Quantcast
Channel: Articoli
Viewing all articles
Browse latest Browse all 340557

PAPALE PAPALE, FINIRAI MALE - SULL’AUTORIZZAZIONE ALL’ARRESTO DI PAPA SONO TUTTI D’ACCORDO. IL VOTO A METà LUGLIO (MA CHI SI RICORDA DEL D’ALEMONE TEDESCO?) - IL PIQUATTRISTA OSTENTA SICUREZZA MA INTORNO SI APRE IL VUOTO E MANCO IL BANANA LO RICEVE - IL 6 LUGLIO L’EX PM PARLERÀ IN GIUNTA. NEL FRATTEMPO CONTA E SPERA: NEL RINVIO (PRESSOCHÈ CERTO) E NELLO SCRUTINIO SEGRETO. CON IL PALESE RISCHIA DAVVERO LA GALERA…

$
0
0

1. P4: VOTO SU ARRESTO PAPA IN AULA A LUGLIO, DOPO GIUNTA...
(ANSA)
- Andrà in Aula dopo il voto della giunta per le Autorizzazioni, la richiesta di arresto a carico del deputato del Pdl Alfonso Papa. Quindi, con ogni probabilità, nella seconda metà di luglio. Il voto in giunta deve avvenire nel termine tassativo di 30 giorni, quindi entro il 15 luglio. Subito dopo, la decisione definitiva spetterà all'Aula. La decisione su Papa non è attualmente nel calendario d'Aula approvato oggi dalla capigruppo di Montecitorio, ma sarà inserito subito dopo che la giunta per le Autorizzazioni avrà espresso il suo voto.

ALFONSO PAPA article

2. SCUSATE: E TEDESCO?...
Da "Libero"
- Il destino di Alfonso Papa pare segnato: «È indifendibile», mormorano di lui a Montecitorio. E, col vento che è cambiato, la Casta non fa più sconti a nessuno. Quasi. Prendere il caso di Alberto Tedesco, ex assessore alla Sanità in Puglia paracadutato al Senato in previsione di guai con la giustizia, poi puntualmente giunti. E guai abbastanza seri: richiesta di arresto per la Sanitopoli pugliese. Anche lì si parlò di indifendibilità e si prefigurò rapida ed ineluttabile giustizia. Risultato? Non è successo niente: la magistratura di Bari aspetta ancora segni di vita da Palazzo Madama.

ALBERTO TEDESCO

3- IL 6 LUGLIO L'EX PM PARLERÀ IN GIUNTA. NEL FRATTEMPO CONTA E SPERA: NEL RINVIO (PRESSOCHÈ CERTO) E NELLO SCRUTINIO SEGRETO. CON IL PALESE RISCHIA DAVVERO LA GALERA
Dino Martirano per il "Corriere della Sera"

La Giunta per le autorizzazioni della Camera è aggiornata al 6 luglio, il giorno in cui il deputato Alfonso Papa (Pdl) - dopo due settimane di rifiuti- accetterà di dire la sua davanti al presidente Pierluigi Castagnetti e ai membri dell'organismo parlamentare che poi, possibilmente entro il 15 luglio, dovranno proporre all'Aula se opporsi o meno alla richiesta di arresto firmata dal gip di Napoli.

Non è ancora dato sapere, invece, quando l'Aula fisserà il voto finale che- vista la richiesta di Papa di essere ascoltato in Giunta- potrebbe slittare a dopo la pausa estiva e prendere due strade: lo scrutinio segreto (se lo chiederanno almeno 30 deputati) oppure il voto palese per stabilire se il deputato Papa- accusato di favoreggiamento, concussione, corruzione, rivelazione di segreto ed estorsione nell'inchiesta napoletana sulla P4- debba finire in carcere. Il dettaglio non è di poco conto perché proprio ieri la Lega e gli ex di An hanno deciso di mollare Papa al suo destino.

UMBERTO BOSSI

Il primo a parlare è stato Umberto Bossi, che ha avuto un'uscita capace di gelare Papa e chi sostiene che contro di lui sussiste il cosiddetto «fumus persecutionis» : «Penso di sì» , ha risposto il Senatur ai cronisti che gli chiedevano se la Lega voterà a favore dell'arresto del collega del Pdl. E questo chiarimento arriva a pochi giorni di distanza da un altro affondo di Bossi sull'inchiesta P4 e sulla rete di Luigi Bisignani: «La Lega quelle porcherie non le fa». Poi, ieri, è arrivato un altro siluro per Papa.

Luigi Bisignani

Lo ha lanciato il ministro della Difesa Ignazio La Russa: su votazioni come quelle che ci saranno in Giunta sul deputato Papa «non ci sono vincoli di maggioranza» . Devo ricordare, ha aggiunto La Russa, che «non si tratta di questioni in cui c'è una disciplina di gruppo».

Dunque, facendo due conti, dopo il sì all'arresto del terzo polo e la posizione scontata di Pd e Idv, Papa disporrebbe sulla carta solo di una difesa d'ufficio di una parte consistente del Pdl e dei Responsabili. Troppo poco per superare il primo passaggio in Giunta. E soprattutto per affrontare la prova dell'Aula che, comunque, a scrutinio segreto potrebbe anche rimescolare le carte a favore di Papa.

