1- A "BALLARò" BALLA UN'IMPOSTA ANNUALE DELL'1 PER MILLE A CARICO DELLE ATTIVITÀ PATRIMONIALI DELLE PERSONE FISICHE. CHEHA LE SEMBIANZE DI UNA PATRIMONIALE
Luigino Abete ha ripreso a sudare e ieri mattina era letteralmente fradicio.
A provocare il fenomeno (per lui consueto) non è stata la lettura delle rivelazioni napoletane che non lo sfiorano minimamente, ma la gioia per la riconferma nei prossimi due anni alla presidenza di Assonime, l'Associazione che rappresenta le società per azioni e ha sede nei bellissimi uffici di piazza Venezia.
Nel corso dell'Assemblea biennale alla quale sono intervenuti Tonino Catricalà, Giuseppe Vegas e il "giovanile" Fabrizio Saccomanni, l'ex-tipografo romano, classe 1964, ha ricevuto attestati di stima per il suo lavoro e ha potuto annunciare che dentro Assonime sono entrati a far parte per la prima volta personaggi come Bernabè, Cardia, John Elkann, Corradino Passera e Giuseppe Recchi.
Antonio CatricalaDopo la nomina Luigino ha tirato un sospiro di sollievo perché l'incarico gli consente di conservare l'ultima poltrona dalla quale può parlare di economia, fisco e finanza. Purtroppo l'evento è sfuggito al giornalista Giovanni Floris, il conduttore di "Ballarò" che ieri sera ha dedicato gran parte dell'ultima puntata al tema delle tasse. Nel salottino televisivo c'erano tra gli altri il sindaco di Firenze che ha sparato battute strepitose, Anna Finocchiaro piuttosto stanca per le battaglie del pomeriggio al Senato, e Maria Luisa Todini, l'imprenditrice romana che si pettina come Paolina Bonaparte e difende il governo con passione.
GIOVANNI FLORISSulle tasse, che rappresentano lo scoglio dove più forte è il conflitto tra il Cavaliere e Tremonti, è toccato al gracile ministro Sacconi difendere la manovra con parole terribilmente maldestre ed elusive. Di fronte alle insistenze del povero Floris che gli chiedeva se le gabelle scenderanno, il laico ministro del Welfare che non perde occasione per dichiarare la sua religiosità è salito sugli specchi parlando di una "rimodulazione" che dovrebbe ridistribuire il carico fiscale tra i ricchi e i poveri.
LUISA TODINIIl furbo Floris e Paolina Bonaparte-Todini hanno rizzato le orecchie cercando di capire se le tasse scenderanno per la tassazione delle rendite, ma in un vortice di parole confuse il gracile Sacconi ha evitato di pronunciarsi e ha rinviato alla prossima settimana quando Tremonti dovrebbe anticipare qualche dettaglio sulla manovra. A questo punto è stato gioco facile per il sindaco di Verona, Tosi (leghista rampante destinato a un grande futuro), insistere sulla differenza tra la tassazione dei redditi, e delle rendite e lo ha fatto spingendosi provocatoriamente molto in là quando ha detto che bisogna colpire i patrimoni che generano ricchezza.
GIULIO TREMONTIDi fronte a questo spettacolo Paolino Mieli, che dall'alto e da lontano veglia sul salotto di "Ballarò" con la luce del suo pensiero, ha irriso sulla riforma che a suo avviso è destinata inevitabilmente a generare un topolino. E la stessa cosa deve aver fatto il suo amico Luigino Abete nel salotto di casa sua sudando copiosamente perché da giorni sta annunciando ai quattro venti la riforma del fisco che ieri ha presentato all'Assemblea biennale di Assonime.
Per l'esponente della lobby capitolina bisogna aumentare l'Iva per ridurre Irpef e Ires in modo da alleggerire il carico fiscale sulle imprese e i lavoratori. Questa proposta Luigino l'ha già presentata in alcune interviste dei giorni scorsi perché è convinto che uniformando le aliquote dell'Iva al 20% si otterrebbe un gettito complessivo pari a 40 miliardi di euro.
