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BUSINESS INTERNATIONAL-FB FA CASSA CON GLI SPOT-IL FMI IN GINOCCHIO DAGLI ARABI-SCOZIA RICATTATA-GLI SPOT DEL SUPERBOWL

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DAGOREPORT
1 - FINANCIAL TIMES
FACEBOOK SFRUTTERÀ LE PUBBLICITÀ SUI CELLULARI PER NUOVE ENTRATE
http://on.ft.com/zrbDzn

Facebook vuole iniziare a mostrare messaggi pubblicitari agli utenti di dispositivi nel tentativo di trovare una nuova fonte di entrate prima dell'offerta al pubblico.
Facebook avrebbe già discusso proposte con agenzie pubblicitarie per la visualizzazione di quelle che chiama "featured stories" nella news feed vista dagli utenti sul sito. Il lancio probabilmente previsto ai primi di marzo in vista della sua offerta pubblica iniziale, che è prevista per maggio.

General Motors

DUBBI SULLE FUTURE VALUTAZIONI DEL DEBITO SOVRANO SCOZZESE
http://on.ft.com/xegVR2

Un Scozia indipendente non sarebbe in grado di contare su una tripla A, hanno dichiarato le agenzie di rating al Financial Times. Se il referendum per l'indipendenza avesse successo gli oneri finanziari potrebbero diventare più elevati.

2 - THE WALL STREET JOURNAL
L'OBIETTIVO DI GM DOPO IL SALVATAGGIO: GUADAGNARE 10 MILIARDI DI DOLLARI ALL'ANNO
http://on.wsj.com/A0pT9k

Salvata dal governo solo tre anni fa, General Motors Co. ha messo gli occhi su un obiettivo una volta impensabil: rendere più di 10 miliardi di dollari l'anno.
Ed è già diretta in quella direzione. Il 16 febbraio, GM riferirà molto probabilmente un utile netto nel 2011 di circa 8 miliardi di dollari, la cifra più alta mai raggiunta. Dietro il guadagno di quasi il doppio rispetto al 2010 (4,7 miliardi di dollari) ci sono la crescita in Cina e i forti profitti in Nord America.

SONY

JAPAN TOBACCO SALE DEL 67%
Japan Tobacco Inc. ha aumentato l'outlook per l'intero anno commerciale del 17% dopo un progressivo recupero della propria attività nazionale di tabacco che ha portato a un aumento del profitto del 67%.
La più grande azienda di tabacco al mondo, dopo Philip Morris International Inc. e British American Tobacco, ha generato un utile netto di 64,5 miliardi di yen (842 milioni di dollari) nel trimestre conclusosi a dicembre, aumentando il profitto di 38,6 miliardi di yen nello stesso periodo dell'anno precedente.

TPG AUMENTA IL CAPITALE A 4 MILIARDI DI YEN
http://on.wsj.com/yxBxMw

La società di private equity TPG ha detto di essersi assicurata circa 4 miliardi di yen (634 milioni di dollari) in quanto continua a raccogliere capitali per gli investimenti in Cina.

PANASONIC

3 - BLOOMBERG
LE PERDITE DELLE AZIENDE GIAPPONESI DI ELETTRONICA PEGGIORANO
http://bloom.bg/yIRbUJ

I più grandi produttori giapponesi di telefoni e televisori dicono che perderanno circa 17 miliardi quest'anno, circa tre quarti di quello che Samsung Electronics Co. spende per allungare il vantaggio rispetto ai suoi concorrenti.
Sony Corp. ha più che raddoppiato le sue previsioni di perdite annue, mentre la Panasonic Corp. e Sharp Corp. prevedono le peggiori perdite nella loro storia. Le loro perdite si confrontano con i 22 miliardi di dollari che Samsung, il più grande produttore dell'Asia di elettronica di consumo, ha detto che investirà nel prossimo anno.
Le aziende giapponesi sono state colpite da uno yen più forte, dalle inondazioni che hanno allagato le fabbriche in Thailandia e dal calo della domanda per i loro televisori e potrebbero non essere in grado di recuperare il terreno perso con Samsung e Apple Inc.

4 - LES ECHOS
TASSE RECORD PER MARK ZUCKERBERG?
http://bit.ly/xcm9AR

Il Tesoro americano può dire grazie alla IPO di Facebook. Come rivelato dalla stampa anglosassone, l'arrivo del social network nei mercati finanziari potrebbe fare di Mark Zuckerberg, il giovane capo di Facebook, il contribuente più tassato nella storia degli Stati Uniti. L'importo della tassa: tra 1,5 miliardi di dollari (secondo il "Financial Times") e 2 miliardi di dollari (secondo il "Wall Street Journal").

MARK ZUCKERBERG

"SIEMENS È PRONTA AD APRIRE UNA FABBRICA DI TURBINE EOLICHE IN FRANCIA"
http://bit.ly/xJ3DSr

In piena battaglia tra le industrie energetiche francesi per vincere la gara dell'eolico in mare, il gruppo Siemens sta giocando le sue carte. Il suo capo, Christophe de Maistre, descrive il suo progetto in Francia.

5 - LA TRIBUNE
UNA FABBRICA GIGANTE RENAULT INAUGURATA A...TANGERI
http://bit.ly/xGM5jV

Questo farà discutere: in pieno dibattito sulla re-industrializzazione in Francia, Renault ha aperto la sua nuova fabbrica in Marocco, a Tangeri, che sarà il suo secondo ponte per espandere la sua gamma di veicoli "low cost" in Europa.

PER SALVARE L'EUROPA, IL FMI PUÒ CONTARE SUL DENARO SAUDITA
http://bit.ly/yw5Ync

Il ministro delle Finanze saudita, Ibrahim Al-Assaf, ha incontrato il Direttore Generale del Fondo Monetario Internazionale (FMI), Christine Lagarde, per discutere delle "iniziative in corso per risolvere" la crisi del debito europeo.
L'Arabia Saudita, la monarchia ricca di petrolio e membro del G20, è uno dei paesi da cui il Fondo spera di ottenere un contributo alla crescita di 500 miliardi di dollari delle sue risorse, che Lagarde ritiene necessario per affrontare la crisi economica globale.

Renault

LE AUTORITÀ SVIZZERE SOSPETTANO MOLTE BANCHE DI AVER MANIPOLATO I TASSI
http://bit.ly/xcSXWE

La Commissione della concorrenza elvetica sospetta dodici banche europee, americane e e giapponesi di aver accettato di influenzare i tassi interbancari a loro favore.
Dodici banche europee, statunitensi e giapponesi sono nel mirino della Commissione della concorrenza. Tra questi c'è una francese: Société générale. Altre istituzioni sono sospettate in Svizzera (UBS, Credit Suisse), Stati Uniti (Citigroup, JP Morgan Chase), Regno Unito (HSBC, Royal Bank of Scotland), Giappone (Bank of Tokyo-Mitsubishi, Mizuho Financial Group, Sumitomo Mitsui Banking Corporation) e Paesi Bassi (Rabobank). In particolare, gli operatori di queste istituzioni avrebbero accettato di ridurre il tasso al quale le banche si prestano denaro a vicenda.

SARKOZY ALLA CONQUISTA DI INTERNET
http://bit.ly/wpkWKK

Il sito Owni ha mappato la rete di influenza su Internet da parte del Presidente della Repubblica. Nicolas Sarkozy aveva scoperto inizialmente una terra ostile. Durante il suo mandato, ha cercato di controllare l'arcipelago del digitale. Con un certo successo...

CHRISTINE LAGARDE

GOOGLE CONTINUA A INVESTIRE IN ENERGIA VERDE
http://bit.ly/AoIge5

Con 915 milioni dollari spesi nel 2011, l'azienda di Mountain View non solleva il piede dalla GreenTechs.
Certo, questa è una goccia rispetto ai suoi 38 miliardi di fatturato, ma 915 milioni dollari è una quantità che merita una certa attenzione. Questo è stato investito in progetti di fotovoltaico o eolico solo nel 2011.

6 - DEALBOOK
HUTCHISON WHAMPOA ACQUISTA ORANGE AUSTRIA PER 1,7 MILIARDI DI DOLLARI
http://nyti.ms/yXlyoY

La Hutchison Whampoa di Hong Kong ha approvato l'acquisizione della società di telecomunicazioni europea Orange Austria in un accordo del valore di 1,3 miliardi di dollari o di 1,7 miliardi compreso il debito.

7 - TECHRUNCH
TWITTER: NEGLI ULTIMI 3 MINUTI DEL SUPER BOWL, C'ERANO 10 MILA TWEETS AL SECONDO
http://tcrn.ch/yP5eXe

I grandi eventi televisivi stanno diventando un catalizzatore sempre più popolare di attività sui social media, e gli eventi sportivi sono in cima alla lista. Molti di noi non possono più godersi il Super Bowl senza controllare Twitter ogni tre secondi.

Logo "Citigroup"

8 - MASHABLE
SPOT SAMSUNG "THING CALLED LOVE": L'ANTI-APPLE?
http://on.mash.to/A4MPMq

Samsung ha fatto capire una cosa chiara nella suo spot per il Super Bowl: vuole essere l'anti-Apple.
Lo spot prende in giro i fan di Apple che notoriamente campeggiano fuori dai negozi in attesa del lancio dei nuovi dispositivi.

Samsung

LE PUBBLICITÀ DEL SUPER BOWL 2012: GUARDALE TUTTE QUI
http://on.mash.to/AxHcok

 


IL-LUSI-ONI? - SUI CONTI DI LUSI VIGILAVA UNO STUDIO DI COMMERCIALISTI IN CUI LAVORAVA, COME PRATICANTE, IL NIPOTE

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Paolo Bracalini per "il Giornale"

luigi lusi

Una gestione in famiglia, quella di Lusi e amici ovviamente. Il revisore contabile chiamato a certificare i rendiconti della Margherita firmati dall'ex tesoriere ora indagato per appropriazione indebita, è un importante commercialista di Roma, il dott. Giovanni Castellani, titolare dell'omonimo studio contabile in via Bassano del Grappa.

È lui che, il 6 giugno 2011, mette la sua firma (insieme agli altri due revisori, Mauro Cicchelli e Gaetano Troina) in calce alla «Relazione del collegio dei revisori dei conti sul rendiconto chiuso al 31.12.010 Democrazia è Libertà- La Margherita», promuovendo a pieni voti il lavoro di Lusi, che nel rendiconto avrebbe­scrive Castellani - «rispettato il principio della prudenza, per quanto attiene le valutazioni di attività e passività», concludendo che il bilancio di Lusi «è attendibile, atto a rappresentare la gestione economica e finanziaria e pertanto questo Collegio esprime il proprio parere favorevole all'approvazione dello stesso».

FRANCESCO RUTELLI

Una bella promozione, dunque, condita anche da qualche complimento per la «prudenza» e la saggezza del tesoriere Lusi. Che in effetti conosce bene il suo «revisore» Castellani, come ci conferma lo stesso commercialista al telefono: «Beh, direi che io e Lusi siamo in rapporti di cordialità, è lui che mi chiese di far fare il praticantato da commercialista a suo nipote presso il mio studio, e io dissi di sì, come faccio per altri che me lo chiedono, non c'è niente di strano mi sembra», ci dice il revisore di Lusi.

Niente di strano né di irregolare, solo un'opinabile prossimità tra controllato (il tesoriere della Margherita Luigi Luisi) e controllore (il revisore dei conti della Margherita). In effetti il nipote di Lusi, Emanuele, ha collaborato a lungo con lo studio di Castellani, dove appunto ha fatto la pratica. Attualmente Emanuele Lusi è partner di uno studio legale di Roma, lo studio Lusi, che poi è lo zio Luigi, senatore Pd. Prima di passare dallo zio, Lusi jr lavorava da quello che, in quel momento e anche dopo, era il commercialista investito della responsabilità di dire se i rendiconti di Lusi erano fatti bene o meno.

PAOLO GENTILONI

Nel maggio 2010 il solito collegio di revisori approva, con le stesse valutazioni dell'anno successivo, il rendiconto di Lusi. Qualche mese dopo vengono assegnate due borse di studio del valore di 5mila euro dalla Fondazione Telos, «centro studi dell'ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Roma». Chi è il presidente della Fondazione Telos? Giovanni Castellani, dottore commercialista e revisore dei conti della Margherita.

E a chi viene assegnato il «Premio Chiaron Casoni» con relativa borsa? Proprio a Emanuele Lusi, nipote del tesoriere della Margherita, per uno studio su «Ebitda e valutazione d'azienda. Un approccio sperimentale». Qualità e professionalità a parte, la domanda si pone: era sufficientemente super partes il revisore dei conti di Lusi? Che garanzia può dare un collegio di controllo nominato dagli stessi organi di partito che devono essere controllati, magari anche amici oppure datori di lavoro di parenti?

jfl 13 enzo bianco

«I revisori dei partiti sono revisori un po' anomali - ammette il dott. Castellani - . Noi facciamo un controllo sul rispetto delle voci previste dalla legge, ma non sulle spese, altrimenti sarebbe un lavoro infinito che non possiamo fare». Niente controlli sulle spese di Lusi...

L'altro organo che ha approvato il bilancio di Lusi, cioè l'Assemblea federale della Margherita, non ha certo fatto verifiche più approfondite. Restano nero su bianco, nel verbale chiuso nel giugno 2011, le valutazioni di alcuni di loro. Il presidente della Margherita, Francesco Rutelli, che «ringrazia i Tesoriere Lusi per l'equilibrio e la correttezza delle funzioni assegnategli», e definisce il bilancio «in ordine, senza debiti né patrimoni residui».

LUSI-SPOSETTI-FASSINO-PARISI

Paolo Gentiloni, ex ministro della Margherita, certo che l'operato di Lusi «consenta di chiudere l'esperienza del partito in modo sereno dal punto di vista finanziario». Serenissimo. Chiude il presidente dell'assemblea, senatore Enzo Bianco,che «ringrazia il Tesoriere Lusi per la riconosciuta professionalità con la quale ha svolto il suo servizio in questi anni». Erano loro, insieme al revisore amico di famiglia, a «vigilare» su Lusi.

 

SARKOZY E CARLÀ HANNO VISSUTO ALL’ELISEO DA IMPERATORI, SPREMENDO A DOVERE LE CASSE DI FRANCIA

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Gian Micalessin per "il Giornale"

SARKOZY E I CACCIA FRANCESI

Chi di sprechi ferisce, di sprechi perisce. Ora lo sa anche Sarko. Mesi fa ghignava dell'Italia alle prese con lo spread. Ora fa i conti con il doloroso divario tra le spese sue e dei suoi predecessori. Un divario messo nero su bianco nel libro «L'argent de l'Etat» di René Dosiére, un deputato socialista specializzato nell'inseguire il filo d'Arianna degli sprechi di Stato. In questa caccia allo scialo Sarkozy si conquista facilmente il titolo di Gran Sciupone.

CARLA BRUNI INCINTA

Al suo confronto De Gaulle, Giscard d'Estaing,Mitterrand e Chirac sono dei miserabili. Le sue credenziali di supremo sperperatore son dettagliate in un bilancio dell'Eliseo attestatosi nel 2011 al livello record di 133 milioni di euro. Una delle principali fonti di spese deriva­ spiega Dosiére - dalla «bulimia da viaggio» presidenziale, ovvero dalla sua incontrollabile mania di volare altrove. Nicolas l'irrequieto fa le valige almeno 70 volte all'anno e trascorre 24 ore a settimana sull'Airbus presidenziale.

Un vero record se si considera che Jacques Chirac annoverava un 50 per cento di spostamenti in meno. Vero simbolo di tanta esosa irrequietezza è l'Air Sarko, l'Airbus presidenziale attrezzato ed allestito in base alle migliorie pretese dal presidente vagabondo. Ma a dar retta a Dosiére i 176 milioni di euro di spesa certificati dal ministero della Difesa sono solo un parte degli oltre 258 milioni di euro richiesti allo Stato francese per garantire le modifiche volute dal presidente.

CARLA BRUNI E SARKOZY

Un'altra prova dell'itinerante scialo presidenziale si nasconde nei garage dell'Eliseo. Lì le auto blu sono passate da 55 a 121. Il tutto al costo annuo di 120mila euro per le assicurazioni e di 330mila euro per il pieno. Bazzecole rispetto ai 130mila euro spesi nel settembre 2010 per regalare all'annoiata Carla una visitina alle grotte di Lascaux, il sito archeologico interdetto ai comuni mortali dove sono conservate le famose pitture rupestri del neolitico.

CARLA BRUNI E NICOLAS SARKOZY

Ma la vera differenza sono le misure di sicurezza. Per garantire l'incolumità propria e della premier dame il presidente spende in media dal 50 al 66 per cento in più dei suoi predecessori. A questi ritmi il costo, tutto compreso, di una puntatina di due ore in provincia raggiunge i 600mila euro, 450mila dei quali solo per la sicurezza.