È tutto in salita, dunque, il lavoro di Francesco Paolo Sisto (Pdl) che con la sua relazione ieri ha provato a dimostrare davanti alla Giunta l'esistenza del «fumus persecutionis» nei confronti del collega Papa. Un doppio «fumus»: soggettivo perché con Papa «prima si è individuato l'uomo e poi si è confezionato il reato»; e anche oggettivo perché l'inchiesta ha travalicato i limiti imposti per legge a tutela della funzione parlamentare.

IGNAZIO LARUSSA

Sisto- che dice di voler tutelare ad ogni costo la funzione del parlamentare al di là della posizione di Papa - si dice sbigottito per aver visto sui giornali le fotografie scattate dalla polizia giudiziaria: «Si vede Papa in compagnia dell'onorevole Scajola mentre parlano davanti a un'uscita secondaria di Montecitorio. Questo è un abuso perché senza l'autorizzazione della Camera di appartenenza non si può pedinare e fotografare un parlamentare» . Il relatore Sisto ha anche voluto osservare che la Procura di Napoli non si sarebbe comportata correttamente con le intercettazioni.

Papa, infatti, in quanto deputato non può essere intercettato direttamente sulla sua utenza e per questo il gip avrebbe fatto stralciare dai brogliacci molte trascrizioni delle telefonate registrate dai pm napoletani. Finora la Camera, ha ricordato Sisto, ha autorizzato poche richieste di arresto, sempre legate a contesti di terrorismo: Toni Negri, Sandro Saccucci, Massimo Abbatangelo. Nino Lo Presti (Fli) ha protestato ricordando che nel capo di accusa per Papa ci sono anche la concussione e l'estorsione: un quadro che non può certo essere qualificato come politico.

Mario pepe

4- «SONO TRANQUILLO, PARLERÒ ALLA GIUNTA» MA IL PREMIER EVITA DI INCONTRARLO
Dino Martirano per il "
Corriere della Sera"

«Che cosa fa l'onorevole Papa? In realtà, conta, perché se questi sono i numeri della maggioranza anche lui rischia grosso» , azzarda Mario Pepe sventolando il tabulato con i nomi dei 43 assenti nel Pdl e degli otto «irresponsabili» del suo gruppo che ieri pomeriggio hanno fatto sbandare la legge comunitaria e l'intero centrodestra. E così - quando la frittata è fatta e anche Silvio Berlusconi accorre alla Camera per richiamare all'ordine i suoi - Alfonso Papa si avvia con passo lento e felpato verso il corridoio del governo dove, appunto, si affaccia lo studio del presidente del Consiglio.

Nicola Cosentino

È un attimo. Entra Denis Verdini e Papa rimane tagliato fuori. Ma il deputato su cui pende una richiesta di arresto della Procura di Napoli aspetta lo stesso che il premier sia affacci un'altra volta sull'uscio. Però il tempo è scaduto: Berlusconi si allontana in fretta con il suo staff e così sfuma anche il sogno di Papa di un incontro a quattrocchi con il «capo». Alla fine, dunque, si deve accontentare di un breve colloquio, in piedi davanti alla buvette, con un Verdini che non sembra aver voglia di tirarla per le lunghe.

Giacca blu, camicia a righe, cravatta rossa con simil-coccinelle gialle. Alfonso Papa è di poche parole: «Ho deciso, mercoledì andrò davanti alla Giunta per le autorizzazioni e spiegherò. Ho letto quelle carte e sono assolutamente tranquillo. Non mi preoccupo. Sa, io sono del mestiere... Conosco queste cose. Parlerò tra una settimana nella sede appropriata. Non intendo farlo ora servendomi dei giornali».

Amedeo Laboccetta

Ostenta nervi saldi e un sorriso beffardo l'ex pm di Napoli, eletto nel Pdl e finito al centro dell'inchiesta P4 con le accuse di favoreggiamento, rivelazione di segreto, corruzione, concussione ed estorsione. E Umberto Bossi che dice di voler far votare la Lega per l'arresto di Papa? «No comment» , risponde l'interessato. Quasi muto anche quando gli si chiede se sarà il voto segreto dell'aula a impedire il suo arresto: «Sono solo congetture, non parlo». In realtà Papa non ha tempo da perdere perché deve presidiare l'Aula.

Generale Roberto Speciale

Per bloccare uno a uno i potenziali elettori che lo possono salvare dalla richiesta di arresto. Al gruppetto di napoletani del Pdl (ci sono anche Cosentino e Laboccetta) neanche si avvicina e quelli ricambiano facendo finta di non vederlo. Invece il generale Speciale (ex Guardia di Finanza) lo saluta affettuosamente con una pacca sulla spalla. Pepe gli fa l'occhiolino. Grassano lo evita. Enrico Costa tira dritto.

La Russa lo sfiora e non lo degna di uno sguardo. Farina (l'ex agente «Betulla») gli stringe un braccio. Milanese (l'uomo di Tremonti, finito indagato in un'altra inchiesta napoletana) incrocia nel Transatlantico ma segue un'altra rotta. Poi, finalmente, qualcuno si ferma al posto di blocco di Papa. Il primo è Maurizio Scelli, ex commissario della Croce Rossa molto legato al sottosegretario Gianni Letta; il secondo è Jonny Crosio, il leghista nato in Svizzera, al quale Papa spiega per filo e per segno come stanno le cose in Giunta. A Mario Pepe, che è ancora nei paraggi, non rimane che suggerire: «Secondo me dovrebbe andare in Giunta e dire: "Lasciate che mi arrestino". Così, davvero, li spiazzerebbe tutti».

 


Viewing all articles
Browse latest Browse all 340557

Trending Articles