Paolo Colonnello per "la Stampa"
Caricatura-Silvio-Berlusconi-e-Nicole-Minetti-Silvio Berlusconi telefonava da Parigi, Nicole Minetti arrivava da casa sua, Michelle De Conceiçao direttamente dalla strada: «Fu come un accerchiamento militare alla Questura», conclude Ilda Boccassini per restituire efficacia all'immagine della «liberazione» della minore Ruby Rubacuori la sera del 27 maggio 2010 dalla Questura di Milano.
Se gli avvocati del Premier hanno impiegato oltre 16 ore ripartite in due udienze, per illustrare le loro eccezioni al processo Ruby, «Ilda la rossa», insieme al collega Antonio Sangermano, replica in meno di un'ora e mezzo, chiedendo al collegio della prima penale di respingere ogni richiesta difensiva. Insomma vola alto, con breve incursioni suggestive, tipo appunto «l'accerchiamento militare» della Questura, ma senza approfondire poi troppo le questioni di nullità, incompetenza territoriale e violazioni varie sollevate dalle difese del Cavaliere.
nicole minettiCome se il pm non volesse scoprire inutilmente le sue carte. «Questa cosa verrà fuori al processo, se andremo avanti come io spero...», ripete almeno quattro volte Ilda Boccassini. Un inciso che non passa inosservato. Perché?
Non è tanto per il timore che il tribunale accolga le eccezioni difensive, quanto un riferimento al quadro politico attuale e soprattutto al conflitto di attribuzioni sollevato alla Camera davanti alla Consulta e la cui ammissibilità verrà discussa il prossimo 6 luglio, due settimane prima cioè che si arrivi alla prossima udienza, fissata ieri per il 18 luglio. Se infatti la Corte Costituzionale dovesse dichiarare ammissibile il conflitto, ammettendolo a un'istruttoria, la speranza degli avvocati è che, pur non avendone l'obbligo, il tribunale congeli il dibattimento in attesa di una decisione definitiva della Suprema corte, che potrebbe arrivare anche tra un anno.
Ben dopo comunque l'inizio dell'eventuale processo-bis, quello che vede imputati Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora, ieri i veri protagonisti della replica di Ilda Boccassini nonché i motori dell'indagine. Il magistrato ricorda infatti che è proprio partendo da Minetti e Mora che si avvia la complessa macchina dell'inchiesta, nell'ipotesi che a loro (e successivamente anche a Fede) faccia capo un giro di prostituzione d'alto bordo che si manteneva grazie alle «innocenti» serate alla villa di Arcore: «Era palese che c'erano persone che si prostituivano nella residenza del Premier».
berlusconi ruby fede minetti e b b e a b dUn «giro» dalle conseguenze penali ormai note di cui, secondo Ilda Boccassini, sono ben consapevoli anche gli avvocati del Premier che iniziano le loro indagini difensive ben prima che dell'inchiesta ne venga a conoscenza l'opinione pubblica e che Berlusconi venga iscritto sul registro degli indagati. Circostanza che per i legali rappresenta invece un punto a favore, considerato che contestano alla Procura proprio la ritardata iscrizione del Premier sul registro degli indagati.
BOCCASSINIMa, replica Boccassini, indagare Berlusconi solo a partire dal 21 dicembre si rese necessario per sgombrare il campo da equivoci sul ruolo del Presidente del Consiglio e delle sue famose telefonate in Questura, ovvero a sua maggiore garanzia. «C'è stata una sostanziale equipollenza delle garanzie», spiega il pm, al punto che «si è indagato a 360 gradi anche nei confronti di uomini delle istituzioni», ovvero i poliziotti.
PALAZZO DELLA CORTE COSTITUZIONALEE per quanto riguarda l'acquisizione dei tabulati telefonici, secondo l'accusa, si trattò di una necessità dettata dall'esigenza di verificare le cose dette dai vari testimoni, come ad esempio proprio Ruby, al secolo Karima El Mahroug le cui dichiarazioni circa le sue frequentazioni a villa San Martino si rivelarono puntualmente false: non una o due volte come aveva detto a verbale ma 14 notti passò la giovane minorenne nella villa del Premier.