BORSA: TORNA IN POSITIVO, FTSE MIB +0,16%, UNICREDIT +3%
(AGI) - Si riporta sopra la parita' la Borsa di Milano, con il Ftse Mib che segna +0,16% e l'All Share fermo a -0,08%. Recuperano terreno, in particolare, le banche, con Unicredit che balza a +3,55% e Intesa Sanpaolo a +2,16%.
FINANCIAL TIMES, ATTACCHI A ITALIA HANNO POCO SENSO...
(Adnkronos) - "Su una sponda dell'Atlantico i mercati stanno rendendo l'eurozona piu' rischiosa di quanto dovrebbe essere. Sull'altra sponda, stanno trattando gli Stati Uniti come se fossero meno rischiosi di quanto sono realmente". E' quanto scrive oggi il Financial Times nella sua Lex Column, in un'analisi intitolata "Spaghetti Western", dove viene dato ampio spazio agli attacchi finanziari ai quali e' sottoposta in questi giorni l'Italia, definita "il piu' recente punto di pressione europeo".
Per il FT, l'impennata del 92% del credit default swap italiano che si e' verificata a partire dall'inizio di maggio e che ieri mattina era salita a 281 punti base, "ha poco senso". Il livello del debito pubblico italiano, attualmente al 119% del Pil, scrive il FT, "e' troppo alto", ma "e' destinato a stabilizzarsi il prossimo anno". Il quotidiano finanziario sostiene inoltre che "ci sono timori riguardo alle banche italiane, ma ci sono poche indicazioni di una crisi imminente, in un Paese che non ha subito una bolla immobiliare".
FINANCIAL TIMESLa cosa che va temuta maggiormente, invece, e' "l'irrazionalita' degli investitori", poiche', prosegue il FT, uno "sciopero" degli acquirenti dei titoli italiani determinerebbe "una crisi finanziaria, nonostante tutte le misure di austerita' messe in campo dal governo". Allo stesso tempo, il FT stigmatizza la situazione Usa e l'atteggiamento dei mercati, sostenendo che "se l'Italia fosse messa male come lo sono gli Stati Uniti, il credit default swap dovrebbe salire probabilmente ai livelli del Portogallo (1.090 punti base)".
Il FT conclude sostenendo che "la pressione dei mercati ha aiutato le nazioni dell'eurozona, compresa l'Italia, ad agire responsabilmente. L'indifferenza degli investitori sta consentendo agli Stati Uniti e al mondo di flirtare con il disastro".
ASTA BOT, TUTTI COLLOCATI, TASSO BALZA A 3,67%...
Reuters - Il Tesoro italiano ha collocato stamane 6,75 miliardi di euro di Bot a 12 mesi, a fronte di titoli in scadenza per 7,5 miliardi.
Il rendimento pagato dal Tesoro è balzato al 3,67%, contro il 2,147% dell'ultima asta, il 10 giugno scorso. Il rendimento è salito al massimo da settembre 2008 quando si era attestato sopra il 4%. Il bid-to-cover si è attestato a 1,55 da 1,71 del collocamento di giugno. Di seguito i commenti di alcuni operatori:
TRADERLUCA JELLINK, Calyon
"Il fatto che l'ammontare sia stato collocato tutto è già una buona notizia. L'importo era soddisfacente e la domanda si è mantenuta buona. Il rendimento, come era prevedibile, è salito, anche rispetto alla fase di pre-asta. E' un piccolo scoglio superato ma sui mercati la situazione è ancora abbastanza pesante. Servirebbe un intervento più deciso da parte delle autorità europee".
SPECIALIST BANCA ITALIANA
"L'asta Bot ha visto un buon bid-to-cover e ciò è soddisfacente. Certo, abbiamo visto un ampio range tra prezzo massimo e prezzo minimo, veramente inusuale, e ciò è indicativo dell'estrema confusione che c'è sul merato. Il rendimento è salito, in linea con quanto si aspettava il mercato in relazione alle tensioni. I compratori sono stati soprattutto banche italiane e la solita clientela retail".
BINI SMAGHI: «ITALIA PAESE RICCO, NON FALLIRÀ MAI»...
