1 - L'ASSOLUZIONE DI LUIGI DE MAGISTRIS A SALERNO...
Marco Travaglio per "il Fatto quotidiano"
L'assoluzione di Luigi De Magistris a Salerno dall'accusa di abuso d'ufficio, peraltro prevedibile vista la fumosità del caso, è una notizia come tante e meriterebbe, in un paese normale, poche righe in cronaca. Invece in Italia è quasi un affare di Stato e come tale va trattata. Ai nemici interni di De Magistris nell'Idv non era parso vero di sfruttare il suo rinvio a giudizio per intimargli di farsi da parte e accusarlo di incoerenza perché non lo faceva.
E questo giornale scrisse che De Magistris avrebbe fatto bene ad autosospendersi dal partito, com'è buona regola per i rinviati a giudizio: oggi che è stato assolto, la sua posizione sarebbe uscita ancor più forte. Ma non è questo il punto. Qualche giorno fa una delle indagini da lui avviate a Catanzaro, detta "Toghe lucane", è stata archiviata dal gip su richiesta del nuovo pm che l'aveva ereditata dopo il suo trasferimento forzato a Napoli da parte del Csm. Anche quella era una normale notizia: capita che certe indagini vengano archiviate e altre vadano a giudizio: i processi si fanno apposta per sapere se uno è colpevole o innocente.
MARCO TRAVAGLIOL'anomalia, semmai, è che De Magistris si fosse visto scippare tutti i fascicoli prima di portarli a termine: "Poseidone" glielo sfilò il suo capo; "Why Not" glielo levò il Pg (ora indagato per corruzione giudiziaria); "Toghe lucane" glielo fregarono il Csm e Alfano, trasferendolo in anticipo a Napoli proprio mentre scriveva la richiesta di rinvio a giudizio. Ora, siccome De Magistris non ha potuto portare davanti al gip nessuna delle sue tre indagini, quel che è accaduto dopo non compete più a lui, ma ai successori. I quali, per Why Not e Poseidone, hanno ottenuto ora condanne, ora rinvii a giudizio, ora assoluzioni, ora archiviazioni. Per Toghe lucane, tutto in archivio.
Un fatto fisiologico. Invece Corriere, Riformatorio, Giornale, Libero e Ferrara si scatenano contro De Magistris, che dovrebbe pentirsi non si sa di che, scusarsi non si sa con chi, "pagare" non si sa che. Una tesi da malati di mente: se l'imputato viene assolto, non vuol dire solo che l'imputato è innocente, ma pure che il pm è colpevole. Naturalmente non vale sempre, ma solo quando il pm è sgradito a lor signori. Ferrara è come il suo datore di lavoro: lavora ad personam. Infatti ieri s'è ben guardato dal parlare dell'assoluzione di De Magistris e dal chiedere severe punizioni per i pm che l'avevano indagato.
Luigi De Magistris GetContent asp jpegNé oggi lo faranno Pompiere, Riformatorio, Giornale e Libero. I quali, del resto, non hanno mai sostenuto che i pm di Brescia che hanno aperto 90 indagini su Di Pietro e gli altri pm di Mani Pulite senza strappare non dico una condanna, ma uno straccio di rinvio a giudizio, fossero degl'incapaci politicizzati da punire. Eppure molte di quelle indagini erano davvero fondate sul nulla (le denunce degl'imputati). Come lo era quella di Salerno contro De Magistris (nata dalle denunce in serie di un commerciante che accusava i pm di Lecce, Potenza e Catanzaro di avercela con lui).
di pietroQuelle di De Magistris invece non nascevano dai deliri di un querelomane o dai rancori di un imputato, ma da fatti gravi e oggettivi: le ruberie accertate dalla Corte dei conti sui depuratori mai costruiti in Calabria (Poseidone), le manovre di una super-lobby per arraffare fondi pubblici (Why Not), le collusioni di vari magistrati (Toghe lucane) con politici e potenti del luogo denunciate a Catanzaro da ben quattro magistrati potentini (Woodcock, Iannuzzi, Pavese e Montemurro). Tutti fatti su cui De Magistris era obbligato a indagare. Indagò bene o male? Non lo sapremo mai. Sia perché gli hanno impedito di arrivare in fondo. Sia perché, se anche ci fosse arrivato e avesse ottenuto condanne, Ferrara&C. avrebbero detto che i condannati erano innocenti. Perché l'innocenza e la colpevolezza non la decide il giudice. La decidono loro. È la riforma epocale della Giustizia.
2- RAI: DA GIULIANO FERRARA AFFONDO CONTRO DE MAGISTRIS E SANTORO
Da "Blitzquotidiano.it" del 22 marzo 2011
Affondo di Giuliano Ferrara contro Luigi De Magistris, ex magistrato e candidato a sindaco di Napoli, e contro "il suo sponsor Michele Santoro" nella puntata di questa sera di Qui Radio Londra su Rai1. In particolare, Ferrara ha invitato Santoro a "chiedere scusa ai suoi telespettatori, perché con De Magistris - ha detto - hai fatto tanto rumore per nulla".
