruggine, che Gaglianone aveva portato a Venezia qualche anno fa con poca fortuna. Qui siamo in un altro mondo. Mastandrea, che seguita a ripetere il suo ruolo di educatore morettiano, è al suo meglio. E tutti i ragazzi non sono solo meravigliosi e scelti e seguiti con amore. Hanno la qualità di illuminare la scena come delle star. Terribilmente più vanitosi e più attori degli attori. Ma finalmente si parla di qualcosa di vivo.

Piccola Patria
"Foresti de merda!" Ci siamo. Eccoci nel profondo Nordest italiano. Peggio del Texas di Cormac McCarhty. In Piccola patria, presentato nella sezione Orizzonti, opera prima di fiction di Alessandro Rossetto, celebrato documentarista cinquantenne (ha girato anche un discusso film su Feltrinelli che ha avuto non poche noie), sceneggiato assieme alla scrittrice Caterina Serra e allo specialista di sfighe italiane da terzo mondo Maurizio Braucci (Gomorra, L'intervallo), i nativi veneti, perennemente in mutande e canotta, piselli mosci, faccia cattiva e discorsi da indipendentisti da festa di paese, si scontrano appunto con i "foresti", albanesi, cinesi, marocchini.

LARTE DELLA FELICIT DI ALESSANDRO RACK

Ascrivendo a loro, come in ogni film sul razzismo paesano, ogni responsabilità dello stato comatoso in cui vivono, incapaci della minima reazione in un paese da anni a rotoli, pensano che la reazione sia armarsi e sparare. Non si sa bene a chi. Ma i foresti, sono ormai più integrati di loro nella comunità, sono visti con occhi diversi dalle ragazze del posto e da questa situazione, padri razzisti, figli e figlie disposti a aprirsi, non ci sono tante vie d'uscita.

O violenza o convivenza. Piccola patria punta l'occhio su due ragazze, due uomini in crisi, due donne depresse. Le due ragazze, Luisa e Renata, interpretate dalle fenomenali Maria Roveran e Roberta Da Soller, si alleano per spillare soldi a un depravato del posto, Rino Menon, interpretato da Diego Ribon, impotente con voglie di sesso. Lo mettono in mezzo con delle fotografie scandole e gli chiedono soldi, coinvolgendo nell'affare, a sua insaputa, anche il bravo ragazzo albanese di Luisa, Bilal, interpretato da Vladimir Doda.

LARTE DELLA FELICIT DI ALESSANDRO RACK

I due uomini sono appunto il Rino, con sorella che gli perdona tutto, e il rozzo padre di Luisa, Franco Carnielo, interpretato da Mirko Artuso, che passa giornate seduto in mutande sul divano, non paga le tasse, litiga con la moglie, odia i foresti e non riesce a parlare con la figlia. Le due donne depresse sono infine la moglie di Franco e la sorella di Rino, interpretate da Lucia Mascino e Nicoletta Maragno.

Attorno a questo nucleo di sei personaggi, ai quali si aggiungano il ragazzo albanese e i suoi amici e un vecchio bizzarro, un Giulio Brogi che un tempo fu l'Enea televisivo e oggi a stento riconosciamo, si muove tutto il film. Costruito più per immagini, montaggio e musica che per un vero e piano racconto.

LARTE DELLA FELICIT DI ALESSANDRO RACK

Rossetto punta alle invenzioni visive, fotografando questo entroterra veneto come fosse un entomologo, ma aprendo poi a cori mistici, a canzoni, composte e eseguite dalla stessa protagonista Maria Roveran, che rivelano un notevole talento. Come in Salvo e in L'intervallo, due tra i migliori esordi degli ultimi tempi, si cerca di fare un cinema linguisticamente internazionale e riconoscibile, e al tempo stesso fortemente concentrato su mini mondi marginali di un'Italia da terzo mondo.

Diciamo, grossolanamente, che il modello è Gomorra di Matteo Garrone, cioè la finestra su un mondo sconosciuto raccontato però con immagini da cinema d'autore che sfruttano la forza dei posti e dei set e la verità dei protagonisti. Diciamo anche certo film messicano, costruito con pochi dialoghi e grande ricerca figurativa, come in Reygadas.

