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IL TURBANTE TURBA – L’INDIA SI IMBUFALISCE CON L’ITALIA PER IL CASO DELLO SPORTIVO DI FEDE SIKH A CUI, A MALPENSA, E’ STATO FATTO TOGLIERE IL COPRICAPO PER UN CONTROLLO –NUOVA DELHI GRIDA ALL’AFFRONTO E CHIEDE UNA RISOLUZIONE ONU PER IL RISPETTO DI QUESTO SIMBOLO RELIGIOSO – LA POLIZIA DI FRONTIERA FRENA LO SCAZZO: “I METAL DETECTOR NON SONO SENSIBILI AGLI ESPLOSIVI, PER QUESTO SONO NECESSARI CONTROLLI INDIVIDUALI CON I TURBANTI DEI SIKH, COME CON I BURQA O I SEMPLICI CAPPELLI”...

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Alessandra Muglia per "il Corriere della Sera"

AMRITINDER SINGH E JEEV MILKHA

Un turbante mina le relazioni tra Italia e India. Nuova Delhi non tollera che i connazionali di fede sikh siano costretti a rimuovere il tradizionale copricapo di stoffa durante i controlli in aeroporto prima dell'imbarco. A far scoppiare il caso è stato l'allenatore di un campione indiano di golf, Jeev Milkha, imbufalito con le autorità aeroportuali che lo avrebbero «umiliato» per due volte in dieci giorni a Malpensa, mentre andava e tornava dalla Sicilia, dove si è svolto un torneo internazionale.

Amritinder Singh, questo il nome del coach, è stato invitato per motivi di sicurezza a sfilarsi il turbante, che per i sikh è un simbolo religioso e non va mai tolto in pubblico. Un dirigente della polizia di frontiera a Malpensa, Giovanni Pepé, racconta che la prima volta l'uomo è stato fatto accomodare in un locale riservato, creato una quarantina di giorni fa proprio per andare incontro a chi ha esigenze di privacy. Qui gli è stato chiesto di consegnare il turbante per l'ispezione, solo che in quel momento non c'era lo specchio, e così l'allenatore sikh è andato a toglierselo in bagno.

MALPENSA

«È stato come spogliarsi in pubblico» ha dichiarato Singh al Times of India. Un affronto portato sul tavolo del console indiano a Milano, Sanjay Verma, che ha voluto incontrare i responsabili della sicurezza di Malpensa. La polemica è poi rimbalzata fino a Nuova Delhi che ha convocato il nostro ambasciatore, Giacomo Sanfelice. Gli sforzi diplomatici della scorsa settimana sono purtroppo stati vanificati dal ripetersi dell' «incidente» l'altro giorno, sempre a Malpensa, secondo quanto riportato dallo stesso Amritinder Singh (anche se la polizia di frontiera non è a conoscenza di questo nuovo episodio).

Ed è ripartita l'offensiva diplomatica: ieri il ministro indiano degli Esteri, S. M. Krishna, ha denunciato il caso al Senato («Un insulto a un sikh è un insulto alla nazione» ha detto il capo della diplomazia indiana preannunciando la protesta ufficiale con Roma sulla «ripetuta umiliazione» ); il governo di Nuova Delhi intende mobilitarsi all'Onu per una risoluzione che chieda il rispetto di questo simbolo religioso, riferisce The Hindustan Times.

UMBERTO VATTANI CON MOGLIE E GIACOMO SANFELICE - Copyright Pizzi

Infine, l'ambasciatore Sanfelice è stato nuovamente convocato al ministero degli Esteri, bersaglio dell'ira del Subcontinente: «Ho ricordato che il nostro Paese ospita la comunità sikh più numerosa in Europa dopo quella della Gran Bretagna e ho cercato di dare rassicurazioni sul pieno riconoscimento in Italia dei valori religiosi in generale e di quelli sikh in particolare» riepiloga il diplomatico al Corriere. Il console indiano a Milano Sanjay Verma non è convinto: «Il controllo supplementare nella stanza riservata non dovrebbe essere una routine, ma dovrebbe verificarsi soltanto se ci sono buone ragioni per dubitare, per esempio se scatta l'allarme del metal detector».

La polizia di frontiera obietta a distanza che i metal detector suonano se individuano metalli mentre non sono sensibili agli esplosivi, per questo sono necessari controlli individuali. Con i turbanti dei sikh, come con i burqa o i semplici cappelli.

 


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