(ANSA) - "Le mie dimissioni sono definitive". E' quanto dice Lucia Annunziata che lascia il suo programma in Rai, In mezz'ora in polemica con il direttore di Rai3 Paolo Ruffini. Annunziata ha presentato le sue dimissioni stamattina al direttore generale Lorenza Lei che le ha chiesto se si potevano trovare altre strade, ma lei ha risposto di no.
"Il direttore Paolo Ruffini - spiega Lucia Annunziata - lunedì 27 ha comunicato in comitato editoriale-aziendale di ritenere impossibile continuare a lavorare con me dopo la mia intervista al Messaggero ed ha chiesto alla Rai la possibilità di trasferirmi su altre reti. Ho preso atto - aggiunge - ed ho presentato questa mattina le mie dimissioni al direttore generale Lorenza Lei. Il dg mi ha chiesto se poteva trovare altre strade. Ho detto no, le mie dimissioni sono definitive".
Già nella serata di presentazione dei palinsesti c'era stato uno scontro tra Ruffini e Annunziata, per l'assenza del suo programma dalla cartellina dei palinsesti autunnali che però il direttore aveva giustificato come un errore di stampa. Ma la giornalista aveva lasciato comunque la serata. Al momento, a quanto si apprende, l'addio alla Rai non prevederebbe un nuovo contratto con altra emittente.
L'INTERVISTA DELLO SCAZZO
Alberto Guarnieri per Il Messaggero
Si sono mossi vari pacieri, ma Lucia Annunziata resta indignata e offesa. Nonostante il direttore Paolo Ruffini le abbia detto privatamente e ribadito pubblicamente, che il suo In ''1/2 ora'' è una risorsa importante di Raitre e che il programma verrà ampliato e migliorato, l'ex presidente Rai al momento resta sull'Aventino. Anzi, rilancia la polemica che l'ha portata lunedì ad abbandonare la presentazione dei palinsesti Rai perché non era stata inserita nella brochure ufficiale della rete.
Eppure il suo programma va in onda, non le sembra di esagerare?
«Il mio programma va in onda da sette anni. E da sette anni è sistemato lì senza attenzioni. Come una riserva indiana».
Veramente lei ne ha appena realizzato un'altro sul potere, con una collocazione serale.
«Un programma bellissimo e invece gestito come un fondo di magazzino. Orari variabili, nessuna promozione. Potevano metterlo dopo Fazio o la Gabanelli, no? Non voglio certo mettermi a fare paragoni, ma la differenza con altre trasmissioni, con altri conduttori è evidente: nei palinsesti e, ultima goccia, nella brochure».
La rete si è scusata, non le basta?
«Hanno raccontato anche tante bugie. No, non mi basta. Adesso vado in ferie, ma con certe persone non voglio più avere a che fare. Non ho mai protestato perché ritengo la libertà troppo importante per invocarla su ogni singolo problema di un giornalista. Ma dopo sette anni in rete credevo proprio di meritare un altro trattamento».
Prima direttore del Tg3, poi presidente, tra l'altro di garanzia. Cosa è successo tra lei e Raitre, tra lei e la sinistra?
«Ho sempre dimostrato, come quando ero presidente, di saper lasciare le cariche. Ora non mi faccia dire di più, non voglio certo passare per berlusconiana».
Non è un rischio che corre. Cosa vuol dire?
«Che anche nel rapporto tra sinistra e televisione, in specie su Raitre, ci sono cose che proprio non vanno».
Quali?
«Le stesse che vengono rimproverate al centrodestra. Piccole mafie, rapporti non chiari, privilegi attribuiti non secondo il merito».
Lei è giornalista, almeno un esempio.
«Vogliamo ricordare come è stato mandato via Antonio Di Bella?».