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IL GENERALE BISI - UNA FERREA STRUTTURA GERARCHICA TRA BISIGNANI E PAPA E TRA IL DEPUTATO pdl E IL CARABINIERE LA MONICA (latitante IN SENEGAL) - È SU QUESTE BASI CHE WOODCOCK E CURCIO HANNO FATTO RICORSO PER IL REATO DI ASSOCIAZIONE A DELINQUERE - I TENTATIVI DI SCREDITARE IL SOTTOSEGRETARIO CALIENDO, AL CUI POSTO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA, PAPA ASPIRAVA…

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Giovanni Bianconi per il "Corriere della Sera"

BISI

Quella che i mezzi d'informazione hanno ribattezzato P4, per i pubblici ministeri napoletani che ritengono di averla individuata e neutralizzata è «una filiera criminosa che parte da Napoli» e arriva fino a Roma, nelle stanze di Luigi Bisignani, uomo d'affari dotato di «uno straordinario potere di incidenza e di condizionamento, derivato anche e soprattutto dalla disponibilità di notizie e di informazioni privilegiate in grado di incidere sulla vita e sull'esistenza di soggetti investiti di funzioni istituzionali».

ALFONSO PAPA

Quelle notizie «sensibili» arrivavano a Bisignani, nel suo ufficio romano affacciato su piazza di Spagna, attraverso il deputato del Pdl Alfonso Papa, già magistrato in servizio alla Procura di Napoli, e il maresciallo dei carabinieri Enrico La Monica, oggi latitante in Senegal ma fino a poco tempo fa in servizio al Raggruppamento operazioni speciali dell'Arma, con sede nel capoluogo campano.

Tutto sarebbe dimostrato dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, e tutto funzionava secondo un collaudato «sistema» . Anzi «il solito sistema» , come l'ha chiamato Bisignani in un interrogatorio; nel quale vigeva un «rapporto gerarchico, quasi militaresco, tra Papa e La Monica, e a parti invertite tra il Bisignani e il Papa».

Come a dire che in cima alla scala di comando c'era l'uomo d'affari in contatto con ministri, sottosegretari e dirigenti d'azienda; subito sotto il deputato che aveva conservato rapporti con magistrati ed esponenti delle forze dell'ordine, e più in basso ancora il carabiniere in grado di raccogliere notizie sulle diverse inchieste giudiziarie.

Questo è il disegno dell'accusa, e questo hanno ribadito i pubblici ministeri Francesco Curcio e Henry John Woodcock nelle motivazioni dell'appello presentato al tribunale del riesame contro l'ordinanza del giudice che ha respinto la richiesta d'arresto di Bisignani, Papa e La Monica per l'accusa di associazione a delinquere.

I pm Woodcock e Francesco Curcio

In particolare rispetto alla posizione del manager e del deputato, aveva sostenuto il giudice, «mancano indizi sufficientemente gravi della costituzione di un vincolo associativo, un legame tendenzialmente stabile o duraturo relativo a un programma criminoso comune».

Nessuna associazione per delinquere, dunque, ma solo personali interessi perseguiti da ciascun indagato, magari contando sull'appoggio dell'altro. Ribattono i pubblici ministeri che invece l'associazione c'era, e aveva «lo scopo comune di acquisire e gestire illecitamente notizie riservate e segretate».

Non importa che poi ognuno avesse i propri motivi personali per «associarsi al sodalizio criminoso»; quel che conta è che tutti e tre (e forse qualcun altro, non ancora identificato) facevano parte di un «vero e proprio sistema di intelligence parallelo», dotato persino di schede telefoniche intestate a inconsapevoli prestanome italiani o stranieri, ai quali è stata «rubata l'identità» per poter parlare al riparo di orecchie indiscrete. Come fanno le «compagini associative di stampo terroristico e mafioso».

John Henry Woodcock

La dimostrazione di tutto ciò sta nelle intercettazioni, soprattutto tra Papa e la Monica, in cui il primo chiede notizie al secondo su procedimenti penali che non interessano direttamente nessuno dei «sodali». Come quando il deputato e il carabiniere parlano dell' «inglese» , cioè il capo dell'Ispettorato del ministero della Giustizia Arcibaldo Miller, che secondo i magistrati è un amico «da aiutare e salvaguardare».

A settembre, mentre i giornali riferivano i particolari dell'inchiesta romana sulla presunta associazione segreta chiamata P3, La Monica dice che «ci stanno belle novità» ; Papa vuole conoscere la posizione dell' «inglesino» e La Monica spiega che «ci stanno alcune telefonate e i pranzi fatti da... Pasquale (probabilmente Lombardi, ndr) proprio in occasione della... Cassazione» . Sempre Papa, riferendosi all'indagine P3, chiede a La Monica di «acquisire tutti, tutti, tutti gli elementi» riguardo al «ramo napoletano P3...».
Ma stavolta con altri obiettivi: «Così tiriamo in ballo pesantemente Caliendo... noi dobbiamo cercare di sapere quanto più è possibile».

Arcibaldo Miller

Commentano i magistrati dell'accusa che da queste parole si evince la volontà di «acquisire notizie utili a tirare in ballo e dunque a compromettere il sottosegretario Giacomo Caliendo, il quale è inviso a Papa dal momento che proprio il Caliendo ha ottenuto quella nomina a sottosegretario alla Giustizia cui avrebbe aspirato lo stesso Papa, diventando da quel momento in poi anche lui destinatario e obiettivo dell'attività di dossieraggio del Papa e dei suoi sodali; il Papa esorta il suo sodale La Monica ad acquisire notizie giudiziarie utili a colpire lo stesso Caliendo».

Gli inquirenti hanno raccolto un'antologia di colloqui intercettati in cui gli interlocutori sembrano riferirsi alla raccolta di dati da utilizzare per i loro traffici: da «martedì mattina mi vedo quel generale» a «ti volevo dire qualche notizia in più su Roma» , passando per un «ho due-tre cosettine per le mani» apparentemente riferito, in realtà, più a delle ragazze che a informazioni riservate. E molte altre ancora.

caliendo

Secondo gli inquirenti il «sistema» si avvaleva di «un vero e proprio network che può, senza ombra di dubbio, definirsi come eversivo dell'amministrazione giudiziaria, consentendo un'emorragia sistematica e costante di notizie e dati riservati e segretati, poi utilizzati strumentalmente per la realizzazione di finalità illecite dal Papa e dal Bisignani».

Con tutt'altre convinzioni e intenzioni, anche gli avvocati di Bisignani - Fabio Lattanzi e Gianpiero Pirolo - hanno presentato appello contro gli arresti domiciliari disposti dal giudice. L'udienza davanti al Riesame è fissata per il prossimo 22 luglio.

 


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