LARTE DELLA FELICIT DI ALESSANDRO RACK

Ma Rossetto, come Di Costanzo, autore di L'intervallo, non è un giovane esordiente. E' un signore che ha alle spalle una vasta esperienza di costruzione di immagini. Se superate un minimo un po' di angoscia che provoca la storia e questa ambientazione miserabile, Piccola patria è una bella e ricca sorpresa e la dimostrazione che in questi ultimi vent'anni, anche se poco si è visto, molto si è studiato e provato. E il cinema italiano, quello d'autore almeno, da qui potrebbe anche ripartire.

L'arte della felicità di Alessandro Rak.
Di fronte a un lungometraggio animato italiano "adulto", ideato e realizzato all'interno di una nuova realtà produttiva cinematografica napoletana, come quella della Med di Luciano Stella, una vera e propria factory che ha già fatto uscire in tv un più tradizionale La cantata dei pastori di Nicola Barile e sta concludendo il documentario Lo sposo di Napoli, appunti per un film su Achille Lauro di Giogiò Franchini, non possiamo che dirci felici.

LA MIA CLASSE DI DANIELE GAGLIANONE

Sia della scelta della tecnica, un film animato per raccontare la crisi profonda di un musicista quarantenne napoletano di fronte alla morte del fratello, da anni diventato buddista e rifugiato in Nepal, sia, in gran parte del risultato. Perché con tutti i difetti consueti di un'opera prima, inoltre di un'opera prima "difficile", L'arte della felicità diretto da Alessandro Rak, scritto e prodotto, assieme a Rai Cinema e al Luce, da Luciano Stella, che lo ha dedicato al fratello Alfredo, presentato a Venezia alla Settimana della Critica, non è né un film banale né un film non riuscito rispetto alle proprie ambizioni.

E' un lungo, elaborato e intelligente esperimento di film d'autore animato, molto giocato su musiche originali di Antonio Fresa e Luigi Scialdone, con tematiche forti e molti aspetti mistici che non piacerà a tutti, ma non ci lascia indifferenti. Tutto si svolge in una Napoli fredda, piovosa e piena di munnezza. E' lì che si muove col suo taxi il quarantenne barbuto Sergio, già musicista assieme al fratello Alfredo, lui suonava il piano e il fratello il violino. Ma Alfredo non c'è, gli ha spedito una lettera, che Sergio non ha ancora aperto. O, forse, non vuole aprire.

LA MIA CLASSE DI DANIELE GAGLIANONE

Perché è turbato e non riesce bene a decifrare cosa è reale e cosa non lo è. A cominciare dai clienti del suo taxi, che lo rimandano a memorie lontane o a affrontare realtà che pensa di aver superato. Un po' pippone mistico sulla felicità e sul superamento dell'idea della morte, il film ha le sue parti migliori proprio nella costruzione di una Napoli cruda e vitale fatta di suoni, odori e personaggi diversi. Lì Rak riesce meglio a sviluppare un racconto non sempre facile da smaltire.

 

SANDRA ZAMPA RIVELA CHI E PERCHE’ MISE IN MOTO “LA MACCHINA” ANTI-PRODI

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Wanda Marra per Il Fatto Quotidiano

prodi romano

Sicuramente ci fu una vera e propria macchina da guerra, per affossare Prodi e Bersani. La proposta dell'ex segretario di eleggere il Professore al Quirinale è l'ultima di una serie di questioni che non sono mai state discusse nei luoghi in cui questo dovrebbe avvenire. Ma improvvisamente gli viene messo tutto in carico: ‘Adesso tu te ne vai. Facciamo fuori Prodi e facciamo fuori te'.

ROMANO PRODI jpeg

Gli viene messo in conto di non aver riproposto Marini, e di non aver messo in campo D'Alema e altri". Sandra Zampa di Romano Prodi è stata portavoce. Ora è deputata e dei giorni che portarono alla rielezione di Napolitano ha un ricordo vivido e disgustato. Tanto che su quella vicenda sta scrivendo un libro. "Credo che dobbiamo fare una grande riflessione, perché quella storia ha messo in discussione i punti fondamentali del Pd e del suo rapporto col paese".

Onorevole Zampa, quando partì la macchina?
Nella notte, quando si ebbe la certezza che Prodi era il candidato.

ROMANO PRODI

Chi la guidò?
Ci fu più d'una regia. E una all'insaputa dell'altra. Gruppi che si mossero autonomamente perché tutto fallisse. Ci fu anche un percorso esterno al Pd in questa direzione.