E a rendere il tutto più salato s'aggiungono i 600mila euro spesi ogni anno per i video e le fotografie necessari a suggellare le peregrinazioni presidenziali. Senza contare gli imprevisti. Come quello del G20 del 2009 in America quando lo staff presidenziale sborsò 26 mila euro per farlo accomodare in una sala consona al suo ruolo.

sarkozy sulle punte carla bruni rep02

Ma la vera smania di Sarko si chiama Carla. É la mancanza della propria metà- spiega Dosiére- a renderlo eternamente irrequieto, a spingerlo a far tutto di corsa per garantirsi un veloce ricongiungimento. I soldati francesi in Libano ne sanno qualcosa. Durante una visita a Beirut Nicolas cancellò la visita alla loro base pur di non mancare al pranzo per l'ultimo disco della mogliettina.

Viaggi o non viaggi per il contribuente cambia poco. Anche tra le mura di casa la coppia Nicolas e Carla non garantisce grandi risparmi. Per ogni spuntino del mezzodì se ne va via un Pouilly Fumé del 95 se il cuoco cucina pesce, un rosso 2006 Crozes- Hermitage se in tavola arriva il patè. Quel che non cambia è solo il prezzo visto che entrambe le bottiglie valgono sui 190 euro l'una. Ma i vinelli son ben poca cosa. A far più paura sono i 12mila euro complessivi che l'Eliseo spende ogni giorno, domeniche comprese, per soddisfare Nicolas, Carla e i loro commensali.

sarkozy carla bruni simon peres lap

E pur di sapere cosa pensano di lui gli ingrati sudditi re Sarko ha quadruplicato le risorse, passando dai 500mila euro spesi in sondaggi da Chirac agli oltre 2,2 milioni di euro del suo mandato. Una spesa forse eccessiva per un presidente che rischia di presentarsi al voto con uno dei gradimenti più bassi della storia.

 

CELENTANO, GLI SPOT DEL FESTIVAL SONO SALVI- AIUTO! LA MONA STUDIA DA LETTERMAN! - SU FOX “HOMELAND-CACCIA ALLA SPIA”

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Maurizio Caverzan per "il Giornale"

Adriano Celentano Barack Obama

1 - LA RAI RILANCIA GLI SPOT DEL FESTIVAL
Con Sanremo alle porte si annunciano polemiche sugli introiti pubblicitari della Rai, come accaduto con lo show di Fiorello, venduto sottocosto con fuorvianti accuse alla Sipra. In realtà, il prezzo di spot e telepromozioni viene fatto sulla base delle stime dell'ufficio marketing di Viale Mazzini sulle quali la concessionaria propone degli arrotondamenti. Nel caso del Festival, gli spazi sono stati venduti qualche mese fa sfruttando gli ottimi ascolti dello scorso anno, ma quando di Celentano non si era sentito parlare.

Ora sarà più ambito e danaroso il break che precede il suo ingresso all'Ariston. Ed è un buon risultato aver scongiurato il divieto di interruzione durante i monologhi preteso dal Molleggiato. Quello di quaranta e più minuti sarà solo uno, ma non farà saltare il break. Nelle altre quattro serate Celentano terrà banco al massimo venti minuti.
Gli spot sono salvi.

J.J. Abramsrif61 daria bignardi

2 - LA GUERRA DELLE SERIE TV
Lunedì scorso è partita su Crime di Mediaset Premium Alcatraz , la serie firmata da J.J. Abrams, salutata da un'ottima accoglienza della critica. Stasera tocca a Fox lanciare Homeland­Caccia alla spia, il telefilm preferito da Obama, vincitore di due Golden Globes: un sergente americano torna in patria dopo otto anni di prigionia in mano ad Al Qaeda... Per il pubblico femminile, da domenica 19, in risposta a Pan Am di FoxLife, il canale Mya di Premium trasmetterà Smash, il serial prodotto da Steven Spielberg che ha per protagonista un gruppo di cantanti protagonisti di un musical su Marilyn Monroe.

3 - LE INVASIONI DEI PENSIONATI
Il pubblico «de sinistra» nel weekend sta a casa a vedere la tv? Forse hanno cominciato a chiederselo anche nella redazione delle Invasioni barbariche. Sarà per questo che venerdì il primo ospite di Daria Bignardi è stata Carla Cantone, segretario della sezione pensionati della Cgil?

David LettermanSIMONA VENTURA

4 - SUPERSIMO RIPENSACI
Simona Ventura goes to Hollywood: il promo della trasferta con vista sugli Oscar è divertente e non troppo cinephile. Chissà se il viaggio le porterà consiglio anche su i suoi programmi per Sky. Sembra che Supersimo stia preparando con Giampiero Solari «un talk show alla Letterman». Non è meglio cercare altri modelli, visti i risultati di quelli, troppi, che ci hanno già provato?

 

DA VITTIME A EVASORI - LA GUARDIA DI FINANZA INDAGA SUI CLIENTI DEL MADOFF DEI PARIOLI, DAI GUZZANTI AI SACERDOTI

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Gianfranco Lande al processo

Federica Angeli e Francesco Viviano per "la Repubblica"

Da truffati a possibili evasori. Sono 217 gli investitori vip "beffati" da Gianfranco Lande, il Madoff dei Parioli, finiti ora nel mirino della Guardia di Finanza. A quasi un anno dall´inizio delle indagini sulla megatruffa, i risparmi di clienti eccellenti - calciatori, politici, artisti, professionisti e nobili romani - consegnati al re del raggiro capitolino e ai suoi quattro soci, sono adesso sotto la lente degli investigatori. Gli accertamenti, disposti dalla Procura di Roma, mirano a verificare se quei soldi, volati in paradisi fiscali con la promessa di interessi fino al venti per cento annuo, siano stati o meno dichiarati al fisco.

sabina guzzanti

Nella lista dei 217 potenziali evasori (su un totale di 1.684 vip coinvolti nella stangata da 270 milioni di euro) ci sono personaggi della politica e del mondo dello spettacolo. Il primo della lista è il deputato Paolo Guzzanti che non solo ha investito negli anni oltre 400mila euro nella società fantasma Eim, ma ha trascinato nella macchina mangiasoldi tutta la sua famiglia: i tre cugini, le figlie (Sabina è stata sentita in tribunale come teste lo scorso martedì) e alcuni amici che, a loro volta, hanno affidato al Madoff romano un vero e proprio capitale superiore abbondantemente ai tre milioni di euro.

DAVID RIONDINO

Gli uomini del Nucleo di Polizia valutaria delle Fiamme Gialle stanno poi scavando nel conto di Francesco Ricci, un sacerdote domenicano, avvocato dei "santi" che, per conto del Vaticano, istruisce le pratiche e avvia i procedimenti per la beatificazione dei santi: il religioso è riuscito così a mettere da parte un milione e settecentimila euro. Questa somma è passata dallo Ior a titoli e obbligazioni di Gianfranco Lande e - per poter indagare sul "gruzzolo" (e sull´eventuale coinvolgimento della Chiesa nell´affaire Lande) - il pubblico ministero Luca Tescaroli ha richiesto una rogatoria allo Stato del Vaticano.

SAMANTHA DE GRENET

Al vaglio degli inquirenti anche la posizione di David Riondino e della principessa Ruspoli, dell´avvocato Titta Madia e della soubrette Samantha De Grenet, del cantante Massimo Ranieri e del professor Umani Ronchi. E quelle di molti altri personaggi più o meno noti.

Per la Procura sarà fondamentale chiarire anche tutta l´operazione di scudo fiscale che ha coinvolto i vip. Nel 2008 - quando la Eim (società non autorizzata dalla Consob che operava nel mercato finanziario dal ‘98) è sparita e al suo posto è nata la regolare Egp, sempre gestita dalla gang dei Parioli in carcere dal 24 marzo - i soldi di tutti gli investitori sono tornati in Italia e passati alla nuova società attraverso lo scudo fiscale.

PADRE FRANCESCO MARIA RICCI

Gli investitori vip sostengono di aver pagato la tassa per regolarizzare i loro capitali lievitati all´estero: chi 65 mila euro (è il caso di David Riondino), chi 60 mila euro (è quanto ha dichiarato il frate domenicano Ricci in udienza). Tuttavia questi soldi non risultano pagati allo Stato e molti clienti sono a tutti gli effetti evasori. L´ennesimo raggiro di Lande o una svista dei clienti eccellenti? A chiarirlo sarà la Finanza.

 

EVVAI! ANCHE “REPUBBLICA” SCOPRE PASSERA E’ IL PAPA NERO DEL BANANA, NO DI BERSANI

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A CURA DI MINIMO RISERBO E PIPPO IL PATRIOTA

SILVIO BERLUSCONI

1- IL PAPA NERO E' PROPRIO NERO...
"L'ex premier punta alla Grande coalizione. "Nel 2013 un altro governo con i democratici". Berlusconi pensa a Passera per Palazzo Chigi. Rottura definitiva con la Lega" (Repubblica, p. 19). Racconta Francesco Bei che il Sire di Hardcore abbia detto: "Preferisco Corrado perché Alfano è percepito come un politico di professione". Invece AirOne Passera è un banchiere di professione, quindi con lui a Palazzo Chigi si salta un passaggio e Lorsignori risparmiano tempo e denaro.

Già, Angelino Jolie il "Predestinato". Predestinato alle fregature. Basta leggere che scrive Adalberto Signore sul Giornale (p. 3): "Un dossier di oltre quaranta pagine - frutto dello studio di un gruppo di analisti - e la prima di copertina del corposo incartamento con l'eloquente titolo "Fondazione Berlusconi". Una visita qualche settimana fa dal suo grafico di fiducia Gianni Comolli, per visionare alcune bozze di manifesti elettorali".

CORRADO PASSERA

Una fondazione che comunque "ha anche finalità filantropiche" e su cui lavora da mesi anche "l'imprenditore friulano Diego Volpe Pasini", ovvero l'amico di Vittorio Sgarbi che alla "filantropia" unisce il gusto per la scelta delle ragazze da candidare. Il vero titolo di questo pezzo, in stile feltriano, sarebbe stato: "Povero Angelino! Si sbraccia da mesi per i congressi e per ridisegnare il Pdl, ma il Banana pensa a tutt'altro.

L'idea: manager sul modello Publitalia per tutto il partito, anche in provincia. E i parlamentari? Per bene che vada possono dare una mano". Ma sul giornale di famiglia non si può e allora ecco un sobrio: "Il Cav lancia "Fondazione Berlusconi".

ALFANO

2- MA FACCE RIDE!...
Giudice Violante: "Dialoghiamo ma nessuno pensi a leggi fatte su misura. Varie volte il Cavaliere ha cambiato opinione, per questo siamo guardinghi" (Stampa, p. 10). Ma "siamo" chi? Chi siete? E soprattutto, quanti siete là dentro?

3- NON FA SOSTA LA SUPPOSTA...
"Spunta la mediazione della Cisl sui licenziamenti economici". Bonanno Bonanni, il neocatecumenale in pensione che partorisce novità nella pancia altrui, "apre a una robusta manutenzione dell'articolo 18. Cgil perplessa" (Repubblica, p. 17). Spuntano le brache basse anche di Angeletto Angeletti, pure lui fresco di ritrovata unità sindacale: "Scriviamo una legge sul licenziamento per motivi economici", annuncia felice sul giornale della Fiat di Marpionne (p. 8).

LUCIANO VIOLANTE

"Articolo 18 e parti sociali: una base di trattativa per superare gli ostacoli. Le ipotesi su cause veloci e licenziamenti individuali (Corriere, p.1 e non P2, fare attenzione). "Cause veloci e ammortizzatori, le ipotesi di sindacati e imprese" (Corriere, p. 11).

Si apprezzi come una giustizia che funziona e uno Stato che non ti molla in mezzo a una strada vengano usati come merce di scambio - per non dire come arma di ricatto - per ridurre diritti e tutele. Geniale, eh?

4- C'E' VITA SULPDMENOELLE...
"Bersani: Monti si dia una regolata, non ci facciamo prendere in giro dal Pdl", su nomine Rai e norme anti-giudici (Repubblica, p. 16). Paura!

RAFFAELE BONANNI

5- SONO PARTITI CON LA CASSA...
Nel silenzio del vindice Prodi, parla Gad Lerner e sono dolori: "Ora che lo scandalo dei bilanci fantasma le ha rese evidenti, sarà bene ricordare le indicibili motivazioni patrimoniali che suggerirono nel 2006 ai dirigenti della Margherita e della Quercia la scelta autolesionistica di presentarsi uniti alla Camera, ma separati al Senato, a costo di disorientare gli elettori e mutilare così la vittoria del centrosinistra: lo fecero per ragioni di cassa. L'unità del nascente Pd, ma soprattutto il progetto di rinnovamento del Paese dopo una fallimentare legislatura berlusconiana, furono sacrificati al vil denaro" ("Il peccato originale dello scandalo Lusi, Repubblica p.1).

SERGIO MARCHIONNE VERSIONE 'BARBUDO'

E infatti di lì a poco tornò al potere uno che di vil denaro ne aveva e ne ha infinitamente di più: Silvio Bananoni. Lui non ha bisogno di Lusi e Sposetti, gli bastano il ragionier Spinelli e il Gran Macellaio Verdini Denis.

Sul Giornale godono gratis: "Una gestione in famiglia. Così il clan Lusi "vigilava" sui conti della Margherita. Il nipote dell'ex tesoriere per anni ha lavorato nello studio del commercialista che ha certificato i rendiconti dei Dl. Nel 2011 gli elogi di Rutelli al senatore per la correttezza e l'equilibrio. Fiducia mal ripagata" (p. 6).

6- TOGHE IN AMORE...
"La gip e quei rapporti "particolari" al Csm. La denuncia contro la giudice coinvolta nel caso Agcom-Berlusconi: "Mi diceva che era protetta da certi colleghi..." Sms di sfida: "Abbiamo altro a cui pensare. Le tue querele ci fanno solo ridere". Un'inchiesta della Procura di Lecce svela nuove trame segrete". Gian Marco Chiocci svela sul Giornale (p. 8) "la relazione intima tra due magistrati di Trani finita letteralmente a cazzotti e carte bollate davanti al Csm".

PIER LUIGI BERSANI

Per il Giornale, il giudice Michele Nardi ("denunciante ferito") sarebbe stato ben poco tutelato dal sinedrio di Palazzo dei Marescialli, che si è limitato a spostare la sua ex amante Maria Grazia Caserta. Storia parecchio divertente, solo rovinata da una testata veramente idiota sopra il titolo: "L'Italia degli anti Cav". Perché tutto, ma proprio tutto, al Giornale deve essere portato a dividendo del Padrone?

7- DISECONOMY...
Titolo del Messaggero a pagina 9: "La Ciociaria in ginocchio. A Sora né acqua né corrente".

8- FREE MARCHETT MANI DI VELLUTO...
"Adesso fissami negli occhiali e ti dirò chi sono. Stilosi, tecnologici, sono loro a svelare la nostra personalità", scrive Michela Tamburrino sulla Stampa (p.23). Appunto, svela la propria personalità chi si comprerà questi magnifici occhiali concepiti da Lapone Elkann: "Vanno come il velluto. E' esclusivo il modello in velluto Italia Indipendent che unisce artigianato, innovazione e contemporaneità di linee". Pubblicità? No, giornalismo tutelato da apposito ordine professionale.

MONTI

9- PENSA, D'INVERNO FA FREDDO E A VOLTE NEVICA...
Il montanaro de' noantri Gianni Alèdanno passerà alla storia per aver nobilitato le municipalizzate con la creazione di piccole, simpatiche cellule di eversione nera in auto blu. Poi, da vero imperatore romano decadente, sarà ricordato per il vivace ed esoso clan familiare. Infine, per la spiccata propensione alle facezie. Come quella di aver fatto gettare il sale per le strade di Roma mentre pioveva. "Quando è caduta la neve, il sale era finito", osservano oggi quei meschini di Repubblica (p. 3).

pro45 romano prodi mangia

Non hanno compreso il grande progetto di Nerino Primo: trasformare Roma nella più grande piscina di acqua salata a cielo aperto. Perché sul suo mausoleo possano scrivere: "Portò più Atac, ma anche più spa per tutti".

10- CATAFALC SQUARE...
Da una sua intervista sulla Stampa, apprendiamo che Giuseppe Zamberletti è vivo (p.2 e non P2, fare attenzione).

11- VERGOGNA DI STATO...
Anche oggi lo Stato biscazziere guadagnerà un po' di soldi dal gioco d'azzardo, ovvero da una malattia che rovina ogni giorno decine di famiglie. Chi ci guadagna tantissimo sono i concessionari, alle prese ogni tanto con qualche articolo sgradito. E allora, visto che prevenire è meglio che combattere (e pre-pagare e meglio che argomentare), vai con le grandi campagne pubblicitarie pro-gioco "responsabile". Oggi, per farvi un'idea dell'ipocrisia, guardate le due pagine di pubblicità del Casino online della Sisal su Repubblica (pp. 26-27).

