Quantcast
Channel: Articoli
Viewing all articles
Browse latest Browse all 340557

1- ANDREA AGNELLI FA IL LUPO MANNARO: “NOI SIAMO L’UNICA SOCIETÀ AD AVERE SUBITO DANNI PATRIMONIALI PER CENTINAIA DI MILIONI DI EURO. ABBIAMO I MEZZI PER MUOVERCI ANCHE AL DI FUORI DELLA GIUSTIZIA SPORTIVA. PER IL MOMENTO NON LO FACCIAMO E ASPETTIAMO: SE SARÀ REVOCATO LO SCUDETTO ALL’INTER, PER QUANTO RIGUARDA LA GIUSTIZIA SPORTIVA FINISCE QUI. PER QUELLA ORDINARIA, VALUTEREMO\" 2- FORZA JUVE MUGHINI SCENDE IN CAMPO “MA DAVVERO I TIFOSI DELL’INTER SENTONO QUEL COSIDDETTO 14/MO SCUDETTO DI MERDA E DI CARTONE, COME UNO SCUDETTO DI CUI VANTARSI? QUANDO ENTRANO IN SEDE IL FETORE DI QUELLO SCUDETTO NON LO SENTONO?” 3- METTIAMO UN PO’ D’ORDINE (FRANCO): \"SI PUÒ ESIBIRE LA FACCIA FEROCE NEI CONFRONTI DI MOGGI E STRIZZARE L’OCCHIO ALL’INTER DOPO AVER LETTO LA RELAZIONE DI PALAZZI? NO, NON SI PUÒ (QUALCUNO CI SPIEGHERÀ UN GIORNO PER QUALE MOTIVO, NELL’INCHIESTA DI NAPOLI, FURONO “CESTINATE“ LE INTERCETTAZIONI DI MARCA INTERISTA?)\"

$
0
0

1 - SCUDETTO 2006, MUGHINI: "MA L'INTER NON SENTE CHE PUZZA DI MERDA?"
da Blitzquotidiano.it

"Moratti va al di là del seminato: io resto di stucco davanti alle dichiarazioni dei tifosi dell'Inter, come il ministro La Russa. Ma davvero loro sentono quel cosiddetto 14/mo scudetto di merda e di cartone, come uno scudetto di cui vantarsi? Quando entrano in sede il fetore di quello scudetto non lo sentono?". E' il duro attacco di Giampiero Mughini, dai microfoni de ‘La Zanzara' su Radio 24.

"Questa cosa di Calciopoli non è stata dal punto di vista culturale e civile e simbolico meno di tangentopoli - ha detto Mughini, opinionista sportivo e tifoso Juve - Seguendo il paragone l'Inter è stato il corrispondente dell'ex Pci e dell'Msi. Gli interisti apparvero come talmente angelicati e talmente al di sopra dei miseri mortali - che invece telefonavano, si incontravano, ringhiavano, volevano arbitri più benevoli - da meritare uno scudetto in un campionato dove erano finiti a 15 punti... Loro così angelicati non lo erano stati affatto: già allora si sapevano un po' di cose: su Recoba, Oriali che aveva patteggiato delle pene già allora non facevano un figurone".

"Invece - ha aggiunto, parlando della Juventus - in 25 giorni è stata distrutta una società, una storia: la Juve mandata in B, offesi i campioni del mondo... E poi si andò a un processo penale in cui il pm Narducci debuttò altezzosamente così: ‘Vi piaccia o non vi piaccia non ci sono telefonate che riguardano l'Inter'. Ma rendiamoci conto che è un magistrato che parla così, io della magistratura ho stima, ma lui meriterebbe una sanzione".

2- AGNELLI AL GOVERNO DEL CALCIO «E ADESSO DOVETE DECIDERE»
Domenico Latagliata per "
il Giornale"

Nella pancia dello stadio che sta nascendo, in quello che sarà lo spogliatoio (avveniristico) della Juventus, Andrea Agnelli ha dato il via alla nuova stagione bianconera: lo ha fatto senza alzare la voce, ma con toni fermi. Non poteva esimersi, il presidente, dal prendere una posizione dopo quelli che lui stesso ha definito «giorni concitati» in seguito a quanto scritto dal procuratore federale Palazzi.

La Juventus è stata zitta un paio di giorni, ha preso atto con soddisfazione di quanto stava capitando e ieri ha detto la sua. E Andrea Agnelli ha esplicitato la propria posizione ma ha soprattutto invitato la Federazione «a decidere. Il nostro timore è che si scelga di non farlo. E sarebbe la cosa peggiore possibile».