A chi si riferisce?
Al Movimento 5 Stelle per cominciare. Ci sono dichiarazioni della Lombardi che - anche se loro restarono su Rodotà - definì Prodi una gran bella cosa. Poi quando saltò fuori il nome di Romano loro chiusero. Vorrei ricordare la storica frase di Grillo quando paragona Prodi a Pertini. Non so che gioco fosse il suo, se l'unica cosa che gli interessasse fosse far saltare il Pd. Se è così, è piuttosto risibile come obiettivo, anche perché poi s'è fatto saltare da solo. Senza contare il pesante ruolo di Scelta Civica.

ROMANO PRODI

E dire che Monti è stato commissario europeo con Romano, da lui molto valorizzato. Monti fece votare la Cancellieri, la tipica espressione di un moderatismo la cui identità e profilo mi sono sempre stati oscuri. Quelli che abbandonarono i banchi lo fecero sapendo che così si sarebbero visti di più i casini nel Pd. Ma ci fu anche una grande imperizia.

Nel senso che Bersani non costruì la candidatura di Prodi?
Sì, ma non solo. Bersani non aveva neanche il polso della situazione. Il giorno in cui pianse o quasi in aula durante la rielezione di Napolitano per me è indimenticabile. anche perché era circondato da persone che non gli hanno fatto del bene. È davvero sconcertante che un partito possa produrre una cattiveria e un odio così feroci.

Anche la durezza politica deve avere dignità. Mi resterà per sempre in mente l'sms di una collega che, quando dissi di voler lasciare il Pd, mi scrisse: ‘Sono 101 ratti che hanno colpito nel buio'. Si accompagna alla lettera di un nostro militante a tutti noi parlamentari: ‘Dopo aver ucciso Prodi, suicidatevi nelle fogne'.

BEPPE GRILLO E ROMANO PRODI

Si racconta che la mattina in cui ci fu la proclamazione di Prodi si doveva votare tra lui e D'Alema.
Il nome di Prodi si doveva votare . Ma a me risulta che poco prima di andare al Capranica era stata stoppata l'idea di D'Alema di un voto tra più nomi.

E quindi tra i registi dell'affossamento ci furono i dalemiani?
La loro è una delle mani.

SANDRA ZAMPA

Per le altre sono stati tirati in ballo i fioroniani che si vendicavano dell'affossamento di Marini, i giovani usciti dalle primarie, i renziani.
I cattolici di certo sì. I giovani delle primarie furono pochissimi. Poi ci sono quelli che pensavano fosse meglio un'altra strada. Ma i renziani in questa vicenda non sono stati una componente organizzata. Renzi non aveva interesse.

Quella mattina al Capranica aveva percepito qualcosa?

No, io ero uscita di lì molto colpita dalla standing ovation. Tant'è vero che mandai un sms al Prof dicendo che il suo nome era stato accolto in modo commovente. Poi a un certo punto ho capito che era partita un'altra macchina. È stato abbastanza sconvolgente per chi quella mattina era lì senza fingere.

BERSANI PRODI A MILANO

Prodi e Bersani si sono sentiti dopo?
Si sono rivisti vicino a Bologna per un'inaugurazione dell'Alta velocità. Romano ha detto che i sentimenti personali vanno distinti dalle altre cose.

matteo renzi in barca su diva e donna

Nell'immediato fu molto duro con Bersani.
Disse: ‘Chi mi ha portato fin qui adesso si assume la sua responsabilità'. Ce l'aveva con chi l'aveva portato a ritirare la sua candidatura.

Chi sono i 101?
Intanto sono di più: tra i 115 e i 120. Ma i nomi non li farò mai. Mi aspetto che un giorno uno di loro li renda noti. Il problema non sono i nomi, ma l'orientamento.

Cioè?
L'orientamento a trattare con Berlusconi. Che è l'opposto di come è fatto Prodi. Secondo me ha sempre vinto perché non ha mai aperto una trattativa con lui. Come invece fanno gli altri.

Lo salveranno?
Penso di no. Se invece vogliono schiacciare il bottone dell'autodistruzione finale, allora sì.

 

LIBERACI DA LINDSAY - PAUL SCHRADER: “IL SUO COMPORTAMENTO E’ INQUALIFICABILE”

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1-SCHRADER, FINALMENTE LIBERO DA LINDSAY LOHAN

the canyons clip lindsay lohan

Da Ansa.it

Paul Schrader, il regista di the Canyons, esordisce così alla conferenza stampa del film fuori concorso: ''Oggi sono libero. Negli ultimi 16 mesi sono stato ostaggio di Lindsay Lohan. È una brava attrice, doveva essere qui, ma il suo comportamento è inqualificabile. Non risponderò a domande sulla sua vita privata''.

