Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"
GAETANO BONOMIRisponde alle domande e ribatte alle contestazioni. Davanti ai magistrati che lo accusano di essere a capo di un'associazione segreta, il sostituto procuratore generale di Potenza Gaetano Bonomi parla per oltre cinque ore e segue una linea netta: «Ho sempre agito nell'ambito dei miei poteri, nella gestione dei miei compiti alla procura generale di Potenza il mio operato è sempre stato legittimo». Smentisce in maniera decisa di aver ispirato la campagna denigratoria contro il pubblico ministero Henry John Woodcock e altri colleghi in servizio in quel palazzo di Giustizia.
WOODCOCKNon nega di aver avuto rapporti con l'ex 007 del Sisde Nicola Cervone sospettato di aver confezionato gli esposti anonimi, pur ribadendo di aver sempre agito «nella legalità». Ma la sua linea di difesa vacilla più volte, soprattutto quando si entra nei dettagli dei suoi rapporti con i politici e gli imprenditori locali. Anche perché risulta che sua figlia, avvocato, avrebbe ottenuto alcune consulenze proprio da quei titolari di aziende finiti in un'indagine seguita dallo stesso Woodcock.
Comincia alle 11 l'interrogatorio nella caserma dei carabinieri. Bonomi siede davanti al procuratore aggiunto Giusepe Borrelli e al sostituto Simona Rossi, titolari del fascicolo che riprende e aggiunge episodi nuovi all'indagine che era stata condotta da Luigi De Magistris. Si parla del gruppo di magistrati, agenti segreti, carabinieri e finanzieri che - guidati, secondo l'accusa, da Bonomi e dal collega Modestino Roca - avrebbero partecipato a un'associazione segreta che gestiva relazioni con il potere politico ed economico della Basilicata, determinati ad annientare coloro che interferivano avviando accertamenti sulla natura di questi legami e contatti.
SCIARELLIE dunque che aveva come obiettivo di far finire sotto procedimento disciplinare e quindi far trasferire lo stesso Woodcock, il giudice Alberto Iannuzzi, i pubblici ministeri Vincenzo Montemurro, Annagloria Piccininni, Laura Triassi oltre al loro capo Giuseppe Galante.
«Tutte le azioni disciplinari avviate e gestite dall'ufficio - dichiara Bonomi - si basavano su episodi circostanziati e rientravano nelle mie prerogative». Più difficile gli risulta invece spiegare i suoi rapporti con l'imprenditore Ugo Antonio Barchesi, accusato con lui di corruzione perché gli avrebbe garantito contatti con politici locali e nazionali che potevano sponsorizzare la sua nomina all'Ispettorato del ministero della Giustizia, il suo inserimento in una commissione e il pagamento di un viaggio in Austria in occasione del Capodanno 2010. E si infuria quando viene affrontato il capitolo che riguarda alcuni incarichi ottenuti da sua figlia che svolge la professione di avvocato proprio in Basilicata, anche perché questa circostanza potrebbe creare un problema di compatibilità.
Giuseppe BorrelliSono centinaia le intercettazioni telefoniche e ambientali contestate. E quando si arriva a quelle che riguardano l'esposto anonimo spedito ai vertici giudiziari cittadini ed alcuni quotidiani locali per accusare Woodcock di aver passato notizie riservate alla giornalista Federica Sciarelli, ma anche a un suo indagato, Bonomi scandisce: «Non sono stato nè l'autore, nè il mandante. Non avevo bisogno di questi mezzi, ho sempre agito in maniera scoperta». Per confezionare il dossier falso furono acquisiti i tabulati del magistrato e altre notizie riservate che riguardavano lui, i suoi rapporti con la conduttrice di «Chi l'ha visto?» e gli altri magistrati. E questo ha fatto scattare le accuse di calunnia e rivelazione di segreto.