Gad Lerner

12- ORA D'ARIA LIBERTARIA...
"Oggi Elisabetta compie sessant'anni di regno" (e stikazzi?) e la Stampa regala ai suoi lettori una prima pagina con la parata dei suoi assurdi cappellini. Titolo magico: "La vita da regina cominciò su un albero". Gli eredi dei liberatori chiudono gli occhi e sognano gli alberi usati come appendi-re. Ma poi vai dentro ed ecco la Torino sabauda che trionfa nell'era di Mariopio Calabresi: "Dalla parte della gente. Quel senso del dovere oltre il privilegio. Ha resistito a tutte le tempeste della sua famiglia" (p. 15). Ma che è, un'Agnelli pure lei?

LUSI-SPOSETTI-FASSINO-PARISI

 

GIUDICI IN CALORE - NELL’INCHIESTA DI TRANI SUL BANANA C’È UNA VIOLENTA STORIA DI CORNA TRA DUE MAGISTRATI

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Gian Marco Chiocci per "il Giornale"

toghe

Quando le toghe trescano e inforcano i guantoni pensando a Berlusconi come a un dittatore. Ha dell'incredibile la relazione tra due magistrati sfociata in pestaggi, volti sfregiati, minacce, appostamenti sotto casa, rocamboleschi pedinamenti, irripetibili ingiurie telefoniche, denunce e controdenunce, coinvolgimenti di ufficiali dei carabinieri, persino filmini hard. La storia che a Trani è finita a cazzotti e carte bollate ha incidentalmente portato alla luce inquietanti collegamenti con la nota inchiesta Agcom, quella delle intercettazioni selvagge dell'ex premier Silvio Berlusconi.

Emergerebbero, infatti, retroscena tali da riscrivere la genesi dell'inchiesta del pm di Trani, Michele Ruggiero, finito lui stesso sott'inchiesta al Csm per aver nascosto parte dell'indagine su Berlusconi al procuratore capo di Trani, Carlo Maria Capristo. Per addentrarci in questo ginepraio occorre rifarsi all'ordinanza 163/2011 con la quale la sezione disciplinare del Csm dispone il trasferimento da Trani al tribunale di Matera del gip Maria Grazia Caserta. Nella decisione dell'ottobre scorso si fa presente che il procuratore generale della suprema corte di Cassazione, letti gli atti, ha chiesto la sospensione cautelare delle funzioni e dallo stipendio e il collocamento fuori ruolo organico della dottoressa Caserta.

In subordine, il trasferimento d'ufficio, opzione poi scelta dal Csm che la manderà in provincia di Matera dopo aver fatto presente che la gip è indagata a Lecce e che «vi sono serie ragioni per ipotizzare, con ragionevole fondatezza, la sussistenza di fatti posti a fondamento dell'azione disciplinare» posto che «le condotte contestate appaiono (...) sintomatiche di una carenza di equilibrio». Come dire: un gip con poco equilibrio non può stare a Trani, ma può benissimo esercitare a Matera. Nelle motivazioni si parla di una relazione «caratterizzata da atteggiamenti violenti e minacciosi» della gip che «hanno creato disdoro per l'immagine della magistratura» in quel di Trani, dove la storia era divenuta pubblica attraverso un esposto anonimo.

«La verosimiglianza e la credibilità delle prospettazioni accusatorie - continua il dispositivo - sono provate anche dalla documentazione in atti e in particolare dai certificati medici da cui si evincono le lesioni (riportate da Nardi, ndr) di cui alle incolpazioni» e ancora «dal tenore e dal contenuto degli sms, dal fatto che la dottoressa Caserta non neghi, nella sua memoria difensiva, il rapporto conflittuale con Nardi», dando un'altra versione dei fatti.

IL GIUDICE DI TRANI MICHELE NARDI

Le due parti in causa, contattate dal Giornale, hanno rifiutato qualsiasi commento. Anche i testimoni hanno preferito non esprimersi. Parlano le carte, ovvero l'atto d'accusa del giudice Nardi e la controdenuncia della Caserta finita alla procura generale. Nardi la mette così. Spiega che nell'ambito di rapporti di natura personale si sono sviluppati «atti aggressivi, violenti e persecutori» da parte della dottoressa Caserta. Le cose, aggiunge, si mettono presto male. Gli episodi di stalking selvaggio riferiti dall'autore dell'esposto (che fa sempre i nomi dei testimoni dei fatti denunciati) non si contano. E quando Nardi minaccia di rivolgersi al Csm, la gip, a suo dire, fa presente che gliela farà pagare perché lei ha amici intimi a palazzo dei Marescialli.

Nardi dice d'aver provato a ricondurla a più miti consigli. Ma il 15 marzo scorso viene raggiunto a Sassari e aggredito a pranzo. «Verso le 14.45 la Caserta piombò letteralmente nel ristorante senza alcun preavviso e dopo avermi strattonato e preso a calci e pugni davanti agli astanti cominciava a insultarmi ad alta voce col solito frasario: figlio di puttana, merda, stronzo. Erano presenti il presidente del tribunale di sorveglianza dottoressa Vertaldi, i presidenti delle sezioni di corte d'appello, l'avvocato generale Claudio Locurto...» e via discorrendo. Proprio l'avvocato, continua Nardi, prova inutilmente a calmare la donna. Dopodiché, fuori dal locale, Nardi è colpito al volto con una borsa. «Cadevo privo di sensi, in una pozza di sangue».

Come da referti medici allegati, Nardi si risveglierà al pronto soccorso: viso sfregiato, 17 punti di sutura per 70 giorni di prognosi. Atti violenti si sarebbero susseguiti anche nei mesi a seguire in più luoghi. Quel che più avrebbe scioccato i componenti del Csm sarebbero però i toni degli sms inviati dalla Caserta. Frasi dettate dal risentimento, che lasciano però interdetti: «Non smetterò di respirare finché non ti avrò visto nel fango», «a suo tempo devi crepare», «So cose su di te con cui posso schiacciarti come un verme, stai attento tu verme e pensa a non fare ingravidare tua figlia da qualche delinquente come te verme schifoso», «pagherai caro, e non per mano mia», «Aspetteremo di vedere il fiorellino che hai a casa (mia figlia di 11 anni, scrive Nardi) da quanti sarà colto, «tanto ci penseranno altri a fartela pagare, e comunque i tuoi figli sono merde come te».

La gip, da parte sua, offre un'altra versione ai carabinieri che hanno appena finito di perquisirla a casa e in ufficio. Riferisce che alla luce dei suoi ripetuti tentativi di lasciare l'uomo, Nardi «implementava la sua attività persecutoria già manifestata in precedenza con minacce di ogni genere ("stai bene attenta, guardati le spalle, ti distruggerò, se mi attraversi la strada accelero") e iniziava una pressante attività di persecuzione ai miei danni già manifestata in passata con ingiurie, minacce e aggressioni fisiche». La Caserta mette nella denuncia contenuti di alcuni sms e chiosa: «Sinora ho vissuto in un clima di terrore che è aumentato dopo l'arrivo dell'esposto anonimo» ai miei genitori.

Il Csm ha creduto a Nardi, per ora. Le contestazioni della gip sono ora al vaglio della Procura generale. Lo stesso Csm si dovrebbe però concentrare anche sul contenuto di alcune e-mail, tra gli allegati agli atti della controversia, che il terrorizzato Nardi archiviava a futura memoria. Perché in una di queste si dà conto di uno strano presunto episodio che coinvolge la gip e il pm dell'inchiesta Agcom-Annozero, finito lui stesso sotto procedimento disciplinare al Csm per aver nascosto al capo parte dell'inchiesta su Berlusconi.

Toghe Rosse

Accuse gravi, queste di Nardi, che non si possono lasciare appese al dubbio. Perché se è vero quel che dice Nardi, il pm Ruggiero avrebbe riferito alla gip Caserta notizie che non solo non aveva messo a conoscenza del suo procuratore ma ne avrebbe parlato con un potenziale giudice terzo dell'inchiesta.

In una e-mail delle ore 9.54 del 22 giugno 2010 Nardi scrive: «La stessa (la Caserta, ndr) mi ha riferito di aver deposto il falso dinanzi al maggiore dei carabinieri nascondendo la circostanza che il dottor Ruggiero, con il quale ha un rapporto confidenziale, nel dicembre del 2009 le disse che stava intercettando Berlusconi e che presto il clamore della vicenda avrebbe fatto cadere il governo. La circostanza mi fu immediatamente riferita dalla Caserta poco prima di Natale del 2009. Ero convinto che avrebbe deposto la verità. Le ho chiesto le ragioni della falsa dichiarazione e lei mi ha risposto che non poteva tradire Michele Ruggiero e che comunque Berlusconi meritava di cadere perché è un dittatore».

Il pm Ruggiero, rintracciato dal Giornale, casca dalla nuvole: «Della vicenda fra loro (Nardi e Caserta) so quello che sanno un po' tutti. Ma una cosa è certa: quello che sarebbe scritto nella mail è assolutamente e totalmente falso. Non solo io non ho riferito niente a nessuno ma queste cose erano coperte da segreto e mai e poi mai le avrei dette, né in ragione della mia professione e nemmeno dal fatto che vi era un rapporto di colleganza o di amicizia». E siamo solo al primo round.

 

RINVIATA A DATA DA DESTINARSI LA NOMINA DI MULLER - A VENEZIA TAGLIATO “CONTROCAMPO ITALIANO”

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1- CINEMA: RINVIATO A DATA DA DESTINARSI CDA 'CINEMA PER ROMA'
(Adnkronos) - La presidenza della Fondazione Cinema per Roma ha rinviato a data da destinarsi il Consiglio di Amministrazione previsto oggi, per decidere la nomina di Marco Muller a direttore artistico del Festival di Roma. Lo apprende l'Adnkronos da fonti della Fondazione.

MARCO MULLER

2- MULLER NON SI FARÀ DA PARTE
Michele Anselmi per "il Secolo XIX"

Ma perché Marco Müller non si fa da parte, magari mandando tutti a quel paese? Per come si sono messe le cose al Festival di Roma, cioè male per lui, farebbe una bella e dignitosa figura. Esattamente come Giulio Malgara quando, resosi conto che la presidenza della Biennale si allontanava per vasta opposizione bipartisan, si ritirò dalla partita, togliendo dall'imbarazzo l'incauto ministro Giancarlo Galan.

Purtroppo non succederà. Pare proprio che l'ex timoniere della Mostra veneziana voglia il sangue. Un mese fa era certo di farcela in souplesse, sostenuto dal sindaco Alemanno e dalla governatrice Polverini, ma siamo in Italia, dove il patteggiamento politico logora chiunque, anche un abile mandarino cinese come Müller. Peraltro è una vita che annuncia di voler tornare a fare il produttore dopo Venezia: dia seguito ai buoni propositi e rinunci a pilotare la cine-kermesse capitolina, che non ha mai amato, in verità ricambiato.

ALEMANNO POLVERINI

Proprio oggi, lunedì, doveva svolgersi l'atteso cda chiamato a votare sulla delicata questione dopo un mese di polemiche infuocate. Saltato per il brutto tempo. La neve che paralizza Roma c'entra poco, in verità. Senza accordo preventivo, la riunione si sarebbe risolta con uno smacco per il duo Alemanno-Polverini, tanto decisionista quanto maldestro. Nel senso che Müller non sarebbe mai passato, causa risultato già scritto: 2 astensioni (presidente e Musica per Roma); 2 no (Provincia e Camera di commercio); 2 sì (Comune e Regione).

Le cose si sono ingarbugliate a tal punto, per l'inciprignita volontà dei due leader pidiellini, che il compromesso appare ormai impossibile. L'unico modo per sbloccare la situazione, se si vuole evitare un ulteriore stallo nefasto per il futuro del Festival romano in programma fine ottobre, è che Müller ceda il passo, aprendo la via a una soluzione terza.

Sulla quale il presidente uscente Gian Luigi Rondi, non potendo riproporre la favorita Piera Detassis, starebbe già lavorando, nella speranza di pescare un nome gradito a tutti. Non sarà facile. Ma si può capirlo: attento alle forme e alla correttezza istituzionale per antica consuetudine democristiana, Rondi non vuole farsi calpestare dal sindaco sventato e dalla governatrice yé-yé.

GIAN LUIGI RONDI

In effetti, la faccenda-Müller è nata male e andata avanti peggio. Che differenza con Paolo Baratta che, confermato alla guida della Biennale, in meno di un mese ha fatto sei nomine cruciali, cinque all'unanimità e solo una, quella di Massimiliano Gioni, a maggioranza. Due stili opposti, due culture del fare, due idee della cosa pubblica. C'è da augurarsi che Alemanno e Polverini a questo punto capiscano: non vadano avanti ad ogni costo, si perde e si vince in politica; suggeriscano semmai al loro candidato di fare retromarcia. E tutto si calmerà.


3- C'È FESTIVAL E FESTIVAL. MENTRE A ROMA SI LITIGA, A VENEZIA SI LAVORA
Gloria Satta per "Il Messaggero"

PIERA DETASSIS

C'è festival e festival. Mentre a Roma si litiga, a Venezia si lavora alacremente per organizzare la 69ma Mostra, in programma dal 29 agosto all'8 settembre. E al grido di «snelliamo il cartellone», Baratta e Barbera cancellano Controcampo italiano, la sezione che negli ultimi tre anni ha offerto alla produzione made in Italy una generosa vetrina lanciando film indipendenti come Dieci inverni, Cosmonauta, 20 sigarette, Primo incarico, Scialla!, Cavalli, Cose dell'altro mondo.

La selezione ufficiale si riduce ora a tre sezioni: concorso, fuori concorso e Orizzonti con il tetto massimo di 20 film in gara e 11 fuori competizione, di cui massimo tre per la Mezzanotte. La Mostra risponde così a tutti quelli che negli anni scorsi l'hanno accusata di gigantismo, di mettere troppa carne al fuoco a danno di spettatori e giornalisti, impossibilitati a vedere tutto.

Altro rimprovero ricorrente è l'aver lasciato troppo spazio al cinema italiano relegandolo nel Controcampo che, introdotto nel 2009 proprio da quel Marco Müller ora al centro della baruffa romana, ha rappresentato un'opportunità, certo, ma nello stesso tempo rischiava di trasformarsi in un ghetto, o nel ripiego degli esclusi dal concorso. «Lo snellimento», dice Alberto Barbera, «obbedisce a un criterio di più marcata selettività e garantirà ad ogni titolo una migliore collocazione le cartellone e di conseguenza una maggiore visibilità».

MASSIMILIANO GIONI

Tra le novità di Venezia 2012 c'è anche Biennale College, un laboratorio aperto ai giovani filmakers di tutto il mondo per la produzione di film a basso costo. E la moltiplicazione dei premi, degli ex aequo, dei Leoni alla carriera. «La Biennale», dice il presidente Paolo Baratta, «intende diventare un punto di riferimento nazionale e internazionale per la creatività delle singole discipline artistiche, quindi anche del cinema».

Ma la cancellazione della vetrina italiana fa oggi discutere il cinema di casa nostra. I primi ad arrabbiarsi sono i CentoAutori. «Cadiamo dalle nuvole», dice Andrea Purgatori, portavoce dell'associazione che riunisce registi e sceneggiatori. «Staremo a vedere il restyling annunciato da Barbera, ma la soppressione di Controcampo ci sembra un errore madornale. Dal nuovo direttore ci aspettavamo un'attenzione maggiore per il cinema italiano. Ci tolgono una vetrina e non staremo a guardare. Daremo battaglia».

Paolo Baratta

Applaude invece il produttore Riccardo Tozzi, presidente dell'Anica. «Ottima mossa. La Mostra è sempre stata accusata di mettere in cartellone troppi film e soprattutto troppi italiani. E ora dico sì allo snellimento». Sulla stessa linea Angelo Barbagallo, il presidente dell'Unione Produttori: «Ridurre la quantità di film mi sembra una decisione positiva e mi auguro che funzioni», afferma. «Ormai tutti i festival risultano troppo affollati. Spero solo che il cinema italiano non perda visibilità».

Tra i film di maggiore successo di Controcampo c'è 20 sigarette, il vincitore dell'edizione 2010. Allora il regista esordiente Aureliano Amadei entusiasmò la platea veneziana con la propria storia di sopravvissuto all'attentato di Nassiryia. Oggi non nasconde l'irritazione. «La sezione è stata inventata da Müller, il più grande direttore di festival del mondo: figuriamoci se potevano mantenerla», osserva Amadei. «Ed è un vero peccato abolire Controcampo che ha riservato le migliori sorprese della Mostra e dato il giusto risalto alle opere prime, il vero motore del cinema italiano. Sappiamo cosa si perde ma non sappiamo ancora cosa si guadagna».

