1- LA FUSTIGATRICE DEI PRIVILEGIATI È UNA DI LORO
Filippo Facci per "Libero"
Anzitutto c'è un conflitto d'interessi, perché sono amico personale di Giuliano Pisapia. Tutto pensavo, inoltre, tranne che l'appartamento in cui vive la simpatica collega Cinzia Sasso, compagna di Pisapia, potesse interessare ancora a qualcuno, visto che me ne occupai la bellezza di 17 anni fa e che ne scrissi addirittura in un paio libri: nel 1994 e nel 1997. Quello che posso fare, ora, è rinfrescare la memoria circa un paio di episodi che nessuno ricorda, forse neppure Cinzia Sasso.
La giornalista ha scritto una lettera al Corriere della Sera in cui diceva: «Sono la compagna di Giuliano Pisapia e abito in un appartamento di proprietà del Pat... siccome ho visto che alcuni nomi - ma non il mio - sono stati pubblicati, preferisco violare la mia privacy per raccontarti i fatti miei. Vivo da 22 anni in quell'appartamento... Dal 2008 il mio contratto è scaduto; nel frattempo ho trovato un'altra casa e ho mandato al Pat una lettera di disdetta del contratto di affitto ».
Probabile che Cinzia Sasso, mentre scriveva, fosse già stata contattata dal collega di Libero Edoardo Cavadini, a cui aveva detto: «Ero appena arrivata a Milano da Venezia e non avevo ancora conosciuto Giuliano, stavo con il mio ex marito. Con lui ho affittato la casa, ma sinceramente non ricordo come siamo entrati in contatto con il Pio Albergo Trivulzio, è passato troppo tempo».
cinzia sasso e pisapia1Ecco, su questo posso soccorrerla. A pagina 149 del mio libro-intervista a Paolo Pillitteri «Io li conoscevo bene» (roba del 1994) l'ex sindaco di Milano racconta questo: «Si immagini una mattina di primavera, oltre il Castello Sforzesco, vicino alla Triennale. Io me ne pedalavo in bicicletta per parchi e viali. Incontriamo una giovane coppia con un neonato in braccio, mi fermano: saluti, complimenti, soliti commentini e confidenze».
Lei è Cinzia Sasso di Repubblica, lui è Giovanni Cerruti de La Stampa. Continua Pillitteri: «Poi un attimo di serietà e, come spesso mi capitava, una richiesta: il nucleo familiare ha bisogno di un nido, una casa, "tu che puoi, tu che sei il sindaco, tu che ci sei amico": un classico. Il lunedì successivo cerco il presidente del Pio Albergo Trivulzio, Mario Chiesa, e gli chiedo se sia possibile assecondare la famigliola. Io, data l'urgenza, insisto.
pio albergo trivulzioMa non è che scossi troppo il pragmatico Chiesa, visto che la settimana dopo si fece viva per una risposta la mammina giornalista. In breve: risollecito Chiesa in modo pressante, quasi gli do un ordine: finché dopo qualche giorno m'informa che il tetto è stato trovato. I due, informati, ringraziano sentitamente, non tanto me ma un mio funzionario».
Poi, però, arriva Mani pulite. «Le confesso che non mi sarei mai aspettato », concludeva Pillitteri, «di dover leggere nelle cronache dei loro giornali invettive feroci contro i clientelismi socialisti, questi craxiani "che avevano dato le case ai loro amici". Sono rimasto senza parole».
Pio Albergo TrivulzioL'ex sindaco di Milano probabilmente si riferiva anche a quanto avrei annotato in un secondo libro, «Di Pietro, biografia non autorizzata » (1997): cioè che Cinzia Sasso, assieme a Giuseppe Turani, non ebbe problemi a pubblicare «I saccheggiatori. Facevano i politici ma erano dei ladri» (Sperling& Kupfer, 1992) e cioè un libro concentrato soprattutto sul sistema messo in piedi da Mario Chiesa, presidente del pio Albergo Trivulzio: un libro che fu scritto nell'appartamento che Mario Chiesa aveva procurato.
mario chiesaCiascuno sopravvive come può. Se faccio spallucce, ora, è perché ai tempi, quando scrissi il libro-intervista con Pillitteri, rivelai ben altri affitti di favore: ma non successe assolutamente nulla. Tra questi un equo canone ad Antonio Di Pietro (vicenda che sarebbe esplosa un paio d'anni dopo) e un altro a Giulio Catelani, allora procuratore generale a Milano.
