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CRUISE CHI? - LA VERA “MISSION IMPOSSIBLE” DEL CINQUANTENNE DIVO DI SCIENTOLOGY È RESTARE ANCORA TRA LE STAR PIÙ PAGATE DI HOLLYWOOD, DOPO I FLOP A RIPETIZIONE, DA “OPERAZIONE VALCHIRIA” A “INNOCENTI BUGIE” - TOM TENTA IL TUTTO PER TUTTO COL QUARTO CAPITOLO DELL’ADRENALINICA SAGA, MA L’INDUSTRIA NON LO AMA PIÙ E I 20 MLN $ A FILM DEI BEI TEMPI SONO UN LONTANO RICORDO…

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Michele Anselmi per "il Secolo XIX"

TOM CRUISE

«Un'ora fa al Cremlino è esplosa una bomba. Incolperanno te dell'attentato. Tutta la Imf è stata esautorata. La tua missione, se decidi di accettare, è...». Salvare il mondo, naturalmente. Da mercoledì scorso, prima di "Tranformers 3", i multiplex italiani proiettano il trailer di "Mission: Impossible. Protocollo fantasma".

Ethan Hunt, cioè Tom Cruise, voce calda di Roberto Chevalier e bicipiti bene in vista, fa cose pazzesche. Zompa come un grillo, si arrampica su grattacieli di vetro, fa acrobazie su corde di metallo, e poi picchia, spara, boxa, scansa le auto che gli piovono addosso. Tutto a una velocità pazzesca. La leggenda vuole che non abbia usato controfigure. Facciamo finta di crederci. Di sicuro il divo rischia grosso, e non sul fronte delle smargiassate fisiche.

Tom Cruise Mapother IV (il suo nome completo), classe 1962, da Syracuse, due divorzi alle spalle, tre figli, di cui due adottati, ha smesso da tempo di essere una garanzia, insomma «one of the highest paid and most sought after actors in screen history», come scrive l'autorevole sito imdb.com.

TOM CRUISE

Oggi 20 milioni di dollari a film se li può scordare e certo la Hollywood che conta non lo ama più. All'epoca di "La guerra dei mondi" si guadagnò perfino tre nomination ai "Golden Rasperry", la parodia degli Oscar, una delle quali addirittura come «personaggio pubblico più insopportabile dell'anno».

Per questo, dopo varie traversie societarie e tre insuccessi commerciali, inclusa la spy-comedy "Innocenti bugie" accanto a Cameron Diaz, appena 76 milioni di dollari al box-office Usa, Cruise punta il tutto e per tutto sul quarto capitolo della serie "Mission: Impossible".

Quando girò il primo, firmato Brian De Palma, aveva 34 anni e un nome alle stelle; ma alla Paramount, dimenticati gli screzi, devono aver pensato che valesse ancora la pena di riprovarci.

TOM CRUISE E KATIE HOLMES

Il filmone, diretto da Brad Bird e costato 140 milioni di dollari, esce negli Usa il 16 dicembre, tra le strenne natalizie, noi lo vedremo con l'anno nuovo. Deve andare bene per forza, altrimenti Cruise può dire addio allo status di star planetaria, già in buona misura compromesso, nonostante una certa audacia nel prestarsi a comparsate "en travesti" o nel produrre film rischiosi come "Leoni per agnelli" di Robert Redford e "Operazione Valchiria" di Bryan Singer.

La notizia? Ethan Hunt, il fascinoso capo della Impossible Mission Force (Imf), è destinato ad avere un successore: compare già in questo nuovo episodio, si chiama Brandt, è incarnato dall'emergente Jeremy Renner, un agente tosto e misterioso che affianca l'eroe, tra rivalità e fiducia, nell'ennesima corsa a perdifiato per evitare il disastro nucleare. Confermato il resto del gruppo, da Ving Rhames a Simon Pegg, con l'aggiunta della bella e tosta Paula Patton.

PADRI PIU' BELLI: TOM CRUISE

Funzionerà il cocktail avventuroso? Le prime sequenze sono mirabolanti, ad alto tasso adrenalinico e tecnologico in stile 007, con un pizzico di ironia che non guasta mai. E Cruise, palestrato e capellone al punto giusto, appare in gran forma.

TOM CRUISE IN TOP GUN

Non diresti proprio che sia a un passo dai cinquanta. Infatti ha già girato un altro film, più tranquillo: "Rock of Ages". Solo che nel frattempo l'uomo ha dovuto ridimensionare i sogni di grandezza. Prendete l'operazione United Artists. Nata nel 1919 con Charlie Chaplin e già affondata una volta dal western di Cimino "I cancelli del cielo", fu rifondata da Cruise insieme alla socia storica Paula Wagner dopo il clamoroso divorzio dalla Paramount. Non ha funzionato.

Qualcuno ricorderà. Nel luglio 2006 Sumner Redston, gran capo della Viacom, proprietaria della Paramount, accusò mister Top Gun di «suicidio creativo», spiegando: «La sua recente condotta è inaccettabile per noi». Certo avevano contato, nel giudizio, le escandescenze paterne allo show di Oprah Winfrey, l'ossessiva affiliazione alla setta di Scientology, le rogne matrimoniali con Katie Holmes, le crescenti pretese contrattuali. Ma la verità, ridotta all'osso, era che i suoi ultimi film, incluso il terzo "Mission: Impossible", avevano faticato al box-office.

LE STAR DI OPRAH: TOM CRUISE E OPRAH

Giocando sul titolo del suo primo film da protagonista, l'antipatizzante "Wall Street Journal" definì "Risky Business", cioè un affare rischioso, la decisione di Cruise di mettersi produttivamente in proprio, confidando sull'accordo con la Mgm e sui 500 milioni di dollari assicurati dalla Merrill Lynch per una quindicina di progetti mai decollati. Tra questi una biografia di Hugh Hefner diretta da Brett Ratner protagonista lo stesso Cruise nella vestaglia del fondatore di "Playboy".

Rifette Nick Vivarelli, corrispondente dall'Italia per "Variety": «Mi pare prematuro tirare delle conclusioni dopo due o tre insuccessi. In partenza "Leoni per agnelli" era un film difficile, "Operazione Valchiria" andò meglio. Non parlerei di disfatta sul piano industry. Semmai è l'immagine della star, un po' canonica e imbalsamata, a scricchiolare. Gli americani amano gli attori che si camuffano e rischiano». Sarà proprio così?

 


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