1- DAGOREPORT
C'era un'atmosfera di sobria tristezza nella due giorni romana degli imprenditori italiani per le due assemblee, privata e pubblica, di Confindustria. Non tanto perché anche Emma M., la signora dell'acciaio, ha avuto qualche impercettibile emozione per la sua ultima assemblea da presidente, quanto per il distacco che, dopo 18 anni, si è consumato con l'unico presidente del Consiglio imprenditore e anche operaio (per sua definizione) che abbia mai calcato le scene di palazzo Chigi, cioè Silvio B. Tutti i racconti di ieri mattina, prima e dopo l'assemblea tra i legni di Renzo Piano all'auditorium di Roma, erano infatti dedicati alla delusione sofferta ieri sera con il faccia a faccia con il premier a cena.
Imprenditori piccoli e meno piccoli un po' prevenuti erano dopo lo spettacolo offerto dalla campagna elettorale, con trovate da avanspettacolo come il taglio della multe o i ministeri da spostare come anime morte dove si vota, ma molti in fondo qualche speranza ancora ce l'avevano: ritrovare il presidente imprenditore con un briciolo di energia e di ottimismo e qualche coniglio dal cappello per non doversi affidare subito a Vendola, De Magistris e compagnia grillina.
Il sonno di carlo de benedettiPer questo, e per avere un po' di tempo in più per studiare dove ripararsi per non venire travolti dalla macerie della seconda Repubblica (la prima e ultima di Arcore), i confindustriali erano disposti persino a subire qualche barzelletta un po' spinta anche se risaputa. Invece niente di tutto questo: tutto l'intervento di Silvio B.davanti alle telecamere di "Porta a porta" è stata una sorta di barzelletta introspettiva, oltretutto già fatta un altro paio di volte negli anni scorsi in occasione di raduni confindustriali, per giustificare la mancanza di risultati.
PAOLO ROMANISapete, ha raccontato senza avere nemmeno la verve delle occasioni precedenti, un disegno di legge va approvato prima dalla competente commissione, poi va in aula alla Camera, poi ricomincia al Senato. Se poi il Senato lo cambia deve tornare alla Camera per essere riapprovato o viceversa. Insomma, non mi fanno governare, è impossibile fare le riforme, e giù con esempi tratti di volta in volta dai bignami di diritto parlamentare. Stessa solfa per le infrastrutture che mancano o le liberalizzazioni non fatte e i cattivoni burocrati che vogliono a tutti i costi mettere qualche timbro.
VENDOLARisultato: tra responsabili, irresponsabili, gnocche del partito e non, anche Silvio B. ha detto di sentirsi solo. Proprio come gli imprenditori rispetto al governo.
Per questo ieri la tristezza era palpabile e gli applausi più decisi quando Emma M. attaccava la politica che non manteneva gli impegni. Quella stessa politica per la quale si erano spellati le mani a Parma nel 2000, sull'onda del ritornello "il vostro programma è il mio programma", ottimismo, allegria, pacche sulle spalle e pubblicità per tutti.
Undici anni dopo, Antonio d'Amato, il cerimoniere di quella Confindustria che l'avvocato Agnelli aveva definito, dall'alto del suo trono appena un po' scosso, fatta di "berluschini", vota per De Magistris a Napoli e diserta la stessa assemblea dell'Auditorium e Emma M. annuncia, finendo la sua relazione, che gli imprenditori non staranno a guardare ma si armeranno di impegno civile per affrontare le insidie del dopo Silvio B. Undici anni dopo resta un anziano presidente della Repubblica con cui cantare l'inno, e la tristezza di una stagione che è finita senza lasciare frutti e senza nemmeno avere la forza per l'ultima promessa credibile.
Giulio T. intanto aspetta e non si fa vedere tra gli imprenditori. Ma, probabilmente, sarebbe meglio che studiasse subito il repertorio adatto a fare breccia nella loro disillusione triste.
2- PISSI PISSI
...ieri all'Assemblea di Confindustria i giornalisti sono rimasti colpiti dai pantaloni estivi della collega Ravetta di "Prima Comunicazione" e dai movimenti di Ernesto Auci accanto ai big delle banche dell'industria. L'ex-direttore del Sole 24 Ore, che da poche mesi ha chiuso il rapporto di consulenza con "mamma Fiat" sta cercando abbonamenti per il sito di economia e finanza che ha messo in piedi da pochi giorni con Franco Locatelli un altro ex-direttore del giornale di Confindustria. Nei primi tre giorni del decollo, il sito al quale è stato dato l'umile nome di "FirstOnLine", ha ospitato due lunghe interviste a Perissirotto di Generali e Franco Nicastro di Unicredit.
