Dal "Frankfurter Allgemeine"
http://bit.ly/m4LqS1
Il Frankfurter Allgemeine, per la penna del suo corrispondente in Italia Tobias Piller, pubblica un editoriale impietoso sull'Italia di oggi, provinciale e incapace di guardare oltre il suo naso. Il Bel Paese è sempre stato un po' geloso, scrive il quotidiano tedesco, e lo è stato soprattutto della Germania.
Poi, dal momento in cui l'economia tedesca ha dimostrato di saper gestire la crisi finanziaria andando dritta come un razzo, mentre l'Italia registrava un ritmo di crescita reale dell'1 per cento, si è rinunciato anche a confrontarsi.
Anche gli esperti non si sanno spiegare il perché la terza economia dell'Eurozona sia rimasta ferma in questo modo. Ed è sconcertante quanto poco venga fatto per recuperare terreno nei confronti dei paesi concorrenti. La concentrazione è tutta per i riti quotidiani della politica. La batosta milanese di Berlusconi, gli intrighi interni al governo, le controversie con la Lega. Dall'altra parte, un'opposizione eterogenea che non riesce a mettere in campo un candidato alternativo all'attuale presidente del Consiglio.
lsrll31 giovanni valentini tobias piller giulio andreottiSullo sfondo di tutto ciò, infuria la lotta tra Berlusconi e i pm politicizzati. È chiaro che in tali circostanze l'Italia non possa pensare a riforme che però sono fondamentali. Si specchia sull'acqua e attende tempi migliori. Cede sempre di più al narcisismo che ha già segnato i 47 anni della Prima Repubblica, con i suoi 50 governi. I politici, così come i media italiani, si concentrano sui proclami quotidiani, sulle manovre e gli intrighi di palazzo.
berlusconi merkelLe riforme a lungo termine, in un tale contesto, sono praticamente impossibili. Domina il populismo. Nessuno vuole chiedere ai cittadini italiani sacrifici a breve termine per ottenere benefici sul lungo periodo. Il calcolo politico suggerisce la strategia opposta.
Con il pretesto di fare innovazione, si creano nuovi posti in enti pubblici, dove poi vengono messi gli amici. A Napoli ci sono quasi 20mila dipendenti comunali o di imprese pubbliche. Mentre altri paesi europei si impegnano a ridurre drasticamente il pubblico impiego, in Italia, e soprattutto al sud, esso è ancora la più importante fonte di occupazione.
standard & poor'sTali pratiche, negli anni 80 e 90 portarono il paese sull'orlo del baratro, a un debito superiore al 120% del Pil e alla crisi valutaria della lira dal 1992 al 1995. Rispetto ai decenni precedenti i metodi sono diventati più sottili, ma i problemi sono gli stessi.
L'Italia non ha il coraggio di affrontare gli ostacoli più importanti per riprendere a crescere. Solo che prima, con un mercato chiuso e la sua moneta, l'Italia pagava autonomamente i prezzi della sua cattiva politica. Ora, invece, come membro dell'Unione monetaria, gli italiani tengono in mano la chiave del futuro dell'Europa. Se l'Italia dovesse affrontare un crisi di fiducia come sta avvenendo per la Grecia e il Portogallo, ciò potrebbe significare la fine dell'euro.
BERSANIÈ necessario che l'Italia si confronti con gli altri mercati e le altre economie. Se i politici e i media vorranno continuare a guardarsi l'ombelico allora ci penseranno gli altri a fare i paragoni e trarne delle conseguenze. Un primo avvertimento è già arrivato da Standard&Poors.