1- VOTO, AFFLUENZA IN CALO, MILANO CONTROTENDENZA
ALLE 12, COMUNALI AL 12,37% CONTRO IL 12,85% DEL PRIMO TURNO. PROVINCIALI AL 7,88% CONTRO IL 9,55%
Ansa.it
Per le elezioni provinciali la percentuale di votanti rilevata alle ore 12 di oggi è stata del 7,88% in calo rispetto al primo turno quando era stata del 9,55%. Lo si apprende dal sito del Viminale (il dato non tiene conto della provincia di Trieste, gestita dalla Regione Friuli Venezia Giulia).
MORATTI pisapia moratti aa c e a c d e aI seggi sono aperti, dalle ore 8 per i ballottaggi che oggi e domani, dopo il primo turno di votazione del 15 e 16 maggio scorsi, coinvolgeranno 6.605.806 elettori. Si vota in 88 comuni di cui 13 capoluoghi di provincia: Milano, Novara, Varese, Rovigo, Rimini, Grosseto, Napoli, Cosenza, Crotone, Trieste, Pordenone, Cagliari e Iglesias. Per eleggere i presidenti di sei amministrazioni provinciali si torna al voto nelle province di Vercelli, Mantova, Pavia, Trieste, Macerata e Reggio Calabria. Si vota invece al primo turno in Sicilia per eleggere i sindaci in 27 comuni; unico capoluogo coinvolto è Ragusa. Gli elettori coinvolti sono 397.001. I seggi rimarranno aperti fino alle ore 22 e riapriranno domani alle ore 7 fino alle 15. Subito dopo lo scrutinio.
A MILANO HA VOTATO IL 14,74%, IN AUMENTO - L'affluenza alle urne a Milano per il ballottaggio alle 12, secondo i dati forniti dal comune, è del 14,74%. Rispetto al rilevamento del primo turno è stato registrato un aumento del 2,58%. Alle 12 del 15 maggio, infatti, l'affluenza alle urne a Milano era stata del 12,16%.
BERLUSCONINAPOLI IN CALO, HA VOTATO IL 10,85%, IN CALO -Al ballottaggio per l'elezione del sindaco e del consiglio comunale di Napoli ha votato, alle ore 12, il 10,85% degli elettori. Al primo turno l'affluenza era stata del 12,19%. I dati sono apparsi sul sito del ministero dell'Interno.
LETIZIA MORATTI E BERLUSCONICOMUNALI , HA VOTATO IL 12,37% - Per i ballottaggi relativi alle elezioni dei sindaci e dei consigli comunali la percentuale di votanti rilevata alle ore 12 di oggi è stata del 12.37. Al primo turno aveva votato il 12,85%. Lo si apprende dal sito del Viminale (il dato non tiene conto dei comuni del Friuli Venezia Giulia, gestiti direttamente dalla Regione)
COMUNALI , HA VOTATO IL 12,37% - Per i ballottaggi relativi alle elezioni dei sindaci e dei consigli comunali la percentuale di votanti rilevata alle ore 12 di oggi è stata del 12.37. Al primo turno aveva votato il 12,85%. Lo si apprende dal sito del Viminale (il dato non tiene conto dei comuni del Friuli Venezia Giulia, gestiti direttamente dalla Regione)
de magistris2- "PARTITO DA RIFARE" BERLUSCONI PREPARA IL CAPRO ESPIATORIO
Ugo Magri per La Stampa
L'unica vera forza del Presidente del Consiglio è di non avere un vero e proprio partito alle spalle. Perché se il Pdl fosse l'erede della vecchia Democrazia cristiana, già domani sera una folta delegazione di notabili andrebbe da Berlusconi a dirgli: «Nell'interesse di tutti, farai un passo indietro». Ma Silvio conosce i suoi polli, e sa già che nessuno ne avrà il coraggio. In fondo se li è fabbricati così. Né gli risulta che Bossi voglia aprire nell'immediato una crisi senza aver chiari gli sbocchi.
