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MAL-DESTRI - \"IL GIORNALE\" E \"LIBERO\" Se la prendono con Nanni Moretti per via del reintegro del Fus con l’aumento della benzina (tra 1 e 2 centesimi al litro) - E oscurano il fatto che il ritocco dell’accisa serve soprattutto per la missione militare in Libia e il rinnovo del contratto della Polizia - Va bene che ogni nome è buono per fare caciara, ma se c’è un regista che non chiede mai finanziamenti al ministero, quello è proprio L’AUTORE del “Caimano”..

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Michele Anselmi per "il Riformista"

ALESSANDRO SALLUSTI

Un po' se l'aspettavano ai Beni culturali, ma non con questi toni. Così, mentre il neo-ministro Giancarlo Galan incontra ad uno ad uno i direttori generali, in quei corridoi c'è chi parla di "grettezza e disinformazione, di appello agli istinti più bassi degli elettori-lettori". Un paradosso tutto italiano? Succede, infatti, che il governo di centrodestra sia messo sulla graticola dai giornali di centrodestra. Prima la Libia, adesso questa storia del reintegro del Fus.

Naturalmente, giova ripeterlo, l'aumento dell'accisa sui carburanti, tra 1 e 2 centesimi al litro, non è stato predisposto solo per rifornire "i soliti artisti piagnoni"; la misura servirà soprattutto per finanziare la missione militare contro Gheddafi e il rinnovo del contratto delle forze dell'ordine.

NANNI MORETTI

Solo una parte minima, infinitesimale, di quelle risorse andrà a rinforzare stabilmente gli interventi a favore di spettacoli, tax-credit e tutela dei beni archeologici e museali. Eppure nell'area della maggioranza nessuno lo scrive, con l'eccezione del "Foglio" che parla di "Rivoluzione culturale". Perché non fa comodo, perché è più facile polemizzare con i cineasti, toccando corde profonde, rancori sempre facili da riattizzare.

La controprova? "Benzina più cara? Colpa di Moretti & C." titola "il Giornale" un commento di Alessandro Gnocchi. "Ci tassano la benzina per pagare i filmetti" accusa Andrea Scaglia sulla prima pagina di "Libero". In sintonia, entrambi i quotidiani, con i messaggi imbufaliti dei militanti accolti dal sito del Pdl, uno dei quali recita: "Basta aiuti di Stato ad un cinema insulso e osceno. La legge del mercato deve valere anche per questa pseudocultura".

FELTRI BELPIETRO b

Eppure quei 236 milioni trovati grazie ad un onorevole compromesso raggiunto martedì notte tra Gianni Letta e il collega Giulio Tremonti, l'uno da sempre vigile sui temi dello spettacolo e della cultura, l'altro costretto a fingersi sensibile dopo l'incontro con Riccardo Muti, non sono uno spreco; permettono anzi al governo, dopo mesi di figuracce, tentennamenti, annunci senza seguito, di sbloccare una situazione che sembrava avviata al collasso. Letteralmente.

I "filmetti" di cui parla "Libero" non c'entrano nulla. È possibile, anzi probabile, che Letta sopravvaluti un po' la pazienza italica quando dice: "Un piccolo sacrificio che tutti saranno lieti di fare". Ma i soldi, da qualche parte, bisognava pure trovarli. Non piace l'aumento del biglietto? Non piace la tasse di scopo? Non piace il ritocco dell'Iva? Intanto teatri, fondazioni liriche, compagnie di balletto, festival illustri, la Biennale, Cinecittà-Luce, solo per restare nel campo dello spettacolo, rischiavano di chiudere o di vedere compromessa l'attività.

SANDRO JAMES BONDI

Il ministro uscente Sandro Bondi, al quale Giuliano Ferrara dedica un commosso elogio, definendolo "un politico diverso" e "una brava persona", parla di "amarezza per i miei ripetuti appelli inascoltati, con il risultato, oggi, di ricondurre tutto ad un problema di risorse pubbliche azzerando l'impianto riformatore da me avviato". Ce l'ha con Tremonti, il quale avrebbe concesso al sindaco Alemanno e al maestro Muti più attenzione che al ministro dei Beni culturali, specie dopo certi commenti del "Corriere della Sera".

GIULIO TREMONTI

In effetti è andata proprio così, e certo non sorprende che mercoledì, in Consiglio dei ministri, anche un infuriato Brunetta abbia minacciato di votare contro le misure sul Fus. D'accordo, il ministro poco apprezza il collega e corregionale Galan, ha offeso ripetutamente il mondo del cinema dandogli del "parassita", ha implorato più volte Bondi di "chiudere i rubinetti".

GIANCARLO GALAN E MOGLIE

Ma le ragioni personali, che pure contano nelle ragioni del suo distinguersi, alla fine rivelano un motivo più profondo di disaccordo. La verità? Il mondo dell'arte e della cultura è visto dal centrodestra come nemico, viene guardato con sospetto ideologico, anche quando sono in ballo riforme di impianto liberistico, come il tax-credit per il cinema.

"Francamente l'idea di finanziare con le tasse i film di Sergio Rubini o Nanni Moretti o chiunque altro non riempie d'orgoglio, un eufemismo per dire che non si vede un solo motivo perché le cose debbano andare così" scrive infatti Gnocchi, al quale "girano vorticosamente le bobine" perché "il reintegro del Fus lascia passare un brutto messaggio".

GIANNI LETTA

Va bene che ogni nome è buono per fare caciara, ma se c'è un regista che non chiede mai finanziamenti al ministero, quello è proprio l'odiato Moretti del "Caimano".
Per la cronaca, sapete a quanto ammonta la cifra amministrata nel 2010 dal ministero per coprodurre film di interesse culturale nazionale, opere prime e seconde, documentari e cortometraggi? 25,5 milioni di euro: in tutto.

 


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