Un passo indietro, per iniziare. Al 28 aprile 2010, «quando John Elkann annunciò un cambiamento societario importante e l'esposto per la revoca dello scudetto 2005-06. Il principio della richiesta era basato sulla parità di trattamento. Ricordo quanto disse il commissario Rossi, ovvero che "gli organi federali possono non assegnare il titolo se anche le squadre non sanzionate hanno tenuto comportamenti poco limpidi".

Ecco, alla luce della relazione del procuratore Palazzi, dove si parla di "una fitta rete di rapporti stabili e protratti nel tempo per l'assegnazione degli arbitri", crediamo che qualcosa di poco limpido emerga». E quindi la Juve si aspetta che quel famigerato scudetto venga revocato all'Inter dopo che gli stessi nerazzurri se lo erano visti recapitati «nonostante sul campo ci fosse stata una squadra capace di raccogliere 91 punti e di asfaltare chiunque, come gli stessi giocatori dell'Inter, a microfoni spenti, hanno più volte ammesso».

Agnelli non si ferma: «Io voglio rispetto dalle istituzioni, rispetto verso la Juve, verso i dirigenti, verso i calciatori, verso una società che ha fatto la storia del calcio italiano e che ha fornito alla Nazionale 27 giocatori su 44 nelle quattro finali vinte di Coppa del Mondo. Noi siamo l'unica società ad avere subito danni patrimoniali per centinaia di milioni di euro. Abbiamo i mezzi per muoverci anche al di fuori della Giustizia Sportiva. Per il momento non lo facciamo e aspettiamo: se sarà revocato lo scudetto all'Inter, per quanto riguarda la Giustizia Sportiva finisce qui. Per quella ordinaria, valuteremo».

Così come sarà valutata, al termine del processo di Napoli, la possibilità di chiedere eventualmente la riassegnazione del tricolore: prima di tutto bisognerà però che Moggi e Giraudo vengano assolti. Il capitolo Calciopoli è quindi tutt'altro che chiuso, anche se una nuova stagione è ormai alle porte e, parole di Agnelli, «vincere di nuovo sul campo si­gnificherebbe chiudere il cerchio».

I veleni però rischiano di trascinarsi all'infinito: «Io aspetto l'evolversi della situazione fino a che venga detta una parola definitiva, ma le cose stanno cambiando», ha aggiunto Del Piero. Mentre un tiratissimo Buffon già immagina che «sarebbe come vincere un'altra volta, se davvero ci restituissero quel tricolore».

Intanto, oggi a Bardonecchia ci sarà il primo giorno di raduno. In attesa di altri campioni, accontentarsi di Pirlo («acquisto sottovalutato - ha detto Agnelli - : Andrea è tuttora uno dei più forti al mondo»), Lichtsteiner, Ziegler e Pazienza. «Faremo altre operazioni - chiude il presidente - . Ci piacciono anche un Higuain o un Sanchez: le condizioni però devono essere le nostre. Ad aste scriteriate non partecipiamo».

3- GUIDO ROSSI NON EBBE DUBBI ABETE & C. NON SCAPPINO...
Franco Ordine per "il Giornale"

No, non è un affare «secondario» considerare Facchetti sullo stesso piano di Moggi. Ne va del nostro onore collettivo. Chi volesse farlo, incautamente, per amore di rivalità calcistica, cavalcherebbe una tigre molto pericolosa da montare perchè le intercettazioni parlano chiaro per tutti. Ma non è un affare «secondario» neanche la revoca dello scudetto 2006.

Attiene, come si capisce, a rendere appena credibile il calcio italiano e le sue regole, oltre che il suo governo eletto allo scopo di prendere decisioni coraggiose, non solo per viaggiare gratis sull'aereo della Nazionale o entrare gratis allo stadio. Si può esibire la faccia feroce del calcio italiano nei confronti di Luciano Moggi con la giusta radiazione e strizzare invece l'occhio all'Inter dopo aver letto la relazione di Palazzi con la scusa che non sappiamo chi deve prendere la decisione? La risposta è ancora una volta: no, cari signori, non si può.

La revoca dello scudetto 2006 non è un affare «secondario» per il semplicissimo motivo che il paracadute della prescrizione impedirà alla giustizia sportiva e ai tifosi di altre squadre coinvolte in quell'estate torrida, di vedere l'Inter sottoposta a regolare processo utilizzando le intercettazioni venute alla luce nel processo penale di Napoli contro Moggi.

