Francesco Manacorda per La Stampa
Siccome l'Italia è l'Italia, ma nemmeno la Francia scherza, le dietrologie già si sprecano. Dunque: vacilla Berlusconi e il non ostile Ligresti ne paga subito il fio; oppure: tra Edison e Alitalia, c'era la necessità di dare uno stop politico alla «grandeur» d'Oltralpe.
angi18 giuseppe vegas giu tremontiSalvatore e Jonella LigrestiMa al netto del riflesso condizionato cospirativo quel che resta è che la Commissione guidata da Giuseppe Vegas non ha fatto nessuno sconto ai Ligresti e ai loro futuri, o forse già passati, soci di risibile minoranza.
Ovviamente anche in questo caso - visto che Vegas è esemplare scelto di una razza politica giunto alla guida di un'Autorità indipendente senza fermate intermedie - si apre spazio per ulteriori dietrologie...
Ma qui sarà meglio stare ai fatti e ai primi risultati: la squadra della Consob ha battuto il rigore, il goal l'ha subito Groupama, ma la partita rischia di farsi difficile soprattutto per Salvatore Ligresti. I francesi appaiono al momento avere tre possibilità. La prima è suonare la ritirata, tenendo fede a quanto detto fin dall'inizio: l'operazione con i Ligresti si fa se non c'è l'Opa.
angi33 vegas tremonti pedulla ponzelliniLa seconda opzione è speculare alla prima e improbabile: lanciare un'Opa sia su Premafin sia su FonSai, come esige per l'appunto la Commissione. Mossa difficile anche perché secondo la Consob dovrebbe coinvolgere i Ligresti, ma che lo stesso gran capo di Groupama, Jean Azema negli ultimi tempi non ha escluso esplicitamente. Il 16 febbraio rispondeva infatti che in caso di no della Consob Groupama avrebbe riunito il consiglio per «valutare le ipotesi».
Terza strada: riscrivere gli accordi con i Ligresti, eliminando ad esempio quel «lock up» di due anni che ha messo in allarme la Consob. Ma i francesi possono davvero investire in Premafin - pagando un ricco premio - senza assicurazioni aggiuntive? E' da vedere. Parigi dovrà riflettere con calma sul da farsi. E probabilmente, come preannunciato, la questione passerà anche in consiglio.
PIPPO BAUDO SALVATORE LIGRESTICerto è, comunque, che l'eventuale uscita dei francesi dall'orizzonte di Premafin (ri) mette seriamente in discussione il risanamento del gruppo Ligresti. Un risanamento che ha come punto centrale la ricapitalizzazione di FonSai, in affanno sui requisiti patrimoniali, alla quale i Ligresti non sono in grado di far fronte senza un aumento di capitale Premafin e senza mani amiche che li affianchino.
Le assemblee straordinarie hanno dato delega ai consigli per entrambe le operazioni, ma i cda non hanno ancora «chiamato» le rispettive ricapitalizzazioni - che fra le premesse avevano proprio l'ingresso di Groupama. Anche il Credit Suisse, che ha formato il consorzio di garanzia per le quote eccedenti quelle dei Ligresti e dei francesi, si trova ora spiazzato.
E altri problemi potrebbero venire dal riscadenziamento del debito raggiunto da Premafin appena prima di Natale con le banche visto che in alcuni casi, come la proroga di un equity swap da parte di Unicredit, legava l'impegno all'arrivo di Groupama.
ALBERTO NAGEL GIANNI LETTA_1 Vincent Bollore e Alberto Nagel foto LaPresseE' già il momento del «piano B», quello alternativo al soccorso francese? Nelle banche italiane la prudenza era ieri palpabile. Tace Unicredit, grande creditore che pure aveva proposto nei mesi scorsi a Ligresti alcune ipotesi di soluzione; non parla Mediobanca dalla quale l'Ingegnere si era allontanato perché considerava troppo dure le condizioni proposte per il suo risanamento. Ma appena la nebbia si diraderà a Parigi, c'è da scommetterci, anche a Milano si tornerà a vedere qualcosa.