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AHò CHE TOCCA FA’ A ROMA PER ESSERE PAGATI DALLO STATO! - LA FAMIGLIA ANGELUCCI MINACCIA LA POLVERINI DI CHIUDERE 12 STRUTTURE OSPEDALIERE SE LA REGIONE LAZIO NON SALDA IL DEBITO DI 150 MILIONI € E NON REVOCA IL TAGLIO DI 361 POSTI LETTO - SE SDE-RENATA NON PAGA GLI ARRETRATI, IN 3 MILA RISCHIANO DI PERDERE IL POSTO E Più DI 2 MILA PAZIENTI DEVONO ESSERE SISTEMATI ALTROVE...

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Mario Reggio per "il Fatto quotidiano"

RENATA POLVERINI

Il braccio di ferro tra la famiglia Angelucci e la presidente della Regione Lazio Renata Polverini è al rush finale. Gli Angelucci, proprietari della catena di cliniche per la riabilitazione San Raffaele (12 strutture nel Lazio), ha lanciato l'ultimatum: se entro il 15 aprile del 2011 la Regione non salderà il debito di 150 milioni di euro e non rivedrà il taglio di 361 posti letto, saremo costretti a chiudere le nostre strutture e licenziare i dipendenti. Quindi 2.283 pazienti da sistemare altrove e 3.171 dipendenti licenziati.

Un bluff? Di certo è la prima volta che la famiglia Angelucci, che non ha mai avuto rapporti tranquilli con le giunte regionali, minaccia la chiusura e il licenziamento. La Polverini tranquilizza ma non chiarisce: "Per attivarci non abbiamo aspettato ciò che è accaduto negli ultimi giorni. Stiamo riconvertendo: negli uffici dell'assessorato stiamo cercando di dare una risposta tempestiva proprio perchè nessun lavoratore possa avere delle difficoltà e tanto meno i pazienti". Vai a capire cosa vuol dire.

Dice ancora il governatore: "Qui parliamo anche di ordine pubblico non solo di sanità: tremila famiglie senza lavoro sarebbero un problema serio. Mi sento di tranquillizzare tutti". Replica la Tosinvest, la società che controlla le cliniche degli Angelucci: "Il piano di tagli della Polverini parla di 361 posti letto in meno per la riabilitazione nelle nostre strutture. Il decreto, che scadeva il primo gennaio 2011, è stato prorogato al 31 marzo. Con la Regione abbiamo avuto una serie di incontri, ma senza trovare una soluzione".

Quindi se i tagli venissero confermati la Tosinvest dovrebbe sostenere direttamente le spese di ricovero e cura per 361 pazienti, senza alcun rimborso. Di questi, 91 sono in carico all'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico San Raffaele alla Pisana. "Per legge i posti letto degli Ircss sono incomprimibili - dicono dalla Tosinvest - poi ci sono i 147 milioni di euro di rimborsi che la Regione non ha mai pagato. Siamo disposti a riconvertire ma non a queste condizioni. Così la chiusura e i licenziamenti sono irrevocabili". E dire che in campagna elettorale uno degli slogan degli Polverini era: "Non un solo posto letto verrà cancellato".

Famiglia Angelucci

Il gruppo Angelucci fattura centinaia di milioni di euro l'anno, il patron è Antonio Angelucci, oggi senatore del Pdl, secondo in classifica tra i parlamentari per reddito, con sei milioni di euro dichiarati nel 2009, battuto solo da Silvio Berlusconi. Negli anni Ottanta "Tonino" Angelucci era portantino o autista, a seconda delle versioni, all'ospedale San Camillo. Diventa sindacalista della Uil, di simpatie socialiste. Anche a Roma arriva Mani pulite e Angelucci compra una serie di cliniche convenzionate sull'orlo del collasso per i ritardi nei pagamenti della Regione Lazio. Alla fine del 2003 salva i Ds dalla bancarotta.

Nel frattempo, assieme al figlio Giampaolo, compra Libero e poi il Riformista (due giorni fa la presidenza del Consiglio ha stabilito definitivamente che le due testate non ha diritto a oltre 40 milioni di contributi pubblici all'editoria, di cui oltre la metà già incassati e il resto comunque contabilizzati). Il colpo grosso è l'operazione San Raffaele a Mostacciano. Don Luigi Verzè, della Fondazione Monte Tabor e del San Raffaele di Milano, aspettava la convenzione con la Regione Lazio, che non arriva. Il confessore di Berlusconi rifiuta l'offerta di 181 miliardi del ministero della Sanità e vende l'ospedale agli Angelucci per 270 miliardi. La Tosinvest poi lo rivende alla Regione Lazio per 320 miliardi. Una plusvalenza secca di 50 miliardi.

tosinvest

Ma il vero gioiello di famiglia è l'Ircss San Raffaele alla Pisana. Costo medio della degenza 300 euro al giorno. Ma l'assistenza non è sempre all'altezza delle aspettative, come dimostra la vicenda di A.B. che nel 2008, a 88 anni, cade e si frattura il femore. Viene operata al Policlinico Umberto I. Dopo una breve degenza viene trasferita al San Raffaele per la riabilitazione.

All'ingresso pacchi del quotidiano "Libero". Ad ogni piano un maxischermo a tutto volume e tanti anziani sulla sedia a rotelle. Il personale è numeroso. Infermieri ed ausiliari, quasi tutti dipendenti da cooperative, affollano i corridoi. La signora A.B. viene ricoverata. Si rivolge a un'infermiera: "Dovrei andare al bagno". La risposta: "Se la faccia addosso, ha il pannolone". Riabilitazione. La cartella clinica ripete ossessivamente: "La paziente si rifiuta". La signora A.B. è tornata a casa dopo 10 giorni.

 


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