1- TUTTO "LE MONDE" è PAESE!
Lo spot televisivo che fa godere di più gli operai di Termini Imerese è quello della Lancia Y in cui l'attore francese Vincent Cassell, marito tenebroso di Monica Bellucci, esclama: il lusso è un diritto. Ed è su questo tema che da questa mattina alle 9 nella Sala Collina del "Sole 24 Ore" si discute in un summit organizzato dal giornale di Confindustria. Alla terza edizione del "Luxury Summit" dedicato alle strategie per un nuovo Lusso (con la "L" maiuscola!) partecipano i big del made in Italy tra cui Renzo Rosso, Francesco Trapani, Brunello Cucinelli e naturalmente Dieguito Della Valle.
Quest'ultimo è salito sul palco intorno alle 10 per parlare del lusso e delle sue declinazioni. Tra i partecipanti mancano il patron di Prada, Patrizio Bertelli, che dopo aver quotato l'azienda alla Borsa di Hong Kong si sta godendo il rialzo del titolo e il pacco di milioni che lo mettono finalmente al riparo dalla crisi.
Al convegno di Milano avrebbe voluto partecipare anche Corradino Passera che si trova in viaggio di nozze e di lavoro a Pechino da dove ha rilasciato apprezzamenti per la quotazione di Prada alla Borsa cinese nonostante la sua banca si sia liberata frettolosamente del 4% di azioni Prada portandosi a casa 360 milioni di euro.
Luca Cordero Di Montezemolo e Diego Della Valle - Copyright PizziGli occhi saranno comunque puntati su Dieguito Della Valle che con le sue scarpe e il nome piazzato dentro i magazzini Sacks e in Lvmh rappresenta il simbolo del made in Italy. Non a caso il quotidiano "Le Monde", dove lo scarparo marchigiano siede tra i consiglieri di amministrazione, lo ha definito sabato scorso con enfasi "rinnovatore dell'Italia e capitalista sognatore".
Non è la prima volta che il giornale parigino tesse le lodi di Della Valle, ma questa circostanza lo spunto è dato dal restauro del Colosseo e per questa ragione il giornalista Philippe Ridet ha pensato di andarlo a trovare nella sua azienda di Casette d'Ete per fargli un autentico monumento.
miuccia prada e Patrizio BertelliIl passaggio più curioso della supermarchetta di "Le Monde" si può leggere verso la fine dell'articolo quando l'inviato parigino scrive che all'uscita dallo stabilimento Dieguito ha insistito per donargli un paio di scarpe a pallini ("une paire de Gommino"). A questo punto il giornalista si è stupito creando sorpresa a Della Valle che ha insistito dicendo: "ma io faccio così quando vado a trovare Luca di Montezemolo. Scelgo una Ferrari".
Ferruccio De BortoliFrancamente non si capisce se il giornalista di "Le Monde" abbia voluto raccontare l'episodio per semplice ironia oppure per testimoniare l'indipendenza del quotidiano di cui Della Valle è consigliere di amministrazione. Resta il fatto che domenica, cioè il giorno dopo la pubblicazione dell'intervista, il "Corriere della Sera" (guidato da Flebuccio De Bortoli, il direttore chiuso da settimane in uno strano silenzio) ha sentito il bisogno irrefrenabile di riprendere l'intervista a "Le Monde", una sorta di omaggio al patron di Tod's che detiene il 5,5% di Rcs, la società editrice del "Corriere della Sera".
C'è quanto basta per spiegare che agli occhi di Dieguito il conflitto di interesse nell'editoria non è un lusso, ma un diritto.
Marcegaglia De Bortoli Camusso
2- SI APRE UNA NUOVA PAGINA NELLE RELAZIONI INDUSTRIALI TRA EMMA E SUSANNA?
Erano due donne l'una contro l'altra armata, ma oggi alle 15
potrebbero aprire una nuova pagina nelle relazioni industriali.
Tra loro ci sono dieci anni di differenza, la Emma ne ha 46 mentre la sindacalista è nata a Milano nel 1955. Sono entrambe donne toste con i lineamenti provati da dure esperienze dentro le aziende. Il feeling che dovrebbe portarle oggi pomeriggio a firmare in via Veneto un accordo sulla rappresentanza e sull'esigibilità dei contratti, è nato qualche mese fa e ha spiazzato i falchi che dopo i referendum della Fiat sognavano di sfracellare il sindacato e di mettere alle corde la stessa Confindustria.
Quest'idea ha dato fiato al corpicino fragile di Maurizio Sacconi, il ministro del Welfare che da buon socialista considera la Cgil e la Fiom gli ultimi cascami del comunismo. E lo stesso progetto hanno vagheggiato per lungo tempo Alberto Bombassei, l'imprenditore senza freni ideologici, e Sergio Marpionne, il manager dal pullover sgualcito e la testa planetaria.
Enrico CucchianiSe la Camusso con la sua grinta da mastino che dal '75 bazzica il sindacato riuscirà a soffocare gli ultimi rigurgiti della Fiom, oggi si potrebbe superare il conflitto sui contratti con un modello che salva i due livelli di rappresentanza (nazionale e aziendale) e introduce un nuovo calcolo nella rappresentatività delle sigle sindacali.
Ieri la Camusso ne ha discusso per 7 ore con i colleghi della Cgil e l'irriducibile Landini della Fiom, ma tutto fa pensare che l'accordo sia maturo e che il mondo dell'industria ritrovi grazie a due donne una tregua costruttiva.
Palenzona
3- UNA "BANCA NEL PALLONE"!
