RICCI VA A DUELLO CON REPUBBLICA
Alessandro Penna per "Oggi"
Non ci fossero di mezzo il luciferino Antonio Ricci, l'agnostico Ezio Mauro, tonnellate di lustrini e 33 veline, verrebbe da chiamarla guerra santa. Perché il conflitto a fuoco un po' fatuo che da quasi due anni oppone il gruppo Repubblica-Espresso a Striscia la notizia è, più che una disputa mediatica, la collisione di due mondi: i depositari della verità rivelata contro l'inventore del varietà camuffato (da Tg); il moralismo contro l'umorismo; l'antiberlusconismo più militante contro il milite meno berlusconista che c'è (a Mediaset, s'intende).
EZIO MAUROSecondo Striscia, l'aggressione data 6 giugno del 2009: quel giorno uscì su Repubblica un articolo in cui si accusava Berlusconi, le cui foto in compagnia femminile a Villa Certosa erano appena uscite su El Paìs, di «replicare a bordo piscina il mondo del Drive In». Un inciso veloce, 17 sillabe, spiccioli di sociologia. Ricci, che per le polemiche ha radar e passione in servizio permanente attivo, ci ha visto un teorema che sta tra Darwin e il codice penale: il Drive In come primordiale brodo di coltura delle Olgettine, le «sue» ragazze Fastfood come primo anello di una involuzione della specie che ha portato prima alle veline e poi alle minorenni in visita ad Arcore (che con Ricci c'entrano nulla).
MARCO TRAVAGLIOUn teorema che è stato cavalcato e amplificato da altri mezzi: il documentario Il corpo delle donne, talk show di ogni colore (l'infedele Lerner, ma pure il fedelissimo Vespa), giornaloni stranieri come Le Figaro, Newsweek e New York Times. Dopo due anni di attacchi, il papà di Striscia ha allora acceso la contraerea, sparando ad alzo zero contro le pubblicità scollacciate sulle riviste del gruppo Repubblica-Espresso (Velvet e D), Miss Italia, le gemelle Kessler, la bambola Barbie e persino la povera Filippa Lagerback, "degradata" anch'essa a donna oggetto in quanto valletta afona di Che tempo che fa.
GAD LERNERE, dopo l'attacco, si è difeso: «Se avessi inventato le veline sarei Dio: io le ho solo "nomate". Nessuno si sogna di accusare Molière di avere inventato l'avarizia. La donna oggetto è stato il primo gadget venefico dei settimanali, io ho solo còlto il fenomeno e l'ho messo in parodia». Repubblica, insomma, avrebbe scambiato il medico che fa la diagnosi per l'untore che propaga il virus.
HUNZIKER VELINENon è, questo, il solo equivoco della querelle. Repubblica ha per ragione sociale la rimozione di Berlusconi e Ricci e le sue creature sono vittime collaterali, munizioni per la campagna no Cav. L'inventore del Drive In ha trasformato una scaramuccia in guerra di religione, trascinando quella che chiama "la macchina del fango" nel suo elemento: il fango, appunto.
Dice Marco Travaglio, che per motivi editoriali (il suo Fatto Quotidiano è concorrente direttissimo di Repubblica) e allergologici (è intollerante al premier) è garanzia di equidistanza: «Non riesco a capire la totale mancanza di ironia che spinge Repubblica a scambiare il modello culturale berlusconiano con il Drive In e le successive creature di Ricci.
ASPESISe la prendessero con il pattume dei reality show stile Grande Fratello: sono loro la quintessenza del berlusconismo. Ricci ha semmai sdoganato la figura della donna in tv, dandole dignità di parola. È stato lui a promuovere una donna alla conduzione, affidando Odiens a Lorella Cuccarini. Il Drive In era un programma di rottura, una bomba di colore che, vivaddio, imbrattava il grigiume dei presepietti della Rai: ai suoi esordi, la tv commerciale era dirompente, rivoluzionaria. A Drive In, poi, le donne parlavano, come parlano le veline a Striscia. Chi attacca Ricci dovrebbe studiarsi la storia della tv: considerarlo il papà del "bordello" di Arcore è un'idiozia. Il dibattito sullo svilimento della donna nelle feste berlusconiane era una cosa seria. Metterne al centro le veline e cercare di colpirle è come sparare coi cannoni alle zanzare».
Il fotoromanzo di Striscia contro De Benedetti e Lerner 0Del resto già nel 2002 l'ex deputato del Pd Giuseppe Giulietti aveva detto: «Ho sempre combattuto le veline di regime, ma la veline di Antonio Ricci sono diventate in questo Paese di censori e censurati le vestali della verità».
Filippa Lagerback, che del dibattito è comparsa involontaria, precisa: «Ricci fa bene a difendersi, la sua demonizzazione è sbagliata. Però dovrebbe scegliersi meglio i bersagli: io non c'entro nulla con la donna oggetto. In Che tempo che fa ho un ruolo piccolo, ma dignitoso. Il contesto è intelligente, il mio abbigliamento è sobrio, introduco scrittori e attori di fama mondiale: con tutto il rispetto, è un po' diverso da fare uno stacchetto su un bancone».
Il fotoromanzo di Striscia contro De Benedetti e Lerner 1Repubblica è un fronte semi-muto. Sulla polemica è tornata con un pezzo viperino di Natalia Aspesi, poi più nulla. Il direttore Ezio Mauro ci fa sapere: «È un gioco che quelli di Striscia fanno da soli». Anche Bruno Manfellotto, direttore dell'Espresso, tiene la linea d'ombra: «Il mio giornale parla per me, il resto è chiacchiera».
Il fotoromanzo di Striscia contro De Benedetti e Lerner 2LA VERSIONE DEL GABIBBO
Gad Lerner, che per Ricci fa parte del complotto anti-Striscia (vedi fotoromanzo), esulta: «Da quando polemizzo con lui, ho ottenuto due cose. La prima: le veline hanno finalmente iniziato a parlare, ora tengono addirittura una rubrica femminista e scrivono lettere alla Camusso. La seconda: Mediaset ha abolito quel vergognoso concorso estivo (Veline, ndr) in cui venivano selezionate la bionda e la mora, e che occupava tutte le prime serate estive di Canale 5. Sono soddisfazioni».
Da Striscia gli replica il Gabibbo: «Contento lui. Quel tapino di Lerner continua a far finta di non sapere che le veline hanno sempre parlato. Continua a ignorare che da 70 anni esiste Miss Italia».
Alla fine, il succo è questo. Repubblica sta zitta come fosse una velina e Ricci fa il suo mestiere: la satira. Se Berlusconi non avesse fatto il satiro, ci saremmo risparmiati, oltre alla paralisi del Paese, anche questa chilometrica querelle.