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C’è UNA NUBE RADIOATTIVA IN VIAGGIO VERSO LA CALIFORNIA - RICOVERATI D’URGENZA 17 MARINAI DELLA PORTAEREI “REAGAN”, Arrivata a 160,9 km di distanza dalle coste orientali del Giappone - LA CORRENTE DEL PACIFICO POTREBBE SPINGERE LA RADIOATTIVITÀ FINO ALLE COSTE DELLA CALIFORNIA – GLI STESSI DEMOCRATICI AVVISANO LO SBARACKATO: “STOP A NUOVE CENTRALI”, MA OBAMA VA AVANTI COME UN PAOLO ROMANI QUALUNQUE: “LE NOSTRE CENTRALI SONO SICURE”…

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1 - ADESSO ARRIVA LA PAURA DELLA NUBE RADIOATTIVA...
Maurizio Molinari per "la Stampa"


Arrivata a 160,9 km di distanza dalle coste orientali del Giappone, la portaerei Uss Reagan è stata investita da radiazioni provenienti dall'impianto nucleare di Fukushima e da quel momento l'America si interroga su dimensioni e percorso di questa nube spinta dai venti stagionali verso il Pacifico.

La distruzione dello tsunami

L'equipaggio della Uss Reagan nell'arco di 60 minuti ha assimilato il quantitativo di radiazioni che normalmente un essere umano riceve in 30 giorni. L'allarme conseguente ha portato ad accertamenti sui marinai, 17 dei quali sono stati ricoverati. Da qui l'ordine del Pentagono di allontanare la portaerei, assieme ad altre unità, affidando la missione umanitaria ad un contingente di marines, che sta operando ad ovest delle zone investite dallo tsunami.

La distruzione dello tsunami

L'importanza della localizzazione geografica si deve ai venti che in questa stagione soffiano sul Giappone nordorientale, da ovest verso est, con il risultato di proteggere le popolazioni dell'entroterra dal rischio di fallout nucleare ma anche di spingere le radiazioni verso il Pacifico, oltre il quale ci sono gli Stati Uniti. Fra gli esperti meteo c'è convergenza nel ritenere che gli 8 mila km di oceano che separano Fukushima dall'Alaska sono una barriera geografica difficile da superare e Gregory Jackso, presidente della Nuclear regulatory commission, che veglia sulla politica nucleare Usa, ritiene «molto bassa la possibilità che le radiazioni ci raggiungano», ma ciò non toglie che la costa occidentale è in fibrillazione.

La distruzione dello tsunami

I maggiori network tv hanno dedicato approfondimenti alle possibili rotte della nube sul Pacifico che ha tenuto banco anche nel briefing della Casa Bianca mentre la National oceanic and athmospheric administration ha diffuso una previsione in base alla quale le radiazioni giapponesi finirebbero nell'Artico. «Monitoriamo con attenzione quanto sta avvenendo in Giappone - spiega Michael Sicilia, portavoce del Dipartimento della salute della California - e se necessario il nostro sistema di rilevamento delle radiazioni potrebbe essere rafforzato».

Tsunami in Giappone

All'origine dei timori c'è la corrente del Pacifico, un fenomeno atmosferico che trasporta particelle d'aria dal Giappone agli Stati Uniti, fluttuando fra Seattle e San Francisco. E' tale corrente che potrebbe spingere le radiazioni sulle isole Aleutine in 72 ore e sulla California in dieci giorni.

Un pescatore dopo lo tsunami

«Ci sono pochi dubbi sul fatto che il vento spinge l'inquinamento nucleare verso il Pacifico» osserva Andre-Claude Lacoste, dell'Ente francese per la sicurezza nucleare, anche se Ken Bergeron, un fisico già protagonista di molte simulazioni di incidenti, assicura che «le radiazioni viaggiano a livello di terra» e dunque saranno verosimilmente catturate dall'oceano. E' una previsione che l'amministrazione Obama fa propria e per rassicurare l'opinione pubblica afferma che «sulla base delle informazioni in nostro possesso non ci aspettiamo di vedere livelli pericolosi di radioattività in America».

2 - I DEMOCRATICI SFIDANO LA CASA BIANCA: "STOP A NUOVE CENTRALI"...
Maurizio Molinari per "la Stampa"

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Le esplosioni nella centrale di Fukushima spingono più voci del Congresso di Washington ad invocare un momento di pausa nello sviluppo dell'energia nucleare ma la Casa Bianca non ferma la costruzione di nuovi impianti: «I nostri sono sicuri». Le richieste di time out sul nucleare arrivano da Ed Markey, deputato democratico del Massachusetts volto di punta della commissione sulle Risorse, che propone una «moratoria sulla costruzione di nuovi reattori in zone sismiche fino a quanto non sapremo con esattezza cosa è avvenuto in Giappone».

Joe Lieberman

D'accordo con lui è Joseph Lieberman, senatore indipendente del Connecticut, secondo cui «bisogna mettere il freno alle nuove centrali nucleari fino a quando le ramificazioni di quanto avvenuto non saranno più chiare per tutti». L'obiettivo di tali iniziative è di spingere il presidente Barack Obama a rivedere la decisione presa nel febbraio 2010 di assegnare 8,3 miliardi di dollari in garanzie finanziarie alla costruzione di due nuovi reattori in Georgia in quella destinata ad essere la prima centrale nucleare costruita negli Usa negli ultimi trent'anni.

LIEBERMAN

La risposta della Casa bianca arriva dal briefing quotidiano del portavoce Jay Carney, che si presenta sul podio con accanto un molto determinato Gregory Jaczko, presidente della Nuclear regulatory commission che veglia sulla sicurezza delle centrali. «Gli impianti nucleari americani sono costruiti e testati per superare l'impatto di fenomeni naturali» spiega Jaczko, sottolineando come «in questo momento continuiamo a ritenere che le centrali atomiche qui operano in sicurezza».

A conferma della linea scelta da Obama, il Dipartimento dell'energia affida al viceministro Dan Poneman il compito di rammentare al Congresso che «al momento l'energia nucleare copre il 20 per cento del fabbisogno nazionale di elettricità e continua a svolgere un ruolo importante nel garantire un futuro in cui verranno usati meno gas inquinanti». Come dire, il nucleare resta una componente della strategia di Obama per ridurre la dipendenza dall'importazione di greggio e per arginare il surriscaldamento del clima.

Obama e Gary Locke

Sul fronte opposto sono invece i repubblicani a sostenere la linea di Obama. Mitch McConnell, capo della minoranza al Senato, liquida le richiesta di time out nucleare come «inappropriate»: «Non credo che l'indomani di una catastrofe ambientale sia il momento migliore per discutere la revisione delle nostre politiche interne sull'energia, non possiamo basare le nostre scelte su quanto avvenuto in Giappone». Sulla stessa linea la Heritage foundation, bastione del pensiero conservatore a Washington, il cui analista di energia nucleare Jack Spencer ritiene che i problemi della centrale di Fukushima «siano dovuti anche a politiche nazionali nipponiche influenzate dall'opposizione al nucleare» mentre negli Stati Uniti «gli impianti sono di proprietà di privati che hanno ogni possibile incentivo a mantenerli in condizioni di assoluta sicurezza».

Il sostegno dei repubblicani garantisce alla Casa bianca la copertura politica necessaria per guadagnare tempo. «Stiamo ancora raccogliendo informazioni su quanto sta avvenendo in Giappone e siamo determinati a trarne le necessarie lezioni per poter continuare a produrre in America energia nucleare in condizioni di sicurezza» commenta Clark Stevens, portavoce della Casa banca.

 


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