1 - SU PAPA LA GIUNTA RINVIATA A MERCOLEDÌ; SISTO: NECESSARIA ANCHE RICHIESTA PM...
(ANSA) - "E' assolutamente indispensabile acquisire agli atti la richiesta dei Pm di Napoli. E questo anche per capire bene perché il Gip, che di fatto ha asciugato non poco i capi di imputazione formulati dalla Procura, continui a chiedere l'arresto di Alfonso Papa". Il relatore del 'caso Papa' in Giunta, Francesco Paolo Sisto (Pdl), spiega così la sua richiesta di rinviare l'esame della vicenda di almeno una settimana.
"Si è passati dalle oltre 16.000 pagine dei Pm alle poco più di 200 del Gip. Che c'é scritto - si chiede Sisto - nel resto del documento? Credo che come Giunta abbiamo il diritto di sapere e di leggerlo tutto. E poi, di solito la richiesta dei Pm viene allegata alla domanda di autorizzazione del Gip, perché stavolta no?".
L'istanza di rinvio avanzata da Sisto è stata approvata dalla Giunta con i voti della maggioranza. E ora, l'organismo parlamentare presieduto da Pierluigi Castagnetti (Pd), tornerà a riunirsi mercoledì della prossima settimana. I lavori dovrebbero aprirsi con la relazione di Sisto che illustrerà la vicenda che vede il deputato del Pdl ed ex Pm, Alfonso Papa, coinvolto nell'inchiesta P4 insieme, tra gli altri, a Luigi Bisignani.
Nei suoi confronti la Procura di Napoli chiede l'autorizzazione all'arresto: richiesta convalidata dal Gip. "Ma già dagli atti che ci sono stati trasmessi - incalza Maurizio Paniz (Pdl) - è evidente il 'fumus persecutionis'".
Maurizio Paniz phMarinoPaoloni2 - LA MONICA: «SE ENTRO NEI SERVIZI VI DARÒ PIÙ SEGRETI» IL MILITARE RACCOMANDATO...
Giovanni Bianconi per il "Corriere della Sera"
Per i magistrati che lo vogliono arrestare il maresciallo dei carabinieri Enrico La Monica- 43 anni, in servizio al Raggruppamento operazioni speciali dell'Arma, oggi latitante in Senegal- è uno dei vertici di un pericoloso triangolo criminale, insieme al deputato del Pdl Alfonso Papa (protetto dal carcere dall'immunità parlamentare) e all'uomo d'affari Luigi Bisignani, agli arresti domiciliari; da lui, secondo l'accusa, arrivava la gran parte delle informazioni più o meno riservate che il «sistema criminale» trattava e vendeva al «mercato nero» delle notizie usate per esercitare pressioni e ricattare. Ma il maresciallo La Monica voleva fare di più.
il generale Adriano SantiniVoleva entrare nei servizi segreti per essere ancora più utile a chi gli chiedeva informazioni. «Mi disse che se fosse riuscito ad andare nei Servizi avrebbe potuto attrarre ancora più notizie che poteva, poi, mettermi a disposizione», ha detto ai pubblici ministeri il giornalista e imprenditore Valter Lavitola, indagato nel procedimento napoletano e balzato agli onori delle cronache ai tempi della campagna stampa sulla casa del cognato di Gianfranco Fini a Montecarlo.
«In un secondo tempo - prosegue Lavitola- mi disse che aveva trovato un'altra segnalazione per entrare ai Servizi militari. Io comunque avrei potuto fare ben poco, dal momento che è noto che in Italia chi decide effettivamente su tutto ciò che riguarda i Servizi civili e militari è Gianni Letta, col quale io non sono in buoni rapporti» .
La segnalazione da Palazzo Chigi Effettivamente qualcuno provò a far transitare il sottufficiale nell'Aise, l'Agenzia per la sicurezza esterna che ha rimpiazzato il vecchio Sismi. Qualcuno che aveva fatto arrivare il nome di La Monica a palazzo Chigi, direttamente alla segreteria del premier Silvio Berlusconi, da dove arrivò la segnalazione.
«Intorno all'estate (del 2010, ndr) mi arrivò dalla Segreteria del Presidente del Consiglio il curriculum del suddetto maresciallo che aspirava ad entrare nei servizi di sicurezza, che io girai insieme ad altri All'Aise», ha dichiarato ai magistrati il colonnello Sassu, che dal 2008 coordina l'ufficio di collegamento tra il sottosegretario Letta e i Servizi.
BISIGNANIAgli stessi magistrati Luigi Bisignani aveva detto che pure lui sapeva delle aspirazioni di La Monica, principale fonte di «notizie riguardanti procedimenti penali» del suo amico e coindagato Alfonso Papa: «Tale circostanza me l'ha riferita il colonnello Sassu, che mi disse che il Lavitola aveva raccomandato il predetto maresciallo a Berlusconi, che aveva parlato con quelli dell'Aise» .
