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1- TEMPO SCADUTO, ESPUGNATO CON UN FITTO LANCIO DI LACRIMOGENI IL PRESIDIO DEI NO TAV IN VAL DI SUSA. 2.500 POLIZIOTTI HANNO SFONDATO I BLOCCHI CREATI DAI MANIFESTANTI SULLA STRADA DELL’AVANÀ DOVE SARÀ APERTO IL CANTIERE PER LA TORINO-LIONE 2- MOLTI NO TAV INDOSSANO I CASCHI. BARRICATE DI MASSI, PALI DI LEGNO E ACCIAIO, FILO SPINATO. DIETRO, A OGNI BARRICATA, DECINE DI PERSONE. QUASI TUTTI MILITANTI DEI CENTRI SOCIALI DEL NORD. SUL PIAZZALE NON CI SONO PIÙ ABITANTI DELLA VALSUSA 3- MOLTA GENTE CHE GIRA CON SPRANGHE E MAZZE DA BASEBALL. DENTRO IL PRESIDIO, ALMENO 500 PERSONE. VEDETTE IN AUTO PATTUGLIANO CHIOMONTE. TENSIONE PAZZESCA NELL’ARIA

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VIDEO SCONTRI NO TAV, DA YOU REPORTER:
http://www.youreporter.it/video_Scontri_no_tav_manifestanti_rispondono_con_estintori_1

1- ESPUGNATO CON UN FITTO LANCIO DI LACRIMOGENI IL PRESIDIO DEI NO TAV IN VAL DI SUSA
Marco Imarisio per Corriere.it

susa big

Espugnato il presidio dei No Tav in val di Susa. Circa 2.500 poliziotti hanno sfondato tutti gli ostacoli e i blocchi creati dai manifestanti sulla strada dell'Avanà. Ovvero la via che conduce all'area della Maddalena dove sarà aperto il cantiere per la linea dell'Alta Velocità Torino-Lione e dove i No Tav avevano messo in piedi un presidio permanente.

Quest'ultimo è stato espugnato da polizia e carabinieri attraverso un fitto lancio di lacrimogeni, che ha costretto i manifestanti alla fuga per le vigne e i boschi che costeggiano gli spazi dove entro il 30 giugno partiranno i lavori del tunnel. Violento corpo a corpo, invece, sull'autostrada Torino-Bardonecchia, dove i manifestanti hanno lanciato estintori e pietre contro gli agenti, che hanno risposto caricando.

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L'AVANZATA DEGLI AGENTI
da YouReporter
L'AVANZATA
- Il primo colpo ai manifestanti era arrivato intorno alle otto, quando la polizia aveva sfondato la prima barricata dei No Tav, quella all'altezza della centrale idroelettrica di Chiomonte (Torino). Dopo il lancio dei lacrimogeni, gli agenti avevano iniziato la marcia verso il presidio della Maddalena con 41 blindati, rimuovendo mano a mano i blocchi stradali allestiti dai No Tav (in tutto una quindicina).

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TENSIONE - I primi mezzi delle forze dell'ordine erano stati avvistati sulle strade della Valsusa intorno alle quattro e trenta del mattino, facendo scattare l'allarme generale - con l'esplosione di fuochi d'artificio - al presidio No Tav di Chiomonte. L'autostrada Torino-Bardonecchia - che, all'altezza della galleria di Ramat, confina con l'area del cantiere dove entro il 30 giugno partiranno i lavori del tunnel geognostico della Maddalena - era stata chiusa alle 4 e 40.

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UN ARRESTO, MOLTOV E SASSI PRONTI ALL'USO
dall'inviato M. Imarisio

PRESIDIO - Molti No Tav indossano i caschi. Via dell'Avanà, la strada principale, è diventata un percorso a ostacoli con barricate di massi, pali di legno e acciaio, filo spinato. Dietro, a ogni barricata, decine di persone. Quasi tutti militanti dei centri sociali del Nord, che da ieri notte sono giunti al presidio. Sul piazzale non ci sono più abitanti della Valsusa.

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Al punto che la loro presenza viene richiesta a gran voce dagli incappucciati neri non pratici della zona, che nascondono molotov, pietre ed estintori dietro ai massi. La via d'accesso dall'autostrada Torino-Bardonecchia è ostruita da altre barriere e da un muro umano. Elicotteri sorvolano la zona. L'unica voce che si sente è quella di «radio Maddalena libera» che dagli altoparlanti informa sugli avvistamenti. Molta gente che gira con spranghe e mazze da baseball. Dentro il presidio, almeno 500 persone. Vedette in auto pattugliano Chiomonte. Tensione pazzesca nell'aria.

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2- DUE ESERCITI AI PIEDI DI UNA SCARPATA - TEMPO SCADUTO, LO SCONTRO ANNUNCIATO CHE NESSUNO HA SAPUTO EVITARE
Marco Imarisio per il "Corriere della Sera"

Comunque vada, comunque la si pensi sulla vicenda Tav, è già troppo tardi. In queste ore la questura sembra un vespaio, tra riunioni, verifiche, dubbi. Ce ne sono tanti, anche tra i duemila poliziotti e carabinieri che tra poche ore dovranno salire alla Maddalena di Chiomonte, forse il peggior luogo possibile per una operazione di ordine pubblico. In pendenza, ai piedi di una scarpata, blindato da rudimentali posti di blocco.

