1 - PENISOLA DEI FAMOSI
Quando poco prima delle 15 gli imprenditori che siedono ai vertici di Confindustria sono entrati nell'Auditorium della Tecnica per l'Assemblea a porte chiuse, nella sala c'era un'aria festosa.
In fondo a questi uomini un po' arrugginiti dagli anni e dalle fatiche questo appuntamento annuale è un'occasione per sentirsi in famiglia e vivere quello spirito di squadra che dentro le loro fabbriche non si respira più.
Al tavolo si sono seduti i membri del Comitato di presidenza, i vari Bombassei, Rocca, Garrone, la maestosa Diana Bracco, Giorgio Squinzi e l'ultimo arrivato, Jacopo Morelli, il neopresidente dei Giovani Imprenditori. La Marcegaglia ha snocciolato le linee generali dell'intervento che farà domani, l'ultimo dopo la sua elezione nel 2008, ma si è tenuta in serbo le cartucce migliori per l'intervento da pronunciare domani di fronte al Presidente Napolitano e ai 3mila ospiti dell'Assemblea a porte aperte.
EMMA MARCEGAGLIAPrima di sedersi come bravi scolaretti molti industriali hanno commentato con una certa ironia lo scoop del "Corriere della Sera" che stamane con la penna del giornalista-ragioniere capo Sergio Rizzo, ha rivelato (facendo un po' di confusione) i numeri contenuti nel bilancio dell'Associazione. Alcuni si sono chiesti per quale motivo Flebuccio De Bortoli abbia deciso di "bruciare" sul tempo la Marcegaglia rivelando i ricavi e le perdite della struttura confederale.
Nei commenti si è infiltrata anche la voce della bomba che scoppierà domani quando il settimanale "Panorama" sparerà un breve servizio ma dai toni forti sull'uscita definitiva della Fiat da Confindustria (vedi il testo a seguire). Questa bordata, insieme alle anticipazioni di oggi del "Corriere della Sera", provocherà sicuramente dei crampi alla Lady di Mantova.
John ElkannL'articolo del giornale della Mondadori di proprietà del Cavaliere, scodella una sorta di necrologio nei confronti di quella Confindustria centenaria da cui Sergio Marpionne ha preso le distanze in modo plateale a metà dell'anno scorso. Il manager dal pullover sgualcito non ha mai fatto mistero di considerare superflua la presenza della Fiat nel grembo di Confindustria, e ha lasciato la porta aperta all'iscrizione dell'azienda in Federmeccanica, l'associazione nata nel 1971 che riunisce le grandi e le piccole aziende del settore.
La riconferma di questa scelta sarà probabilmente enfatizzata dal settimanale del Cavaliere per dare il senso di una rottura definitiva e di uno schiaffo nei confronti di quella Marcegaglia che un anno fa si è rifiutata di fare il ministro e nelle ultime settimane si è messa in rotta di collisione con il governo.
Sembra così finire la lunga storia dei rapporti tra l'azienda torinese e l'apparato confindustriale, una storia che ha trovato nella presidenza di Gianni Agnelli dal '74 al '76 la punta più alta. Se qualcuno dei 3mila imprenditori che tra oggi e domani partecipano alle due assemblee volesse saperne di più dovrebbe rileggersi due "tascabili" scritti dallo storico Valerio Castronovo; il primo è di 2.093 pagine ed è intitolato "Fiat. Un secolo di storia italiana". Quando uscì nel giugno del '99 Cesarone Romiti fece di tutto per evitare che la Rizzoli lo distribuisse nelle librerie con squilli di tromba e che l'opera fosse regalata ai dirigenti Fiat.
confindustriaIl secondo libro è stato commissionato dalla stessa Confindustria per celebrare i 100 anni della sua vita; è di sole 871 pagine e ripercorre le tappe dei 28 presidenti che dal 1910 con Luigi Bonnefon fino all'attuale Marcegaglia hanno segnato i rapporti della "corporazione" industriale con il mondo politico e i governi dell'epoca.
Il punto di svolta comunque è stata la presidenza di Gianni Agnelli che dopo il fallimento della candidatura di Visentini accettò la corona di spine con un discorso di insediamento che faceva capire l'intenzione di inaugurare una presidenza "illuminata e matura".
pomiglian oQuando pronunciò il suo primo intervento in sala c'erano Emilio Colombo, ministro del Tesoro, e Ciriaco De Mita, ministro dell'Industria, ed era l'epoca in cui si diceva che la Democrazia Cristiana con il 40% dei voti detenesse l'80% del potere. Agnelli con il suo profilo decisionista annunciò subito di voler mobilitare le energie migliori e dichiarò che la Confindustria era disposta a fare sacrifici in cambio di contropartite. Poi a distanza di poche settimane si recò all'Assemblea di Federmeccanica che nel 1974 aveva un peso enorme ed era presieduta dall'industriale Walter Mandelli legato alla Fiat.