Per cui il Cavaliere va incontro alla probabile doppia legnata a Milano e a Napoli relativamente certo di sopravvivere pure stavolta. Si narra che stia trascorrendo in letizia questo weekend a Villa La Certosa, come ai vecchi tempi. Inutile immaginarsi dunque un remake (l'ennesimo) de «Gli ultimi giorni di Pompei»: certe atmosfere decadenti nel centrodestra richiamano semmai il pasoliniano «Salò e le 120 giornate di Sodoma».
A sinistra Nichi Vendola a destra Gianni de Magistris GUARDARCHIVIO Dal Fatto QuotidianoInsomma, per quanto incredibile possa sembrare, a Berlusconi il ballottaggio aggrava l'umore fino a un certo punto. Perdere le elezioni, soprattutto in casa, piacere non gli fa, questo è scontato; pare che ieri sera coltivasse ancora qualche speranziella di recuperare, specialmente a Milano gli hanno raccontato che l'aria è cambiata, a Napoli vai a capire.
VIGNETTA BERSANIMa molto più importante ai suoi occhi è che nessuno stacchi immediatamente la spina, cosicché comunque vada lui possa farsi qualche altro giro di giostra. I Responsabili sbandano, la Melchiorre se ne va? «La sua uscita non ci aggiunge nulla e non ci toglie nulla», alza le spalle il portavoce Bonaiuti. La figuraccia politica? Lo smottamento di immagine? «Chi spera che il Cavaliere vada a nascondersi rosso di vergogna proprio non lo conosce», scuotono il capo nel suo giro stretto. Pare abbia già trovato un capro espiatorio: il partito, appunto. Il Cavaliere ne parla con sprezzante distacco. Dice: «Loro» riferendosi ai gerarchi; oppure «voi» (quando ce li ha davanti, cioè il meno possibile).
Ha «scaricato» la Moratti e Lettieri senza nemmeno attendere il verdetto degli elettori, la colpa è di chi ha spinto per candidarli, lui più di tanto non poteva fare. E lascia circolare la voce di un secondo «predellino», azzerare tutto, tabula rasa per ricominciare daccapo con un partito nuovo di zecca, via la vecchia insegna che in fondo non gli piaceva, avanti con un altro nome (ce ne sono diversi allo studio, il marketing ha le sua regole).
Manifesti Moratti Berlusconi dal FattoPoi magari non ne farà nulla poiché spostare una sola pedina nel Pdl significherebbe compromettere la maggioranza alla Camera che si regge su pochi voti. Ma intanto Berlusconi potrà mettere sotto accusa il suo gruppo dirigente. E non è che manchino gli argomenti.
I CAPELLI DI BERLUSCONIPare l'abbia molto colpito la descrizione visiva dei suoi «gazebo», confrontati con quelli di Pisapia: questi ultimi colorati e traboccanti di depliant, volantini, manifesti; quelli della Moratti tristi, sconsolatamente vuoti di volontari e di materiali propagandistici (a proposito, che fine hanno fatto con tutto quello che gli son costati?).
Nel Pdl circolano altre idee. Nessuno crede che tutto continuerà come prima. «Business as usual» per Berlusconi, forse, ma non per quelli che sono diventati onorevoli grazie al premio di maggioranza, se tra due anni vince la sinistra addio: tenerli in riga sarà un'impresa. Qualunque deputato, avendo poco da perdere, alzerà il suo prezzo o si guarderà intorno. Le menti più fini del Pdl invocano un colpo d'ala, una ripresa d'iniziativa politica.
GIANNI LETTIERIQuagliariello, capogruppo vicario in Senato, giura che il Pdl non tradirà, sostiene convinto che «la risposta semmai debba venire anzitutto dal governo e dall'economia», un modo elegante per chiamare in causa Tremonti. Osvaldo Napoli ci crede meno, e immagina un partito che perlomeno «abbia il coraggio delle sue idee», e sappia tenere posizioni diverse dal governo «ad esempio sul nucleare, sui servizi pubblici locali, sui rapporti con la Lega...».
Berlusconi ascolta tutti i discorsi e sbadiglia. Giorni di lavoro del «sinedrio» per suggerirgli di puntare su riforma del fisco e Mezzogiorno; sembrava persuaso, invece poi è andato da Obama a parlargli dei suoi processi. L'uomo è così, prendere o lasciare.
Berlusconi e Moratti in crisi Nonleggerlo