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IL PD È UN GIRO DI EGOCENTRISMI E CHIACCHIERE, DOVE OGNUNO COLTIVA, NELLA SUA CAMERETTA, AMBIZIONI E ALLEANZE

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Stefano Di Michele per "Il Foglio"

PIERLUIGI BERSANI

Visto che il "centralismo democratico" non esiste più, nel Pd dovrebbero attrezzarsi per qualche forma di "ricreazione democratica": si fa merenda, si gioca un po' nel cortile, volendo per i più grandicelli una breve gara di rutti, poi avanti, marsch!, tutti in silenzio e tutti di nuovo in classe - braccia conserte, studio pensoso: così, tanto per provare anche ad ascoltare gli altri, oltre al primitivo piacere di sentirsi sempre parlare.

La "ditta" al suo esordio evocata da Bersani, l'ideale "bocciofila" successivamente richiamata, con il passare degli anni si è trasformata in una sorta di asilo post montessoriano - ove ognuno strilla, ognuno prende cappello, ognuno tira il pongo negli occhi del vicino di banco.

MATTEO RENZI

E tutti s'avanzano con bieco cipiglio, chiunque dell'altro dice male, il primo che passa quale nuovo si autocertifica. Ci sono rottamatori, semirottamatori (che fanno, si limitano a smontare fari e cerchioni?), aggiustatori - manco al reparto carrozzerie della Fiat, negli anni d'oro, tanta solerzia meccanica. Chi vuole il Big Bang, chi la bomba atomica, chi Bersani ma castrato come il gatto di casa, chi s'invaghisce di Renzi, chi s'ingolosisce di Zingaretti, chi guarda languido Letta, chi sospira per la Bindi, chi ambirebbe a Chiamparino.

Rosy Bindi

Chi aspetta Jovanotti, chi vuol parlarsi con Benigni, chi accasarsi con Casini, chi si fa forza e s'imbarcherebbe con Di Pietro. Tutti sfanculano i radicali, ma neanche tutti, Bettini vuol fare partito andando oltre i partiti, i prodiani senza Prodi, i Giovani Turchi e i Giovani Curdi (le sfighe se le vanno a cercare), ex Ppi con veltroniani, veltroniani con Area Dem, dalemiani con bersaniani (ortodossi ed eterodossi, ma tutti attruppati in bocciofila: si vede che c'è chi teorizza l'accosto e chi la bocciata) ma in disdegno comunque - cazzare le vele e pure Veltroni, il quale pare leggermente renziano, ieri incensato da Kerry Kennedy, "in Renzi ritrovo le idee di mio padre Bob", pensa tu, che qualche anno fa invece si era politicamente innamorata di Walter.

ENRICO LETTA benigni

Poi i T-Party, che basta il nome per capire che lì c'è lavoro per chi ha da rottamare. Tutto un giro di egocentrismi e chiacchiere - o s'immaginano gli sfiancati militanti appassionarsi a questo insopportabile nulla mischiato col (quasi) niente? A un groviglio al cui confronto il "Codice da Vinci" pare robetta da Settimana Enigmistica? C'è persino - nello sprofondo di nomignoli - la Prossima Italia, non la mazziniana giovane, che procura un vago senso di spaesamento.

Pare di stare in stazione: "Scusi, sa quando passa?". "Prossimamente". E Civati ce l'ha con Renzi, una volta volevano fare il botto insieme e adesso ognuno s'è ripreso i suoi giocarelli e s'industria nella sua cameretta: chi alla stazione Leopolda, chi in tenda a piazza Maggiore - là dove "santi che pagano il mio pranzo non ce n'è": appunto. E' il "pischellismo" dilagante dentro il Pd, trentenni e quarantenni che fanno i coattelli - e ognuno pensa soprattutto a come suonarle agli altri.

jovanotti 0001

E il Cav. - che sul "pischellismo", si sa, niente da nessuno ha da imparare - finirà col suonarle a tutti loro. Quando lancerà il prossimo boccino, il buon Bersani, tenutario dell'incasinata bocciofila, dovrebbe mirare non solo alle palle - fosse accosto, fosse bocciata - ma pure a qualche capoccia

 


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