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1- LA7 GONGOLA, LA7 SPOPOLA, ED ECCO CHE PIÙ DI UN OSSERVATORE SUSSURRA: SÌ, MA DI CHI È LA7? DELLA TELECOM. E DI CHI È LA TELECOM? DI BANCA INTESA, MEDIOBANCA E GENERALI. E CHI SONO INTESA, MEDIOBANCA E GENERALI? EDITORI DEL \"CORRIERE\" 2- \"IL FOGLIO\" E \"IL GIORNALE\" APRONO IN CORO: \"E’ DUNQUE POSSIBILE CHE SANTORO, NUOVO QUASI-ACQUISTO DE LA7, RAGGIUNGA MENTANA IN UNA TV TARGATA CORRIERE DELLA SERA-RCS E NON IN UNA TV TARGATA DE BENEDETTI, CONCORRENTE DI RCS CON IL SUO GRUPPO ESPRESSO-REPUBBLICA, CHE SE LA COMPRA GRAZIE AI MILIONI DI BERLUSCONI 3- LA SCOMMESSA DI BEBè BERNABÈ È CHE IL PRIMO INQUILINO DEL PALAZZO CHIGI CAMBI 4- STAMATTINA, INTERVISTATO DA OSCAR GIANNINO PER RADIO 24, MENTANA HA MOLLATO UN SILURO CALIBRO LA7: \"OGGI SIAMO LIBERI, CON DE BENEDETTI NON LO SAREMO PIÙ...\"

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Da "il FOGLIO"

La7 gongola, La7 spopola, ed ecco che più di un osservatore sussurra: sì, ma di chi è La7? Della Telecom. E di chi è la Telecom? Di Banca Intesa, Mediobanca e Generali (a parte l'influente partecipazione della spagnola Telefonica). E chi sono Banca Intesa, Mediobanca e Generali? Editori del Corriere della Sera.

TRAVAGLIO SANTORO

E' dunque possibile che Michele Santoro, nuovo quasi-acquisto de La7, che ieri ha minacciato di "tornare a collaborare in Rai", raggiunga Mentana in una tv targata Corriere della Sera-Rcs e non in una tv targata Carlo De Benedetti, concorrente di Rcs con il suo gruppo Espresso-Repubblica ed eventuale compratore de La7 (grazie all'iniezione dei cinquecento milioni di euro che il Cav. dovrà sborsare all'Ing. se la Corte di appello di Milano lo condannerà al risarcimento via sentenza sul Lodo Mondadori).

Certo, quello era un bel paradosso, si faceva notare in questa sede, giorni fa: un manipolo di antiberlusconiani talentuosi che si ritrovano a lavorare per una tv di un gruppo editoriale antiberlusconiano comprata con i soldi di Berlusconi. Ancora più paradossale appare però l'idea del cosiddetto "regime" berlusconiano che, dopo aver fatto piazza pulita del monopolio Rai (vedi avvento delle tv commerciali), favorisce, con l'apertura del mercato, la crescita di altri poli (terzo e forse pure quarto).

MARCO TRAVAGLIO E MICHELE SANTORO

Perché è sotto questo "regime" che i fasti de La7 si manifestano in tutto il loro splendore. E che fasti: lunedì scorso la tv di Telecom (La7 e La7d) otteneva in media il 5,76 per cento di share media, con 7,81 di share in prime time e 7,79 per cento in seconda serata. Il telegiornale di Enrico Mentana totalizzava più di 2,4 milioni di spettatori e il tg della notte faceva il record stagionale con il 5,60 di share media. Ridevano pure Omnibus (4,84 in media e un picco del 6,6), Lilli Gruber (7,90 in media per Otto e Mezzo) e Gad Lerner (7,87 in media per "l'Infedele" sui non proprio cattura-audience referendum).

E insomma, La7 si presenta sul mercato come un gigante potenziale con un piede ancora d'argilla ma molti margini di miglioramento: il gruppo Telecom Italia Media ha chiuso il 2010 con ricavi in crescita del 13,7 per cento rispetto al 2009 e un margine operativo lordo (positivo, per la prima volta dal 2003) di 13,2 milioni, e ha ridotto le perdite di 18,1 milioni di euro rispetto all'anno precedente. Telecom Italia Media-La7, in particolare, ha registrato un margine operativo lordo pari a meno 35,6 milioni di euro con un miglioramento di 2,2 milioni di euro rispetto a fine 2009 (meno 37,8 milioni di euro).

