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BOLLORÉ CONTRO IL CARRELLO DEI BOLLITI - REPLICA A CICCIO SCARPARO: \"NON VENDO MEDIOBANCA. Non mi si può comprare\" - GODE: \"Si vede che ho toccato un punto dolente, per scatenare un tale putiferio\" - RILancia: \"È un problema di trasparenza e buona governance sull’affare Kellner\" - RIMANE IL MISTERO SULLA FALLITA SFIDUCIA A PERISSINOTTO IN CDA (COME MAI IL BRETONE NON SI ERA ACCORDATO PRIMA CON IL SUO ALLEATO GERONZI?) ....

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1- "NON VENDO MEDIOBANCA. NON MI SI PUÒ COMPRARE"
Giuliana Ferraino per il "Corriere della Sera"

bollore article

Continua il botta e risposta senza precedenti in Generali. «I miei titoli di Mediobanca non sono in vendita. Chi crede che mi si possa comprare, sbaglia di grosso» . Vincent Bolloré replica così alle reazioni alle sue dichiarazioni, in un'intervista sabato sul «Corriere della Sera» , in cui l'uomo d'affari francese, azionista di Mediobanca e vicepresidente del Leone, lamentava la mancanza di trasparenza, per giustificare la sua astensione sul bilancio 2010, e chiedeva un «chiarimento obbligatorio sulla governance» .

Contro le affermazioni di Bolloré prima è arrivata una nota ufficiale da Trieste, poi le dichiarazioni dell'imprenditore Diego Della Valle, quindi quelle di Lorenzo Pellicioli, amministratore delegato di De Agostini, e un comunicato di Ferak-Effeti. E ieri dalle dichiarazioni di Bolloré, ritenendole «infondate e potenzialmente dannose per la società» , si sono dissociati anche i consiglieri di Generali eletti nella lista di Assogestioni in rappresentanza dei fondi di investimento, Cesare Calari, Carlo Carraro e Paola Sapienza.

GERONZI

I tre economisti, in una nota, «esprimono solidarietà e apprezzamento per il management della compagnia che ha pilotato con dedizione e con grande successo Generali attraverso un momento di eccezionale difficoltà nei mercati internazionali. Esprimono inoltre soddisfazione per gli eccellenti risultati ottenuti nel 2010» .

«Sono sbalordito da tutte queste proteste» , racconta al telefono Bolloré, che ammette di aver visto i giornali soltanto ieri pomeriggio, al rientro da un weekend trascorso in campagna. «Si vede che ho toccato un punto dolente, per scatenare un tale putiferio» , aggiunge. Preoccupato? Per niente. Ma una cosa il bretone ci tiene a sottolinearla.

DIEGO DELLA VALLE

«I miei titoli di Mediobanca non sono in vendita» , dice rispondendo a Della Valle, che aveva incluso se stesso «tra i molti italiani disposti a rilevare la quota in Mediobanca se Bolloré decidesse di dismetterla» . «Non mi si può comprare» , obietta il francese sulle ipotesi di un chiarimento che, dopo le Generali, porti a nuovi equilibri anche in Piazzetta Cuccia, di cui i soci d'Oltralpe controllano l'11% sindacato nel patto che scade a fine anno. Poi su Generali ribadisce: «Penso che si continui a non volere affrontare la vera questione. È un problema di trasparenza e buona governance sull'affare Kellner» . Il riferimento è alla joint venture Ppf con l'imprenditore ceco Petr Kellner.

«Gli accordi sono squilibrati e pongono un problema» , secondo Bolloré, che punta l'indice anche sull'investimento (0,9%) nella banca russa Vtb. Immediata, il giorno dopo, è stata però la levata di scudi in difesa del management. La società ha ribadito di aver «sempre agito con estrema trasparenza» , ispirandosi a «principi di corretta gestione» , «nell'esclusivo interesse di tutti gli stakeholders» .

Lorenzo Pelliccioli

Della Valle ha liquidato come «pretestuose e vaghe» le argomentazioni di Bolloré. Pellicioli ha giudicato «stupefacente che un consigliere nonché vicepresidente rilasci dichiarazioni fuori dallo stesso board, entrando nel merito di specifiche decisioni operative» , respingendo le contestazioni su Vtb («poco significativa» ) e sull'accordo con Ppf («brillante» ). E Ferak-Effeti hanno chiesto di «ripristinare al più presto una situazione di normalità che consenta al management la serenità per perseguire l 'interesse aziendale» . Ma lo scontro continua.

petr kellner

2- RETROSCENA
Francesco Manacorda per La Stampa

La scena, racconta chi c'era, va così. E' mercoledì pomeriggio a Roma, nelle sale di piazza Venezia dove il presidente Cesare Geronzi ama convocare i consigli delle Generali. Il vicepresidente del Leone Vicent Bolloré ha annunciato al cda la sua intenzione, già preannunciata con una lettera allo stesso Geronzi, di bocciare il bilancio.

Alcuni consiglieri - tra di loro Diego Della Valle, Lorenzo Pellicioli e Paolo Scaroni - si appartano con lui per capire le motivazioni del suo inaspettato atteggiamento. Lui spiega, poi si dichiara pronto a votare il bilancio se però sul tavolo si mette anche una mozione di sfiducia al Ceo Giovanni Perissinotto e al direttore finanziario Raffaele Agrusti.

PAOLO SCARONI

Della Valle prende la palla al balzo e replica che in quel caso sarà meglio votare immediatamente due mozioni di sfiducia: una su Perissinotto e l'altra su Geronzi. Proprio in quel momento si unisce a loro il presidente, subito informato dal patron delle Tod's del dibattito. Geronzi replica solo che discussioni simili non sono degne della compagnia. Poi, tornati nella sala del consiglio, il vicepresidente francese fa una rapida conta di potenziali alleati e avversari e decide di astenersi - solitario - sul bilancio.

perissinotto giovanni

E' la telecronaca di quello che qualche consigliere definisce il «golpe» mancato di Bolloré, e non solo il suo visto che l'asse tra il finanziere bretone e Geronzi, almeno fino a quei minuti concitati di mercoledì scorso, pareva solidissimo. Un tentato colpo di stato aziendale che visto in retrospettiva ha aspetti grotteschi più che cruenti, ma che inserito sulle tensioni logoranti tra soci di questi ultimi mesi ha un effetto esplosivo.

Effetto che ieri deflagra solo in parte. Obiettivo di Bolloré, spiegano alcune fonti, era quello di sostituire il management del Leone con figure di minor rilievo in modo da avere maggiore libertà di azione. Se poi per fare le «operazioni di sistema» che tanto piacciono a Geronzi o magari una fusione transalpina con Axa resta da vedere. «Bolloré e Geronzi devono rassegnarsi a tenere giù le mani dalle Generali», dichiara adessopubblicamente Diego Della Valle.

Fabrizio Palenzona

Mentre in Generali è prevedibile un vero e proprio regolamento di conti in cda, il conflitto si sposta immediatamente al piano di sopra, in quella Mediobanca che è primo socio del Leone e che vede anche il finanziere bretone tra i grandi azionisti. Con il 5% destinato a diventare un 6% Bolloré è il capofila dei soci stranieri, una delle tre gambe del patto di sindacato che scade a fine anno.

Dopo questi eventi il rinnovo indolore dell'accordo non si annuncia come la soluzione più probabile. Del resto Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit, che di piazzetta Cuccia è il primo socio, ha già fatto sapere che a differenza del passato presidierà i suoi interessi con attenzione.

 


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