2-FRIEDKIN BACCHETTA GLI USA: 'SERVE UN NUOVO GANDHI'

Lindsay Lohan The Canyons poster

Francesca Pierleoni per Ansa
''Nel 1945 il critico André Bazin ha posto la domanda 'cos'è il cinema'. Credo che nei 70 anni successivi la Mostra di Venezia l'abbia definito''. L'ha detto William Friedkin al Lido dov'è stato premiato, proprio nel giorno del suo 78/o compleanno, con il Leone d'oro alla carriera, consegnatogli dal direttore della Mostra Alberto Barbera e dal presidente della Biennale Paolo Baratta. Il regista è salito sul palco in Sala Grande dopo la proiezione in versione restaurata de Il salario della paura.

lindsay lohan the canyons

Per lui, a parte la moglie Sherry Lansing (ex amministratore delegato della Paramount), ''il Leone d'oro alla carriera è il premio più importante che potessi avere per la lunga lista di grandi cineasti che l'hanno ricevuto, come Charlie Chaplin, Orson Welles e Kurosawa''. In conferenza stampa l'autore di capolavori come L'esorcista e Il braccio violento della legge aveva colpito vari bersagli, dalla politica Usa a Hollywood. ''Il mondo - ha sottolineato - è al limite dell'estinzione.

o LINDSAY LOHAN THE CANYONS facebook

L'America minaccia la Siria, l'Iran minaccia Israele, e così via. Non eravamo a questi livelli dalla fine della II guerra mondiale, solo che ora esiste la bomba atomica, si può solo sperare che non ci sia un pazzo che voglia usarla''. Poi alludendo ai modelli di Hollywood ha sottolineato: ''non c'è nessuno che voli in tuta di spandex e salvi il mondo, non ci sono Superman o Batman, ci sono solo esseri umani normali. L'unica soluzione è che il mondo ritrovi una nuova persona come Gandhi, Sadat o Martin Luther King, qualcuno pronto a mettere la propria vita in gioco per la pace''.

LINDSAY LOHAN THE CANYONS facebook

Friedkin ha aggiunto: ''Quando vedo il nostro governo che minaccia un altro Paese mi vergogno. Credo che l'America non possa essere il poliziotto del mondo, nessuno può esserlo''. Il compito del cinema ''è aiutare le persone a comprendere le rispettive differenze e a rispettarsi l'un l'altro. Come diceva Brecht l'arte non è uno specchio attraverso cui mostrare la società, ma un martello con cui trasformarla''.

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Proprio in questa prospettiva ha realizzato Il salario della paura (1977), tratto dall'omonimo romanzo di Georges Arnaud (già fonte per Vite vendute di Henri-Georges Clouzot, ndr), flop al botteghino all'uscita, poi diventato cult. ''Tra i miei film è quello che preferisco'''. I suoi ultimi due film, Bug e Killer Joe (presentato alla Mostra di Venezia nel 2011), tratti da drammi del premio Pulitzer Tracy Letts (''Spero di fare con lui anche un western contemporaneo''), erano produzioni indipendenti: ''Girare così mi ha lasciato più libero. Hollywood è diventata un casinò, muovono fiches, potrebbero fare milioni di film con quello che spendono per uno solo.

the canyons REGISTA SCHRADER a x

Producono solo storie di gente che vola o di vampiri e a me non interessa fare quei film''. Il regista oggi guarda soprattutto capolavori del passato, come Otto e mezzo, Il tesoro della Sierra madre e tutti i film di Antonioni, ''però anche film nuovi dal resto del mondo. Fra gli italiani ho amato Il divo di Sorrentino e Gomorra di Garrone. Non mi ritrovo nella loro visione politica, ma sono film fatti molto bene''. Per lui invece ''in America oggi la tv via cavo è migliore del cinema, è più potente e importante. Penso a serie come I Soprano, Homeland e 24. Non so se da voi è lo stesso. Però a parte Sorrentino e Garrone, non arrivano molti italiani, mentre il vostro cinema nel passato è stato necessario''.

