Francesco Persili per "Il Messaggero"
margherita agnelliDynasty all'italiana. La battaglia sull'eredità di Oriana Fallaci è solo l'ultima puntata di una saga di contenziosi giudiziari e appetiti patrimoniali che ha visto dilaniarsi i rapporti all'interno delle grandi famiglie del capitalismo italiano e ha raccontato di lotte senza esclusioni di veleni per le grandi fortune di Guttuso, Carmelo Bene, Pavarotti.
Più che la storia di un'eredità contesa, è la fotografia in chiaroscuro della più grande dinastia italiana, la guerra degli Agnelli che ha opposto la figlia Margherita alla madre, Marella Caracciolo, al resto della famiglia, e ad alcuni fra i più importanti avvocati e manager dell'Avvocato. Una disfida sul patrimonio che ha portato la mamma di John, Lapo e Ginevra Elkann a «sentirsi danneggiata dagli accordi ereditari con cui sono stati spartiti i beni del padre Gianni» e ad avviare, prima della pax, una battaglia legale che ha riguardato ville, società, quadri, proprietà e un presunto «tesoretto» di un miliardo di euro.
agnll38 marella caracciolo agnelli lapo elkannUn altro conflitto che sa di maledizione è quello che ha visto protagonisti gli eredi Formenton e Mondadori sullo sfondo di quella partita di complessi equilibri e battaglie legali mai finite tra Berlusconi e De Benedetti che passerà alla storia come guerra di Segrate. Si trasforma in un feuilleton, invece, la contesa testamentaria sull'eredità di Renato Guttuso, che disvela una lunga controversia tra la musa del grande pittore siciliano, Marta Marzotto, e il figlio adottivo, Fabio Carapezza, designato dall'artista di Bagheria, in punto di morte, suo erede legittimo.
La contessa viene accusata dalla magistratura di Varese di aver realizzato in concorso con lo stampatore, Paolo Paoli, e senza l'autorizzazione dell'erede legittimo dell'artista, settecento copie di opere che il pittore siciliano le aveva regalato negli anni del loro grande amore. Marzotto esibisce la fotocopia di una lettera autografa di Guttuso, datata «Roma 23 settembre 1986» con la quale l'artista la autorizzava a riprodurre le sue opere. La vicenda si trascina per anni, il giudice della corte di Appello dà ragione a Marzotto, inizialmente condannata, anche se Fabio Carapezza continua ad essere il solo titolare dell'eredità Guttuso.
Un altro artista, la cui eredità diventa un caso giudiziario internazionale al punto da coinvolgere la magistratura italiana, quella francese, e quella del principato di Monaco, è Alberto Burri, il cui patrimonio viene conteso tra il fratello della vedova, la ballerina e coreografa americana, Minsa Craig, e la fondazione dedicata al maestro umbro.
La controversia si è chiusa nel 2007 con un accordo che stabilisce che tutte le opere e i beni del maestro spettano alla Fondazione a lui intitolata mentre ai parenti di Minsa Craig sarebbe stata destinata la parte di patrimonio che aveva ereditato da Burri.
paola oriana fallaci casadi Greve ChiantiTre De Chirico, una tela di Dalì, un dipinto di Kandinskij, un disegno di Tirinnanzi nel quale Carmelo Bene amava specchiarsi, e altri oggetti d'arte sono le opere, invece, al centro del contenzioso tra Raffaella Baracchi, vedova dell'attore e madre della sua unica figlia Salomè, e l'ultima compagna di Bene, Luisa Viglietti, accusata di furto aggravato e continuato.
2mar25 marta marzotto renato guttusoSe il Tribunale civile di Roma ha definitivamente affermato che gli unici eredi dello scrittore Giorgio Bassani sono i figli Paola ed Enrico, rigettando l'impugnazione del testamento avanzata da Portia Prebys, l'insegnante americana che è stata la compagna del romanziere negli ultimi vent'anni di vita, l'eredità di Luciano Pavarotti ha detto della battaglia tra le figlie nate dal matrimonio con Adua Veroni e l'ultima moglie Nicoletta Mantovani. Il contenzioso si è risolto con l'assegnazione a Nicoletta degli immobili newyorchesi, mentre alle figlie restavano la villa di Pesaro, l'appartamento di Montecarlo e alcune proprietà italiane, oltre a una cospicua somma di denaro.
Carmelo BeneSi è conclusa, invece, con una transazione la controversia, condotta a colpi di carte bollate, richieste di prova del Dna e bordate a mezzo stampa, sull'eredità del conte amateur Carlo Caracciolo, tra gli editori più importanti d'Italia, presidente del gruppo L'Espresso e fondatore del quotidiano La Repubblica.
Carlo Edoardo e Margherita Revelli, che alla morte dell'editore avevano chiesto il riconoscimento di paternità per poter partecipare all'eredità, si sono visti assegnare parte dell'11,72% dell'Espresso, che alla morte di Caracciolo, era passato a Jacaranda Falck. Un compromesso che fa calare il sipario su una serie vicissitudini dinastiche ché tanto, poi, come scriveva Tolstoj, «le famiglie felici si somigliano tutte mentre ogni famiglia infelice è infelice a modo suo». Specie quando c'è di mezzo l'eredità.