I tremolii traditi da alcuni consiglieri federali, alcuni dei quali hanno sbandierato con legittimo orgoglio («tifo Inter è vero, non è una colpa» la dichiarazione resa a Telelombardia dal vice-presidente vicario Carlo Tavecchio martedì sera) la propria fede, è solo un comodo paravento dietro il quale nascondere la volontà di lavarsi le mani.

Per amicizia, per simpatia, per mero calcolo politico. Persino il finto dibattito giuridico sulla competenza del provvedimento di revoca risulta un abbaiare alla luna: il commissario Guido Rossi (di fatto sostituto del consiglio federale al completo e del presidente) lo appuntò sulle maglie dell'Inter, con un semplice comunicato stampa, lo stesso organismo può scucirlo, 5 anni dopo.

Le cronache narrano di consiglieri terrorrizzati dalla prospettiva di affrontare un giudizio per danni promosso da Moratti e dai suoi avvocati. Se così fosse ci ritroveremmo dinanzi al riconoscimento solenne dell'incapacità di esercitare il proprio ruolo: vadano a casa, allora.

P.S .: qualcuno, evitando il giochino squallido dello scaricabarile, ci spiegherà un giorno per quale motivo, nell'inchiesta di Napoli, furono "cestinate" le intercettazioni di marca interista?

3 - MORATTI: «CI ATTACCA, NON LEGGERÒ PIÙ LA GAZZETTA»
Da "il Giornale"

«Lo scudetto non c'entra più, viene ad essere un fatto secondario se vogliamo. Quello che è stato assolutamente inaspettato, grave, non so neanche quanto regolare, è l'attacco a una persona che non c'è più, che non può difendersi».

Massimo Moratti, presidente dell'Inter, ribadisce la propria posizione e quella del club dopo la relazione della procura della Figc. Nell'atto con cui Palazzi ha motivato l'archviazione dell'esposto presentato dalla Juventus per ottenere la revoca dello scudetto 2006 si fa, come ormai noto, riferimento alle condotte illecite attribuite a Giacinto Facchetti in base alle intercettazioni telefoniche emerse nel processo pe¬nale di Napoli. Da qui l'accorata e decisa difesa, da parte di Moratti, dello scomparso presidente neraz¬zurro, una difesa esposta ai microfoni di Inter Channel.

Facchetti, spiega infatti Moratti, non può difendersi, «non nel senso normale, ma proprio giuridicamente: non può mettersi in condizione di difendersi da un'accusa di un pubblico ministero. Quindi, come tale, la trovo di pessimo gusto e non toglie il fatto che, in tutti i casi, nei confronti di Facchetti rimarrebbero sospese queste accuse». Ancora. «Facchetti lo conosco, lo conosciamo, non c'è bisogno di ricordare quello che era Giacinto e quindi l'ho trovata una cosa brutta, brutta da un punto di vista delle istituzioni».

E «va bene, d'accordo, non siamo abituati ad avere tanti amici...» aggiunge il patron, però «non mi aspettavo di non avere amici neanche qui, nella stessa città, magari attraverso un giornale ( La Gazzetta dello Sport , ndr), certamente di riferimento per i tifosi dell'Inter, che ha da tempo sostenuto questa battaglia contro di noi: con un moralismo ben mirato. Contro di noi, che vuol dire quindi a favore di qualcun'altro» sottolinea Moratti.

«Questa l'ho trovata una cosa molto antipatica, soprattutto perché io avevo l'abitudine di leggere questo giornale rosa che invece, adesso, purtroppo deciderò di non leggere più perché è stato talmente determinante e duro l'attacco, duraturo e calcolato, che sarebbe di cattivo gusto da parte mia continuare a soffrire in questa maniera.

Ognuno può avere un'opinione, basti vedere quante volte siamo stati attaccati da qualsiasi giornale, compresa la Gazzetta, magari anche da parte di direttori amicissimi e carinissimi, ma questa è una politica calcolata, da una direzione del giornale naturalmente. Quindi, liberissimi di farla, ma liberissimo anch'io di non leggerla più».

«Però - conclude Moratti - ho visto anche che anche, conoscendo Facchetti, hanno detto il loro pensiero. Gigi Riva è una bellissima persona e fa parte, tra l'altro, della Federazione. Quelle che ha speso sono state parole belle, istintive, forti come è forte lui».

 


Viewing all articles
Browse latest Browse all 340557

Trending Articles