Non accadde nulla, perciò, neanche per il caso più trascurabile di Cinzia Sasso, tanto che la giornalista restò nell'appartamento e rinnovò il contratto nel 1999, come lei stessa ha raccontato. Non averlo disdetto con largo anticipo, rispetto alla candidatura a sindaco del suo attuale compagno, Giuliano Pisapia, è l'ingenuo errore che le si può addebitare.
2- TRA I VERTICI DEL PD I MALUMORI CI SONO E PISAPIA SI SMARCA DALLA SASSO: "NON SI PUÒ ADDEBITARE A ME IL FATTO CHE NON CI SIA STATO UN CONTROLLO NELL'ASSEGNAZIONE DELLE CASE E NELLA GESTIONE DEI CONTRATTI..."
Elisabetta Soglio per il Corriere della Sera
È amareggiato «perché se leggerezza c'è stata è stata di non aver chiarito velocemente alcune questioni». È arrabbiato «perché non tollero che colpiscano il mio affetto più grande per colpire me». È preoccupato «perché stiamo perdendo di vista il fatto che abbiamo davvero possibilità di vincere: se qualcuno ha qualcosa da contestarmi, abbia il coraggio e la lealtà di farlo apertamente».
Giuliano Pisapia, candidato del centrosinistra alle elezioni comunali, vuole spiegare una volta per tutte la vicenda che lo ha messo sulla graticola negli ultimi giorni: la presenza della sua compagna Cinzia Sasso negli elenchi dei beneficiari delle case del Pat.
PILLITTERIAvvocato Pisapia, ma dove ha visto la macchina del fango?
«Quando ho usato questa espressione non intendevo negare che ci fosse un fatto oggettivo. Ma non accetto si getti fango sul mio affetto più caro per colpire me: se qualcuno vuole delegittimarmi, in un momento in cui emerge in città la voglia di cambiamento, lo faccia senza strumentalizzare situazioni che non mi riguardano direttamente e mettendo in giro voci infondate».
Ad esempio?
«Beh, avevano cominciato a dire che in quella casa si tenevano le riunioni del mio comitato elettorale, poi che era stato messo in casa uno straniero e altre sciocchezze ancora. A che scopo? Colpirmi. Perché se Cinzia non fosse stata la mia compagna, nessuno ne avrebbe parlato».
Però lo è. Quindi le è stato chiesto di chiarire: è trasparenza, no?
«Verissimo. E infatti ci eravamo mossi da tempo: teniamo presente che si tratta di vicende molto lontane e che non mi riguardano direttamente perché, ricordo, io abito in un'altra casa».
Ma non si è mai posto, con la sua compagna, il problema?
«Certo. Perché se voglio amministrare la città non posso avere la compagna che vive, per quanto in modo legittimo, nella casa di un ente che controllo».
E quindi?
«Avevamo fatto da tempo una scelta precisa. Avevamo deciso di andare a vivere insieme e la nostra casa avrebbe dovuto essere pronta per novembre, cioè per quando si sarebbero fatte le primarie. Poi, come immagino sia accaduto a molti, ci sono stati ritardi nei lavori e abbiamo cercato una soluzione alternativa: c'è già una casa in cui Cinzia si trasferirà con suo figlio e il trasloco sarà concluso entro due settimane».
Come ha avuto la casa del Pat, la sua compagna?
«Nell'88 Cinzia, che allora neppure conoscevo, e il suo ex marito avevano casualmente incontrato l'allora sindaco Pillitteri e gli avevano spiegato che non riuscivano a trovare un appartamento. Pillitteri aveva consigliato di fare domanda in alcuni enti e così avevano fatto nell'88 rivolgendosi anche al Trivulzio. La loro pratica era stata esaminata e, oltre un anno dopo, si era stabilito che avevano i requisiti richiesti: nel '90 sono entrati nella nuova abitazione spendendo, tra l'altro, 42 milioni per ristrutturarla».
Ma il contratto è ancora intestato alla Sasso.
«Dopo la separazione, Cinzia era subentrata nell'affitto stipulando un regolare contratto con l'assistenza della Confedilizia e del sindacato inquilini. Il contratto è stato rinnovato nel 2003, sempre attraverso il sindacato ed è scaduto nel 2008: a quel punto si è aperto un contenzioso fra il Pat e il sindacato che si è concluso pochi giorni fa e che riguarda molti immobili. Ma Cinzia aveva già dichiarato di non essere interessata al rinnovo: come ho spiegato avevamo preso casa altrove».
