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SACRA ROTA O SACRO ROTELLI? - PER SALVARE L’OSPEDALE SAN RAFFAELE (600 MLN DI FATTURATO, 1 MLD DI DEBITI), CI SONO DUE SOLUZIONI - LA PRIMA PORTA A GIUSEPPE ROTELLI (GRUPPO OSPEDALIERO SAN DONATO), LA SECONDA IN VATICANO DOVE SI TEME DI PERDERE UNO DEI ‘SIMBOLI’ DELLA SANITÀ CATTOLICA - OGGI IL CDA DELLA FONDAZIONE DI DON VERZÈ DECIDE SUL PIANO DI RISANAMENTO - UNA VOLTA APPROVATO, VIA LIBERA ALLE BANCHE E AL TRIBUNALE PER IL CONCORDATO CON I CREDITORI…

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Mario Gerevini - Simona Ravizza per il "Corriere della Sera"

ospedale_san_raffaele_milano

L'input viene direttamente dal Vaticano: non abbandonare il San Raffaele, uno dei simboli (anche se un po' sui generis) della sanità cattolica. E così quello che sembrava solo un contributo alla causa, una partecipazione defilata magari via Ior (la banca vaticana), si starebbe invece delineando come ingresso in forze nella partita per la gestione futura del polo ospedaliero milanese, in grave crisi finanziaria.

Berlusconi e Don Verzé

Una cordata di ispirazione cattolica, ancorata ad alcune congregazioni e alle istituzioni vaticane, starebbe predisponendo una proposta, e preparando un consistente assegno, per assumere la guida industriale del gruppo fondato e tuttora guidato da don Luigi Verzé. È un disegno chiaramente alternativo e in concorrenza con quello, peraltro mai formalizzato, di Giuseppe Rotelli, l'imprenditore a capo del gruppo ospedaliero San Donato.

Giuseppe Rotelli

Però nessun passo ufficiale e pubblico è stato ancora fatto anche perché tutti attendono al varco il consiglio di amministrazione della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor. Oggi l'ente al vertice del gruppo ospedaliero (oltre 600 milioni di fatturato, quasi un miliardo di debiti) dovrebbe deliberare su due argomenti fondamentali: il piano di risanamento finanziario e la procedura concorsuale.

Commissario giudiziale in vista? O accordo di ristrutturazione dei debiti (182 bis) semplicemente omologato dal tribunale? Si vedrà e non è improbabile che il cda su alcune decisioni importanti possa slittare di qualche giorno.

Ennio Doris PIZ

Comunque dal varo del piano di risanamento e della procedura concorsuale non si può prescindere: sono la base da cui partire per poi arrivare ad accordi con partner industriali, anche questi imprescindibili ma meno urgenti. Rotelli e il Vaticano, come detto, sarebbero pronti a candidarsi e ad entrare nel capitale ma con il San Raffaele già messo in sicurezza dal varo del piano dell'advisor Arnaldo Borghesi, il via libera delle banche e l'ok del tribunale al concordato con i creditori.

gIANMARCO MORATTI

Il mondo scientifico interno al polo milanese (professori, primari, ricercatori) potrebbe essere l'ago della bilancia se riuscirà a far affluire i capitali di un fondo etico con cui avrebbe contatti avanzati. Fuori dagli schieramenti dovrebbero rimanere i cosiddetti amici o sostenitori del San Raffaele, cioè coloro che in un primo tempo venivano indicati in gruppo con Rotelli. Le famiglie Doris, Moratti, Riva e altri potrebbero entrare con piccole quote indipendentemente da chi assumerà la gestione industriale.

È intuibile, tra Rotelli e Vaticano, da che parte potrebbe (o dovrebbe) spingere don Verzé, anche se Oltretevere il numero uno del San Raffaele non è mai stato molto amato per quel suo piglio da prete-manager fuori dagli schemi. In ogni caso la Fondazione nei prossimi mesi dovrà lasciare la gestione e la proprietà del San Raffaele a chi offrirà le migliori garanzie finanziarie, di capacità gestionale e di compatibilità con l' «anima» del San Raffaele.

 


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