ENRICO MENTANA

Nel primo trimestre del 2011 la raccolta pubblicitaria lorda di La7 e La7d è stata di 43,3 milioni di euro (in crescita del 36,6 per cento rispetto al primo trimestre del 2010) mentre il margine operativo lordo è stato pari a meno 3 con un miglioramento di 6,1 milioni di euro rispetto al primo trimestre del 2010.

C'è da stappare più di una bottiglia di champagne, ma ieri l'ad Giovanni Stella era impegnato piuttosto a frenare con un "non ho dichiarazioni" i ricaschi mediatici del caso Santoro. Francesco Siliato, analista dei media e docente al Politecnico di Milano dice: "Come è successo per il tg di Mentana, l'arrivo di Santoro può portare, oltre a un'impennata negli ascolti, anche a un incremento di raccolta pubblicitaria.

La7 non può essere definita ‘Terzo polo' in senso stretto, perché per essere davvero terzo polo dovrebbe fare almeno il 18 per cento. Simbolicamente però è come se lo fosse, visto che, da tv semi-generalista che fa informazione, sull'informazione è un concorrente molto temibile, specie per i canali tematici".

I tedeschi, Murdoch e i timori di Bersani Fatto sta che ieri, mentre Santoro manteneva il mistero anche un po' con la sua squadra (nonostante la sua squadra sia pronta in massa a traslocare con lui), nei corridoi de La7 si ragionava sul futuro, e non solo sul possibile arrivo di Fabio Fazio o Giovanni Floris ("trattative a buon punto con il primo", dice un insider).

Stella

E ragionare sul futuro voleva dire chiedersi: ci comprano, sì, ma chi? Telecom cerca un partner, ma chi? Qualcuno assicurava di avere "fonti tedesche" convinte del "buono stato dei negoziati con Bertelsmann". Altri si dicevano certi "dell'arrivo di Rupert Murdoch". Molti elucubravano sull'editoriale di Massimo Giannini, vicedirettore di Rep. ("dice a Telecom di fare cassa, segno che De Benedetti è interessato").

Intanto Pier Luigi Bersani piangeva il divorzio Santoro- Rai al grido di "il servizio pubblico rischia di perdere il pubblico". E se Santoro, sibillino, diceva "chiedete a Mentana", Mentana rispondeva: "Ora sta a lui decidere".

2- LA SCOMMESSA DI BEBè BERNABÈ È CHE IL PRIMO INQUILINO DEL PALAZZO CHIGI CAMBI
Nicola Porro per il Giornale


Quando tre anni fa arrivò a La7, Giovanni Stella fece subito capire come stavano le cose: «È una tv di fighetti» che per di più bruciava milioni su milioni. Cosa ti combina dunque Stella, che tutto è tranne che un fighetto? A una settimana dalla sconfitta delle elezioni amministrative di Silvio Berlusconi annuncia che La7 è in vendita. E fa di più, anzi troppo per una società che in fondo resta pur sempre quotata e soggetta alle limitazioni informative che prevede la Consob.

FRANCO BERNABE

Dice ai quattro venti che intende cedere il 40 per cento e che ciò avverrà entro la fine dell'anno. Dopo un paio di giorni non smentisce, ma parla di «ipotesi di lavoro». Insomma, conferma. A questo punto dobbiamo fare un passo indietro, e occorre che ci seguiate, perché la trama, come vedrete, è interessante e ci porterà al Corriere della Sera.

La7 è della Telecom, oggi e per i prossimi tre anni, guidata da Franco Bernabè. A sua volta la Telecom è controllata da un trio di poteri forti italiani: Mediobanca, Generali e Intesa. A cui si associano gli spagnoli di Telefonica, incastrati in Telecom perché pensavano di portarsela tutta a casa, ma che oggi si trovano con un titolo che vale meno della metà rispetto a quando lo acquistarono.