Perché la Sasso ha avuto la casa e altri più bisognosi no?
«Da un lato ha ragione, dall'altro dico che bisogna ricostruire i fatti dall'origine. E comunque non si può addebitare a me il fatto che non ci sia stato un controllo nell'assegnazione delle case e nella gestione dei contratti. Io voglio cambiare l'attuale amministrazione anche per questo: perché la Moratti non ha vigilato sui vertici del Pat, sulla gestione delle case popolari e di tutto il patrimonio immobiliare della città?».
Si è sentito isolato in questi giorni?
«Ho avuto molti incontri con la base e i vertici e mi è stata manifestata una grande solidarietà: abbiamo tutti insieme molta voglia di vincere le elezioni».
Tra i vertici del Pd i malumori ci sono...
«Se c'è qualcuno che vuole porre dei problemi sono disposto ad affrontarli apertamente, ma l'importante è che queste persone abbiano il coraggio e la lealtà di uscire allo scoperto. Vediamo di non farci del male da soli».
3- LA FURIOSA REPULSIONE PER AFFITTOPOLI...
Pierluigi Battista per il "Corriere della Sera"
Forse non hanno capito bene, questi adepti della nomenclatura d'accatto che ci ritroviamo, quale furiosa repulsione può suscitare la storia degli appartamenti degli enti pubblici affittati a prezzi risibili. Non hanno compreso che sulle case concesse per diritto di clan, di potere, di partito, di amicizia, di vippismo molesto il senso di ingiustizia di chi ne patisce l'esclusione è profondo, incontenibile, rabbioso.
casa montecarloForse non hanno capito che le loro giustificazioni sono irritanti, se confrontate con lo spreco di denaro pubblico consumato mentre vengono chiesti sacrifici, strette fiscali, punizioni patrimoniali a chi è fuori del circuito oligarchico dei favoriti, dei privilegiati seriali, di «quelli che possono» .
Forse non hanno capito che la casa è un simbolo, oltre che un bene materiale: evoca emozioni primarie come il senso di protezione, la continuità familiare, la custodia di un'intimità che ripara dalla bufera, il significato del risparmio, la ricerca della stabilità, la solidità del mattone opposta all'evanescenza delle ricchezze liquide ed effimere.
Sasso-Turani - I SaccheggiatoriNon hanno capito che c'è sempre una casa nelle tempeste degli ultimi anni. I mutui che in America hanno messo in ginocchio le banche e gettato nelle disperazioni un numero incalcolabile di famiglie.
La casa acquistata a sua «insaputa» da Claudio Scajola. La casa di Montecarlo, un tempo patrimonio di An, che il presidente Fini ha messo nelle mani di un cognato vorace e spregiudicato. Le case delle ragazze di Arcore pagate da un ragioniere incaricato di mettere a posto affitti e contratti di locazione. Non hanno capito, i beneficiari di questa nuova Affittopoli, che la soavità bipartisan di questo sistema di privilegi ha la straordinaria forza di trasformare un vecchio adagio qualunquista - «sono tutti uguali» - in una sentenza politologica di chirurgica precisione analitica.
Pillitteri-Facci - Io li conoscevo bene..Non hanno capito che la montagna di euro dilapidati in questo sistema di favori da repubblichetta delle banane delegittima ogni lamentazione degli enti locali sulla mancanza di fondi, sulla penuria nelle casse pubbliche, sulle vacche magre che pascolano avvizzite dove prima c'era florida prosperità. Non potevano pensarci prima? Non potevano evitare l'elargizione generosa di affitti di favore agli amici, ai clienti, alla Casta degli influenti da gratificare con regalie e raccomandazioni.
Forse non hanno capito bene. Non hanno capito che una classe dirigente che si coccola con prebende miserabili a forma di appartamenti sbolognati a prezzi irrisori si auto delegittima come classe dirigente avida e opportunista, furbastra e spregiudicata. Le strappa ogni patina di credibilità, trasforma le loro parole così sovraccariche di afflato etico in dozzinali pretesti per nascondere la triste realtà delle cose. Parole svalutate, come gli affitti stracciati di cui hanno sinora ricavato (immeritati) benefici.