È inutile adesso ripercorrere il significato di quella svolta che fu annunciata in nome di un capitalismo riformista da un leader industriale che esprimeva la forza della prima fabbrica italiana tirandosi dietro il plotone delle migliaia di imprese metal meccaniche molte delle quali legate all'indotto Fiat.
DIANA BRACCOOggi quel mondo non c'è più ed ha cominciato a cambiare la sua veste con le presidenze di Guido Carli, Vittorio Merloni, Luigi Lucchini e del sudatissimo romano Luigino Abete. Solo negli anni '96-2000 è rispuntato alla guida di Confindustria un uomo targato Fiat, Giorgio Fossa, una pallida figura che non ha lasciato tracce rilevanti. E per gli anni successivi si cerca di dimenticare la gestione del napoletano Antonio D'Amato, mentre quella di Luchino di Montezemolo è apparsa una "variante" dove comunque la Fiat si esprimeva con pensieri spettinati mentre Marpionne guardava all'America.
GIORGIO SQUINZIIeri il figlio del carabiniere Concezio ha ricevuto ancora una volta i complimenti del presidente Obama per aver restituito al governo americano e canadese i 7,6 miliardi di dollari di aiuti. E anche se domani sul palco dell'Auditorium di Roma sarà seduto il ragazzo Yaki Elkann della Sacra Famiglia degli Agnelli, niente farà pensare che la Fiat voglia tornare agli anni d'oro e tormentati in cui le relazioni industriali erano gestite da un uomo che parlava come un Capo e non da portavoce degli industriali con Berlinguer e con i presidenti americani.
L'aria è mutata e i pochi uomini che girano ancora intorno al ferrovecchio del Lingotto sostengono (come ha fatto ieri il giornalista Ernesto Auci) che la Confindustria ha bisogno di una nuova cultura e di "un ruolo solo di lobby per provvedimenti che riguardano singoli settori". Per esercitare questa funzione alla Fiat ritengono che sia meglio affidarsi ad associazioni di categoria come Federmeccanica che rappresentano interessi omogenei senza indulgere "alle pratiche para-politiche che premiano l'appartenenza ad una cordata".
Sergio RizzoIl de profundis di "Panorama" arriva a suggellare la lunga cavalcata del binomio Fiat-Confindustria, un connubio che non interessa il buon Marpionne e sul quale la metalmeccanica Marcegaglia, signora dell'acciaio, non può contare per forzare la mano al governo.
Il panorama con la "p" minuscola è cambiato e a smantellare la roccaforte degli imprenditori ci pensa il Presidente-imprenditore di Arcore con il suo "Panorama".
2 - FIAT-CONFINDUSTRIA, ULTIMO AVVISO
Ugo Bertone per "Panorama" in edicola domani
La Fiat alza la posta e fa sapere di essere pronta a uscire dalla Confindustria. Lo strappo riguarderebbe tutto il gruppo di Torino, sia l'Auto sia la Fiat Industrial che sembrava destinata al ruolo di cordone ombelicale con Viale dell'Astronomia. Ma come ha già annunciato a Confindustria e Federmeccanica Paolo Rebaudengo, vicepresidente responsabile delle relazioni industriali del Lingotto, ha prevalso la linea del distacco.
"Non ha senso stare con un piede fuori dalla Confindustria con la Bertone, Mirafiori e Pomigliano d'Arco, e continuare a stare dentro con tutto il resto" spiega un diretto (e anonimo) collaboratore dl Sergio Marchionne. Lo stesso John Elkann ha illustrato a Emma Marcegaglia le ragioni della scelta, legate al rischio che il tribunale di Torino accolga il ricorso Fiom per Pomigliano.
Ernesto AuciPerciò la Fiat gioca d'anticipo: da una parte mentre gli chiede di affrontare la riforma del contratto d'assunzione dal punto di vista del Codice civile, fa conoscere la decisione al ministro del Welfare, Maurizio Sacconi (che metterà in atto tutta la sua moral suasion per fare tornare la Fiat sui suoi passi).
Emilio ColomboDall'altra, in vista della battaglia, preferisce avere le mani libere: i tavoli di lavoro tra Federmeccanica e sindacato, in merito al conträtto, non hanno dato finora alcun frutto. E così dopo il 26 maggio, giorno dell'assemblea annuale di Confindustria, il tema della separazione è all'ordine del giomo. Con Cisl e Uil spettatori interessati.
CIRIACO DE MITA
3 - CONFINDUSTRIA: MARCHIONNE, RAPPORTI BUONI, PROBLEMA E' GESTIRE CONTRATTI...
(Adnkronos) - "I rapporti sono sempre buoni, il problema non e' Emma Marcegaglia o Confindustria, ma la gestione dei contratti con i nostri dipendenti". Lo ha detto l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne a margine della presentazione della nuova Lancia Ypsilon.
L'ad di Fiat ha aggiunto: "Non possiamo rischiare di rimanere ingarbugliati in procedure legali quando stiamo cercando di gestire l'azienda". "Questa e' una cosa pazzesca", ha concluso.