Vittorio da Rold per "Il Sole 24 Ore"
L'Italia «non fallirà mai» perché «è un Paese ricco e per questo basta guardare asset e liabilities». «Tuttavia «bisogna dimostrare la volontà di stare dietro al proprio debito con programma di risanamento equo e sostenibile, non una tantum» e «bisogna realizzarlo giorno per giorno con azioni di politica economica e convincere gli investitori che questo è vero».
Così Lorenzo Bini Smaghi, membro del Comitato esecutivo della BCe, va, come è suo costume e senza giri di parole, dritto al cuore del problema del giorno invitando, nel corso di un convegno a Milano organizzato da "The ruling companies", il mondo politico italiano a migliorare la «competitività del Paese», intesa come minor costo del lavoro per unità di lavoro prodotto, e ritrovare la crescita perduta.
alberto alesinaPoi, da banchiere centrale, è passato a sottolineare gli effetti perversi e letteralmente «esplosivi» per il sistema bancario della crisi dei debiti sovrani. Qual è il nesso nefasto che sta scuotendo i titoli di giganti bancari europei in questo momento?
In Europa «il problema del rischio sovrano é molto peggiorato negli ultimi giorni con gli spread dei titoli di Italia, Spagna, Belgio, ma anche Francia che si sono accentuati verso la Germania - ha detto Bini Smaghi -. Le tensioni si sono tradotte in difficoltà dei mercati azionari e degli spread dei titoli bancari. C'è un contagio diretto tra rischio sovrano e rischio bancario».
Come? In che modo? «C'è - ha proseguito il membro del bordi esecutivo della Bce - una combinazione esplosiva tra cds sovrani e cds bancari che rende il sistema fragile due volte tanto per i rischi che comporta per l'economia».
Ma ogni Paese in Europa e negli Stati Uniti ha una sua storia particolare, una declinazione tutta sua. In Grecia e Portogallo «c'è una correlazione molto forte tra rischio sovrano e rischio bancario. In altri Paesi, come Germania e Usa, è più limitata per i livelli di capitalizzazione delle banche, ma anche per l'andamento del rischio sovrano» che è più favorevole.
In Italia la correlazione «è forte per l'elevata dimensione del debito sovrano, ma anche per il fatto che le banche hanno in pancia una quantità importante di titoli di Stato, così come per la bassa capitalizzazione bancaria rispetto ai parametri internazionali». Si tratta di «un elemento di fragilità del sistema che va monitorato», ha detto Bini Smaghi. Insomma «le banche italiane devono proseguire quello che stavano facendo» in merito alla ricapitalizzazione e «accelerare».
Lehman BrothersPoi in risposta a una provocazione di Alberto Alesina, professore di economia a Harvard, che non escludeva la possibilità di mandare in default il debito sovrano greco Grecia, Bini Smaghi ha messo in discussione l'assunto secondo cui «si dice che i mercati funzionano meglio se prevedono la possibilità di un default. Ma veramente dopo il fallimento di Lehman Brothers i mercati hanno funzionato meglio? Ho grossi dubbi».
Il default di un Paese il cui debito pubblico «è detenuto anche all'interno e il cui sistema si basa molto sul debito pubblico sarebbe una crisi umanitaria, non solo economica, al centro dell'Europa». «Penso - ha continuato il banchiere centrale - che dovrebbe essere preoccupazione della politica evitare una crisi umanitaria, sociale e politica all'interno del proprio Paese».
PROTESTE AD ATENE FOTO GETTY«Se in uno Stato, Governo e cittadini vogliono e possono pagare i costi dell'aiuto, allora un Paese deve essere aiutato a non fallire». Alesina ha ribattuto che nel caso greco «a fallire è stata l'Europa incapace di risolvere il problema di un piccolo Paese trasformandolo in un problema globale» mentre Pier Carlo Padoan, vice segretario generale e capo economista dell'Ocse, ha ricordato come occorre monitorare una serie di elementi critici che sommati possono diventare pericolosi: «il protezionismo finanziario, la sostenibilità del debito pubblico Usa, il rallentamento cinese e gli squilibri della bilancia dei pagamenti».