"Per due anni la giustizia e la politica italiana hanno ruotato intorno a lui - ha esordito Ferrara parlando di De Magistris - ed era diventato una sorta di semidio, di eroe. E' diventato parlamentare europeo e ora sfida tutti a Napoli". In realtà, secondo Ferrara, "De Magistris non sarebbe nessuno se avesse indagato scrupolosamente e con successo, se avesse impostato le sue inchieste su cose concrete, vere, anzi sarebbe stato quello che un magistrato dovrebbe essere, un eroe anonimo della giustizia giusta".
Citando tra l'altro la recente archiviazione dell'inchiesta sulle toghe lucane, Ferrara ha sottolineato ancora che "De Magistris si è dato alla politica perché era la politica il suo core business". Poi e' toccato a Santoro: "Giovedì andrà in onda, spero con grande successo come spesso accade, visto che fa rumore", ha detto Ferrara.
John Henry Woodcock"Gli proporrei di chiedere scusa ai suoi telespettatori. Michele, dì la verità, spiega ai tuoi telespettatori che hai fatto numeri da circo mediatico-giudiziario e hai fatto con De Magistris tanto rumore per nulla. Fallo, almeno in memoria di Enzo Tortora, un cittadino che è stato preso, ammanettato, massacrato dalla giustizia. Una vita rovinata, ma le vittime in Italia non hanno mai risarcimento. Scusati, Michele. Lo fara'? Non so".
3 - DE MAGISTRIS, IL FURBETTO DEL GIUSTIZIALISMO PER SALVARSI DAL PROCESSO SI RIFUGIA IN EUROPA...
Gian Marco Chiocci e Patricia Tagliaferri per "il Giornale"
Dura la vita del politico-imputato: barcamenarsi tra un processo e un impegno istituzionale non è sempre facile. Ne sa qualcosa Silvio Berlusconi, certo, bersagliato di continuo perché sfugge alla giustizia, ma anche l'eurodeputato Idv e candidato a sindaco di Napoli Luigi De Magistris, che di procedimenti ne ha diversi e di «legittimo impedimento» non vuole sentir parlare. Anzi non voleva sentir parlare, finché a presentarsi in aula doveva essere il presidente del Consiglio. «Una legge incostituzionale», tuonava De Magistris lo scorso gennaio commentando la sentenza con cui la Consulta ha stabilito che devono essere i giudici di volta in volta a valutare le ragioni che impedirebbero la presenza in aula di premier, ministri e parlamentari.
congresso italia dei valori genchi jpegOra che serve a lui una giustificazione per non presentarsi davanti ai giudici, però, il legittimo impedimento non è più una legge così «ignobile e inaccettabile». Tanto da invocarla in un'istanza in cui chiede il rinvio dell'udienza fissata lunedì mattina davanti al gip di Roma Barbara Callari. Il processo è quello in cui l'eurodeputato dell'Idv è accusato di abuso d'ufficio assieme al consulente Gioacchino Genchi per aver acquisito, nell'ambito dell'inchiesta Why Not, i tabulati telefonici di alcuni parlamentari senza avere richiesto prima l'autorizzazione.
Il giorno dell'udienza, purtroppo, all'Europarlamento è in programma la commissione Bilancio che De Magistris dovrebbe presiedere. Un impegno serio, insomma, non come quelli del premier, deve aver pensato l'ex pm prima di convincersi ad invocare la tanto vituperata legge soltanto due mesi fa apostrofata addirittura come «truffa legislativa».
Ancora ieri sul suo profilo Facebook e sul suo sito internet, dando la notizia di una sua assoluzione a Salerno dall'accusa di omissione d'atti di ufficio, De Magistris ne parlava così: «Sono stato assolto difendendomi nel processo e non dal processo, per altro senza utilizzare, pur potendolo fare, lo schermo dell'immunità parlamentare né scappatoie come quella del legittimo impedimento». A Salerno no, ma a Roma sì, eccome. E non importa se per poter esercitare le proprie prerogative parlamentari serve far ricorso ad una legge che è «ingiusta e vergognosa» solo quando ad invocarla è Berlusconi.
BEPPE PISANU - Copyright PizziMa De Magistris si supera nell'interrogatorio reso il 18 novembre scorso davanti al procuratore aggiunto Alberto Caperna quando «scarica» il consulente di fiducia, Gioacchino Genchi, con il quale ha firmato le inchieste flop sul malaffare tra la Calabria e la Lucania. Confessando di averlo «assunto» su proposta dello stesso Genchi e dopo aver raccolto i giudizi positivi di altri magistrati, precisa: «Ho sempre avuto la massima fiducia in Genchi, nel suo lavoro, nella sua metodologia».
Sì, certo. Sempre. Quando però l'interrogatorio si fa incalzante, De Magistris è in difficoltà. Esempio: nell'agenda dell'indagato Saladino, domandano gli inquirenti romani, vengono trovati 2mila nomi, perché Genchi chiede ai gestori telefonici 18 utenze a pagina 37 «denominata Pisanu-Porcelli» riferibili all'ex ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu? «Non so in nessun modo per quale ragione e con quali criteri Genchi abbia individuato quelle 18 utenze». De Magistris non sa spiegare nemmeno perché Genchi si fissò sui telefoni di Pisanu e di cinque suoi familiari.