Roberto NapoletanoA questa idea, partorita negli uffici di piazza Venezia insieme al direttore generale di Assonime, Stefano Micossi, si potrebbero aggiungere altri 9 miliardi ricavabili da un'imposta annuale dell'1 per mille a carico delle attività patrimoniali delle persone fisiche.
Questo 1 per mille ha le sembianze di una patrimoniale, una parola inquietante che ieri sera a "Ballarò" è stata appena sussurrata.
2- SUL "SOLE" NAPOLETANO L'APPELLO SALVA-ITALIA DI VACIAGO, GUIDO ROSSI, ICHINO E ZINGALES
Nel palazzo di vetro di via Monte Rosa a Milano dove ha sede il "Sole 24 Ore" nessun giornalista riesce a ricordare il nome del direttore sostituito alla metà di marzo dal direttore del "Messaggero", Roberto Napoletano.
Nell'arco di tre mesi il ricordo di Gianni Riotta, l'anglofono scrittore e giornalista che riempiva le pagine con le articolesse dei suoi amici della Columbia University, è stato letteralmente spazzato. E oggi sono in molti dentro e fuori la Confindustria ad ammettere che il quotidiano rosa ha riscoperto la sua vocazione senza indulgere ad esercitazioni letterarie fini a se stesse.
Domenica scorsa il giornale ha presentato l'inserto culturale nel vecchio formato e il direttore Napoletano ha aggiunto di suo una rubrica di pensieri e aneddoti ricordando con un certo compiacimento uno degli ultimi incontri con Carlo Azeglio Ciampi. A parte questa comprensibile debolezza, il quotidiano di Confindustria sembra aver ritrovato il focus per il suo target, e oggi pubblica in prima pagina un appello firmato dai suoi principali editorialisti.
"Discutere, ragionare, parlare. Poi, ancora discutere, ragionare, parlare", inizia così l'appello dei firmatari tra i quali spiccano i nomi di Giacomo Vaciago, Guido Rossi, Andrea Ichino e di quel Luigi Zingales che si porta la fama di rompicoglioni.
CARLO AZEGLIO CIAMPI - copyright PizziL'incipit dell'appello è solenne e potrebbe ricordare il dialogo "De Oratoribus" che Tacito (qualcuno dice Cicerone) scrisse nel I secolo, ma in realtà il discorso dei 18 firmatari è molto concreto e si rivolge alle imprese e ai sindacati affinché ritrovino intorno ai nuovi contratti aziendali uno spirito condiviso.
Si legge nel testo: "non si tratta di ripercorrere i riti della concertazione che discute, ragiona, parla e mai decide. Si tratta piuttosto di darsi un tempo limitatissimo per assicurare stabilmente a imprese grandi e piccole l'esigibilità dei nuovi contratti e garantire produttività, reddito e occupazione in Italia secondo standard competitivi".
L'appello è rivolto anche e in primo luogo a Sergio Marpionne che ha fracassato il vecchio schema delle relazioni industriali, ai tre leader sindacali e alla padrona del giornale, Emma Marcegaglia affinché "ognuno faccia la sua parte e non si sottragga alla responsabilità che gli appartiene".
hotde17 umberto vattani
3- C'è UN NUOVO MANAGER VICINO A TREMONTI CHE STA "SMONTANDO" QUALCHE PEZZO DELL'ICE DI VATTANI
Nel palazzo dell'Ice all'Eur i dipendenti stanno tirando un sospiro di sollievo.
L'idea di chiudere per sempre l'Istituto per la promozione del Commercio Estero sembra tramontata e ancor più lontano è il fantasma della privatizzazione che la Marcegaglia propose davanti agli Industriali di Bergamo quando disse: "siamo pronti a farcene carico".
PalenzonaEra il 7 maggio ma già pochi giorni dopo (esattamente il 26) il ministro ex-Opus Dei Paolo Romani durante l'Assemblea di Confindustria all'Auditorium di Roma ribadì l'intenzione di superare le polemiche sulla gestione dell'Ice conservando la sua natura pubblica.
