1 - COSÌ È CALATO IL SIPARIO SULLE SCORCIATOIE ILLEGALI DEI FURBETTI DEL QUARTIERINO...
Walter Galbiati per "la Repubblica"
«Stamo a´ fa i furbetti del quartierino!.. Ma quando uno deve seguire una strada maestra per anda´ a Napoli tocca piglia´ l´autostrada del Sole, Roma-Napoli: non è che tocca anda´ sulla Casilina, no?». Sono le parole di una intercettazione di Stefano Ricucci, parole che forse meglio di tutte sintetizzano quello che nell´estate 2005 avvenne intorno alla Banca Antonveneta. Ricucci coglie da subito quello che c´era di sbagliato in quell´operazione.
9 gian fiorani3 lapPerché portarla a termine con una tortuosa scorciatoia (la Casilina) rivelatasi poi illegale, quando quella stessa operazione si poteva compiere in altro modo?
Il processo ha finora dimostrato che non era possibile seguire la via maestra, la strada legale, perché la Popolare di Lodi non aveva i requisiti patrimoniali per comprare la banca Antonveneta. Solo il potere del governatore Antonio Fazio era in grado di permettere a una banca di provincia di contrastare un colosso come Abn Amro e di trasformarne il numero uno della Lodi, Gianpiero Fiorani, nell´alfiere dell´italianità.
luigi grillo001 lapSotto Fazio, la Popolare di Lodi passa dal 48° posto al 7° nell´ambito del sistema bancario nostrano. E, secondo la ricostruzione dei pm Eugenio Fusco e Gaetano Ruta, il sodalizio tra i due sarebbe nato col Forex tenutosi a Lodi nel febbraio 2002. A quell´evento partecipano ben cinque ministri e cambiano i rapporti tra Fazio e Fiorani, dal "lei" si passa al "tu", diventano talmente intimi da sfociare nel "bacio in fronte" che Fiorani avrebbe dato volentieri a Fazio il giorno del via libera all´offerta pubblica su Antonveneta.
Fazio, però, sposa la causa della Lodi non solo per la personale stima verso Fiorani, ma anche perché la crescita del banchiere padano gli permette di tenere a bada le altre banche italiane e di contrastare l´avanzata di quelle straniere. Emblematici due episodi emersi nel processo. Cesare Geronzi, ai tempi al vertice di Capitalia tra i pretendenti a comprare Antonveneta, ha dichiarato a dibattimento che il dialogo con il governatore su Antonveneta si era chiuso con la frase di Fazio: «Per Antonveneta c´è un´altra soluzione».
qsie78 stefano ricucciE con un´altra frase, messa a verbale da Fiorani, Fazio liquida gli olandesi. L´8 marzo, nel corso di un incontro in Banca d´Italia al quale partecipano Fazio, Frasca e l´amministratore delegato di Abn Amro, Groenik, il governatore invita gli olandesi, maggiori azionisti di Antonveneta, a recarsi da Fiorani, lasciandosi sfuggire un dettaglio fino ad allora ignoto al mercato: «Tanto siete entrambi al 15%».
A quei tempi invece tutti sapevano che la Lodi aveva in portafoglio solo il 5% della banca padovana. A cosa mirava il governatore lo spiega ancora una volta Fiorani. «Il governatore mi dice: "Voi dovete superare il giro di boa del 50%". Il 4 di aprile il governatore mi chiede di dargli una specifica di questi nominativi, di dirgli... vediamo a che punto siamo, perché il messaggio è "devi superare il 50%" cioè, dobbiamo far fallire l´offerta di Abn Amro».
Per compiacere Fazio e arrivare al 50%, Fiorani - stando alla requisitoria dei pm - compie tutta una serie di reati. Rastrella titoli Antonveneta in conto proprio, con derivati di Deutsche Bank, SocGen, Jp Morgan e Dresdner, ma anche attraverso l´interposizione di clienti della banca, i bresciani e i lodigiani che facevano riferimento rispettivamente a Emilio Gnutti e a Silvano Spinelli. E ancora si appoggia agli immobiliaristi Stefano Ricucci, Danilo Coppola e Luigi Zunino, e ai raider Vito Bonsignore e Domenico Bonifaci. Comunica il falso.
danilo coppola repIl 15 aprile un comunicato della Banca dice che rastrellerà i titoli: «La Lodi - scrivono i pm - induce il mercato a credere che la decisione di dare seguito al progetto di diventare azionista stabile di Antonveneta, previa valutazione dei prezzi di mercato e dei quantitativi, sia ancora da realizzare; in realtà, il rastrellamento delle azioni Antonveneta è già stato effettuato». Un concerto occulto che svelerà la Consob a maggio 2005. Una omessa comunicazione del patto che per i pm configura anche un ostacolo alle funzioni di vigilanza della Banca d´Italia.