Ribatte Sassu: «Non ricordo tale particolare, e cioè non ricordo che mi fu fatto il nome di Lavitola o il nome di altri soggetti in servizio all'Aise. Per sapere qualcosa in più su questa misteriosa segnalazione gli inquirenti si sono rivolti a un altro alto ufficiale dell'Aise, il generale Giuseppe Santangelo, il quale ha ammesso di aver incontrato La Monica per un colloquio dopo aver letto il suo curriculum «che mi fu dato da qualcuno che in questo momento non ricordo chi fosse. Mi riservo di fornirvi informazioni più dettagliate al più presto» .
Il giorno dopo l'interrogatorio, i pubblici ministeri ricevono una nota scritta a firma di Santangelo nella quale il generale «ha ribadito la circostanza, francamente inverosimile, di non ricordarsi, a distanza di pochissimo tempo, chi gli avesse raccomandato La Monica, per il quale peraltro era stato seguito un iter del tutto particolare rispetto al normale».
LA «RETICENZA DEI GENERALI» Salendo la scala gerarchica i magistrati sono arrivati al direttore dell'Aise, generale Adriano Santini, quello che - secondo Bisignani- fece chiedere all'uomo d'affari da Italo Bocchino di presentarlo al presidente del comitato parlamentare di controllo sui Servizi Massimo D'Alema.
a53 giannilettaSantini dice che non aveva sentito mai parlare di La Monica prima che lo facesse il generale Santangelo in relazione al suo interrogatorio. Sostiene anche di non aver mai sentito parlare di Alfonso Papa né di Valter Lavitola e aggiunge: «Ribadisco che il generale Santangelo non mi ha detto in che modo fosse pervenuto il nome del La Monica alla sua attenzione» .
In quell'occasione i pm fanno formale richiesta al capo dell'Aise «di svolgere all'interno del suo ufficio ogni accertamento utile al fine di individuare i presupposti del colloquio Santangelo-Lavitola» .
Quando tre mesi dopo viene riascoltato e cambia versione sulla fissazione e sulla data dell'appuntamento con D'Alema a cui lo accompagnò Bisignani, Santini dice: «Nulla di nuovo è emerso in relazione al maresciallo La Monica e all'interessamento per farlo entrare all'Aise» . Scrive il giudice delle indagini preliminari che su questa vicenda «anche per le reticenze dei generali sentiti dal pm, non è stato possibile accertare chi abbia segnalato il carabiniere» . Resta però la frase di Sassu sulla Segreteria del Presidente del Consiglio.
Sempre Santini, nell'ultimo interrogatorio ha detto: «Non ho mai visto né sentito l'onorevole Bocchino, non ricordo neppure che mi abbia fatto i complimenti dopo la mia nomina» . Dimenticanza curiosa, perché all'indomani della designazione del nuovo capo dell'Aise, Bocchino- all'epoca vice-presidente dei deputati del Pdl - fu tra i pochissimi politici che dichiarò pubblicamente la propria soddisfazione: «La nomina di Santini alla guida dell'Aise rappresenta un'ottima scelta fatta dal governo e può essere l'occasione per il rilancio dei nostri Servizi» .
Lavitola e L'AvantiMATACENA E I MESSAGGI DI PAPA Uno degli imprenditori che secondo l'accusa veniva ricattato da Alfonso Papa è Luigi Matacena, un signore napoletano che grazie allo scudo fiscale ha fatto rientrare dalla Svizzera due milioni e mezzo di euro; il suo nome è inserito nella cosiddetta «lista Falciani» , e sembra essere in buoni rapporti con i vertici della Guardia di Finanza: «In autunno - ha raccontato ai pm -, in occasione della partita Napoli-Milan, ho pagato un pranzo a cui hanno partecipato il generale Bardi, il generale Adinolfi con la moglie, il generale Grassi, il generale Zafarana, l'ufficiale della Finanza Stefano Grassi, oggi alle Poste, il dottor Galliani ... Ho regalato a tutti i signori dei gemelli comprati da Marinella, e per le signore un foulard, sempre di Marinella» .
Dell'ex magistrato divenuto deputato Matacena ha detto: «Papa mi ha più volte detto che Napoli, soprattutto in ambito giudiziario, "la comandava lui"» . E rivela che all'indomani del primo interrogatorio davanti agli inquirenti, lo incontrò di fronte a un cinema: «In tale circostanza il Papa mi ha letteralmente seguito e braccato... mi ha detto che sapeva che ero stato sentito dalla Procura... Mi ha detto che sarebbe andato tutto a posto e che Bisignani con le sue dichiarazioni, stava "prendendo per il culo"i pm, e che comunque si stava chiudendo tutto, lasciando intendere che tutto si stava "apparando". Il Papa aggiunse che lui "gli amici non li lascia mai soli, e che non mi sarei dovuto preoccupare» .
Anche un'altra persona aveva rassicurato Matacena sull'indagine napoletana. È il capo della sicurezza di Terna (l'azienda di cui è amministratore delegato Flavio Cattaneo, che l'imprenditore dice di aver conosciuto a Ischia insieme alla fidanzata Sabrina Ferilli), Giuseppe Lasco: «L'ho incontrato non più di dieci giorni fa (fine marzo 2011, ndr), l'ho informato in ordine al fatto che sono stato sentito da voi e mi ha detto testualmente "fai attenzione, l'indagine di Woodcock è destinata a finire, magari nel nulla, e tu devi continuare a fare l'imprenditore. Gli amici restano"» .