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NON CIR-ESTA CHE PIANGERE SUL FRODO VERSATO - CERCARE OGNI VIA POSSIBILE (GIUDIZIARIA O PARLAMENTARE) PER IMPEDIRE CHE DE BENEDETTI ENTRI IN POSSESSO DEI 560 MLN È UNA MISSION IMPOSSIBLE ANCHE PER IL BANANA (TRA DIECI GIORNI LE BANCHE PAGHERANNO) - FORSE PER EVITARE MAGGIORI SPESE E INTERESSI, AL CAINANO CONVERREBBE PAGARE CASH E SPERARE NEL RICORSO IN CASSAZIONE…

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Paolo Colonnello per "la Stampa"

Berlusconi De Benedetti

Più che il mercato, ancora una volta pesa la politica. E che i destini del pagamento di 560 milioni di euro da parte di Fininvest alla Cir di De Benedetti, nonostante una precisa sentenza di condanna, siano ancora incerti, lo dimostrano gli andamenti in Borsa del titolo delle due società: altalenante verso il basso. Tanto che ieri, diversamente da quanto ci si sarebbe potuti aspettare, Cir ha ceduto un teorico 7,55 per cento mentre nella galassia Fininvest, Mondadori ha lasciato il 6,04 per cento e Mediaset il 4,75.

berlusconi-debenedetti

Colpa anche degli attacchi speculativi al mercato italiano. Ma certo è singolare che i due titoli delle società coinvolte nel pirotecnico finale a scoppio ritardato della cosiddetta "battaglia di Segrate", siano andati entrambi in sofferenza. Per quale motivo? Se sul fronte giudiziario per ora si assiste allo svolgersi di un iter senza sorprese, con la richiesta fatta ieri dai legali della Cir alla cancelleria della seconda sezione civile della Corte di Appello di avere la copia originale della sentenza (4 o 5 i giorni di attesa previsti) per presentarsi poi all'escussione, sul fronte politico ancora ieri si susseguivano voci di "leggine ad personam", anzi "ad aziendam", da varare in extremis per impedire il pagamento della somma.

Anche se Umberto Bossi ieri, in un breve commento, è apparso scettico su questa possibilità: «Non mi pare che il lodo Mondadori lo abbiano proposto i sindaci», ha detto il leader della Lega riferendosi agli emendamenti di alcuni primi cittadini sulla manovra.

Mondadori a Segrate

I tempi comunque sono strettissimi. Tra la formulazione di una leggina e la sua approvazione potrebbero passare ben più dei 10 giorni che si stimano siano necessari affinchè Cir entri in possesso dei 560 milioni di euro stabiliti dalla sentenza di sabato come risarcimento per il danno derivato dal verdetto d'appello comprato dal giudice Metta nel 1991 con cui si consegnò la Mondadori a Finivest.

Senza contare poi lo scoglio del Quirinale. Ma questo arco di tempo potrebbe, in via ipotetica, fornire una finestra assai stretta - ai legali di Fininvest, ben 5 civilisti, per tentare l'impossibile: ovvero la carta della sospensione dell'esecutività della sentenza formulando in brevissimo tempo il ricorso in Cassazione e poi rivolgendosi ai giudici per chiedere la sospensiva.

Una manovra azzardata, visto che per una materia così complessa e delicata, la preparazione di un ricorso in Cassazione richiederebbe ben più dei pochi giorni consentiti dall'espletamento dell'iter burocratico da parte dei legali Cir prima di presentarsi alla capofila delle banche, ovvero Intesa San Paolo, per escutere la fidejussione accesa da Fininvest dopo la sentenza di primo grado che già aveva condannato il biscione.

UMBERTO BOSSI

Eppure allo stato, sul fronte legale, è l'unico scenario ipotizzabile. Gli avvocati Fininvest, dopo aver presentato a tempo di record il ricorso in Cassazione dovrebbero correre davanti al presidente di turno della Corte d'appello e chiedere non solo la sospensione del pagamento ma anche che, nei 15 giorni successivi necessari alla fissazione di un'udienza per discutere la richiesta, il giudice, "inaudita altera parte", senza cioè ascoltare il parere degli avvocati Cir, congeli il versamento da parte delle banche.

Sarebbe un colpo di scena clamoroso. Ma converrebbe a Fininvest questa corsa contro il tempo per sospendere un pagamento che potrebbe alla fine essere invece confermato con una moltiplicazione degli interessi da pagare? E soprattutto con il rischio di presentare un ricorso in Cassazione frettoloso e dunque a rischio di rigetto?

cassazione

L'altro scenario prevede invece che la stessa Fininvest rinunci a chiedere una sospensiva e decida di pagare direttamente i 560 milioni alla Cir senza utilizzare la fidejussione evitando così di lasciare alle banche altre decine di milioni d'interessi. E' un'ipotesi che negli ambienti del Biscione è stata presa in seria considerazione.

In fondo nemmeno Cir potrebbe giovarsi poi tanto di quel capitale almeno finchè non ci sarà una pronunzia definitiva della Cassazione, alla quale il ricorso Fininvest è scontato. Inoltre pagare subito e direttamente consentirebbe qualche risparmio e la tranquillità necessaria per formulare il ricorso che a questo punto verrebbe presentato non prima di settembre. E' una corsa ad ostacoli, il cui finale rimarrà aperto fino all'ultimo.

 


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