ALBERTO BARBERA

Non polemizza invece Tilde Corsi, la produttrice di 20 sigarette, che dice: «Certo, Controcampo aveva una sua fisionomia e per noi è stato un ottimo trampolino. Ora il nostro cinema ha uno spazio in meno, ma lo snellimento della Mostra era necessario». Conclude Francesco Bruni, che l'anno scorso vinse con Scialla!: «La mia prima reazione è di dispiacere: Controcampo rappresentava un'opportunità per i film non selezionati nel concorso. Ma forse non aveva un'identità definita, era un po' un purgatorio anche se per me si è rivelato molto importante. Secondo qualcuno, però, la sezione si è rivelata deludente. E se questo è stato il motivo della soppressione, non posso che condividerlo».

 


FACEBOO-FALA - ZUCKERBERG VERSA NELLE CASSE DELLO STATO 4 MLD $, MA DAL PROSSIMO ANNO PAGHERÀ SOLO IL 15% DI TASSE

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Angelo Aquaro per "La Repubblica"

MARK ZUCKERBERG

Ci voleva un amico per risollevare le casse del fisco nell´America che vuole pagare sempre meno tasse. E i signori dei balzelli l´hanno trovato nel sito che in tutto il mondo ne raccoglie 845 milioni: Facebook. Di più. L´amico ritrovato è proprio il fondatore Mark Zuckerberg. Che con una dichiarazione da 4 miliardi di dollari diventa ora il singolo contribuente più generoso degli States.

I numeri sono tutti da brivido in questa favola di web & potere infiammata dall´Ipo con cui il social network punta a raccogliere in Borsa almeno 5 miliardi di dollari: facendo schizzare la sua valutazione a 100 miliardi. Proprio nelle carte depositate alla Sec si intravede la prossima cartella del 27enne Mark. Che giura che Facebook prima ancora di una azienda è «una missione»: non si può vivere, dice, di sola «massimizzazione del profitto».

MARK ZUCKERBERG

Davvero? Il candidato miliardario alla Casa Bianca, Mitt Romney, su 21 milioni di dollari paga solo 3 milioni di tasse: meno del 15 per cento. E non pagherebbe neppure un dollaro se vincesse il rivale Newt Gingrich, che vuole tassare a zero i capital gains. Sono proprio le esenzioni sui guadagni sugli investimenti a far sì che anche un paperone come Warren Buffett paghi solo 7 milioni di dollari: tassato meno della sua segreteria, dice lui stesso, che ora si batte per la riforma di Barack Obama.

A differenza dei colleghi miliardari Zuckerberg pagherà invece un miliardo e mezzo di tasse federali e mezzo miliardo di tasse in California. Solo generosità? Prima di quotarsi Mark eserciterà l´opzione di vendere alcune azioni. Sono le cosiddette «stock options» e sono 120 milioni: che quando gli sono state assegnate come compenso nel 2005 valevano 6 dollari ciascuna.

MARK ZUCKERBERG

La superquotazione in Borsa fa schizzare il suo 23 per cento in Facebook a 23 miliardi. E lui si terrà ovviamente i 413 milioni di azioni del pacchetto proprietario. Ma metterà in vendita le azioni opzionate: che adesso varranno più di sei volte tanto, 40 dollari l´una. A differenza dei capital gains, le stock options sono considerate compenso da lavoro: e quindi tassate al 35 per cento. Ecco dunque perché Mark pagherà la megacartella da 2 miliardi. Ma c´è un ma: anzi due.

Questa pazza pazza legge consente alle imprese di dedurre dalla dichiarazione la compensazione in options dei suoi dipendenti. E per Facebook la deduzione annulla non solo il miliardo di tasse che avrebbe dovuto pagare per il 2011 ma fa maturare anche mezzo miliardo di credito per i due anni prima. Insomma i soldi escono da una parte ed entrano dall´altra. Di più.

MITT ROMNEY

Quando Mark avrà esaurito la vendita delle stocks options sarà anche lui tassato per gli interessi maturati gruzzoletto-base. A quel punto considerati però capital gains: con aliquota del 15 per cento. Sempre che il giovane miliardario non voglia davvero dimostrare che a questo mondo non esiste solo «la massimazione del profitto». E raggiungere mister Buffett e mister Obama nel club della riforma. Questa sì che sarebbe una bella pagina da aprire: su Facebook.

WARREN BUFFETT

2- FACEBOOK, UN AFFARE DI FAMIGLIA I GUADAGNI DEL CLAN ZUCKERBERG
Alessandra Farkas per Corriere della Sera

Mentre Facebook si appresta a diventare una società quotata in borsa dal valore di ben 100 miliardi di dollari, vengono allo scoperto gli intrecci «molto familiari» all'interno del colosso creato da Mark Zuckerberg. Il Wall Street Journal rivela come, nella documentazione dell'offerta pubblica iniziale sono, infatti, menzionati i nomi di almeno 4 parenti di dirigenti e manager del social network nonché la loro relazione d'affari con l'azienda.

Uno di questi nomi è quello di papà Zuckerberg. «Secondo gli atti ufficiali, quando tra il 2004 e il 2005 Facebook iniziava a levarsi in volo, il signor Zuckerberg fornì il capitale iniziale, in cambio della possibilità di acquistare azioni "Classe B" per il valore di 2 milioni di dollari», scrive il quotidiano finanziario.

Anche se quell'opzione decadde dopo un anno, il board di Facebook stabilì che quella scadenza era in contrasto con quanto inizialmente garantito. E così, verso la fine del 2009, il padre di Mark ricevette ben 2 milioni di azioni Classe B. Tra i beneficiari del famoso clan c'è anche Randi Zuckerberg, sorella di Mark e star della Silicon Valley, che ha lasciato Facebook lo scorso anno portandosi però a casa 360 mila dollari per i tre anni di attività accanto al fratello.

Facebook

Lauti guadagni anche per la figlia di Donald Graham, Ceo del Washington Post e da sempre amico e mentore di Mark Zuckerberg, oltreché direttore di Facebook. Secondo i prospetti dell'IPO (l'offerta pubblica iniziale, in inglese initial public offering) nell'ultimo anno, la giovane Graham avrebbe ricevuto 189.168 dollari per il suo lavoro part time. I conti in tasca del Journal non risparmiano Rob Goldberg, cognato della Ceo di Facebook Sheryl Sandberg. La sua GMG Lifestyle Entertainment, che fa affari con il social network, avrebbe guadagnato 700 mila dollari nell'ultimo anno «per la fornitura di servizi di marketing e di vendita».

 

UNA MANO LAVA L’ALTRA E TUTTE E DUE PAGANO LE MAZZETTE

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Paolo Foschini per Corriere della Sera

Nostalgia?
«Neanche un po'. La situazione dell'Italia vent'anni fa era indegna di un Paese civile».

Eppure lei stesso dice...
«Che girano più tangenti oggi di allora, certo. Mani Pulite poteva essere una svolta, invece è stata tentata una restaurazione».

E dunque?
«Dunque la Seconda Repubblica è semplicemente figlia della Prima. Ma la madre non era meglio: il debito pubblico che tuttora scontiamo continua a essere il frutto prodotto in quarant'anni da quel sistema là».

Piercamillo Davigo

È questa la sintesi dell'allora pm e oggi giudice di Cassazione Piercamillo Davigo, vent'anni dopo l'arresto di Mario Chiesa che il 17 febbraio 1992 innescò un domino da quattromila inquisiti, la scoperta di tangenti per migliaia di miliardi in una rete sterminata di conti esteri, l'azzeramento di cinque partiti: e per riassumere il resto ci vorrebbe un libro.

Con che risultato?
«Direi duplice. Da una parte non c'è dubbio che dall'evento di Mani Pulite è derivata una cesura netta nelle dinamiche politiche del Paese. Determinata dall'elettorato, tengo a ricordare, non dai magistrati. Il cui ruolo è stato solo quello di portare a galla dei fatti».

E l'altra parte è stata Berlusconi?
«No. L'altra parte è stata che il potere politico, tutto, di centrodestra e centrosinistra, a fronte del quadro devastante emerso dalle indagini non si è affatto preoccupato di prendere provvedimenti per contenere la corruzione, ma semplicemente di contrastare e rendere più difficili i processi».

Anche il centrosinistra?
«Il centrodestra lo ha fatto in modo talmente spudorato da risultare vergognoso: rendere il falso in bilancio perseguibile solo su querela degli azionisti (di fatto di maggioranza) è come perseguire un furto su querela del ladro, dal momento che, se estranei, cambierebbero gli amministratori.

mario chiesa

Ma il centrosinistra ha dimostrato abilità più sottili, per esempio con la riforma dell'abuso d'ufficio e la precedente introduzione della "modica quantità" nell'annotazione di fatture per operazioni inesistenti: cose passate in silenzio, senza il clamore delle leggi ad personam, ma che hanno reso più difficile contrastare i fenomeni».

Adesso la responsabilità civile dei magistrati.
«Che è comunque demagogica, la sua estensione comporterebbe solo un maggior premio assicurativo da pagare. Ma a quel punto si porrebbe un problema di tutela sindacale visto che, per esempio, l'assicurazione per la responsabilità civile sui veicoli dello Stato è pagata dallo Stato e non dagli autisti: perché l'assicurazione per i processi la dovrebbero pagare i magistrati?».

Solo una questione di soldi?
«Naturalmente no, la citazione diretta di un magistrato avrebbe come conseguenza anche il suo obbligo di astenersi e nel procedimento penale ciò implica la rinnovazione degli atti compiuti: il che può far saltare il sistema».

Vi hanno detto mille volte: se la corruzione c'era da una vita voi dov'eravate prima del '92?
«È una delle tante scempiaggini che si ripetono da vent'anni. Eravamo lì, ma la corruzione è come la mafia: non è come un omicidio, dove trovi un cadavere e fai le indagini. È un reato che si regge su un patto segreto tra chi lo compie: finché non viene uno a raccontartelo non lo sai».

SILVIO BERLUSCONI

E perché nel '92 vengono a dirvelo?
«L'ho ripetuto in mille convegni, ogni volta in cui qualcuno rispolverava l'altra scempiaggine del complotto: Mani Pulite è partita banalmente perché il sistema aveva finito i soldi. Finché il costo delle tangenti poteva essere caricato sul prezzo degli appalti, e le amministrazioni pagavano, gli imprenditori erano ben contenti di corrompere i partiti.

Altro che vittime. Poi, quando hanno cominciato a non veder più saldati i lavori per cui prima avevano pagato le tangenti, allora si sono arrabbiati e sono venuti da noi. Tutto qui».

Altre scempiaggini?
«Certo, e ancora più dannose perché a forza di ripeterle sono entrate nel pensiero comune. La prima è stata la giustificazione addotta per anni da chi veniva beccato a rubare: "Ma rubano anche gli altri, perché prendete me?". Come se un ladro d'auto pretendesse di essere processato solo dopo che sono stati presi tutti gli altri».

A nessuno piace essere processato.
«Ci mancherebbe. Ma la cosa grave è che in questo Paese è diventato "normale" pensare di potersi difendere negando la legittimità del proprio giudice. Pretendendo di fondare le sempre più numerose istanze di ricusazione non sulla contestazione di atti specifici ma sul fatto che un magistrato abbia, per esempio, un orientamento politico».

GERARDO DAMBROSIO CI PENSA

Se è opposto al mio, e deve giudicare me, può darmi fastidio.
«Ma lui deve motivare per iscritto ogni decisione che prende, e lei può impugnarla nel merito! In un Paese anglosassone il giudice ti condanna semplicemente "poiché la giuria ti ha ritenuto colpevole", punto: facciamo cambio? E se un imputato di terrorismo islamico chiedesse di ricusare un giudice perché va a messa? Dovrà smettere di andarci? Però allora potrebbe non piacere a un imputato cattolico: dovrà fare la comunione di nascosto?».

Nel '92 dicevate: noi non facciamo politica. Qualcuno vi disse: sarà la politica a risucchiare voi. Gerardo D'Ambrosio è diventato senatore e Antonio Di Pietro ha fondato un partito.
«I magistrati non devono fare politica nell'esercizio delle loro funzioni. D'Ambrosio e Di Pietro non sono più magistrati e non hanno più tale vincolo».

Esiste un tasso di corruzione fisiologico?
«Tutto sta a intendersi sul quanto. In Italia ci sono meno condanne per corruzione che in Finlandia, che però Transparency International considera il Paese meno corrotto del mondo. Noi siamo a fondo classifica. È l'altra scempiaggine di quanti ripetono che la corruzione è il costo della democrazia: balle. Così la democrazia ce l'hanno rubata».

ANTONIO DI PIETRO

Al netto delle tangenti lievitate, in cosa la Seconda Repubblica è diversa dalla Prima?
«Per esempio nel fatto di aver lacerato il velo dell'ipocrisia, che per certi versi è considerata un difetto ma è anche la tassa che il vizio paga alla virtù: prima ci si mascherava da buoni perché essere cattivi era considerato brutto, adesso non c'è neanche più la maschera».

Gli italiani hanno i politici che meritano? Siamo condannati all'illegalità?
«Per niente, anzi. Non credo affatto a un Dna delle tangenti, non siamo un popolo sbagliato: siamo solo uno Stato con leggi sbagliate e più facili da aggirare. Pensare il contrario è il più pericoloso e qualunquista degli alibi».

In che senso?
«L'ho detto anche l'altro giorno agli studenti di un liceo di Milano, per me è la cosa più insopportabile di tutte: è quando sento qualcuno dire che "rubano tutti". Allora ogni volta gli chiedo "Scusi, lei ruba? No? Ecco, neanche io: siamo già in due". Ripartiamo da qui».

 

QUELLI CHE IL MARCIO-CALCIOSCOMMESSE A MACCHIA D’OLIO:14PARTITE TRUCCATE,MA“GLI SVILUPPI DELL´INDAGINE SONO PIÙ AMPI”

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Giuliano Foschini e Marco Mensurati per "La Repubblica"

Mario Cassano

Hanno arrestato un altro portiere disonesto, quello che si tuffò per non parare il rigore di Doni. Hanno messo nero su bianco che molte, troppe partite del campionato di serie A dello scorso anno sono state uno scherzo. E ora lanciano un invito a tutti i giocatori: «Raccogliete l´appello di Doni». «Chi si è lasciato corrompere rompa il silenzio e dica quello che sa». Torna il calcioscommesse. Torna l´inchiesta di Cremona. E tornano le manette: Mario Cassano, il portiere, e Angelo Iacovelli, l´ausiliario ospedaliero amico dei calciatori e degli Zingari, sono stati arrestati all´alba di ieri e portati in carcere a Cremona.

La svolta è arrivata dopo gli interrogatori che hanno seguito i fermi di dicembre. E dopo la lettura delle ultime informative depositate dalla squadra mobile di Cremona e dal Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia. Informative che hanno dimostrato come almeno 14 partite di serie A dello scorso anno abbiano subito le interferenze degli scommettitori e di un´organizzazione criminale che faceva capo agli asiatici di Den e al gruppo degli "zingari". Agli atti c´è la storia di Lecce-Lazio e Lazio-Genoa con gli slavi nei ritiri e poi negli alberghi di Milano, «per un incontro finalizzato alla consegna del denaro a Dainelli e Milanetto» scrive il procuratore Di Martino.

Guido Salvini

Ci sono i pentiti che raccontano dell´intervento degli asiatici su Napoli-Sampdoria, Brescia-Bari e Brescia-Lecce. Gli scommettitori che vanno sicuri su Brescia-Chievo, Genoa-Roma e Chievo-Samp. Ci sono tutte le partite del Bari di fine stagione e quell´Inter-Lecce che fa perdere tanti soldi agli Zingari. «Gli sviluppi dell´indagine sono peraltro ancora più ampi» scrive il giudice per le indagini preliminari Guido Salvini, nell´ordinanza di custodia cautelare di ieri. «Rispetto a dicembre il quadro di accusa si è straordinariamente rafforzato. Gli interrogatori hanno indicato numerose altre partite la cui manipolazione non era sino a quel momento nota agli inquirenti e altri giocatori o soggetti ruotanti attorno al mondo del calcio come coinvolti in più episodi di frode sportiva».

ALESSANDRO ZAMPERINI

Dichiarazioni che hanno dimostrato, secondo il gip, come «le indagini non abbiano toccato un semplice gruppo di scommettitori truffaldini e disonesti ma una rete complessa in grado di pianificare strategia dall´estero e applicarle in modo seriale. Una rete che avrebbe continuato a truccare le partite per anni e probabilmente con una capacità di inquinamento delle competizioni calcistiche sempre maggiore, se non fosse stata seguita e ricostruita tassello per tassello».

L´indagine, dice Salvini, è solo all´inizio: «È possibile che venga ulteriormente alla luce la rete criminale che ha agganciato e corrotto non solo in Italia tanti giocatori anche appartenenti anche a squadre di rilievo». Il gip plaude a Doni. «La sua intervista, pubblicata dai quotidiani il 28 gennaio (ndr, Repubblica e Gazzetta dello Sport) costituisce un momento di riflessione e di risarcimento al mondo del calcio: l´atleta invita i giocatori, certamente numerosi, che si sono lasciati corrompere a uscire dal silenzio e a dire quello che sanno».

