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L’ARTIGLIO DELLA PALOMBA - A UN PASSO DAL TRAPASSO, Si può dire che non è tutto da buttare? - Faenza, autore di “Silvio Forever”, documentario accusato di avere eretto un monumento aL PUZZONE: “Si sono tutti dimenticati, in questo coro di rimpianti verso la Dc, dei morti nelle strade, nelle piazze, dei treni che saltavano in aria, dell’aereo di Ustica. Almeno, potrò dire che nei diciassette anni di berlusconismo siamo stati in pace?”...

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Barbara Palombelli per "Il Foglio"

BARBARA PALOMBELLI

Leggo Walter Veltroni e penso che - nel bilancio forse eccessivamente spietato di questi diciassette anni - vadano messi nel saldo attivo diversi elementi. "L'inizio del buio" (Rizzoli), il saggio-romanzo sul 1981, anno orribile della nostra storia recente, ci costringe a tornare in quell'Italia in bianco e nero da cui Bettino Craxi e Silvio Berlusconi ci hanno tirato fuori per sempre. Terrorismo e servizi segreti, veri burattinai del paese di Alfredino Rampi e Roberto Peci, vittime incolpevoli celebrate e messe sull'altare dal buonismo di Walter, riaffiorano e sembrano preistoria.

Quelli che restano accanto agli intellettuali del Popolo della libertà dovrebbero regalare il saggio veltronico nelle piazze. Il "come eravamo" angoscioso e raggelante che l'autore ricorda e racconta con una minuzia da archeologo, con foto d'epoca che valgono da sole l'acquisto del volume, ci fa ringraziare Iddio di esserne usciti - non tutti, purtroppo - vivi.

Là dove c'erano presidenti del Consiglio e capi partito appassionati alle trame e alle stragi, rosse e nere che fossero, arrivò un gruppo che si appassionava ad altro. Televisioni private, tette al vento, "Dallas" e "Dynasty", ricchi cafoni americani, detective di Miami, prosciutti e Mike Bongiorno, silicone e botulino, premi in denaro e applausi finti, brillantina e trapianti: che orrore, dicono nei salottini le vestali del radicalismo neppure più chic (visto che si sono botulinate e tirate anche le star dell'ex femminismo pelosetto con zoccoli e gonnone fiorate).

WALTER VELTRONI

Si può dire, invece, che non è tutto da buttare? Il regista Roberto Faenza, autore di "Silvio Forever", delizioso documentario, è stato accusato di avere eretto un monumento alla divinità di Arcore. Sorride, vende decine di migliaia di copie, è in pace con se stesso. Mi dice: "Si sono tutti dimenticati, in questo coro di rimpianti verso la Dc, dei morti nelle strade, nelle piazze, dei treni che saltavano in aria, dell'aereo di Ustica... dei delitti e delle vendette incrociate. Almeno, potrò dire che nei diciassette anni di berlusconismo siamo stati in pace? Eppure, sapessi come si arrabbiano quando esprimo questo ragionamento semplice semplice".

Roberto Faenza

I rimpianti della gioventù perduta ci hanno fatto davvero rimuovere l'orrore delle stragi senza colpevoli, il fastidio per quella cappa di piombo che opprimeva giornali e Rai, Ansa e settimanali, ci hanno fatto perdere la memoria della fatica che facemmo molti di noi, accanto al Partito radicale, per strappare il magistrato D'Urso alla condanna a morte certa? Il 1981, anno dell'attentato a Papa Wojtyla, anno delle liste P2, è raccontato da Veltroni come la cronaca - forse - dell'ultimo atto di un regime oscuro di cui dovrebbe essere vietato avere nostalgia.

SILVIO-FOREVER---manifesto

Eppure, l'allegria e la leggerezza che portarono il gruppo socialista e i radicali nei primi anni Ottanta, sono stati poco celebrati e troppo ridicolizzati. Quel "viva l'Italia" urlato ai comizi del Cinghialone con la voce di De Gregori è stato l'abbrivio su cui si è innestato il riformismo televisivo che viene sempre processato in modo eccessivo. Ci aspettavamo di più anche dal Cavaliere di Fininvest: idee e progetti grandi, almeno nel campo della comunicazione, che è il suo.

WOJTYLA DOPO L ATTENTATO (SOPRA LA SUA TESTA LA SPIA DELLA STASI ESTERMANN)

Una nuova Cinecittà, magari al Sud. Una spinta seria al sistema delle comunicazioni, la banda larga per tutti. Grandi scuole di spettacolo (non solo all'Olgettina), sul modello degli Stati Uniti. C'è ancora tempo? Il nuovo movimento che è nato dalle amministrative e dai referendum dovrebbe - prima di tutto - realizzare una rivoluzione nel Web e nei giornali on line. Non demonizzando, ma studiando e magari imitando i meccanismi politico-comunicativi degli ultimi diciassette anni. Senza troppi rimpianti per un passato che si è allontanato per sempre anche grazie ai grandi fratelli televisivi.

 


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