CARLO DE BENEDETTI

Mentre la Telecom vivacchia, stretta tra i debiti ereditati dal passato e la concorrenza spietata di Vodafone che le ha rubato il primato sui telefonini, improvvisamente la sua La7 inizia a brillare. I conti stanno migliorando, i concorrenti (tra cui Mediaset) si sono messi paura e il titolo (un terzo di La7 è infatti quotato in Borsa) fa faville. Una magia. Diciamo la verità, se per la grande Telecom Bernabè fosse riuscito a fare ciò che Stella ha fatto per la piccola La7, oggi qualche centinaio di migliaia di piccoli azionisti dell'ex monopolista, brinderebbe.

Ma questo è un altro discorso. Ritorniamo nel seminato. Stella è riuscito a piazzare qualche bel colpo: uno in particolare. Ha preso a prezzi di saldo il numero uno dei Tg. Enrico Mentana non ha deluso: ha incrementato gli ascolti e il suo prezzo da saldo si è rimpolpato.

Bazoli e Passera

Tutti felici. Ma La7 non si è fermata e ha fatto capire di volere comprare tutto il comprabile sul mercato: da Santoro a Fazio, dalla Littizzetto alla Gabanelli. Il titolo in Borsa avrebbe dovuto tremare, invece guadagna il 20 per cento. L'umbro dalla barba rossa (Stella) e i mercati non sono né impazziti né ubriachi.

GIOVANNI PERISSINOTTO


La7 sta apparecchiando la tavola per invitare una dama coi fiocchi. Tira fuori l'argenteria per portare a termine il corteggiamento. In finanza si dice: ha aperto il beauty contest. Che con la bellezza c'entra poco, e con i quattrini molto. Telecom infatti non ha un euro da spendere nella tv: e figuratevi voi se ce li ha per gli ingaggi d'oro.

La verità resta quella di Stella: La7 è in vendita. Ma la pista sulla quale ci ha condotto è quella sbagliata. Si è parlato infatti di un possibile interesse del gruppo De Benedetti. Naaaa . Ragioniamo per un momento insieme.

ALBERTO NAGEL

Gli azionisti di Telecom e di La7 sono più o meno gli stessi di un altro grande gruppo editoriale, che peraltro è provvisto di tutto, tranne che della tv: la Rizzoli- Corriere della Sera. Vi sembra plausibile che l'azionista del Corriere e di La7 ceda la tv che sta rinascendo al suo principale concorrente?

Certo dalle parti di via Solferino non abbondano i quattrini in cassa, ma lo stato di crisi è stato chiuso. Prima o poi faranno qualche euro cedendo i periodici. E per di più le normative Antitrust hanno un tetto nel quale la Rcs rientra alla grande (il cosiddetto Sic prevede il divieto per i «giornalai» di comprare tv solo se fatturano più di due miliardi in Italia). Ai tempi di Paolo Mieli direttore del Corrierone si parlò a lungo di un possibile interesse per le tv di Telecom. E oggi quell'amore sembra riprendere corpo.

Lilli Gruber

Sintetizziamo. Il numero uno della Telecom (Bernabè) e di La7 (Stella) si trovano tra le mani una televisione che fa acqua da tutte le parti. Mettono i conti più o meno in ordine. Inciampano in Mentana che fa capire loro come la fonte di perdite possa dare soddisfazioni.

Vedono che Berlusconi (capo del governo e del principale competitor della loro tv) è in difficoltà. Gettano l'amo alle grandi e costose star della Rai (Santoro e non solo). E confezionano il pacchetto, buono per un grande editore che abbia particolari caratteristiche: non sia presente nelle tv e sia dunque libero da vincoli antitrust. Et voilà.

PIERLUIGI BERSANI

La Rcs è lì pronta a essere il candidato numero uno. Resta qualche problemino. Il più evidente di tutti sono gli investimenti necessari per far decollare La7. La Rcs può fare uno sforzo per comprarla, ma dovrà mettere mano al portafoglio per crederci. Molti degli attuali azionisti di via Solferino sarebbero favorevoli a mettere finalmente la mani su una tv che conti. Ma non tutti. Se la dovranno vedere tra di loro.

E poi c'è Berlusconi. Bernabè, fino a oggi è riuscito a mantenere un certo equilibrio con i palazzi della politica. Ma vi immaginate una La7 con Santoro in prima serata, e compagnia cantando, come verrebbe vista da Palazzo Chigi? Bene. Ma la scommessa è che l'inquilino del palazzo romano cambi.



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