1- LE AMBIZIONI SBAGLIATE DI GREGORIO GITTI
Abramo-Bazoli, il mistico presidente di IntesaSanPaolo, ha un problema, anzi due.
Il primo è rappresentato dalla brutta figura che l'amministratore delegato, Corradino Passera, ha fatto sulla vicenda Parmalat dove ha tentato inutilmente di costruire una cordata di patrioti italiani per ripetere il modello dell'operazione Alitalia dalla quale gli imprenditori coinvolti non vedono l'ora di sganciarsi.
Sulla vicenda del latte, che con tutta probabilità finirà nelle mani dei francesi di Lactalis, Bazoli ha sempre tenuto la bocca chiusa e l'ha fatto anche ieri durante l'Assemblea che ha approvato l'aumento di capitale da 5 miliardi lasciando che fosse Passera ad aggiungere altri commenti infelici sull'operazione fallita.
Gregorio GittiA dire il vero Corradino sembra consapevole di questa dèfaillance e con un tortuoso giro di parole l'ha ammesso anche ieri quando ha detto che l'Opa totalitaria di Lactalis "è un risultato forse non ideale, ma di mercato e che comunque ha garantito un investimento di 5 miliardi. In questo senso può essere considerata un risultato subottimale".
Mentre gli analisti si chiedono come si possa definire un disastro "sub ottimale", c'è un'altra questione che assilla Bazoli, l'arzillo vecchietto di Brescia. Si tratta di una questione squisitamente domestica, una bega familiare che è scoppiata tra Alfredo Bazoli, nipote del banchiere, e il genero Gregorio Gitti.
Il primo è un maturo giovinotto di 42 anni dall'aria mite, sposato con tre figli, che ha la passione per la politica; è stato tra i fondatori dell'Ulivo di Brescia nel '95, poi ha aderito al Pd e adesso fa parte del consiglio comunale della città. Il secondo, Gregorio Gitti, ha 47 anni, una barba severa e un'ambizione sfrenata.
DIEGO DELLA VALLEOltre all'attività accademica che esercita come professore di diritto all'Università di Milano, quest'uomo che nel novembre '92 ha sposato Francesca Bazoli con una cerimonia memorabile, siede in 6 consigli di amministrazione e ha portato il suo studio legale di Brescia a fondersi con quello fondato da Giulietto Tremonti che oggi fa capo alla triade Vitali, Romagnoli, Piccardi.
Questo Gitti è un personaggio molto attivo che oltre a piazzarsi al centro di importanti operazioni finanziarie nel mondo milanese e bresciano, ha il vizio di saltellare come un furetto dentro la politica. Così è passato dalla vecchia Dc della sinistra bresciana che faceva capo a Mino Martinazzoli fino al Pd dove si è distinto per le sue battaglie contro Veltroni e per il tentativo di portare Flebuccio De Bortoli a sindaco di Milano. I suoi sgomitamenti lo hanno reso insopportabile dentro il partito di Bersani, e anche a destra non si fidano più di tanto pur ammettendo che è stato astuto il suo apparentamento con lo studio Vitali Tremonti.
MAURIZIO SACCONIIl nipote di Bazoli, Alfredo, assiste sconcertato ai movimenti di Gitti che nei giorni scorsi è arrivato ad annunciare la nascita di un nuovo partito per proporre un candidato sindaco a Brescia.
Dalle dichiarazioni fatte durante una conferenza stampa non si capisce bene se sarà un partito, un polo civico, oppure un movimento culturale e civile alla stregua di quello che ha ispirato finora i passetti di Luchino di Montezemolo. A Brescia comunque sono convinti che il barbuto Gitti si stia scaldando i muscoli per trovare nel Terzo Polo le soddisfazioni che la vecchia Dc del mistico Bazoli e il Pd del parente Alfredo finora non gli hanno dato.
2 - LA NOMINA FATTA DAL MINISTRO EX-OPUS DEI, PAOLO ROMANI, DEL NUOVO DIRETTORE GENERALE DELL'ICE ANDREETTA. CHE PARE NON ABBIA ALCUNA COMPETENZA IN MATERIA
Quando Emma Marcegaglia all'Assise di Bergamo della Confindustria ha messo tra le priorità la privatizzazione dell'Ice è scattato un applauso ancora più convinto di quello che ha salutato la presenza dell'amministratore delegato della tedesca Thyssen (un battimani dissennato di cui stamane la presidentessa ha dovuto chiedere scusa).