CRISTIANO DONI

Salvini si augura che l´appello di Doni venga raccolto nell´interrogatorio di garanzia già domani da Cassano, ex giocatore del Piacenza. «Il portiere ha svolto - scrive Salvini - un ruolo fondamentale nella vicenda in quanto ha messo in contatto gli zingari con Zamperini, e lo ha fatto proprio in quanto quest´ultimo costituiva, attraverso le sue conoscenze con i giocatori, un ottimo strumento per ampliare l´introduzione del gruppo nel campionato di serie A». Cassano era quello che «aveva fame», pretendendo diecimila euro in più per prendere quattro gol invece di tre. A lui vengono contestate le manipolazioni delle partite contro Atalanta, Siena, Mantova e Albinoleffe.

Martedì è in calendario invece l´interrogatorio di Iacovelli, il cui arresto rischia di aprire un conflitto di competenze tra procure. L´infermiere è indagato a Bari dove era stato appena interrogato dagli inquirenti. Per questo il suo legale, Andrea Melpignano, è spiazzato: «Siamo colpiti, avevamo già spiegato gli stessi fatti a Bari, probabilmente i due uffici non si sono parlati. Siamo comunque pronti a chiarire di nuovo tutto».

 

SE MONTI VUOLE DURARE AL GOVERNO (E POI VOLARE AL QUIRINALE) DEVE GIOCARE DI SPONDA CON BERLUSCONI

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Stefano Feltri per il "Fatto quotidiano"

SILVIO BERLUSCONI MARIO MONTI

Se Mario Monti arriva addirittura a lamentare che "si è esagerato a usare lo spread come arma contundente contro il mio predecessore", allora la situazione è davvero critica. Giusto un mese fa, alla conferenza stampa di fine anno, Monti arringava i giornalisti con una lezione sullo spread e un grafico che dimostrava come il picco della misura di rischio dei nostro debito pubblico - 575 punti di spread contro i 377 di oggi - coincideva con la sua nomina a senatore a vita, il 9 novembre. Poi è cominciato l'effetto Monti, con un po' di doping dalla Bce di Mario Draghi che comprava titoli italiani.

GIORGIO NAPOLITANO

Cosa sta succedendo al professore se è costretto a smontare la base di legittimità finanziaria su cui poggia il suo governo? "Monti è preoccupato per la tenuta del Pdl e quindi cerca la sponda di Silvio Berlusconi", ammette un sottosegretario. Ma la maggioranza è "evanescente", per usare un aggettivo sfuggito a Monti in un forum ieri pomeriggio con Repubblica Tv. Il Terzo Polo accetta qualsiasi cosa con entusiasmo ("siamo in sintonia su tutto", dice Pier Ferdinando Casini).

Il Partito democratico soffre, ieri il segretario Pier Luigi Bersani è andato a lamentarsi dal capo dello Stato Giorgio Napolitano: "Il nostro appoggio è senza condizioni, ma il Pdl non può fare così", questo il senso del discorso di Bersani che ha chiesto udienza al Quirinale dopo l'incidente alla Camera, giovedì. Il governo viene battuto su un tema storicamente berlusconiano, la responsabilità civile dei giudici: risuscita la vecchia maggioranza Pdl-Lega e riesce a infilare nella legge comunitaria l'emendamento, con la strana complicità del presidente della Camera Gianfranco Fini che concede il voto segreto, scatenando i franchi tiratori.

PIER LUIGI BERSANI

L'emendamento verrà cancellato nei successivi passaggi parlamentari, giurano tutti, ma il segnale politico è arrivato: se Monti vuole durare deve un po' berlusconizzarsi. Magari a cominciare dalla Rai che il premier vorrebbe rifondare ma che per ora resta quella di sempre: al Tg1 non c'è più Augusto Minzolini, solo perché è stato rinviato a giudizio per aver abusato della carta di credito aziendale.

Il pensionando Alberto Maccari, suo successore benedetto da Berlusconi, doveva restare in carica poche settimane. Invece lunedì il direttore generale Lorenza Lei è riuscita a farlo riconfermare per un anno, spaccando il cda ma dimostrando che l'asse Pdl-Lega è ancora decisivo. A marzo cambiano i consiglieri, Monti dovrà decidere che fare con quello scelto dal Tesoro (oggi c'è il supertremontiano Angelo Maria Petroni).

minzolini

Chissà se tra un mese riuscirà a emanciparsi dalla vischiosità berlusconiana o tutto proseguirà come prima. Sulle cose che contano (per Berlusconi), Monti garantisce quella continuità che tanto indispone il Pd. Basta dire che il gran regalo delle frequenze tv a Rai e (soprattutto) Mediaset, il beauty contest, è stato solo congelato per 90 giorni, non certo annullato. Nessuno crede che nel Pdl si pensi a sfiduciare Monti.

Anche perché il professore della Bocconi sta facendo molte cose che a Berlusconi e ai suoi non erano mai riuscite, dalla riforma delle pensioni ai miliardi sbloccati per le grandi opere fino al cambiamento del mercato del lavoro. Il ministro del Welfare Elsa Fornero ha detto che, anche sull'articolo 18, si procederà comunque , con o senza i sindacati. Se l'avesse detto Maurizio Sacconi, ci sarebbe stata una sollevazione popolare, invece oggi perfino Eugenio Scalfari da Repubblica invita la Cgil di Susanna Camusso al pragmatismo, " "Difendere i diritti sindacali è sacrosanto [...] ma chiudere gli occhi di fronte alla realtà è una sciagura".

CORRADO PASSERA

Quando Monti dice che "se l'Italia è ridotta un pò male è perchè i governi italiani per decenni hanno avuto il cuore troppo buono, diffondendo buonismo sociale", titilla quella parte liberista del Pdl che ha sempre predicato il taglio della spesa pubblica e del welfare (salvo poi aumentare gli sprechi una volta al governo). E ai berlusconiani piace ancor di più vedere Nichi Vendola, Sel, dire che Monti rivela "un profilo schiettamente conservatore".

Ma al professore della Bocconi sono chiare le priorità: rassicurare l'Europa, contenere Angela Merkel creando un asse con Barack Obama, spingere un po' il Pil e fare le riforme chieste dalla Bce. Per raggiungere questi obiettivi è pronto a tutto. Anche a vedere Silvio Berlusconi intervistato a tutta pagina sul Financial Times, gazzetta ufficiale del montismo. Ed è rassegnato a sembrare, almeno per un periodo, un po' un "Berlusmonti".

MACCARI

 

FAIDA NEL PD SUL CASO LUSI:“QUESTIONE POLITICA”,DUBBI SULLE PRIMARIE FRANCESCHINI-BERSANI

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Laura Cesaretti per "il Giornale"

luigi lusi

Ora, nel Pd e dintorni, tutti si ricordano di qualcosa; ognuno scopre di avere qualche sospetto da avanzare. «Ma se non veniva fuori il caso Lusi, perché si è attivata la Banca d'Italia, chi si svegliava?», si chiede polemico un ex rutelliano come Roberto Giachetti, oggi segretario del gruppo Pd alla Camera. Per il quale, da vecchio radicale, «il problema sta nel manico», ossia nell'oscuro, faraonico sistema del finanziamento pubblico.

«Non a caso noi radicali, Rutelli incluso, passavamo intere giornate di congressi, a porte aperte, a esaminare e discutere ogni voce di bilancio: sapevamo che, dove ci sono i soldi, la trasparenza totale è l'unica contromisura possibile». Nessun altro partito lo ha fatto, e ora il pasticcio sta emergendo. Sotto i riflettori c'è la Margherita, «ma qualcuno- dice Giachetti- si è chiesto cosa fanno dei loro soldi Forza Italia o An, Di Pietro o Vendola o Bossi? O magari l'Asinello di Prodi e Parisi, che ha avuto anch'esso i suoi finanziamenti?»

FRANCESCO RUTELLI

Già, i Democratici: il loro exploit elettorale risale alle Europee del ' 99, con conseguenti rimborsi fino al 2004. Usati come? Andrea Armaro, da sempre braccio destro di Parisi, è pronto a rintuzzare ogni sospetto: «Gran parte di quei soldi, per volontà di Parisi, che si scontrò su questo con altri esponenti, vennero dati alla Margherita». La fetta rimanente è servita a pagare la sede di Piazza Santi Apostoli (che fu anche quartier generale di Prodi) fino alla fine del 2011, e a finanziare campagne elettorali e referendarie, fino a quello sul sistema elettorale appena bocciato dalla Consulta.

parisi prodi lap

Nel 2001, anno in cui debuttò la Margherita con - grazie alla leadership di Rutelli, candidato premier - un esaltante 15%, sui soldi si accese una furibonda discussione. «Ci fu una riunione interminabile dei partiti fondatori a Rocca di Papa - ricorda Armaro ­in cui gli esponenti del Ppi (Castagnetti, Bindi, Marini) minacciavano di andarsene se la Margherita non gli avesse dato una quota di finanziamento. Alla fine Rutelli e Parisi cedettero, e così i Dl salvarono i Popolari, che erano nei debiti fino al collo».

Ora Parisi è uno dei grandi accusatori del «sistema Lusi», e ha il dente avvelenato con Rutelli: «Lusi era un avversario politico messo a guardia delle risorse, e a garanzia del fatto che fossero spese a sostegno della linea rutelliana», dice a Repubblica. Linda Lanzillotta, rutelliana, ammette che «il caso Lusi apre una questione politica nell'Api», ma se la prende anche con Parisi che i bilanci li ha votati. Intanto l'ex Dl Rino Piscitello accusa su Libero: «Avevamo il sospetto che quei soldi venissero divisi tra gruppi, correnti e leader che contavano nella Margherita.

LINDA LANZILLOTTA

Come? Lo decideva il tesoriere: tu mi stai simpatico e ti finanzio».Dentro «una rete di complicità». E invita: «Tutti quelli che hanno avuto soldi da Lusi per le loro attività politiche lo dicano». Sul Fatto, invece, Mario Adinolfi chiama in causa i Ds e le primarie di Bersani: «Come fai a stare dentro il tetto dei 250mila euro dichiarati se la tua faccia è in tutte le stazioni d'Italia?».

Sui soldi delle primarie 2009 lo scontro finì anche sui giornali. Fu Franceschini a denunciare l'operato dello staff di Bersani, capeggiato da Filippo Penati, con una lettera aperta ai competitor. Gli spazi a pagamento (muri, tv, giornali, fiancate dei bus) erano invasi dai manifesti con la faccia di Bersani. «Uno spreco enorme- protestò Franceschini - I militanti vivono tra mille difficoltà finanziarie e capiscono a fatica perché vengono impiegate risorse e costosissimi spazi pubblicitari per la competizione tra noi, anziché essere utilizzati per il partito».

«Solo manifesti e attacchinaggio saranno costati 200mila euro», stimò Roberto Cuillo, capo della comunicazione per Franceschini. Il tetto per i candidati era di 250mila euro. «Qualcuno in questo Pd si sente proprietario del partito, ora si capiscono le resistenze a mollare le sedi, a mischiare le casse e i patrimoni, il proliferare di fondazioni», aggiunse Francesco Saverio Garofani, braccio destro di Franceschini.

Bersani e Franceschini

Ricorda Cuillo: «Altro che 4 milioni di euro, come dice Lusi. Con i 250mila stanziati, riuscimmo a fare dieci iniziative pubbliche in giro per l'Italia, un librettino di propaganda e un solo manifesto. Convinsi io Dario a farlo, negli ultimi giorni di campagna, perché eravamo sommersi da quelli di Bersani». E il tutti contro tutti minaccia di allargarsi.

 

"IL SENSO DI MORETTI PER LA NEVE" È ANDATO A SBATTERE CONTRO I TRE PILASTRI DELLA SUA STRATEGIA INDUSTRIALE

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1-"IL SENSO DI MORETTI PER LA NEVE" E' ANDATO A SBATTERE CONTRO I TRE PILASTRI DELLA SUA STRATEGIA INDUSTRIALE: LA RIDUZIONE DEI COSTI, L'ALTA VELOCITA', E LA PACE SINDACALE.
Gli uscieri delle Ferrovie sono entrati stamane nel palazzo obitorio in punta dei piedi.La cautela non era dovuta soltanto alle lastre di ghiaccio che ancora ingombravano l'accesso, ma al timore di destare l'attenzione del loro Capo, Mauro Moretti che ha passato tre giorni infernali.

MAURO MORETTI

Ancora una volta la neve ha scardinato il mito dell'efficienza che ha sempre eccitato le sue ambizioni di supermanager fino a fargli credere di diventare un giorno ministro dei Trasporti. In questa occasione ha pero' evitato di scivolare nel ridicolo come fece il 21 dicembre 2009 quando invito' i passeggeri a difendersi dal maltempo con i panini e le coperte, e con astuzia si e' tenuto alla larga dall' indecente balletto delle responsabilita' che ha visto primeggiare il sindaco dalle scarpe ortopediche, Gianni Alemanno.

Per gli uscieri, sorpresi dalla latitanza nei giorni del disastro del ministro competente Corradino Passera, il silenzio di Moretti e' un segno di saggezza di fronte all'incubo delle famiglie chiuse per 30 ore dentro un vagone a pochi chilometri da Roma, e al flop della Rete che e' riuscita a rallentare perfino le Freccierosse dell'Alta Velocita'.

Treni bloccati dalla nevicata

Anche loro, gli uscieri, sono del parere che lo scopo della vita non e' giustificarsi bensi' lottare verso traguardi sempre piu' ambiziosi, ma questa affinita' "erettiva" con l'uomo che e' entrato nell'azienda 34 anni fa a Bologna , non impedisce di ragionare sulle cause che hanno rimesso in discussione l'immagine dell'azienda. L'esercizio e' difficile ma non impossibile perche', parafrasando un celebre film del '97, "il senso di Moretti per la neve" e' andato a sbattere contro i tre pilastri della sua strategia industriale: la riduzione dei costi, l'Alta velocita', e la pace sindacale.

In nome della prima (la riduzione dei costi) sono mancati in misura sufficiente gli investimenti per l'ammodernamento e la manutenzione dei convogli e della Rete che in questi giorni si e' rivelata un colabrodo ,senza le serpentine per riscaldare gli scambi, con soli 26 raschiaghiacci per 16mila chilometri di rete elettrificata, e con le tradotte per i pendolari simili ai carri bestiame (nonostante i cospicui contributi delle Regioni).

Corrado Passera

La parola d'ordine degli ultimi anni e' stata una sola: tagliare, tagliare, tagliare. Cosi' e' scritto nel Piano Industriale 2009-2013 dove in 70 pagine si trovano tracce troppo sottili sui quattrini da spendere nelle nuove tecnologie. Tagliare -questo l'imperativo categorico- per concentrare la maggior parte delle risorse sull' Alta Velocita' in una logica neofuturista, costata finora 25 miliardi, che poi ti porta ad aspettare per 8 ore un locomotore diesel in grado di trascinare un trenino da Tivoli a Roma.

Tagliare, tagliare, tagliare: anche a costo di finire in fondo alla classifica delle ferrovie internazionali per quanto riguarda la spesa nell'information technology e nell'innovazione, ed e' davvero curioso che a farsi paladino di questa strategia sia l'uomo che gia' nel ' 91 era direttore della Divisione Tecnologie, ma quello era l'anno in cui chiudeva la sua esperienza di Segretario nazionale della CGIL Trasporti e si preparava a saltare sulla barricata del potere.

Freccia Rossa

Adesso il Moretti supermanager lascia sulla torre della Stazione di Milano un pugno di assiderati, blocca 450 assunzioni in Rfi (l'ha scritto ieri Repubblica) e freme dalla voglia di introdurre il macchinista unico (anche se teme che 2000 licenziamenti rompano la sottile lastra di ghiaccio della pace sindacale).

Gli uscieri del palazzo obitorio hanno il cuore nei calzini, ma sanno che comunque il Capo puo' ancora contare sul Governo di CatricaLetta e sul latitante Passera che hanno spostato all'infinito la nascita di una vera Autorita' per i Trasporti. A rinfrancarlo c'e' anche il giornale di Confindustria, Il Sole24Ore, che ieri in un colonnino esilarante esaltava l'eroismo di un anonimo "dirigente dei treni Frecciargento che all'alba, in tuta arancione, a Roma Termini, rassettava di persona i treni in partenza".

ANTONIO CATRICALA

Basteranno gli eroi senza nome e gli errori industriali a spiegare "il senso di Moretti per la neve"? C'e' chi ne dubita,e non sono pochi.


2- FINMECCANICA: "PIU' PULITI, MA IN MUTANDE"! TORNA GUARGUAGLINI, CON ORSI AL COMANDO IL GRUPPO ESCE SCONFITTO DA TUTTE LE GARE INTERNAZIONALI
Non succede tutti i giorni di leggere sul principale settimanale della finanza un articolo a piena pagina con un titolo come questo: "Piu' puliti, ma in mutande".