Per raggiungere l´intento, Fiorani non trascura nemmeno l´aspetto politico, lavorando per assicurare appoggio a Fazio nella discussione parlamentare sulla riforma dell´ordinamento della Banca d´Italia. Il grimaldello è il senatore Luigi Grillo, presentato a Fazio da Fabrizio Palenzona. Con lui Fiorani sbarca in Sardegna, la sera di San Lorenzo dell´anno prima, e raggiungono la residenza di Silvio Berlusconi, dove trovano anche Cesare Previti. L´operazione parte, ma è la sera delle stelle cadenti.
Cesare Geronzi2 - GRILLO: "NON MI PENTO DI NULLA FAZIO FU RAGGIRATO. SOPRAVVALUTAI FIORANI, MA SOSTERREI ANCORA L'OPERAZIONE"
Alessandro Barbera per "La Stampa"
La sentenza di primo grado lo condanna a due anni e otto mesi di reclusione. Eppure lui lo dice sicuro: «Rifarei tutto, non mi pento di nulla salvo aver sopravvalutato Giampiero Fiorani».
Senatore Grillo, rifarebbe anche le 35 telefonate con le quali lo incoraggiava a procedere con l'operazione Antonveneta e che le è costata la condanna per concorso morale in aggiotaggio? O quelle agli allora presidenti del Tar e della Consob, De Lise e Cardia per lamentare gli eccessivi controlli?
«La fusione fra Popolare di Lodi e Antonveneta era un progetto fantastico. Se l'operazione fosse andata in porto oggi avremmo un grande istituto a sostegno delle piccole e medie imprese. Ricordo poi che una perizia presentata dai professori Gualtieri e Laghi ha smontato la tesi dell'accusa. Fiorani propose l'Opa a 25 euro, gli olandesi alla fine offrirono un euro e mezzo in più».
E questo cosa dimostrerebbe?
«La legge che introduce il reato di aggiotaggio lo definisce conseguenza di una sensibile variazione di prezzo. Un euro e mezzo, ad avviso di quella perizia, non è da considerarsi tale».
Al di là della condanna, non crede che il vostro sostegno fosse smaccato e fuori delle regole del mercato?
«Senta, l'idea che il governatore della Banca d'Italia debba essere un arbitro imparziale è una invenzione giornalistica. Il capo della vigilanza, in Italia come altrove, ha poteri ben più penetranti. Ricordo che all'inizio della gestione Fazio esistevano ancora le casse di risparmio di Calabria e di Puglia, il Banco di Sicilia e il Banco di Napoli. Se in quegli anni non fosse stato un robusto regista del sistema, non si sarebbe mai ristrutturato».
E i baci sulla fronte, o il suggerimento di Fazio a Fiorani ad «entrare dal retro» di Palazzo Koch per non farsi vedere? Non era inopportuna tutta quella confidenza?
«Se Fiorani fu abile, fu nell'entrare in confidenza con la sua famiglia. Fazio in buona fede, si fece strumentalizzare».
Dunque lo ammette: Fazio sbagliò.
«Col senno del poi, se invece di essere un uomo casa, lavoro e chiesa, avesse frequentato ogni tanto qualche salotto, forse lo avrebbero messo in guardia da quell'uomo».
L'autocritica vale anche per lei? Non crede che il suo curriculum di ex sottosegretario e di relatore di alcune delle leggi di riforma del sistema bancario - che lei rivendica le avrebbe dovuto impedire tanto entusiasmo?
«Non sapevo che stava finanziando Ricucci per scalare il Corriere della Sera, né i guai che stava combinando per mettere insieme la cordata. Fino ad allora era considerato uno stimato banchiere, nonché vicepresidente dell'Abi».
Lei però conosceva alcuni di quei protagonisti.
«Gnutti non l'ho mai visto in faccia, Consorte aveva un progetto altrettanto fantastico: se lo avesse portato a termine, oggi Bnl non sarebbe in mani francesi».
Lei è uno strenuo difensore dell'italianità del sistema bancario. Eppure dei soggetti di quella stagione, dalla Popolare di Lodi a Interbanca, da Antonveneta alla stessa Bnl, non è rimasto quasi nulla. La cosa non la fa riflettere?
«Mi permetta: dopo quella vicenda Antonveneta fu comprata da Abn Amro, a sua volta Abn fu scalata da Royal Bank of Scotland, una banca così zeppa di titoli tossici da finire nazionalizzata. Nel frattempo Antonveneta è stata comprata dal Santander e rivenduta a Mps per nove miliardi. Oggi, a causa di quell'operazione, Mps è in crisi nera. E lo credo bene, visto che Fiorani l'avrebbe comprata a cinque».
Appunto: l'italianità a tutti i costi costa cara.