Vittorio Zucconi per "la Repubblica"
obamaL´America in Libia come in Afghanistan, sperando che finisca meglio. Lo scenario già visto della piccola guerra affidata a piccoli commando. Il modello è lo stesso costruito per rovesciare i Taliban 10 anni or sono. Mettere il dito della Cia nell´ingranaggio per muoverlo a proprio favore, ma senza stritolare la mano dell´America come in Iraq.
Forze speciali americane e inglesi, sotto il controllo operativo dalla Cia, sono da settimane attive in Libia per indirizzare i bombardieri, cercare Gheddafi e per sostenere la marcia dei ribelli lasciando poi che siano i clan a proclamare vittoria. Non è la "lunga mano della Cia" o dell´MI6 inglese, come nel golpe in Cile contro Allende, in Vietnam contro Diem o in Iran contro Mossadeq a tirare i fili delle marionette. È stata la ribellione inattesa a muovere la mano della Cia.
cia central intelligence agencyÈ una scelta minima e obbligatoria, che il governo americano passa a giornali come il New York Times, perché rivelino quello che tutti sospettavano. Questo è da decenni, e molto prima delle guerre di Bush jr, il modus operandi dell´America quando vuol condurre guerre per procura e mantenere la "negabilità" della propria presenza ufficiale. Dunque, non essere quella che perde la guerra, se dovesse finire male.
I generali e gli ammiragli del Pentagono erano stati chiari e Obama aveva raccolto il loro rifiuto di farsi trascinare in un´altra impresa per "cambiare un regime": «No boots on the ground», aveva detto, niente stivali americani nel suolo della Cirenaica e della Tripolitania. Robert Gates, il ministro della Difesa, aveva seri dubbi anche sulla no-fly zone: «Non è un videogame», aveva detto.
libia rRestava soltanto la possibilità del "Piano B", della soluzione minore: l´inserimento, che quasi sempre avviene da sottomarini che accostano le sponde nemiche, come fu in Somalia. E infatti i "sub" erano ricomparsi anche nel Mediterraneo, che non pattugliano più regolarmente. Sbarcano nuclei di Special Forces, di unità speciali, di Rangers dell´Esercito, Seals della Marina, Delta Forces, ufficiali spesso addestrati a compiti di intelligence e di analisi politica, raramente anche civili. Sono sotto il controllo della Central Intelligence Agency che assume, come avvenne in Afghanistan dove l´esercito Usa non volle entrare in forze e in prima persona, il controllo delle operazioni.
Guerra in LibiaeLa spia sicura della presenza di questi piccoli gruppi, spesso non più di tre persone addestrate a "vivere sul terreno", a nutrirsi, bere e arrangiarsi, sono le bombe "intelligenti". Per assicurare una migliore precisione degli attacchi, gli aerei hanno bisogno di un designatore, di qualcuno che da terra segnali la differenza fra amici o nemici per evitare le tragedie del fuoco amico. Serve un puntatore, con laser che illumini l´obbiettivo.
Guerra in Libia eÈ stato naturalmente il capo dello Stato e il comandante in capo, Barack Obama, ad autorizzare con un finding, una disposizione diretta e firmata da lui, l´infiltrazione di assets, di forze amiche in Libia. Non serve, per questo tipo di interventi, il complicato, spesso impossibile, imprimatur del Parlamento per le guerre aperte e ufficiali. La Cia è un agenzia civile che dipende direttamente da lui.
Guerra in LibiaNulla di nuovo, come nulla di nuovo c´è nel dibattito sull´armamento moderno da fornire o da negare ai ribelli, che trova forti oppositori dentro il governo e nel presidente della commissione Intelligence della Camera, il repubblicano Mike Rogers: «Prima di mettere nelle loro mani armi sofisticate voglio capire chi sono e che cosa vogliono». È questo il compito più politico e difficile di questi soldati prestati alla Cia o all´MI6 inglese, attraverso le Sas, i commando di Londra.
Robert Gates il Segretario alla Difesa USARiconoscere un panzer di Gheddafi o un semovente che tira sui pick-up e sulle automobili dei ribelli è facile. Capire, quasi sempre senza parlare la lingua, se chi ti sta davanti sia un capo clan o un millantatore, un doppiogiochista o un ufficiale disertore è difficile. In Afghanistan fu semplice. I capibanda e i signori della guerra che controllavano e ancora controllano le valli transitarono in massa dalla parte dei pochi resistenti scesi dal Nord, per poi cominciare il fruttuoso doppiogioco che dopo dieci anni ancora continuano. In Vietnam, fu un´impresa disperata e fallimentare. Capi villaggio filo governativi al mattino si rivelavano quadri dei Vietcong alla sera. Gli incaricati di infiltrare, erano spesso i primi a essere infiltrati.
In Europa, la rete del Maquis in Francia, dei patrioti polacchi o della Resistenza in Italia era più affidabile, per gli uomini dell´Oss, progenitore della Cia nella Seconda Guerra. Anche nell´Iraq del 1990 e 1991, quando la stesse operazioni condotte oggi in Libia furono lanciate per guidare i bombardieri alleati e per soccorrere sul terreno piloti abbattuti, la Coalizione sapeva di poter contare sulla popolazione sciita contro il loro massacratore e oppressore, il sunnita Hussein. Washington aveva un grande e accurato libro sulla situazione interna dell´Iraq, contava su generali e cortigiani doppiogiochisti, aveva sostenuto per anni proprio Saddam come barriera antemurale all´Iran.
Guerra in LibiacLa Libia, ha ammesso ora il generale Carter Ham che ha passato, o ha finto di passare, il controllo delle operazione alla Nato, è un libro senza pagine. Dopo la rinuncia pubblica e solenne di Gheddafi ad arsenali nucleari e chimici, Washington aveva sostanzialmente ignorato questa nazione per l´America marginale, lontana e irrilevante. «Non avevamo nessuna humint» confessano oggi le agenzie di spionaggio nel loro gergo, nessuna human intelligence. Occhi e orecchi umani sul terreno, e i satelliti, possono rivelare dove sono le armate, ma non quali siano le intenzioni dei loro generali. Dunque l´America è entrata in questo scontro al buio, quel buio che oggi i temerari delle Forze Speciali dovrebbero illuminare. Senza farsi catturare.