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\"ANARCHIA A ROMETTA\" - RANIERI CONTRO TUTTI MENO TOTTI - \"non abbiamo mai litigato. Francesco è la bandiera della Roma. E nello spogliatoio è probabilmente molto più solo di quanto non appaia\" - \"troppe voci. TROPPE false notizie: \"Forse arriva Angelini, domani firma Angelucci\". La notizia dello sbarco americano ha propagato il caos definitivo. La macchina è finita fuori strada e poi si è fermata\" - \"Sia la Sensi, sia gli uomini di Unicredit MI AVEVANO GARANTITO IL RINNOVO\"...

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colloquio con Claudio Ranieri di Malcom Pagani per "l'Espresso"

Claudio Ranieri foto GMT

CAMPIONI PIGRI E CAPRICCIOSI. SOCIETÀ NEL CAOS. TRADIMENTI E BUGIE. L'OMBRA DI LIPPI. L'EX TECNICO RACCONTA L'ADDIO ALLA ROMA

Forse il problema è che il tempo scorre senza restituire più il senso di una stretta di mano. Almeno nella Roma che ha lasciato. "Sarò anche l'ultimo dei sentimentali, ma io me ne sono andato per amore della città". Sessant'anni, una figlia, la stessa moglie incontrata decenni fa nel vento di Catanzaro. All'epoca, Claudio Ranieri spazzava da capitano sogni provinciali. Difendeva. Maglia numero tre. Recitava a soggetto senza tirarsi indietro: "Ogni tanto, bisognava menare".

Oggi, chiuso il cerchio di un'esistenza con le dimissioni dalla squadra con cui iniziò a girare il mondo nel 1973, torna a parlare. L'anno scorso sfiorò il titolo. E avvertì in anticipo: "I problemi arriveranno adesso". Non lo hanno ascoltato, così si è fermato. Senza società, coesione d'intenti e lealtà, Ranieri ha ballato da solo.

Un valzer triste, instabile, coraggioso, tra sorrisi falsi, patti non onorati e ribellioni plateali portate ad arte in primo piano. Nel descrivere gli ultimi momenti, l'ex tecnico dipinge una Guernica romanista. Egoismi, immaturità, miseri espedienti da basso impero che in questo marzo di cambiamento, ha preferito non respirare.

ranieri totti

Partiamo dall'ultimo fotogramma.
"A Genova la Roma vola. Va sul 3-0 e alla fine si fa rimontare. Nello spogliatoio annuncio il mio addio ai giocatori. "Vi ringrazio uno a uno". Li saluto. Nessuno fiata".

La società non auspicava traumi immediati.
"Era necessario che i giocatori non avessero più scuse o capri espiatori. Che discutessero tra loro. Mi risulta lo abbiano fatto. Non a caso, da settimane avevo anticipato alla squadra il mio punto di vista: "Ragazzi, voi avete bisogno di uno choc"".

Totti foto GMT

Alcuni hanno brindato al suo addio.
"Ne dubito. Se fosse accaduto davvero, avrei fatto bene ad andar via prima. Al mio interesse, ho sempre anteposto quello del gruppo. Ci ho messo la faccia, ho cercato un rapporto onesto e aperto con tutti".

Dimettersi le è costato un milione di euro.
"La dignità non è un assegno. A Torino, dove il feeling non era lo stesso, mi sono fatto pagare. Qui era diverso, non mi sarei potuto più guardare in faccia".

Senza di lei, la Roma è tornata a impegnarsi.
"E io sarei l'incompetente. Quando sono arrivato nel 2009 era ultima in classifica. Allora mi chiedo, dov'è la verità?".

La squadra le ha giocato contro?
"Lo escludo. Mi sono confrontato più volte con i calciatori. Il dialogo c'era, anche se fuori non si veniva a sapere nulla. Poi certo, ultimamente non mi divertivo più. Chi ama non riflette. Agisce".

Quanto ha influito l'incertezza societaria?
"Molto. Le voci di un cambio imminente al vertice hanno confuso l'ambiente, facendo perdere di vista l'obiettivo. Ho compiuto un errore di generosità. Mi sono detto resto comunque. Combatto".

SENSI

Le avevano garantito il rinnovo contrattuale?
"Sia la Sensi, sia gli uomini di Unicredit. Non è stato possibile, ma a me interessava relativamente. L'investitura sul mio futuro sarebbe stata soprattutto un segnale diretto alla squadra. Quando 20 persone sanno che sei in bilico, per mantenere l'armonia generale serve saldezza d'animo".

Non tutti l'hanno mantenuta?
"No. In situazioni simili la mente va ovunque, si inquina l'aria. Dopo la sconfitta con il Basilea mi feci sentire: "Andremo incontro a una stagione complicata. Saremo io e voi. Nessun altro. Faremo rotazioni continue. Se non siete d'accordo, ditemelo. Altrimenti ci rimetteremo entrambi". Ci fu silenzio, anche quella volta".

Cosa è stato a far deragliare il progetto?
"Le troppe voci. Le false notizie: "Forse arriva Angelini, domani firma Angelucci". La notizia dello sbarco americano ha propagato il caos definitivo. La macchina è finita fuori strada e poi si è fermata".

GIANPAOLO ANGELUCCI

Le lamentele dei giocatori sulla stampa hanno fatto il resto.
"Ci sono state reazioni che andavano punite. Calci alle borse, musi lunghi e labiali in diretta tv da sanzionare per dare un esempio. Non è accaduto e si è fornito il lasciapassare all'anarchia. Io non sono un personal trainer, alleno 25 persone".