Con gli antagonisti del Nord Italia che da giorni, via Internet, hanno cerchiato questa data in rosso. L'appuntamento era fissato da almeno 35 giorni, da quando il gruppo più radicale del movimento No Tav ha occupato l'area dove dovrebbe sorgere il cantiere per un tunnel esplorativo, ribattezzandola «Libera repubblica della Maddalena» . Nell'ultima domenica di quiete il presidio nella piazzola dell'eco-museo di Chiomonte ostenta la sua faccia presentabile. Donne e anziani che passeggiano e fanno picnic, musiche, canti e balli, al bivio tra sagra e festa popolare. Ci sono anche loro, in questa storia.

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Ma sono attori non protagonisti. All'alba, o quando sarà il momento, toccherà alle truppe di complemento. Ai torinesi, come li chiamano qui. Militanti dei centri sociali, di estrazione autonoma o anarchica, saldati per una volta nella protesta dura contro l'Alta velocità. «Siamo come due treni che corrono in direzioni opposte sullo stesso binario» sospirano rassegnati gli ispettori che dovranno guidare le pattuglie. Lassù nella «repubblica» di Chiomonte lo scontro fisico non è una eventualità. È una speranza.

PROTESTE NO TAV MADDALENA

Anzi, una necessità. Ha il pregio della chiarezza, Lele Rizzo, storico portavoce del centro sociale Askatasuna, la spina dorsale della protesta dura. «Sarà una battaglia - dice -. E potremo anche perderla, non è questa la cosa importante. Quel che conta è riattivare la mobilitazione permanente della Valle di Susa, anche dopo la notte degli scontri, che potrà fare la storia» . L'anello di congiunzione tra le famiglie con bimbi al seguito e le frange disposte a tutto si chiama Alberto Perino, bancario di Condove in pensione, militante No Tav da vent'anni, gli ultimi cinque dei quali trascorsi in un crescendo di estremizzazione. Mentre molti paesi della valle mediavano con l'Osservatorio nato proprio per fare questo, lui predicava in senso contrario.

PROTESTE NO TAV MADDALENA susa big

Si è ritrovato in compagnia di una falange non nutrita, ma pronta a seguirlo in discorsi dove si paragona la protesta contro la costruzione di un tunnel alla lotta dei partigiani, a Garibaldi, a Spartacus. «Arriveranno con i manganelli e ci picchieranno, come sempre. Il nostro sacrificio aprirà la strada alla lotta No Tav delle nuove generazioni» . Le sue ultime parole, non proprio improntate alla moderazione, sono queste. C'è bisogno di un sacrificio, di un martirio da poter esibire. È questo che rende la faccenda di Chiomonte tremendamente complicata. Lo scenario non è ignoto ai vertici della questura, i primi a essere chiamati in causa da questa resa dei conti annunciata.

PROTESTE NO TAV MADDALENA

Le ultime relazioni inviate al Viminale suggerivano di rimandare l'operazione dopo l'estate, lasciare lassù i «resistenti» , utilizzare il tempo come un diluente della protesta. Non ce n'è più di tempo, è stata l'ultima risposta. Il 30 giugno, termine ultimo fissato dall'Unione europea per l'apertura del cantiere, perdita la pena dei finanziamenti comunitari, non era una scadenza all'amatriciana. A Bruxelles aspettano dal 2005, da quando gli scontri di Venaus rinviarono l'opera a data da destinarsi. Adesso basta, è stato questo il messaggio di Siim Kallas, vicepresidente Ue, che ha chiesto certezze sull'avvio dei lavori. E così il racconto dell'apertura di un cantiere diventa simile alla cronaca di un incontro di boxe, con i due contendenti che fremono nell'angolo aspettando il gong.

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I No Tav aspettano, come hanno sempre fatto, consapevoli di avere dalla loro il vantaggio dell'arrocco. Per mettersi in regola, venerdì hanno anche pagato al Comune di Chiomonte la tassa di utilizzo del suolo pubblico, 821 euro sull'unghia che sanno di sberleffo a un'amministrazione che da tempo ha pronunciato un sì sofferto alla Tav. Gli altri, invece, politica compresa, hanno lentamente sostituito il lasciate fare di questi mesi con il senso dell'ineluttabile. Pochi mesi fa, quando Perino e i suoi fedeli occuparono il terreno, non arrivò mai l'ordine di sgombero.

PROTESTE NO TAV MADDALENA

Erano pochi, allora, e quello era un atto illegale. Si preferì il quieto vivere. Anche per questo, gli accorati appelli dell'ultima ora sanno molto di coscienza pelosa. Renzo Pinard, mite sindaco di Chiomonte, ha la voce colma di amarezza. «Hanno lasciato che qui si creasse una situazione insostenibile, fuori dalla logica e dalla legalità. Qui, lo Stato ha già perso» . Intanto è partita la campagna di comunicazione varata dalla Regione Piemonte per convincere i valsusini che la Torino-Lione è un'opera strategica.

PROTESTE NO TAV MADDALENA

Le prime lettere ai novemila abitanti dell'area sono giunte a destinazione questa mattina, con qualche decennio di ritardo. Comunque vada, l'hanno visto arrivare tutti, questo scontro finale. Fuori i secondi, nella speranza, non troppo fondata, che nessuno si faccia male.

 


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