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VALE LA PENA VIVERE UNA VITA DA RUBY? rimbalzare come una pallina da flipper tra una discoteca di paese e una promessa truffaldina, destinata a misurare, l´imbroglio terribile di un successo vuoto, senza talento, senza approdo? - cosa ha mai fatto di male l’italia per meritarsi un trattamento degenere? - SCALFARI SCHIFA FERRARA, TANTO LUI È GOETHE…

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1 - RUBY IN FONDO ALLA SCALA SOCIALE...
Michele Serra per "La Repubblica"

RUBY DISCO MILANO

In fondo alla scala sociale, sotto al girone dei disoccupati, a quello dei cassintegrati, a quello dei senza tetto, a quello degli emarginati, che cosa c´è? Ci sono la povera Ruby Rubacuori e i suoi tristi impresari, che la esibiscono nei localini di provincia e neanche le pagano il salario (vedi le cronache, di strabiliante squallore, della sua mancata esibizione pugliese).

Ruby e la torta di compleanno

C´è il tira-tira e il piglia-piglia di un sottobosco di aspiranti famosi, di mancati attori, di mezzi ospiti di trasmissioni minori, alla ricerca di una paparazzata che li renda visibili almeno alla mamma e alle zie.

Un mondo di finta ricchezza e di penuria sostanziale, che noleggia la limousine ma non ha i soldi per pagare la bolletta della luce, che ha la borsa di Vuitton ma si deve fare imprestare un letto per dormire, o pagare l´affitto da qualche riccone attizzato.

Parcheggiati nell´anticamera dei Grandi Fratelli, stakanovisti del provino, proletari dello show-business, portoghesi del jet-set. Un´umanità che si crede eccessiva perché tira mattino, ma è solo eccedente, fuori dai cancelli della Grande Fabbrica televisiva, vivacchiante ai margini dei riflettori.

Ruby lapdance

Mette angoscia pensare a una ragazza di diciotto anni che rimbalza come una pallina da flipper tra una discoteca di paese e una promessa truffaldina, destinata a misurare, presto o tardi, l´imbroglio terribile di un successo vuoto, senza talento, senza merito, senza approdo.


2 - ITAGLIA 150...
Massimo Gramellini per "la Stampa"

Andrea Carandini, archeologo di fama mondiale, ha lasciato la presidenza del Consiglio superiore dei Beni culturali: i troppi tagli al bilancio gli impediscono di continuare a svolgere seriamente il suo mestiere. Non sappiamo a chi Carandini abbia materialmente rassegnato le dimissioni, dato che il ministro Bondi non esce di casa da mesi.

Lele Mora

Però ci piacerebbe almeno sapere che cos'ha fatto di male la cultura a questo Paese per meritarsi un disinteresse così suicida. Nonostante molti lo ignorino o addirittura lo disprezzino, il patrimonio artistico e culturale è l'unico petrolio su cui siamo seduti, nonché la principale e forse unica ragione per cui il mondo si ricorda ancora ogni tanto della nostra esistenza.

ANDREA CARANDINI

Una classe dirigente di buon senso taglierebbe ovunque, tranne lì. Se poi fosse anche una classe dirigente illuminata, proverebbe a immaginare un'Italia diversa. Un'Italia del bel vivere, punteggiata di musei accoglienti, siti archeologici spettacolari e teatri lirici con un cartellone di Verdi e Puccini pensato apposta per i turisti. Un'Italia degli agriturismi e dei centri benessere.

SANDRO BONDI

Dei mari e delle coste ripulite da tutte le sozzure. Dei pannelli solari installati sui tetti di tutte le abitazioni private. Dei prestiti facili alle cooperative giovanili che propongano iniziative originali nell'arte, nello spettacolo, nella moda e nel turismo di qualità. Un'Italia verde e profumata, il polo attrattivo di tutto ciò che è bello. Saremmo più felici e più ricchi. Ma soprattutto saremmo quel che ci ostiniamo a non voler essere: italiani.


3 - ANDREA'S VERSION...
Andrea Marcenaro per "Il Foglio"

GIULIANONE FERRARA

Perché prendere sempre tutto per storto e di sghimbescio? Perché incarognire ad ogni occasione, quando le cose dette, o lette, sarebbero invece da conservare preziosamente interpretandole nel loro significato più ingenuo, meno malizioso? Quell'affermazione appena pronunciata da Eugenio Scalfari, per esempio: "Non è vero che non mi piacciono i confronti televisivi, mi piace combattere con i miei pari. E non ritengo Giuliano Ferrara un mio pari".

EUGENIO SCALFARI

Perché volerla vedere a tutti i costi come una manifestazione di patetica spocchia, di alterigia penosa, o di tronfio quanto malcelato timore di inadeguatezza? Perché non leggervi la tempra di una vecchia quercia che si oppone alla tempesta nell'unico modo che conosce? Perché incazzarsi? O sorriderne sprezzanti? Perché non sentirsi tutti consolati, piuttosto, dall'amor proprio di un attempato signore il quale, essendo appena appena più bravo di Peppino Turani, continua strenuamente a presumersi Goethe?

 


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