THE CANYONS SCHRADER EASTON ELLIS

Gli studios, quindi, come dice Spielberg, rischiano di implodere? ''Se succedesse non ci vedrei niente di male, tutto è destinato a implodere, è successo anche all'Antica Roma''. Infine per gli aspiranti registi ha tre consigli: ''saper comunicare con il cast e la troupe, essere aperti alle idee degli altri, essere onesti con se stessi. E se state frequentando scuole di cinema, lasciatele subito, comprate una videocamera fate i vostri film e metteteli online. Nessuno vi può insegnare a fare cinema, lo si impara facendolo e vedendo i grandi film''.

 

 

COSI’ HANNO FOTTUTO SILVIO: “FREGATI TUTTI DALLA SEVERINO. NEL PDL UNA MASSA DI FESSI”

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Beatrice Borromeo per Il Fatto Quotidiano
L'avvocato Carlo Taormina, vicino al Cavaliere per una vita e poi "estraniato dal Pdl, per usare un linguaggio felpato", ha passato la mattina di ieri a studiare i pareri pro veritate che dovrebbero salvare Berlusconi: "Peccato che siano quasi tutti inutili".

Carlo Taormina - Copyright Pizzi

Per esempio, avvocato Taormina?
Secondo lo studio Pansini, quando la legge Severino modifica l'espressione "dichiara decaduto" in "delibera la decadenza" implica che serve un'approfondita ratifica e non una mera ratifica. Non è così: tra "dichiarare" e "deliberare" non c'è grande differenza. Significa solo che le condizioni di legge devono essere accertate prima di applicare la sanzione. È un'ovvietà.

Poi ci sono Zanon, Caravita e Vergottini secondo cui stabilire l'incandidabilità futura dei condannati è un po' troppo rigoroso, quindi incostituzionale.
È una tesi assolutamente infondata, senza alcuna possibilità di successo. Qui siamo nell'ambito legislativo e non spetta alla Consulta intervenire. Ma anche altri pareri sono di questo calibro: come quello che sostiene una mancanza di proporzione tra l'entità della sanzione e quella della pena. Il legislatore ha piena libertà e capacità di valutare, senza scomodare la Corte costituzionale.

liu41 carlo taormina mo

Viene anche contestato il linguaggio: "Immediato" deve essere l'avvio del procedimento, non la conclusione.
Direi che questa puntualizzazione non serve assolutamente a niente. Mi pare parecchio fragile.

Per Roberto Nania i dubbi sulla costituzionalità dipendono dal carattere giurisdizionale della Giunta, che sarebbe un giudice a tutti gli effetti. E, come tale, ha diritto a rivolgersi alla Consulta.
Su questo sono perfettamente d'accordo.

Ma Berlusconi come ne beneficia?
Non saprei, dato che secondo me un problema di costituzionalità non si pone. Il ragionamento è legittimo, ma qui siamo di fronte a una mera questione di interpretazione: la Giunta e il Senato possono tranquillamente farsene carico. A me la norma, oltretutto, pare talmente chiara che francamente un intervento della Consulta non lo vedo necessario.

lux35 emilio fede carlo taormina

Piuttosto, trovo grave che Dario Stefàno, il presidente della Giunta, abbia già dichiarato che Berlusconi decadrà e sarà reso ineleggibile. Questa anticipazione di giudizio lo espone alla ricusazione, se consideriamo la Giunta come un organo giurisdizionale.

E se fosse lei, oggi, a rappresentare il Cavaliere, cosa gli consiglierebbe di fare?

Intanto inviterei Stefàno all'astensione. Poi punterei tutto sulla questione della irretroattività, perché su questo punto Berlusconi ha perfettamente ragione. La sanzione introdotta è sicuramente irretroattiva. C'è un'omogeneità evidente tra le pene accessorie e la decadenza, quindi vanno trattate in modo analogo: sancendone l'irretroattività. Con buona pace di tutti, è questa la via.

Perché allora il Pdl ha votata la legge Severino?

Perché sono una massa di fessi, tutto qua. Oppure sono in malafede. Più probabilmente l'uno e l'altro. Qualcuno sarà stato negligente, altri non avranno capito e poi ci sono i furbi: qualcuno voleva tagliare le gambe a Berlusconi, e c'è riuscito.

A chi si riferisce?
Controlli dov'erano, il giorno del voto, gli avvocati di Silvio. Scommetto che non erano in aula. Il partito è dilaniato, e questa storia finirà malissimo. Perché, anche se Berlusconi tecnicamente ha ragione, la soluzione stavolta sarà politica. E per aver ragione devi trovare qualcuno che te la dia.

taormina carlo repCarlo Taormina

 

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