Ai piani alti di IntesaSanPaolo hanno goduto immensamente per le rivelazioni contenute nelle 15mila pagine dell'Enciclopedia Woodcock in cui si riportano le telefonate di Fabrizio Pallenzona e i traffici incauti del presidente di Allianz Enrico Tomaso Cucchiani per la successione ad Alessandro Profumo.
In realtà a Unicredit si respira un'aria diversa e si cerca di ragionare su altri problemi, primo fra tutti quell'aumento di capitale da circa 6 miliardi che gli analisti di Londra danno per scontato. Accanto a questo problema che tocca la solidità patrimoniale della banca, da ieri se ne è aggiunto uno di portata minore che inevitabilmente farà sorridere gli invidiosi cugini di IntesaSanPaolo.
È successo infatti che ieri mattina alle 9 a Roma si è chiusa dopo 18 anni la gestione della famiglia Sensi della squadra di calcio As Roma. Fin qui nulla di nuovo perché si sapeva che Rosella Sensi, la sorella Silvia, la mamma e la zia al 30 giugno avrebbero dovuto mettersi da parte dopo la cessione della squadra agli americani di Tom DiBenedetto. La sorpresa è arrivata con la nomina alla presidenza non del paffuto italo-americano, bensì di Paolo Fiorentino, il vicedirettore generale di Unicredit che è stato l'artefice dell'operazione per la vendita della squadra.
Rosella SensiLa passione del manager napoletano per il pallone e per la Roma lo ha portato a far sognare i tifosi della Magica, ma - spiegano in Unicredit - che la sua presidenza sarà provvisoria in attesa che il paffuto DiBenedetto metta i glutei abbondanti al vertice della società.
A questo punto si può dire, usando una metafora e senza offendere nessuno, che Unicredit è una "banca nel pallone" perché oltre alla sponsorizzazione della Champions League voluta da Profumo e rivelatasi felice, c'è adesso la presidenza (provvisoria) della Roma nelle mani di Paolo Fiorentino. A questo si può aggiungere il duplice incarico di Maurizio Beretta che (suo malgrado) continua a rimanere presidente della Lega Calcio insieme all'incarico di direttore delle relazioni esterne della banca.
DIBENEDETTO-GMT/ROSS
4- ALLA BANCA D'ITALIA NON DANNO NESSUNA CREDIBILITÀ ALLA CANDIDATURA DI BINI SMAGHI - SCALFARI IN CAMPO CONTRO LA SPARATA A FIRMA DEL VICEDIRETTORE DI "REPUBBLICA", MASSIMO GIANNINI, CHE DUE GIORNI FA HA DATO PER SCONTATA LA NOMINA DI GRILLI
Quando è uscita la notizia che i bookmaker davano altissime le quotazioni di Lorenzo Bini Smaghi alla Banca d'Italia, negli uffici della City di Londra e a Francoforte gli analisti si sono rotolati sul pavimento per le risate.
Nessuno di loro scommette un penny sulle chances del banchiere fiorentino che con la sua ostinazione è riuscito a fare incazzare almeno tre capi di Stato e a beccarsi severe reprimende dai giornali di mezza Europa. Mentre il "magnifico Lorenzo" assiste compiaciuto in attesa del nulla, c'è ancora qualcuno che ritiene possibile il suo arrivo al superministero di Giulietto Tremonti.
PAOLO FIORENTINOÈ probabile che quel mattacchione di Berlusconi abbia fatto balenare agli occhi dell'ambizioso fiorentino la possibilità di arrivare sulla poltrona che fu di Quintino Sella a via XX Settembre, ma è lo stesso mattacchione che secondo i giornali avrebbe salutato Grilli sull'aereo per Bruxelles chiamandolo "Governatore".
Bini SmaghiAnche alla Banca d'Italia non danno nessuna credibilità alla candidatura di Bini Smaghi e il Consiglio Superiore che è stato convocato per le 11,30 vivrà una seduta tormentata. Tra i consiglieri ci sono professori, giuristi, ex-prefetti e sette imprenditori tra cui Carlo Castellano, il manager di Esaote Italia che cinque anni fa con Grilli diede vita all'Istituto Italiano Tecnologico di Genova al quale Tremonti non lesinò decine di milioni creando un'infinità di polemiche.
MASSIMO GIANNINI EUGENIO SCALFARIL'aria che si respirava questa mattina a via Nazionale era di fiera opposizione all'arrivo del pallido Grilli e su tutti i tavoli girava la fotocopia dell'articolo di Eugenio Scalfari che è apparso un autentico siluro al passaggio del direttore generale di Giulietto nella stanza principale di Palazzo Koch.
Draghi e GrilliLa discesa in campo del fondatore di "Repubblica" non è cosa di tutti i giorni e in molti hanno notato quel passaggio malizioso e allusivo dove si legge: "due giorni fa sul nostro giornale abbiamo pubblicato alcune "indiscrezioni" la cui paternità era facile intuire che contenevano l'elenco delle ragioni in favore della candidatura di Grilli". Dietro queste parole si intravede una polemica finissima contro la sparata a firma del vicedirettore di "Repubblica", Massimo Giannini, che due giorni fa ha dato per scontata la nomina di Grilli.
Quando "Barbapapà" Scalfari scende in campo nei giorni feriali è segno che vuole spostare la barra del giornale in una direzione ben precisa, e in questo caso non c'è alcun dubbio: a ispirare la botta al pallido Grilli sono state le mani di Mario Draghi e dell'autorevole signore che siede al Quirinale.