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SGARBI, IL sonno della ragione genera mostre - IL PADIGLIONE ITALIA CURATO DAL CRITICO D’URTO È IL TRIONFO DELLE DEFEZIONI: CUCCHI, JORI, JODICE E MOLTISSIMI ALTRI - Un curatore paraculo che ha scelto di non scegliere, affidando la selezione degli artisti a più di duecento ‘intellettuali’, che hanno risposto in parte con competenza e nella maggior parte dei casi suggerendo amici e conoscenti...

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Claudia Colasanti per "il Fatto quotidiano"

Sgarbi a Venezia

Ha tergiversato sino all'ultimo, partorendo in calcio d'angolo (meno di un mese fa) un progetto sfuggente e caotico, composto da liste - di artisti e preziosi selezionatori - lunghe e incomprensibili. Con l'unica contraddittoria motivazione di voler allontanare l'elitarietà dell'arte e dei critici e curatori che se ne occupano, di aprire la porta dell'ufficialità ad artisti meno noti ma degni, come altri, di essere esposti.

Per gestire, da ‘genio tuttologo', un evento d'arte contemporanea, materia che ha sempre dichiarato di non amare. Incautamente nominato curatore del Padiglione Italia (per la seconda volta nella storia della Biennale in maniera direttamente politica) dall'ex ministro Bondi, più di anno fa, mentre svolge ormai altre professioni, fra le quali l'opinionista e l'animatore in contenitori televisivi pomeridiani.

Forse ha usato, per questo Padiglione, lo stesso criterio con cui ha seguito televisione e pale eoliche, ovvero affidando esclusivamente al suo carisma mediatico la definizione dell'arte italiana da rappresentare ad una vetrina internazionale come quella di Venezia.

Un curatore anomalo, ma confuso, che ha scelto di non scegliere, affidando la selezione degli artisti a più di duecento ‘intellettuali', che hanno risposto in parte con competenza e nella maggior parte dei casi suggerendo amici e conoscenti. Il titolo della mostra: "L'arte non è cosa nostra", vorrebbe dire, in codice sgarbiano, che l'arte non è dei curatori indipendenti, ma di tutti. Ma i tutti in realtà che vengono interpellati in questa occasione, sono altrettanti ‘pensatori indipendenti' e finiscono per riprodurre da un altro punto di vista il sistema che Sgarbi dichiara di combattere.

schfn15 giuseppe gallo

Oltre le polemiche su tale debole progetto a dare il colpo di grazia e a non convincere più gran parte degli artisti invitati è il ritardo estremo con cui la macchina organizzativa si mette in moto. Molti artisti sono inseriti nelle liste ma non sanno di essere stati invitati, altri (invitati ) non conoscono lo spazio di cui disporre e infine scoprono tutto che il trasporto delle opere è a loro carico.

Inizia, una ventina di giorni fa, la retromarcia: artisti celebri, fra i quali Tirelli, Pirri, Botta, Gallo, Cecchini, Perino e Vele, Puppi, Levini, Marisa Albanese, Nunzio, Grassino, Canevari, Riello, Longo, Simeti, Rabbia, Mastrovito, Abate, Vinci, Schmidlin, Vitone, Canevari declinano l'invito.

loris cecchini e ines musumeci greco

Luigi Ontani motiva il suo no, definendo tutto ciò un "gioco di società che rivela un'inettitudine etica, quindi il problema non è tecnico, ma appunto etico, e investe l'intera struttura che ha portato a questo Padiglione italiano", mentre Cristiano Pintaldi parla di "demolizione della credibilità attraverso una mostra che affianca professionisti a dilettanti senza nessun criterio è un chiaro tentativo di delegittimazione di tutto un settore professionale, la più grande mancanza di rispetto che si possa avere nei confronti di ogni artista".

Altre defezioni nei giorni scorsi: da Cucchi a Jori, da Jodice a Violetta, sino a Massimo Vitali (che era stato suggerito da paolo Mieli). Caccioni, Castella e Jodice scrivono, in un documento comune: "L'emergenza organizzativa del Padiglione è la superficie di una emergenza intellettuale che ammorba ora l'arte italiana come il Paese per intero. Il nostro contributo a questa Biennale si materializza nel rifiuto a parteciparvi".

xki 22 cristiano pintaldi mo monica

Nonostante i molti artisti massicciamente corsi verso il rifiuto, l'allestimento dello spazio (che inaugura oggi all'interno dell'Arsenale), che avrebbe potuto accogliere una cinquantina di presenze e invece ne ospita oltre duecento, risulta visibilmente affastellato. Già ribattezzata dal sito Artribune ‘la lavanderia' per i binari che la percorrono, la struttura ospita tele e manufatti vari, di ogni genere e misura di-sposti su tre piani, e a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro. E sopra a tutto, uno dei duecento autori spicca per due grandi, fedelissimi ritratti: quelli di Vittorio Sgarbi e di Silvio Berlusconi.

 


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