Amedeo LaboccettaSi fidava e basta perché il suo consulente gli faceva capire che conoscere gli intestatari di determinate utenze era «indispensabile» per il buon esito degli accertamenti richiesti. «Ma io non ho mai saputo che quelle utenze riguardavano il senatore Pisanu - precisa il politico - la circostanza l'ho appresa leggendo i giornali. Tra l'altro Pisanu non era coinvolto in alcun modo nelle indagini e quindi mai potevo immaginare che a lui si riferissero le utenze di cui Genchi richiedeva l'acquisizione dei tabulati». Finale col botto: «Ci tengo poi a far presente che avendo maturato una lunga esperienza come pm mai avrei consapevolmente disposto l'acquisizione dei tabulati di un parlamentare (...).
Mi fidavo della professionalità di Genchi e mai avrei potuto sospettare che le utenze indicatemi da lui fossero dei parlamentari». Come per Pisanu, De Magistris giura di non aver mai saputo nulla nemmeno di altri politici finiti nel maxi-archivio telematico. Nemmeno dell'ex premier Prodi, il cui nominativo spunta nel pieno del caos di Why Not quando ormai il danno è fatto: per la fretta, infatti, l'allora pm dice d'aver depositato una prima parziale consulenza di Genchi senza leggerla con attenzione. Dentro c'erano più politici, Prodi incluso. «Chiesi a Genchi di porsi il problema dei parlamentari coinvolti per poi avanzare la richiesta al parlamento». Quella relazione, però, non è mai arrivata, e De Magistris ci tiene a sottolinearlo. Poi c'è la storia dell'intercettazione tra il ministro Clemente Mastella e l'indagato Antonio Saladino, che l'ex pm riceve dai carabinieri e consegna a Genchi «senza sapere» - così dice nell'interrogatorio - che in quelle conversazione vi fosse anche la voce di Mastella.
de_MagistrisMa dove ci va davvero pesante con l'ex collaboratore è sul parlamentare Pdl Giancarlo Pittelli: Genchi avrebbe trasferito undici dati telefonici del politico calabrese da un procedimento all'altro all'insaputa dei due pm titolari. Uno è proprio De Magistris. Che mette a verbale: «Ne parlai con la pm Manzini proprio perché ritenevo non corretto il comportamento di Genchi». E la collega? Si mostrò preoccupata «perché erano stati utilizzati inconsapevolmente i tabulati di un parlamentare senza la preventiva autorizzazione».
4- «E AD ASSOLVERLO È STATA LA COGNATA DI MICHELE SANTORO MA CHE FORTUNA...»
Gian Marco Chiocci per "il Giornale"
«Gli piace vincere facile, eh...»
Scusi, onorevole Laboccetta, di chi parla?
«Del solito Luigi De Magistris ».
L'europarlamentare ha annunciato su Facebook che è stato assolto a Salerno dall'accusa di omissione d'atti d'ufficio.
«Certo, come no. Vince facile lui».
Ancora? Che cosa vuole dire?
«Esulta lui. Esulta pure Di Pietro che si congratula per lo straordinario risultato raggiunto. Però...»
Non la faccia lunga, onorevole .
«Salerno è una piazza che gli porta fortuna a De Magistris. Piazza dove il network mediatico- giudiziario che va da Santoro a Di Pietro, funziona benissimo anche come collegio giudicante. Il tribunale che ieri ha assolto De Magistris, guarda un po', era presieduto dalla dottoressa Maria Teresa Belmonte, moglie dell'avvocato Giocondo Santoro, fratello di Michele».
Sta insinuando che De Magistris deve la sua assoluzione a Santoro per il tramite della cognata?
Ma no. Non entro nel merito della decisione, ci mancherebbe. Ma possiamo almeno dire che è quantomeno irrituale che la cognata del principale sponsor mediatico-giudiziario dell'ex pm catanzarese censurato dal Csm per le sue inchiesteflop, si pronunci un'altra volta su questo paladino della legalità che ha fatto carriera con le sue inchieste sgangherate? È normale? Nuoce o non nuoce all'immagine della magistratura e alla posizione di terzietà della giurisdizione?».
Lei ha parlato di una «seconda » decisione: stesso gip, stesso imputato.
«Questo gip già in un'altra occasione ha assolto De Magistris ma come scrissi un'interrogazione parlamentare al riguardo mi è stato spiegato che la parentela non rientra tra le ipotesi di astensione obbligatoria previste dall'articolo 36 del codice di procedura penale e non costituisce, quindi, di per sé una situazione di fatto suscettibile di rilievo disciplinare».
E dunque...
«Mi chiedo e vi chiedo: cosa avrebbe detto De Magistris se un'ipotetica cognata che so, del direttore Minzolini, avesse archiviato per la seconda volta la posizione di Silvio Berlusconi? Cosa avrebbe scritto Repubblica ? Come si sarebbe mosso il Csm? E poi: se ne sarebbe parlato ad Annozero ? »