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VENEZIA DE' NOANTRI - Müller A CACCIA DI premi all'Italia. Lo vuole Galan (l'ha detto chiaramente a Cannes), lo vogliono i produttori, lo sogna pure Baratta - Saltata l'ipotesi Bertolucci presidente di giuria, Müller s'è dovuto accontentare dell'americano Aronofsky, quello del "Cigno nero" e suo cocco prediletto - Ma ha piazzato due italiani che pesano come Mario Martone e Alba Rohrwacher. Dfenderanno i colori nazionali meglio di Salvatores e Guadagnino l'anno scorso?....

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Michele Anselmi per "il Riformista"

Marco Muller

Speriamo che vada meglio dell'anno scorso. Da mesi il ministro ai Beni culturali Galan rivendica, diciamo sogna, un Leone d'oro per l'Italia: non succede dal 1998, quando, con l'ammirato sostegno di Ettore Scola presidente di giuria, "Così ridevano" di Gianni Amelio si aggiudicò il massimo premio veneziano. Poi si sa, le giurie sono giustamente autonome, indomabili, e ci mancherebbe altro che non fosse così. Ma conta costruirle in un certo modo se auspichi un certo risultato finale.

GIANCARLO GALAN

Per dire, senza malizia. Nel 2010 a Cannes sedevano nell'illustre consesso Alberto Barbera e Giovanna Mezzogiorno, infatti venne fuori un riconoscimento di spicco per Elio Germano. Due mesi fa non figurava neanche un italiano in giuria ed è andata maluccio sia per Moretti sia per Sorrentino.

BARATTA

Venerdì il direttore uscente (ritornante) della Mostra, Marco Müller, ha comunicato con largo anticipo la composizione della giuria 2011. Saltata l'ipotesi Bertolucci, del presidente, l'americano Darren Aronofsky, quello di "The Wrestler" e "Black Swan", si sapeva da tempo: è notoriamente un "cocco" del direttore, non c'è suo film che non sia ospitato a Venezia, pure un cineasta sopravvalutato.

Ma il resto lascia ben sperare. A giudicare i film in gara della 68ª edizione saranno infatti gli statunitensi David Byrne e Todd Haynes, la finlandese Eija-Liisa Ahtila, il francese André Téchiné, gli italiani Mario Martone e Alba Rohrwacher. Giuria snella, sette in tutto, numero dispari come di prammatica.

ALICE E ALBA ROHRWACHER

Poi certo, colpisce nuovamente l'assenza di un critico, ma è da tempo che i grandi festival internazionali preferiscono pigliare, alla voce concorso, solo "artisti", col rischio di verdetti talvolta sbilenchi, astrusi o accomodanti. Venezia non si sottrae alla deprecabile moda. C'è da augurarsi solo che i due italiani coinvolti, meglio di quanto fecero Gabriele Salvatores e Luca Guadagnino nel 2010 piuttosto inclini a lasciare tutto il potere all'umorale presidente Quentin Tarantino, vogliano difendere con un po' più di convinzione i colori nazionali.

 


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