1- DAGOREPORT - I FLOP DI RAITRE BY RUFFINI: DALLA BUSI A CALABRESI, PASSANDO PER CAMURRI
Gli esordi delle nuove trasmissioni della Raitre diretta da Paolo Ruffini vanno di flop in flop. Anche se i critici tv di Corriere (Grasso) e Repubblica (Dipollina) preferiscono oggi glissare sugli ascolti nelle loro recensioni, "Hotel Patria" di Mario Calabresi è approdato in prima serata con una sonora batosta di share: il 5,7%.
Ma il direttore della Stampa è in buona compagnia. Non sono poche le nuove trasmissioni della rete, varate da Ruffini dopo la parentesi Di Bella e il reintegro deciso dal giudice del lavoro, che hanno fatto registrare percentuali puntualmente sotto la media di rete, che gravita intorno al 9 %.
MARIA LUISA BUSIIl flop più clamoroso resta quello della deminzolata Maria Luisa Busi: quattro puntate tra il 4 e il 5% di share, poi la chiusura. Un'altra invenzione di Ruffini, però, stenta da diverse settimane: "Mi manda Raitre" condotto da Edoardo Camurri. Dalla prima puntata, in onda il 29 aprile (6,33%), lo share del programma ha gravitato tra un minimo del 4,24% (27 maggio) e un massimo del 6,52% (3 giugno). Performance non esaltante, ben al di sotto della media.
2- LIBERO: "CALABRESI FLOP, RAITRE SENZA ODIO NON FUNZIONA PIU'". E "LA STAMPA" LO ELOGIA
Francesco Borgonovo per "La Stampa"
Lunedì ha esordito, in prima serata su RaiTre, 'Hotel Patria', il programma condotto da Mario Calabresi. Ma nessuno se n'è accorto tranne la Stampa, cioè il giornale diretto dallo stesso Calabresi che ha costretto Alessandra Comazzi a vergare uno spericolato elogio della trasmissione. Era imbarazzata, la giornalista: «il direttore, sai com'è». Ma si è immediatamente ripresa: «Non ha appena è partita la sigla, ho capito che Mario Calabresi mi avrebbe tolto dall'imbarazzo, consegnando agli spettatori un buon prodotto».
Peccato che gli spettatori a ricevere il prodotto siano stati pochini, circa un milione e mezzo, share del 5,7%. Scarso anche per la terza rete, che di solito non viaggia su cifre folli. E dire che tutto prometteva bene, secondo la Comazzi, persino l'abito del direttorissimo: «Spezzato, giacca blu abbinata curiosamente a pantaloni nocciola, camicia bianca e cravatta a strisce».
palo29 edoardo camurri girlfriendDiamine, nemmeno l'inedita abbinata brache nocciola-giacca blu ha incuriosito il pubblico, e dire che trattavasi di clamorosa surprise, roba da effetti speciali. Non sono bastate neppure le scenette (un po' trite a dire il vero) di Aldo, Giovanni e Giacomo. Inutile la presenza di Nicoletta Orsomando e Dino Meneghin.
La prima di quattro puntate è stata un flop, seppur non disastroso. Cioè, per intendersi, non ai livelli della mortifera 'ArticoloTre' di Maria Luisa Busi, che inanellò a fine ottobre - sempre in prime time su RaiTre - una bella sfilza di fallimenti 4.24%, 4,35%, 4,17%, poi una botta di vita al 5,03%, quindi la sacrosanta eutanasia.
Paolo RuffiniPeggio di lei al debutto ha fatto solo Ci tocca anche Vittorio Sgarbi, trasmissione di Vittorio Sgarbi che parlava di Vittorio Sgarbi, condotta da Vittorio Sgarbi e vista quasi esclusivamente dai parenti di Sgarbi, dato che in prima serata su RaiUno ha raccolto un tremendo 8,7%, record negativo da guinness. Questi dati fanno flettere sul futuro della tv pubblica, specie ora che Michele Santoro se n'è andato.
3- ALDO GRASSO: "CALABRESI E LA PATRIA DESCRITTA CON AMORE"
Aldo Grasso per "Il Corriere della Sera"
Era emozionato Mario Calabresi, persino un po' impacciato, di quel didascalico impaccio che ti assale quando racconti storie positive, quando abbozzi ritratti di persone pregevoli, quando ti abbandoni a esercizi di ammirazione. «Hotel Patria» è l'antitesi di «Albergo Italia», esplorazioni di Guido Ceronetti in quell'Italia degli anni '80 che gli appariva come un grande albergo del malessere, del fastidio, dell'insonnia. Qui, invece, l'esplorazione è dedicata alla scoperta degli italiani di oggi, dei loro valori, dei loro sentimenti e della loro volontà di non arrendersi mai, anche quando le cose non vanno come si vorrebbe (Raitre, lunedì, ore 21,08).
Il direttore de La Stampa esordisce con un impegnativo intendimento: «Voglio raccontarvi la passione, il coraggio, l'amore e il talento degli italiani». Ma per non rendere stucchevole il racconto, per non spargere troppa melassa su storie edificanti, Calabresi si mette in discussione, raccontando la sua infanzia milanese, confessando i suoi trascorsi scolastici nella scuola di via Paravia, dalle parti di San Siro.
E narra di un tram, il 24 (ma che ora è diventato il 16 e prima ancora, quando stavo da quelle parti, era il 38, uno sferragliare ansimante da piazzale Axum a piazzale Susa), che divideva il quartiere in due parti distinte: a sinistra (dando le spalle allo stadio) il quartiere residenziale dei sciuri, a destra le case popolari. Ora quella scuola conta più bambini stranieri che italiani, è un crogiuolo di integrazione.
VITTORIO SGARBIMa c'è anche posto per Domenico Lillia, macellaio di Musso, sul lago di Como, diventato costruttore di barche a vela tra le migliori al mondo; per un guardiano del faro, per Dino Meneghin e Vinicio Capossela. Costretto da una struttura teatrale di stampo elisabettiano (più simile però a una piccionaia), Calabresi racconta con amore la nostra patria (deriva da «patrius» paterno), convincendo anche chi soffre nel vederla perire, come se fosse una vera patria.
4- DIPOLLINA: "QUANTA MITEZZA ALL'HOTEL PATRIA"
Antonio Dipollina per "La Repubblica"
Non litiga nessuno all´Hotel Patria e nemmeno ci sono momenti in cui salti sulla sedia per la tensione. Legioni di teorici televisivi inorridiscono. Ma è lo stile del nuovo programma di RaiTre (il lunedì in prima serata), condotto da Mario Calabresi. Se è una scommessa è giocata nei tempi giusti - e senza certezze preventive sul risultato: la voglia di mitezza è oggi tema centrale, capire quanto si possa sposare con la più larga questione televisiva è l´oggetto dell´azzardo.
Calabresi personalizza assai i temi, l´apertura è un excursus sulla scuola elementare milanese da lui frequentata (oggi a stragrande maggioranza di ragazzini stranieri), poi si va con storie positive, ironia degli ospiti (Aldo, Giovanni e Giacomo) e perfino un lungo Vinicio Capossela finale. Niente di più spericolato per la tv: se il pubblico, accorgendosi via via della novità, dovesse rispondere a modo sarebbe una mezza rivoluzione. Come nelle favole. Che pure esistono e hanno un senso.