Davanti a questo pronunciamento il presidente ed ex-ambasciatore Umberto Vattani riprese a sorridere, ma il direttore generale Gabriele Andreetta, un torinese 49enne con esperienze in aziende metalmeccaniche e alla Cassa di Risparmio di Asti, si è messo in testa di alleggerire l'elefante che dispone di 17 uffici in Italia e di altri 115 in 88 paesi.
BISIGNANIIl nuovo manager è vicino a Giulietto Tremonti e sembra aver raccolto dal ministero dell'Economia la direttiva di mettere in vendita qualche pezzo dell'Ice. Così arriva la notizia che il palazzotto di tre piani al centro di Manhattan nel quale lavorano 45 persone è stato messo all'asta per 32,2 milioni di dollari. La vendita - come spiega il quotidiano "Italia Oggi" - sarà appoggiata da Citibank e la stipula del contratto è fissata per la fine di settembre.
Un po' di cura dimagrante non farà male al criticato Istituto e consentirà a Vattani di attraversare gli oceani per visitare gli altri 114 uffici distribuiti nel mondo.
4- GRANDI DISCUSSIONI SUL FUTURO DELL'EX-CAMIONISTA NEL SUO PROGETTO DI DIVENTARE "IL NUOVO GERONZI".
Chi ha visto questa mattina Fabrizio Palenzona (per gli amici Pallenzona) lo ha trovato leggermente dimagrito.
Oh Dio, non è che di colpo i 2 quintali della sua mole siano sfumati, ma la bilancia dell'umore è sicuramente crollata. Per l'ex-camionista di Novi Ligure e vicepresidente di Unicredit non è un momento felice. All'inizio di marzo è finito ai domiciliari il suo assistente Roberto Mercuri per una presunta truffa legata ai finanziamenti dell'Unione europea, che avrebbe coinvolto anche il fratello del banchiere.
AURELIO REGINAQuesti episodi sono marginali rispetto a ciò che è saltato fuori oggi su "Repubblica" dove il 58enne collezionista di cariche è chiamato in causa per una trama che avrebbe portato al licenziamento di Alessandro Profumo.
Nell'articolo di Giovanni Pons si parla di una vera e propria congiura che Pallenzona avrebbe ordito insieme a Bisignani e al presidente di Allianz ed ex-McKinsey, Enrico Cucchiani, per far saltare Profumo con l'accusa di aver occultato l'ingresso dei libici a piazza Cordusio.
Nelle telefonate l'ex-camionista viene definito da Bisignani: "il mio amico, quello grosso, dolcissimo...", mentre da parte sua il presidente di Allianz Cucchiani parla di "soluzioni che vanno bene al ciccione piuttosto che alle Fondazioni e non al mercato". E nel vortice delle intercettazioni si sentono parole nobili come "porca puttana" ed esultanti come "vai Fabrizio!".
Dove vada adesso il buon Pallenzona è difficile da capire, ma di sicuro i giudizi di Bisignani aprono grandi discussioni sul futuro dell'ex-camionista nel suo progetto di diventare "il nuovo Geronzi".
Maurizio Basile
5- STASERA AL PARTY DEL SIGARO TOSCANO PREPARATO DA AURELIO REGINA, SI PARLERÀ MOLTO DELLE SUE TELEFONATE CON BISIGNANI E MAURIZIO BASILE
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che questa sera a Villa Piccolomini sull'Aurelia Antica il presidente degli Industriali di Roma e del Sigaro Toscano, Aurelio Regina, farà gli onori di casa per l'anteprima della mostra fotografica dedicata alla storia del sigaro nei 150 anni dell'Unità.
È molto probabile che a margine del buffet preparato da Regina per accogliere gli ospiti, si parlerà molto delle sue telefonate con Bisignani e Maurizio Basile intercorse nel settembre scorso per la nomina del nuovo presidente della Camera di Commercio.
Dalle intercettazioni si capisce che il padrone del Sigaro Toscano ha cercato di destreggiarsi senza compromettere l'esito finale di quella battaglia che portò "er Pomata", Giancarlo Cremonesi (presidente di Acea) al vertice dell'ente capitolino".