Eppure e' successo sabato quando in edicola e' arrivato il settimanale "Milano Finanza", la testata del Gruppo Class diretta da Osvaldo De Paolini, un giornalista che si incazza soltanto quando si parla della Merkel e della politica tedesca.

Osvaldo De Paolini

A sorprendersi per la sparata inconsueta e irriverente sono stati sopratutto i top manager di Finmeccanica guidati da Giuseppe Orsi, l'uomo che da maggio dell'anno scorso e' salito al vertice della societa' e adesso ricopre il doppio incarico di amministratore delegato e presidente. L'articolo, che ha letteralmente spiazzato la folta schiera dei collaboratori di Orsi, e' una denuncia senza mezzi termini dei fallimenti che la terza multinazionale pubblica (dopo Eni ed Enel) sta collezionando sui mercati internazionali dove ogni giorno si allunga l'elenco delle sconfitte rispetto ai competitor stranieri dell'aeronautica,della difesa e dell'elettronica.

"Le commesse languono - scrive Milano Finanza - a oggi il Gruppo ha ottenuto ordini per un miliardo di euro in meno rispetto a un anno fa, piazza Monte Grappa ha il fiato sempre piu' corto". L'accusa e' durissima e fragorosa perche' mette in discussione quel valore della "competitivita'" che e' sempre stato un fiore all'occhiello.

PIER FRANCESCO GUARGUAGLINI GIUSEPPE ORSI

A prima vista la contrazione del portafoglio ordini si puo' ricondurre al terremoto della crisi che ha investito l'intero universo ,ed e' probabilmente questa la spiegazione che gli uomini di Orsi riescono a balbettare a chi chiede ragioni, ma il giochetto non puo' convincere gli analisti che hanno seguito le sorti della societa' nell'ultimo anno.

E' difficile infatti spiegare perche' il Gruppo che fino a un anno fa e' stato leader di eccellenza tecnologica con 75mila dipendenti in 43 Paesi, esce sconfitto da tutte le gare internazionali e non riesce piu' a mettere nel carniere un risultato positivo.

Debbie Castaneda

L'ultima botta e' arrivata dall'India la settimana scorsa dove ha perso un maxicontratto che avrebbe portato lavoro ad Alenia AerMacchi per almeno 3 miliardi, ma questo risultato segue di poche settimane la sconfitta per i caccia giapponesi, e prima di Natale in Turchia dove i rapporti con il governo si sono deteriorati dopo la pubblicazione delle intercettazioni tra l'ex-direttore commerciale Pozzessere e la modella colombiana Castaneda. Se poi a questo cimitero si aggiunge la lapide dei tagli nella Difesa dell' amministrazione Obama e quelli che potrebbero arrivare dalle forbici di Monti e del Tesoro, allora l'affanno rischia di diventare un collasso.

bncitl42 alberto bombassei

Il bilancio diventa ancora piu' amaro per Orsi quando "Milano Finanza" formula un confronto con l'era Guarguaglini e dimostra ,con tanto di tabella, che rispetto al 2010, cioe' prima dell'arrivo di Orsi, il portafoglio ordini di Finmeccanica si e' ridotto di 3,8 miliardi.A questo punto e' facile immaginare l'enorme irritazione del manager piacentino e dei numerosi advisor e consulenti che ,senza badare a spese, sta arruolando per salvare la sua immagine (tra questi: il generale Tricarico, l'ex-Opus Dei Carlo Maria Fenu, l'esperto militare Andrea Nativi, e un giornalista napoletano giocherellone).

GIORGIO SQUINZI

Di fronte alla debacle internazionale e a una galleria impietosa di insuccessi ,un'azienda come Finmeccanica non puo' appellarsi alla speranza perche', come diceva un filosofo anticipando Tremonti "la speranza e' una buona colazione, ma una pessima cena" dove Orsi rischia di presentarsi pulito, ma in mutande.


3- GLI IMBARAZZANTI TIRAMOLLA IN CONFINDUSTRIA TRA BOMBASSEI, SQUINZI E RIELLO
Avviso ai Naviganti N.1 "Si avvisano i Signori Naviganti che e' stato annullato il primo confronto previsto per domani a Mogliano Veneto tra Alberto Bombassei, Giorgio Squinzi e Andrea Riello.

L'evento organizzato all'hotel Villa Braida dalle Associazioni del Triveneto e' stato cancellato su richiesta di Squinzi che considera inesistente la candidatura di Riello e ha proposto a Bombassei di misurarsi giovedi' prossimo nella sede di Assolombarda dove conta numerosi alleati.

cortina andrea riello moglie

Se poi anche questa sfida sara' annullata, e' convinzione della maggior parte degli imprenditori di Confindustria che il PIL culturale del Paese non soffrira' perche' finora i tre aspiranti alla poltrona della Marcegaglia hanno dimostrato di avere poche idee, ma confuse".

4- OLIMPIADI IN PARADISO: PER ROMA 2020 PESCANTE CHIEDE AIUTO ALLA RADIO VATICANA
"Laudetur Jesus Christus: qui Radio Vaticana: "Non sapendo piu' a quale Santo votarsi, il vicepresidente del Cio, Mario Pescante e' venuto giovedi' scorso negli studi della nostra Radio per perorare in un'intervista l'appoggio della Santa Sede per le Olimpiadi di Roma 2020.

5al40 mario pescante

Al termine della conversazione alcuni prelati hanno pregato l'illustre ospite di non angosciarsi per le incertezze del Governo italiano sulla candidatura della Citta' Eterna, e di ricordare che per la Chiesa e' ancora valido il Settimo Comandamento: non rubare".

 

CHIAMBRETTI INCASSA IL 9,4% CON I GEMELLI GIOVANARDI - FAZIO BATTUTO PER UN SOFFIO DA “PAPERISSIMA SPRINT” (17,4%)

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Thomas Tonini per "www.davidemaggio.it"

PIERO CHIAMBRETTI ROCCO SIFFREDI

PRIME TIME - Ancora una vittoria e ascolti in crescita per Il restauratore di Rai1: la fiction con Lando Buzzanca è stata seguita da 6.246.000 spettatori pari al 22.41% di share. Questa sera l'ultima puntata. Su Canale5 la soap Centovetrine conquista 3.032.000 spettatori e l'11.34% di share, in calo rispetto a sette giorni fa. Presadiretta su Rai3 è stato visto da 2.623.000 telespettatori con il 10.23% di share.

La serie NCIS su Rai2 è stata seguita da 2.963.000 spettatori (9.27%) e a seguire Charlie's angels da 2.426.000 (8.06%). Su Italia1 in recupero il Chiambretti Sunday Show con 2.131.000 spettatori e il 9.39% di share. Il film Quel treno per Yuma è stato visto su Rete4 da 1.546.000 spettatori pari al 6.15%. La pellicola Pelham 123 ha raccolto su La7 749.000 telespettatori (2.98%).

RAZNOVICH MAMMA MIA CHE DOMENICA

ACCESS PRIME TIME - Testa a testa per Fazio e le papare di Canale5. Su Canale5 Paperissima Sprint conquista 5.468.000 telespettatori e il 17.38% mentre I Soliti Ignoti con Fabrizio Frizzi ottiene su Rai1 4.856.000 spettatori con il 15.4%. Su Rai3 Che tempo che fa che ospitava Gherardo Colombo e Roberto Saviano è stato seguito da 5.438.000 spettatori (17.34%). Su Italia1 il film Lara Croft Tomb Raider 2 registra il 6.43% di share con 1.879.000 spettatori e su Rete4 la soap Tempesta d'amore sigla il 6.74% e 2.035.000 individui all'ascolto. Su La7 In Onda ha interessato 795.000 ascoltatori (2.52%).

LANDO BUZZANCA NE IL RESTAURATORE

PRESERALE - Novantesimo minuto supera i 3 mln. Nella sfida del preserale L'Eredità di Carlo Conti è seguita su Rai1 da 4.933.000 telespettatori con il 19.7% che nella Ghigliottina salgono al 22.91% e 6.268.000 ascoltatori. The Money drop di Gerry Scotti conquista il 16.85% con 4.399.000 telespettatori (presentazione all'11.68%). Su Rai2 90° Minuto raccoglie 3.177.000 telespettatori e il 13.96% di share (presentazione al 12.3%) e a seguire Lasko cattura 1.243.000 telespettatori con il 4.41%. Su La7 The show must go off - Domenica condotto da Serena Dandini al 0.95% (245.000 spettatori).

IL PREFETTO FRANCO GABRIELLI

DAYTIME - POMERIGGIO La Cuccarini tocca il 20%, la Panicucci non va oltre l'11.23%. Su Rai1 L'Arena di Massimo Giletti ha conquistato l'attenzione di 5.690.000 spettatori (25.33%) nella prima parte, 4.726.000 (21.31%) nella seconda e 3.611.000 (16.84%) nella terza. Alle 16.38 Da da da in attesa di Domenica In ha raccolto 2.629.000 spettatori pari al 12.40%. Subito dopo Così è la vita con Lorella Cuccarini ha raccolto davanti alla tv 3.484.000 spettatori (17.13%) nella prima parte e 4.338.000 (20.03%) nella seconda. Su Canale5 Domenica Cinque di Federica Panicucci ha interessato 1.645.000 spettatori (7.70%) nella prima parte, 2.313.000 (11.23%) nella seconda e 2.019.000 (9.42%) nella terza dedicata al Grande Fratello.

LUCIA ANNUNZIATA

Su Rai2 l'appuntamento con Quelli che il calcio ha interessato 1.925.000 spettatori (9.01%) mentre la parte iniziale Quelli che aspettano registra il 7.55% e 1.686.000 ascoltatori. Più tardi su Rai2, Stadio Sprint fa segnare il 9.77% con 2.001.000 individui. Su Rai3 In mezz'ora con Lucia Annunziata ha raccolto 1.932.000 spettatori con l'8.75% e più tardi Alle falde del Kilimangiaro con Licia Colò segna il 7.36% con 1.546.000 ascoltatori. Su La7 Mamma mia che domenica con Camila Raznovich ha raccolto davanti alla tv 214.000 ascoltatori (1%).

SECONDA SERATA - Speciale Tg1 l'inchiesta all'8.52% (1.129.000 spettatori). La domenica sportiva su Rai2 al 9.52% (1.541.000). Lilit su Rai3 al 5.43%. Controcampo Linea notte su Italia1 al 9.59% (553.000 spettatori).

TELEGIORNALI: (edizioni meridiana e della sera in migliaia) Il tg2 delle 13 supera il Tg5:

Gaia Tortora

TG1: 6.364 - 27.33% (ore 13.30) / 7.021 - 24.27% (ore 20.00)
TG2: 4.151 - 18.95% (ore 13.00) / 2.957 - 9.69% (ore 20.30)
TG3: 2.590 - 11.46% (ore 14.20) / 3.611 - 14.44% (ore 19.00)
TG5: 4.013 - 17.98% (ore 13.00) / 5.875 - 20.29% (ore 20.00)
STUDIO APERTO: 2.645 - 14.13% (ore 12.25) / 1.996 - 8.94% (ore 18.30)
TG4: 1.338 - 10.43% (ore 11.30) / 1.768 - 7.03% (ore 18.55)
TGLA 7: 1.219 - 5.24% (ore 13.30) / 1.571 - 5.41% (ore 20.00)

 


VERTICE USA-ITALIA, GLI ANALISTI AMERICANI PUNTANO SU MONTI (NON POTENDO AFFIDARSI A CAMERON)

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FORNERO: ''AVANTI CON LA RIFORMA, PROMETTERE POSTO FISSO È ILLUSIONE''
(Adnkronos) -
Sulla riforma del lavoro "tergiversare, fermarsi, aspettare, non è una soluzione e il governo ha il dovere di agire per cercare di risolvere i problemi, anche se questo non vuol dire negare al Parlamento la priorità di decidere". Così il ministro del Lavoro, Elsa Fornero intervenendo all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Torino. "Questo non vuol dire che tutto è già stato deciso, il percorso è appena iniziato, ma deve essere rapido perché tempi lunghi non sono stati dati né a noi come governo né al Paese".

elsa fornero

''Uno degli scopi di questo governo è spalmare le tutele su tutti, non dare a tutti un posto fisso a vita. E chi oggi promette un posto fisso a vita promette facili illusioni'', sottolinea allora il ministro che aggiunge: ''Noi stiamo lavorando per cercare di modificare i contratti, per eliminare la flessibilità cattiva e limitare quelle forme di abuso che ci sono state - ha aggiunto - ma c'è un'altra parte di flessibilità quella buona che implica che un'azienda può avere bisogno nel corso della sua attività di un alleggerimento di personale. Non vogliamo che non esista la possibilità di licenziare, ma vogliamo che chi è licenziato sia aiutato dalle istituzioni e dall'azienda stessa a trovare in tempi rapidi una nuova occupazione''.

1 - USA-ITALIA: GLI ANALISTI AMERICANI, VERTICE PER NUOVA STAGIONE...
(Adnkronos) - E' una stretta di mano molto attesa, quella tra il Presidente del Consiglio Mario Monti e il Presidente degli Usa Barack Obama. Da una parte, perche' - come ha dichiarato lo stesso Premier a Monaco di Baviera - 'anche gli Usa seguono con grande interesse la situazione italiana'. Dall'altra perche', sia l'Amministrazione che l'America degli analisti e dei 'think tank', nutrono aspettative, piu' o meno grandi, su questo incontro.

MONTI

E' cosi', ben prima del 9 di febbraio, quando Mario Monti sara' a Washington, qualcuno di loro ha avanzato delle previsioni. Sara' un vertice di grande significato simbolico. Ma c'e' di piu': potrebbe essere un vertice trampolino di lancio per una nuova stagione di rapporti bilaterali tra Italia e Usa. A pensarlo e' Charles Kupchan, gia' direttore sotto l'Amministrazione Clinton del dipartimento per gli affari europei del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, oggi professore universitario di relazioni internazionali e analista di primo piano del Council on Foreign Relations (Cfr).

2 - GOVERNO: BERLUSCONI, STO CON MONTI MI SERVE TEMPO...
(Adnkronos) - Silvio Berlusconi conferma l'intezione di non ricandidarsi: 'Perche' ho detto che sono pronto a un passo indietro e ad abbandonare la politica in prima linea? Semplice, e' quello che penso: voglio dare spazio ad Angelino Alfano, che e' un giovane bravissimo. Poi ritengo che tornare un'altra volta a palazzo Chigi sarebbe inutile con l'attuale architettura istituzionale'. In una intervista a 'Libero' Silvio Berlusconi spiega la sua strategia politica per i prossimi mesi.L'obiettivo del Cavaliere e' quello di riformare la legge elettorale, magari 'alzando la soglia di sbarramento', ma per farlo 'serve tempo', quindi il governo guidato da Mario Monti deve durare fino alla fine della legislatura.

Barak Obama

Per l'ex premier Monti 'e' molto bravo e non sto scoprendo adesso le sue qualita': e' stato il sottoscritto -ricorda- a indicarlo come Commissario europeo nel '94'. E il suo governo, assicura, 'deve continuare a operare'. Berlusconi si sofferma anche sul ruolo del Quirinale, che per l'ex premier ha adesso aspetti positivi: 'Di fatto siamo in una Repubblica presidenziale. Il che va anche bene perche', con i decreti del presidente, almeno si fanno le riforme che servono al Paese'.

3 - LEGGE ELETTORALE: BERLUSCONI, DOBBIAMO DIALOGARE CON IL PD...
(Adnkronos) - Silvio Berlusconi punta a cambiare la legge elettorale, magari 'alzando la soglia di sbarramento'. Ma per farlo 'serve tempo'. Quindi il governo guidato da Mario Monti deve durare fino alla fine della legislatura. In una intervista a Libero, l'ex presidente del Consiglio Silvio spiega di essere pronto a un compromesso con il Pd per riformare il Porcellum. Il Cavaliere assicura che non correra' per palazzo Chigi: il passo indietro, insomma, e' sicuro, in favore di Angelino Alfano 'che e' un giovane bravissimo'. Il che non vuole dire pero' abbandonare la politica, anzi.

David Cameron

4 - MALTEMPO:ZAMBERLETTI, PRIMO RESPONSABILE E' IL SINDACO...
(ANSA) - "Assolvo la Protezione civile che ha fatto fino in fondo il suo dovere. Quanto al sindaco Gianni Alemanno, ricordo che il capo della Protezione civile di Roma è proprio il sindaco". Ad affermarlo è Giuseppe Zamberletti, che dopo il terremoto in Irpinia fu il primo ministro della neonata protezione civile, in un'intervista alla Stampa, nella quale ricorda un contrasto simile a quello avvenuto tra il primo cittadino della capitale e il numero uno della Protezione civile, Franco Gabrielli sulla gestione dell'emergenza maltempo, con il sindaco di Roma Ugo Vetere all'epoca dell'ultima importante nevicata, nel 1985, con la differenza che si trattò di "una discussione garbata" e non "un'aggressione spiacevole".