Dicono che Totti non abbia tollerato lo smacco di Genova con la Sampdoria. In quell'occasione lei lo fece entrare a quattro minuti dalla fine.
"Lo rifarei, era influenzato. Gioca chi è in forma e Totti è un campione che, in un minuto, può cambiare volto e senso a una partita. Comunque non abbiamo mai litigato. Francesco è la bandiera della Roma. E nello spogliatoio è probabilmente molto più solo di quanto non appaia".

Doni, messo da parte, non la amava.
"Jùlio Sergio è un bravissimo portiere".

Pizarro

Borriello recriminava.
"Voleva giocare sempre, ma non è che nel Milan fosse costantemente titolare. Lo faccio partire dal primo minuto con il Napoli e non vede un pallone. Due giorni dopo analizziamo la gara, glielo faccio notare e mi risponde: "Ero stanco mister, venivo da tre partite consecutive". Allora non capisco, ma forse sono tardo io. Se sei stanco, perché dovrei farti giocare anche la quarta e la quinta partita consecutiva?".

Con lei Pizarro non giocava. Con Montella è tornato a brillare. Una coincidenza?
"David da tempo aveva problemi al ginocchio. Fin dall'estate si era allenato poco e male. Non era pronto. Più lo difendevo dandogli il tempo di guarire, più trovavo insinuazioni quotidiane sui giornali. Siccome non sono un idiota, l'ho preso molte volte da parte: "Hai dei problemi con me? Ti ho trattato male? Dimmelo in faccia". Se ho commesso un torto, non ho paura di ammetterlo. Sono fatto così, non da ieri".

Risposta?
"No, mister. Nessun problema".

montella

Pizarro la guardava negli occhi?
"No. Mai. Che le devo dire? Io sono diverso. Per me la sincerità è fondamentale".

A Genova, nel giorno dell'addio, in tribuna sedeva anche l'agente Davide Lippi. Ospite anche nel primo giorno post-Ranieri a Trigoria.
"Non volevano smarrire la continuità" (ride).

Lei di Marcello Lippi aveva già parlato.
"Non io, i media. Di solito sono informati. E se paventavano influenze romane di Lippi, qualcosa di vero doveva esserci".

A Torino invece, c'erano i fatti, le trame.
"Mentre ero il tecnico della Juve, Lippi e il direttore generale Jean-Claude Blanc officiavano la cena della piadina. Alcuni giorni dopo l'allegro convivio arriva Blanc da me: "Claudio, dobbiamo assolutamente prendere Cannavaro". Mi ribello: "Chi, scusa? Cannavaro? No, signori, così non ci sto". Io sono un uomo libero. Non ho procuratori, non ho agenti".

Quanto influiscono i procuratori nel calcio?
"Molto. È la categoria più a contatto con giornalisti, presidenti e giocatori".

I giornalisti. Non tutti l'hanno sostenuta.
"Sui collezionisti di cariche che commentano il calcio in tv preferirei tacere".

Ha timori a far nomi?
"Non scherziamo. Dicevo quel che pensavo già a 35 anni, si figuri a 60".

Davide Lippi

Quindi?
"Io amo lo sport e detesto l'avanspettacolo. Se devo ridere vado a teatro".

Ancora una cosa. Chi l'ha tradita?
"Lasciamo perdere. Non è grave. Mi deludono solo quelli che rispetto davvero".

Nell'ultima gara di Champions con lo Shakhtar siete passati in vantaggio. Però Sky ha inquadrato a bordo campo volti non propri felici.
"Davvero? Non lo sapevo. So che sono stato solo. Solissimo. Da Madrid a Londra, da Torino a Roma. Sempre una rivoluzione proprietaria. Me le vado a cercare con il lanternino queste situazioni".

Jean Claude Blanc

Ha rimpianti?
"Nessuno. Mi rimane un anno e mezzo meraviglioso. Mi ero fatto capire, forse fin troppo bene. "Se non correte tutti, non arriviamo. Con invidie, antipatie, gelosie e cura ossessiva del proprio orticello, non faremo strada. Qualcuno sta pensando solo a se stesso". Ma non c'è peggior sordo di chi non vuole ascoltare. L'anno scorso eravamo uniti. Poi lo scenario è mutato. Quante volte ha visto litigi in campo?".

Mexes

Un'infinità.
"Ecco, non aggiungerei altro".

Qualcuno ha messo in dubbio la preparazione atletica, i carichi di lavoro.
"Era semplicemente avveniristica. Ma quando non conosci un argomento e sproloqui per convenienza, malafede o pigrizia, ragionare su cambi di direzione o tecniche anaerobiche è patetico. Capanna, il preparatore atletico, è un luminare. Gli hanno attribuito anche il premio di categoria. Le faccio una domanda io adesso.

Perché nella Roma, da Taddei a Brighi, passando per Mexès, Riise e Perrotta, correvano sempre e solo i soliti? Dopo i 18 anni, anche se è dura, bisogna decidere cosa si vuol diventare da grandi. Sa che penso? Che questa squadra non ha bisogno di altri alibi. Deve vincere tirando fuori tutto tranne le scuse. Altrimenti non ne usciranno e il mio gesto si rivelerà del tutto inutile".

ROSELLA SENSI E SIMONE PERROTTA

Chi le è rimasto nel cuore?
"Tante persone. Se devo fare un nome dico Burdisso. Un giorno parlai con la squadra. "Ho una convinzione. Si gioca bene in base a come ci si allena" e lui, pronto: "No mister, si gioca come si vive"".

Profondo.
"Bellissimo. Burdisso non si nasconde. Ti guarda sempre negli occhi".

 


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