Il pacchetto di abbonamenti offerto dal tandem Auci-Locatelli e' di 30mila euro per 3 anni, un'offerta che non dovrebbe dispiacere ai big in cerca di visibilità.
3- LA VENDETTA DI ELKANN AGLI SCHIAFFI DELLA MARCEGAGLIA ARRIVA DA "LA STAMPA"
Marco Alfieri per "la Stampa"
"L' ultimo discorso è sempre complicato però Emma sembrava davvero accerchiata», racconta un pezzo grosso di Confindustria. Sala Santa Cecilia piena e accaldata. Tutto il gotha dell'economia e della politica italiana schierato, tranne i convitati di pietra Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi, impegnati all'Ocse e al G8.
Applausi scroscianti per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e per Mario Draghi presidente in pectore della Bce. E qualche polemica per l'inserimento di Faccetta nera nella colonna sonora che fa da sfondo ai tre minuti di video, molto bello, sui 150 anni di industria italiana.
Gianni AgnelliAccerchiata perché ognuna delle spine che hanno accompagnato Emma Marcegaglia in questi tre anni di mandato al vertice di viale dell'Astronomia (scade la prossima primavera) è saltata fuori qua e là nel suo discorso, durante l'assemblea annuale: la fuga in avanti, se non lo strappo di Fiat, che sta facendo penare la Confindustria, rintuzzato da una battuta secca della signora di Mantova contro il Lingotto («non ci sono soci di serie A e di serie B, noi continueremo a modernizzare le regole sindacali senza strappi»);
l'autocritica obbligata alla macchina interna («Confindustria non deve più servire per ottenere sussidi o incentivi che drogano il mercato»), dopo le critiche agli imprenditori attaccati al borsellino di «Pantalone»; ma soprattutto il rapporto schizofrenico con questo governo, in teoria amico, guidato da un collega imprenditore, votato dalla gran parte della base confindustriale che però, ahimè, «ha deluso le aspettative», «pensa ad altro e non mette al centro la crescita».
Viale dell'Astronomia da qualche tempo ha alzato la testa, non senza un certo orgoglio industriale, ma ogni volta sembra non affondare il coltello. Questo è il vero non detto che grava sugli industriali italiani ai tempi della grande crisi, fiaccandone la rappresentanza.
Ernesto Auci«C'è grande delusione», raccontano in platea, ma poi il richiamo della foresta fa allargare lo sguardo a tutta la politica, tirando nel mazzo le divisioni della sinistra e il suo scarso profilo riformista. Lo si capisce intercettando un capannello di imprenditori emiliani, «deluso e frustrato».
John Elkann con Emma MArcegagliaPerché «la politica è ferma e distante, a destra come a sinistra». Questo pomeriggio gli industriali trevigiani, nella provincia più leghista d'Italia, marceranno per protestare a loro volta contro l'immobilismo della politica. Una cosa mai vista. «La nostra non vuol essere un'iniziativa antigovernativa», mettono le mani avanti. Ovviamente lo è, visto che in questi «dieci anni perduti» ben 8 hanno visto al governo il centrodestra. Ma c'è sempre un certo pudore a dirlo.
GIANFELICE ROCCANei discorsi informali dell'auditorium si parla anche del ciclone Fiat. Alcuni imprenditori protestano: «C'era il Capo dello Stato, i panni sporchi non si lavano in piazza...». Anche la successione in casa Confindustria sembra già partita. Il vice presidente Alberto Bombassei che lancia Gianfelice Rocca, il gran borghese a capo della Techint; la presidente uscente che punterebbe invece sul patron di Mapei, Giorgio Squinzi, meno falco sulle relazioni industriali (in molti hanno notato le parole di apprezzamento di Susanna Camusso al discorso di Marcegaglia); le ambizioni di Aurelio Regina e dei romani e la smentita del capo di Eni, Paolo Scaroni. Candidato alla presidenza io? «Quello mai».
Giorgio SquinziFino alle solite suggestioni politiche, perché quando si finisce un mandato confindustriale si ha sempre paura dell'horror vacui. Luca di Montezemolo nel 2010 da Santa Margherita invitò i giovani industriali ad avere coraggio e scendere in campo. Allora Marcegaglia disse che «ognuno deve fare il proprio mestiere». È passato qualche mese e ieri è stata lei a scuotere la platea, in contrasto con quanto aveva detto allora.
bncitl42 alberto bombasseiUn invito letto da alcuni come l'antipasto di una sua discesa in campo. Anche se, sopra ogni speculazione, ieri colpiva l'impotenza per un paese che non cresce da troppi anni e per l'immobilismo della casta che, quando richiamata, agli imprenditori di ogni latitudine strappa sempre un applauso di rigetto.