5 - MALTEMPO: ALEMANNO, MI PRENDO MIE COLPE MA COMUNI NON VANNO LASCIATI SOLI
(Adnkronos) - 'La comunicazione della Protezione Civile era tutt'altro che chiara e ci ha messo fuori strada. Su Roma si parlava per la giornata di venerdi' di pioggia mista a neve, e di accumuli nevosi solo dalla serata. Infatti fino a venerdi' mattina, temevo di aver dato un allarme eccessivo sospendendo le lezioni a scuola'. Lo dice il sindaco di Roma, Gianni Alemanno in un'intervista al 'Corriere della Sera'.

6 - MALTEMPO: POLVERINI, NON IMMAGINAVAMO QUESTA SITUAZIONE...
(AGI) - "Sinceramente non immaginavamo di trovarci davanti ad una situazione di questo tipo". Lo ha detto la presidente della regione Lazio, Renata Polverini, intervistata da Tgcom24 commentando le polemiche sull'allarme meteo. "Il primo impatto che abbiamo avuto non ci lasciava immaginare questo tipo di situazione - ha sottolineato Polverini - ho attivato la task force perche' dopo la riunione in protezione civile nazionale i miei tecnici mi hanno, comunque incoraggiato ad attivare professionalita' che di solito nella sala operativa regionale non ci sono .Sinceramente non immaginavamo di trovarci davanti ad una situazione di questo tipo".

Silvio Berlusconi e Mari Monti

7 - MALTEMPO: ANCI, SINDACI PRIMI RESPONSABILI MA CON RISORSE ADEGUATE...
(ASCA) - 'Il Ministro dell'Interno ha ragione quando afferma che i Sindaci sono i primi responsabili della protezione civile nelle situazioni di emergenza, ma questa funzione i Sindaci la possono svolgere solo se possono disporre di risorse e, soprattutto, informazioni adeguate; informazioni che, per legge, devono essere fornite ai Comuni dal Dipartimento Nazionale di Protezione Civile e dalle Regioni'.

E' quanto afferma Roberto Reggi, Sindaco di Piacenza e Responsabile ANCI per la Protezione Civile commentando le dichiarazioni del Ministro Cancellieri riportate oggi dalla stampa. 'Oggi purtroppo - rileva Reggi - non e' cosi' e quindi delle due l'una: o si garantiscono ai Sindaci queste condizioni, oppure si cambia la legge e noi lasciamo volentieri ad altri questa responsabilita''.

8 - MALTEMPO: MONTINO, NEL LAZIO P. CIVILE NEL CAOS DA DUE ANNI...
(ANSA) - 'Se a livello nazionale la Protezione civile presenta qualche problema, nel Lazio e' nel caos da 24 mesi. Da due anni manca il direttore del settore. La Polverini non lo ha mai nominato. Da qui la carenza di coordinamento che ha prodotto confusione, pressapochismo, mancanza di sale, pendolari abbandonati nei treni, strade regionali bloccate, volontari che si sono prodigati ma senza guida'. Lo dichiara il capogruppo del Pd alla Regione Esterino Montino.
'Alemanno ha fallito e con la sua strampalata polemica con la Protezione civile nazionale sta mettendo in un cono d'ombra il fallimento della Polverini che non ha aiutato, ne lui, ne,
tantomeno gli altri sindaci del Lazio. Solo oggi si sta affrontando la situazione dei centri isolati nel frusinate e solo oggi, finalmente , gli elicotteri stanno portando generi di prima necessit... nei comuni del sublacense.

RENATO BRUNETTA

Di task force in task force sono passati tre giorni -ha aggiunto Montino- L'Astral, societa regionale che dovrebbe garantire la fruibilita delle
strade , ha fallito miseramente il suo compito. La presidente Š usa coprire il vuoto ed i limiti della sua azione con un gran movimento che per• questa volta non basta a nascondere il caos organizzativo in cui gettato la protezione civile regionale, caos che è stato un fattori moltiplicatore dei disagi provocati dalle abbondanti precipitazioni nevose a Roma ma sopratutto nei comuni di tutto il Lazio'.

9 - GOVERNO: BRUNETTA, I TRE DECRETI MONTI FATTI AL 70% DA BERLUSCONI...
(Adnkronos) - Sulla mancata emanazione, il 2 novembre, del decreto Romani-Brunetta-Calderoli, il presidente della Repubblica ha avuto un "ruolo discrezionale". E' quanto scrive l'ex ministro della Pa Renato Brunetta, in un editoriale pubblicato questa mattina da 'Il Giornale', facendo un esame comparativo tra quello che sarebbe stato il decreto-sviluppo del governo Berlusconi e i primi tre decreti-legge del governo Monti.

"Il decreto Romani-Brunetta-Calderoli non fu approvato nel Consiglio dei ministri del 2 novembre 2011 perche' il Quirinale aveva informalmente manifestato la propria indisponibilita' a emanarlo, considerandolo privo dei requisiti di necessita' e urgenza e di
omogeneita' richiesti', dice. Ma da un esame dei primi mesi di attivita' del governo Monti , "risulta evidente che quest'ultimo non solo non si discosta, nella sua azione, dal trend tradizionale in tema di uso del decreto-legge, ma ne ha addirittura accentuato gli aspetti problematici", prosegue chiedendosi il perche' dell'indisponbilita' del Quirinale.

ALEMANNO POLVERINI

"I tre decreti-legge approvati dal governo Monti - argomenta Brunetta - contengono numerosissime norme a carattere ordinamentale, in quanto rinviano frequentemente la propria concreta efficacia a provvedimenti successivi. Infine essi presentano una grande
disomogeneita' di oggetto, spesso superiore a quella eccepita per il decreto Romani-Brunetta-Calderoli. C'e' allora da domandarsi - continua l'ex ministro - per quale motivo il presidente della Repubblica abbia operato una valutazione discrezionale cosi'
diametralmente diversa tra l'ultimo decreto del governo Berlusconi e i
primi tre del governo Monti".

10 - GAS: PASSERA, SITUAZIONE CRITICA MA BEN MONITORATA...
(Adnkronos) - In Italia sul fronte dell'approvvigionamento del gas "la situazione e' sicuramente critica, perche' sono diminuiti i flussi da Russia e Francia, ma e' ben
monitorata", dice il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera.

11 - PASSERA, IO PREMIER? FARE IL MINISTRO E' BELLISSIMO...
(ANSA) - Il ministro delle Infrastrutture Corrado Passera non risponde alla domanda se sarà il premier di una grande coalizione, ma afferma che "fare il ministro è bellissimo". Lo scambio di battute con i giornalisti è avvenuto a margine della Mobility Conference in Assolombarda a Milano. Alla domanda sulla proposta attribuita all'ex premier Berlusconi, Passera ha replicato: "Prossima domanda". Passare ha soddisfatto la curiosità dei cronisti quando gli hanno chiesto se gli piace fare il ministro.

Zamberletti

12 - LAVORO: E.LETTA, INACCETTABILI MAGGIORANZE VARIABILI...
(ANSA) - Sulla riforma del lavoro "auspichiamo un accordo e personalmente sono convinto che un'intesa possa esserci". Lo afferma il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, intervistato dall'Unità e definisce la riforma "uno dei pilastri dell'intesa complessiva raggiunta", pertanto "non prendo neanche in considerazione - sottolinea - l'ipotesi di votare no", precisando che "non è neanche immaginabile che una riforma di questo tipo possa essere fatta senza l'intesa tra i tre soggetti politici che in Parlamento sostengono il governo.

Non esistono maggioranze 'a' la carté, variabili, con Pd, Pdl e Terzo Polo alleati a due contro uno in modo diverso a seconda dei temi". "Sui pilastri di questo governo e cioé rigore nei conti pubblici, riforme strutturali e crescita - aggiunge Letta - ci deve essere un'intesa di tutti e tre i soggetti politici". Se così non fosse "vorrebbe dire che è finita la maggioranza e di conseguenza la vita di questo governo. Monti questo lo sa e non si arriverà mai a una situazione in cui una delle tre forze che lo sostengono sia costretta a votare contro".

13 - SEMPLIFICAZIONI: PROFUMO, AL VIA MIGLIAIA DI AZIENDE SOLDI DA CASSA DEPOSITI E PRESTITI...
(Adnkronos) - 'Internet sara' l'equivalente di quello che negli anni '50 era l'automobile' cie'e 'una cosa che cambia le nostre vite, le relazioni tra cittadini, la Pubbica Amministrazione'. E' quanto afferma il ministro dell'Istruzione, Universita' e Ricerca, Francesco Profumo in una intervista a Repubblica perlando dell'Agenda digitale.

ENRICO LETTA

'Giovedi' - aggiunge Profumo - ci sara' la prima riunione della cabina di regia istituita dal presidente Monti. ma le prime cose sono partite'. Secondo Profumo 'per trasformare il Paese serve una azione democratica. Tutti devono essere coinvolti, anche se le tecnologie non sono ttimali. E quindi va azzerato subito il digital divide che riguarda sei italiani su cento. E poi vanno privilegiati gli spazi pubblici'. Il primo ambito, afferma ancora Profumo, sara' la scuola che 'con 800mila docenti, 8 milioni di studenti e 30 milioni di persone coinvolte ha piu' bisogno di comunicare in modo nuovo. Per questo - annuncia - abbiamo selezionato alcuni giovani per studiare nuove forme di comunicazione fra le comunita' scolastiche'.

14 - MILLS: TROPPO FREDDO IN AULA, GIUDICI NE CERCANO UN'ALTRA...
(ANSA) - Fa troppo freddo nell'aula a piano terra del Palazzo di Giustizia di Milano, dove avrebbe dovuto cominciare stamani l'udienza del processo Mills a carico di
Silvio Berlusconi nel corso della quale è prevista la testimonianza della consulente contabile della difesa. I giudici della decima sezione penale hanno così deciso, d'accordo con i difensori e con il pm Fabio De Pasquale, di cercarne un'altra più 'calda' e hanno sospeso quindi per dieci minuti i lavori.

Nell'aula al piano terra, infatti, i termosifoni sono spenti e ci sono anche in corso dei lavori al soffitto. Uno dei legali di Berlusconi, l'avvocato Piero Longo, dentro l'aula è stato costretto addirittura ad indossare i guanti. Il collegio sta cercando di capire se è possibile trovare un'altra aula disponibile per far cominciare l'udienza. Silvio Berlusconi
stamani non è presente in tribunale.

 

IL MINISTRO OMBRA SI ALLUNGA SUI BENI CULTURALI – CECCHI VUOLE FARE LE SCARPE A ORNAGHI

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Malcom Pagani per "Il Fatto Quotidiano"

ROBERTO CECCHI

Titolo: "I beni culturali". Autore il sottosegretario in tema del governo Monti, Cecchi Roberto. Editore, nel 2006 per la casa editrice Spirali, l'amico Armando Verdiglione. Il filosofo accusato nel 1985 di bancarotta, tentata estorsione e circonvenzione d'incapace per poi arrivare, 7 anni dopo, a patteggiare una condanna a 16 mesi. Amante delle dimore di lusso, Verdiglione ospitò Cecchi in occasione della presentazione del suo libro.

Preconizzandogli con lungimiranza un futuro da ministro e ricoprendolo di elogi come in altre analoghe occasioni: "Ho capito che su questa materia è l'unico che potesse fare il volume, assumere l'esperienza dei beni culturali e stabilire elementi, ipotesi, direttive per quanto riguarda l'avvenire in questo settore".

ROBERTO CECCHI

Cecchi, allora direttore generale per i beni architettonici e paesaggistici ringraziò e iniziò a pensarci. Distraendosi. Nella cornice di Villa San Carlo Borromeo, dieci ettari a circondare una meraviglia del XIV secolo, tra quadri e arazzi e lampadari di Murano, Cecchi dimenticò di accendere la luce sul fatto che la stessa fosse stata restaurata grazie ai fondi del Mibac.

L'attuale sottosegretario ai Beni Culturali del governo Monti si interessò personalmente al caso, con una lettera del febbraio del 2006 inviata alla Direzione generale della Lombardia e alla società che gestiva l'immobile. Nella missiva, Cecchi non disperava sulla concessione di fondi utili alla causa nell'ottica "delle risorse disponibili".

LORENZO ORNAGHI

Anni dopo, mentre Verdiglione combatte a Milano per l'emissione di fatture false per decine di milioni di euro in riferimento a lavori edili sovvenzionati con denaro pubblico, l'architetto Cecchi prosegue nel sentiero tracciato allora. Dopo aver deciso per il silenzio, l'altero toscano a cui il ministro Ornaghi si rifiuta di concedere le deleghe, ha deciso di mettere in naso fuori dal guscio.

I detrattori insinuano che non abbia l'ironia nel dna e alzi poco la voce, ma non si azzardano a dire che non sia loquace. Sette, il magazine del Corriere della Sera lo ha lungo intervistato. Facendo le domande giuste sul caso Colosseo e ricevendo risposte, per così dire, interlocutorie. Al centro di due delicate indagini (apertura di un fascicolo a Piazzale Clodio per la concessione dei lavori di restauro del monumento romano a Diego Della Valle e abuso d'ufficio per aver fatto togliere il vincolo a un prezioso mobile settecentesco in una complicata storia di imprudenze formali intricata come un romanzo) Cecchi non si piega.

GIANNI ALEMANNO E DIEGO DELLA VALLE AL COLOSSEO

Scrolla le spalle anche di fronte all'interesse della Corte dei Conti per l'acquisto a oltre tre milioni di euro di un Cristo michelangiolesco di incerta attribuzione. Nell'attesa, prova a togliersi dall' angolo. Per farlo, ha sacrificato gli amici di un tempo. Dicono che Cristiano Brughitta, ex portavoce del sottosegretario ai Beni Culturali, ad esempio, non sia dell'umore migliore.

WALTER VELTRONI

Dopo dieci anni di onorato servizio a "casa" Cecchi, è stato messo alla porta per far spazio a Silvio Di Francia, ex assessore alla cultura di Veltroni al Campidoglio. La sensazione che la nomina di Di Francia non dispiacesse a Walter, è più di un'impressione.

Se chiedi delucidazioni a Di Francia, lui nega, con trasporto: "Prendo 2.400 euro al mese, non rubo e non sono un addetto stampa. Offro una consulenza sulla comunicazione a un signore che credo non provenga dalla politica".

Licenziato il giorno di Natale, per Brughitta, il predecessore di Di Francia, solo qualche scatolone di ricordi e una stretta di mano perché per Cecchi, dietro la barba bianca, non è più tempo di sentimentalismi né di epifanie. L'uomo che doveva diventare ministro e si ritrovò vice di un signore, Ornaghi, con cui ancora non è passato al "tu", deve accelerare. Uscire dal fortino del Collegio Romano.

Giuliano Urbani - Copyright Pizzi

Far sapere che esiste, anche al di là di una proverbiale riservatezza. Il professor Cecchi, architetto, gode di disegni celesti, apprezza l'instancabile lavorio dietro le quinte e conosce l'arte della mimèsi. Ex comunista duro e puro a cavallo tra i '70 e gli '80, sodale del ministro Giuliano Urbani ai tempi del suo dicastero (sognava di diventare Capo dipartimento, ma la Corte dei Conti seppellì l'ambizione con inusitata durezza) stella polare di Francesco Giro all'epoca in cui il Pdl romano propugnò e ottenne nel 2010 la sua nomina a Segretario Generale del Ministero.

FRANCESCO GIRO ECCITATO

E oggi, con mirabile giravolta, dopo aver valutato il contesto, in scambio di amorosi sensi con il Pd suo principale sponsor nel governo Monti (in una buona e trasversale compagnia, dall'area montezemoliana al parere decisivo del professor Carandini, ottimo amico del presidente Napolitano), Cecchi mette nel mirino la tappa successiva. L'ex presidente della scorsa edizione del Campiello, scrittore, è anche un buon lettore. Arriva fino in fondo al libro. A patto di leggerlo prima degli altri.

 

LA-S(M)ETTE? - LA7 NON RIESCE A COMPETERE CON LE TV GENERALISTE: PER DANDINI E BIGNARDI È SEMPRE PIÙ FLOP

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Maurizio Caverzan per "il Giornale"

SERENA DANDINI

Il salto di qualità non c'è stato. È solo rinviato o va accantonato definitivamente? Per saperne di più possiamo fare un piccolo passo indietro. Una decina d'anni fa, quando doveva partire il più promettente terzo polo dell'etere (direttore Giancarlo Giovalli, in prima linea Lerner, Ferrara, Mentana, Fazio e Littizzetto), Colaninno e Peliccioli affidarono la campagna di lancio ai sette nani (senza ballerine, però). Alcune statuette di Brontolo, Mammolo e Pisolo arrivarono nelle redazioni mentre i loro fratelli animavano i promo della rete nascente.

rif61 daria bignardi

Era un modo furbo di proporsi: ci siamo anche noi, non siamo arroganti, eop eop andiamo a lavorar... Quella creatura, si disse, venne «soffocata nella carrozzella» e molti show e tg han dovuto scorrere sotto i ponti prima che la rete di Telecom Italia Media si iscrivesse di nuovo al concorso, peraltro con piglio più ambizioso.

L'estate scorsa, con i macachi che scendevano dal banano della Rai, è stata condotta una notevole campagna di rafforzamento: Roberto Saviano, Serena Dandini, Paolo Ruffini, tutti transfughi di Raitre, sono arrivati a irrobustire la creatura. Purtroppo però, alle prime prove dell'Auditel, si deve concludere che il livello della gara è troppo elevato per La7: prima tra le reti specialiste, ma non ancora in grado di competere con le generaliste.

Il tonfo e ritonfo di Bignardi e Dandini che galleggiano tra il 3 e il 4 per cento è troppo evidente. Se dal week end delle signore chic si attendevano conferme, sono arrivate solo smentite. E adesso arriva anche il fuoco amico del MisFatto quotidiano che ieri ha intinto il veleno nello share minimo di Daria e Serena ( The Show must go flop ). L'errore è stato programmarle in prima serata? La tv radical chic ha imboccato il sentiero del tramonto? Sono gli interrogativi che agitano i vertici aziendali. Fatto sta che la rete in carriera ha subito una brusca battuta d'arresto.

ENRICO MENTANA

Dopo la galoppata che l'ha portato al 13 per cento, il tg di Enrico Mentana ora è sceso sotto il 10. La caduta del muro di Berlusconi e il cambio dei protagonisti nei palazzi romani, la controprogrammazione con la striscia di Lucia Annunziata suggerita da Carlo Freccero ai vertici Rai e il recupero di un Tg1 più ecumenico: sono tutte variabili che rendono meno impellente il bisogno di un «tg extra» com'è stato a lungo quello di La7.

CORRADO FORMIGLI

Si sperava che l'innesto di plasma proveniente da Raitre avrebbe messo in circolo nuove energie e tonificato l'organismo. Invece così non è stato. Se con tutti questi sforzi produttivi e l'impiego di ingenti risorse rimani in zona Ispettore Barnaby, se schieri Saviano e Jovanotti come Ibrahimovic e Robinho ma perdi dalla Lazio, allora è meglio ripensare il sistema di gioco.

Insistendo sulla metafora calcistica, La7 è, tutto sommato, una tv di mediani, tanti volenterosi cursori senza un disegno strategico complessivo. Almeno la Juventus ha un'organizzazione ferrea e un Pirlo in grande spolvero. Mentana che, come detto, è il fuoriclasse de La7, ha fatto tutto quello che poteva. Adesso nella squadra è stata arruolata anche la moglie, in coppia con Gianfranco Vissani. Per il resto, tanti ottimi giornalisti, un buon collettivo di conduttori.

MICHELE SANTORO

Ma per affacciarsi alle prime serate della tv in chiaro, per contendere audience a Italia 1 o a Raitre, ci vuole qualcosa di più di Corrado Formigli o Gianluigi Nuzzi, con tutto il rispetto e la stima. Alla fine, forse serviva solo di un po' di coraggio. Invece di prendere Michele Santoro, che magari si sarebbe portato dietro qualcun altro dei suoi indignados mediatici, si è presa Serena Dandini. Invece di concludere la trattativa con Carlo Freccero si è scelto Paolo Ruffini.

Gad Lerner

Ecco qui la tv per bene, pettinata, trendy e che non fa troppo casino. Ma neanche troppa audience. Stavolta nessuno ha soffocato la creatura nella culla. Che infatti è cresciuta e ha cominciato a camminare con le sue gambe. E magari entrerà nell'età dello sviluppo quando arriveranno Saviano e Fazio per la riedizione di Vieni via con me. Lo sperano anche i big di Telecom Italia Media. Perché, se le cose non dovessero migliorare, forse converrà affidare la creatura ad altri genitori. Altrimenti c'è il rischio che La7 dei nani rimanga La7 nana.

GIOVANNI STELLA

 

FECCIA-BOMBARDIERI - IL MINISTRO DI PAOLA INSISTE PER FAR SPENDERE ALL’ITALIA 15 MLD € PER 131 F35 DI DUBBIA QUALITÀ

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di Carlo Tecce per "Il Fatto quotidiano"

Di Paola

L'Italia che ripudia la guerra, e accetta sacrifici e sobrietà, non rinuncia ai 131 cacciabombardieri F35 di fabbricazione americana: un mutuo nazionale di 14 anni che costa 15 miliari di euro.

Il governo ha tergiversato, promesso e ritrattato, finché l'ammiraglio Giampaolo Di Paola, ministro per la Difesa, ha rimosso scrupoli e risparmi: "Sbagliato cambiare idea". Non poteva smentire se stesso, nonostante le incognite tecnologiche che turbano gli americani e le ritirate strategiche di Australia, Norvegia e Danimarca. Il protocollo d'intesa (2002) indica la firma di Di Paola, all'epoca segretario generale al ministero nonché componente Nato.

CACCIABOMBARDIERI F-35

Non è mai semplice per la Difesa sigillare operazioni miliardarie. E il ministro è protagonista di una seconda vicenda. L''ex responsabile armamenti Di Paola, che conosceva la pratica per l'incarico che ricopriva (marzo 2001-marzo 2004), ricorderà il putiferio per l'adesione italiana al consorzio europeo - con investimenti totali per 25 miliardi di euro, di cui 8 a carico di Roma - per la costruzione di 175 Airbus A400M, un quadrimotore per il trasporto militare.

A distanza di 11 anni, oggi, cadono le resistenze diplomatiche e le ritrosie personali, allora si può raccontare perché l'Italia deluse francesi e tedeschi. Quelli che aspettano la consegna del primo esemplare con 6 anni di ritardo, esordio previsto per il 2007 e rimandato al 2013: "Ho avuto impressione che intorno a quell'affare ci fosse un enorme giro di tangenti, io ne fui testimone, e così scrissi una lettera al presidente del Consiglio", denuncia al Fatto Rocco Buttiglione, ministro per le politiche europee nel governo di Silvio Berlusconi che annusò per primo le maniere sporche.

Martino Antonio

Torniamo indietro con il calendario: fine 2001, inizio 2002. Il ministro per la Difesa è il professor Antonio Martino, tessera di Forza Italia numero 2. Martino ripercorre l'intricata vicenda nel libro Presidente, ci consenta di Angelo Polimeno: "Divento ministro l'11 maggio, il generale Rolando Mosca Moschini mi dice che l'indomani dovevo siglare l'accordo. Non sapevo di cosa si parlasse, e chiesi chiarimenti agli ufficiali che se ne occupavano". Martino convoca Di Paola (e un generale): "Mi spiegano che si tratta di un aereo particolare per il trasporto, un prodotto di un progetto europeo. Domando: 'Ci serve?'. Le loro risposte non mi paiono convincenti". Non si fida, il ministro, e respinge le pressioni. Chiama il capo di Stato maggiore per l'Aeronautica, Sandro Ferraguti: "Generale, qui dentro siamo soli, mi spieghi se l'apparecchio è utile per le nostre esigenze". Ferraguti è sincero: "Ministro, se me lo regalassero, non saprei cosa farne".

renato ruggiero 001 lap

Il governo annuncia di voler rivedere il progetto: protestano i Democratici di Sinistra, la Margherita, Alleanza Nazionale, un pezzo di Forza Italia e, soprattutto, il ministro Renato Ruggiero (Esteri). Passa un mese di violenti polemiche, audizioni in parlamento, interrogazioni urgenti, riunioni segrete. In visita al salone aeronautico di Parigi, dove i francesi mostrano le innovazioni tecnologiche più raffinate, il 20 giugno 2001, l'ammiraglio Di Paola rassicura gli alleati: "Non c'è alcun mistero dietro la mancata firma del governo - riporta l'archivio Ansa - al memorandum di intesa sul nuovo aereo di trasporto militare realizzato da Airbus. Si sapeva che non si sarebbe firmato ora, ma spero che prima possibile, entro settembre, arrivi la firma. Speriamo sia una questione di settimane e non di mesi". Il responsabile armamenti dimentica, però, che l'Italia aveva già stipulato dei contratti per noleggiare velivoli sostanzialmente identici seppur di vecchia generazione.

Il nervosismo dei ministri ammazza le speranze di Di Paola: il 25 luglio, in Commissione Difesa a Montecitorio, si rifiuta di commentare. Ruggiero parla per mezzo di comunicati ufficiali: "Il ministro difenderà fino in fondo le sue tesi: la partecipazione italiana è necessaria". L'ex direttore per le relazioni internazionali di Fiat, che simboleggiava la tregua fra l'avvocato Agnelli e il Cavaliere, si dimetterà il 6 gennaio 2002. Dice Martino di Ruggiero: "Non aveva interessi personali, ma intorno a questa operazione c'erano ovviamente molte attese. La famiglia Agnelli avrebbe guadagnato qualcosa come mille miliardi di lire (500 milioni di euro, ndr)".

BUTTIGLIONE

Servono 11 anni per scoprire perché l'Italia abbandonò quell'operazione, che succhia ancora milioni a 8 paesi europei. Nel Consiglio dei ministri decisivo, Martino indica l'onestà di Buttiglione, e un fallito tentativo di corruzione. Tutti sanno l'origine dei dubbi, nessuno, però, si rivolge ai magistrati. Il vicepresidente di Montecitorio Buttiglione ricostruisce l'episodio: " Una persona notoriamente vicina al governo francese, quando cominciai il mio mandato (e dunque a metà 2001, ndr), aveva iniziato un discorso non proprio impeccabile. Mi faceva intuire che fossero pronte cospicue offerte in denaro se avessimo sostenuto il consorzio per l'Airbus. A quel punto, interruppi il discorso. Ritenni mio dovere avvertire Berlusconi. In quei giorni circolavano voci sui modi poco trasparenti per coinvolgere nel progetto gli altri paesi europei. Ho avuto impressione che intorno a questa commessa ci fosse un enorme giro di tangenti. Quell'affare poteva compromettere i nostri rapporti diplomatici con alcuni alleati europei".

E così l'Italia ha risparmiato 8 miliardi di euro e un investimento pericoloso. Già nel 2002, in Germania, la Corte federale dei Conti giudicò eccessiva e costosa la commessa di 73 A400M pagati 8,3 miliardi di euro. Con il tempo che s'è perso, la Germania con quei soldi potrà ricevere 60 esemplari. La spesa complessiva supererà i 25 miliardi di euro: per l'esercito tedesco, il primo modello di A400M è in fase di collaudo, e ci resterà per tre anni. La commessa è fuori controllo: diminuisce la quantità, crescono i costi. Un problemino che riguarda pure il caccia F35, che si vendeva a 80 milioni e adesso sfiora i 130. Prima di accendere un mutuo di 15 miliardi, forse Di Paola potrebbe rifletterci ancora un pochino.

 

 

ZAMPARINI E LE STRANE SOMIGLIANZE DEGLI SCEICCHI - ANCELOTTI E IL MAL DI FRANCESE: “NOUS DECIDON LASSER LU DOMÀN”

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1 - CEFFONI NON EDIFICABILI E IL FRANCESE DI CARLETTO "NOUS DECIDON LASSER..."
Antonio Dipollina per "la Repubblica"

Mazzarri

1 - A Sky ammiccano parecchio dopo il pomeriggio di calcio vecchi-tempi. Non lo ammettono, ma godono assai dei quattro zero a zero, di Inter, Milan e Juve a secco di gol - evento che capita più o meno a ogni nevicata a Roma - e del fatto che a Tutto il calcio i radiocronisti si interrompevano l´uno con l´altro ogni venti minuti circa.

2 - Il caso più assurdo della travagliata settimana rimane il pallone con cui si è giocata Inter-Palermo sotto la neve. Lo strapotere delle tv è tale che non riescono nemmeno in un caso simile a far cambiare quello giallino tonalità deiezione di passero. Protettissimo dallo sponsor, si suppone. E rimasto invisibile a tutti, e in particolare alla difesa dell´Inter, per l´intera partita.

IBRAHIMOVIC SCHIAFFO AD ARONICA

3 - A 90° Minuto Franco Lauro rivolge una domanda a tradimento all´esperto tattico Adriano Bacconi: "Chi è il favorito in coppa Italia tra Milan e Juve, almeno per quanto riguarda l´andata?". Quello è affondato nell´iPad con il Magma Index dentro, si scuote e dice: "Beh, in una partita secca può succedere di tutto". E tocca poi all´intero studio coprire l´errore cercando di far finta di nulla.

4 - A Guida al Campionato Arrigo Sacchi racconta un episodio nevoso del passato. L´auto che è alle sue spalle slitta e lo tampona. Lui scende per constatare il danno, si affianca un´altra auto e il guidatore gli urla: "Stavolta niente fortuna, eh?". Probabilmente glielo ha detto con altri termini.

Massimo Mauro

5- A Palermo c´è lo Zamparini-show con i due sceicchi e mentre in parecchi notano somiglianze strane (uno dei due è identico al Mago Forest della tivù) c´è chi ribattezza lo stadio La Favorita del Sultano.

6 - Ancelotti merita applausi per la decisione di affrontare subito l´ostica lingua francese in ogni occasione e senza traduttore. Ma gli spezzoni delle sue conferenze stampa sui siti dei giornali d´Oltralpe sono pura leggenda. Con espressioni come: "Nous decidon lasser lu domàn".

7 - "Nella mischia volano schiaffi, è un momento poco edificabile per tutti i giocatori in campo" (Massimo Mauro, Sky). "In questo mercato di gennaio la Lazio è stata low cost nel last minute" (Giampiero Galeazzi, Raidue). "Qui sotto i fiocchi mi sento come Russel Crowe. Ma Russel Crowe non sa ancora la formazione del Milan" (Gli effetti allucinogeni della neve su Carlo Pellegatti, Guida al Campionato, 1)

8 - "Da quello che si è visto, Ibra dovrebbe prendere tre giornate. Ma se Galliani ha detto che deve prenderne due, ne prenderà due". (Le previsioni di Zibì Boniek, 90° Minuto)

2 - I «BURINI» DI MAURO E I CAPELLI DI HAMSIK
Elio Pirari per "la Stampa"

Carlo Ancelotti

1 - Miao. «Sei macho o orso?», «Sono micio micio», Bobo Vieri a «Ballando con le stelle».

2 - Palazzinari. Mauro: «Mazzarri, Ibra ha dato uno schiaffo ad Aronica, un momento poco edificabile».

3 - Semo gente de borgata. «Roma era abituata ai grandi nomi, ora Sabatini porta i Burini», Mauro.

4 - Arabi in Sicilia. Il mediatore arabo Ahmed Al Zubeidi, un mix tra Dalí e Totò Le Mokò, straparla; l'indiano Shabbir fa l'indiano, Zamparini l'indiano di riserva. L'interesse di Ahmed-Le Mokò per Palermo si giustifica con la costruzione di un outlet nel quartiere Zen, ma siccome uno sceicco non lo si nega a nessuno, anche ad una compartecipazione nel Palermo Calcio.

Zamparini

Le Mokò: «Investiremo 200 milioni e fra 3 anni vinceremo lo scudetto». Come compartecipazione niente male, ma perché investire a Palermo e non in Spagna o in Inghilterra?, Le Mokò, tradito dall'emozione: «L'ospitalità di Zamparini mi ha aperto il cuore». Il telecronista incredulo: «Il Palermo come il City?», «Yes». Tendenzialmente più interessato all'outlet, già munito di trivella, Zamparini si inserisce fulmineo: «Il mio modello è l'Arsenal».

5 - Stai a guarda' er capello. Varriale: «Ecco Hamsik», Capaldi prende tempo: «Era amareggiato...», Varriale: «Aure', parte sto' Hamsik?», «Eccolo», eccolo: «Allora, Maxi Lopez», Varriale: «Questo è Maxi Lopez», Capaldi: «Ma i capelli sembrano quelli di Hamsik».

6 - Effetto-ghiaccio. Di Livio: «Bello il croz di Lizzainer, ma Destro doveva rallentare la corza».

Enrico Varriale

7 - Camicioli, l'Hulk di Sky che produce senza pietà sintesi tipo: «La partita è stata slittata a domani», quando si gonfia vuol dire che sta vivendo l'inebriante sensazione di sentirsi spiritoso: «Pensavo di trovarti ab-bardato con sciarpa e cappello», Adam Grapes sa che per polverizzarlo serve il minimo sforzo, basta imitarlo: «E la prossima volta non mi vedrai in perizoma».

8 - Milan-Napoli, Ibra schiaffeggia Aronica che schiaffeggia Nocerino. Caressa ricostruisce: «Ibra dà uno schiaffo ad Ar... che poi dà uno schiaffo a Noc... Ma che è, lo schiaffo del soldato?».

 

 

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