L'eco della proposta di privatizzare l'Ice non pare che si arrivato fino a Roma dove si trova la sede dell'Istituto che da 85 anni ha il compito di promuovere il commercio estero e oggi spende 74 milioni per pagare i dipendenti e tenere salda la poltrona dell'ex-ambasciatore Vattani.
La sconfessione più clamorosa dell'indifferenza del governo è arrivata all'indomani dell'Assise di Confindustria con la nomina fatta dal ministro ex-Opus Dei, Paolo Romani, del nuovo direttore generale. Il politico milanese ha piazzato accanto all'immarcescibile Vattani un signore di nome Gabriele Andreetta, che pare non abbia alcuna competenza in materia.
Il suo curriculum è interamente legato a incarichi politici nella provincia di Asti dove è nato 49 anni fa. Dopo la laurea in economia aziendale ha bazzicato gli ambienti politici fino a diventare assessore al comune di Nizza Monferrato, consigliere della Camera di commercio di Asti, e vicepresidente della Cassa di risparmio locale.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONESecondo l'ineffabile ministro Romani il neodirettore Andreetta dovrebbe utilizzare la laurea in economia aziendale per rendere la struttura dell'Ice "sempre più snella e dinamica sul territorio italiano e più forte all'estero soprattutto nei mercati emergenti".
han 40 giuseppe vegasIl compenso previsto è di 255mila euro l'anno, una cifra ben più modesta delle critiche che stanno piovendo per la scelta sull'Istituto che forse non sarà mai privatizzato.
3 - LA SVOLTA DI GIUSEPPE VEGAS: DUE "GOBBI"
I commissari della Consob, l'organismo di vigilanza della Borsa, vivono sentimenti contrastanti di fronte al nuovo corso di Giuseppe Vegas, il politico piemontese che a novembre dell'anno scorso è arrivato alla presidenza.
Quando negli uffici di via Isonzo regnava Lamberto Cardia, i commissari iniziavano la giornata con la simpatica tradizione di un caffè durante il quale si parlava soprattutto dei risultati della Roma calcio e del campionato. L'arrivo di Vegas ha sconvolto queste abitudini e ha introdotto un'iniezione di efficienza che non lascia spazio a cazzeggiamenti.
Non solo: quest'uomo, che a 60 anni conserva un'aria da studente sgobbone, è riuscito a dare un'impronta completamente diversa al rito della Relazione che ogni anno la Consob presenta alle autorità e al mondo della finanza.
La svolta è apparsa chiara lunedì mattina quando a Piazza Affari il paffuto Vegas non ha ammorbato la platea con un testo fluviale, ma in 18 pagine ha detto cose essenziali tra cui la necessità di superare la logica delle "bagatelle", cioè delle piccole sanzioni alle società quotate che intasano gli uffici di inutili contenziosi. Poi ha denunciato il sistema "troppo bancocentrico" e ha invocato la crescita della Borsa italiana dove le società quotate sono ferme ai livelli di venti anni fa.
GIULIO TREMONTIAd ascoltarlo non c'erano, come avvenne l'anno scorso, Napolitano, Draghi, Geronzi, e in prima fila sedevano la Marcegaglia e la Moratti, mentre Luigino Abete sudava per il caldo in sala e Galateri continuava a meditare sulla sua carriera fortunata. Ciò che più ha stupito il pubblico e i commissari è stato il format della cerimonia e la scioltezza di Vegas che ha parlato a braccio come un oratore incallito.
In realtà, il presidente si era fatto montare ai lati del podio due gobbi elettronici simili a quelli usati non solo da Obama ma anche dalla Marcegaglia quando tiene la sua Relazione all'Assemblea di Confindustria.
Alla piccola rivoluzione telematica si è aggiunto l'intervento inatteso di una bella studentessa della Bocconi (la madre di tutti i sapientoni) che opportunamente istruita ha detto la sua sul mondo della finanza.
A questo punto i commissari, abituati al caffè e alle chiacchierate sul "Pupone", si sentono coinvolti in una gestione innovativa che sperano sia foriera di risultati concreti.
PAOLO ROMANI4 - L'ASSE DI PAOLA-CALTAGIRONE RAPPRESENTA LA NASCITA DI UNA LOBBY PARTICOLARMENTE AGGRESSIVA.È DAVVERO RARO CHE IL PRESIDENTE ONORARIO DI UNA GRANDE AZIENDA DIVENTI CONTEMPORANEAMENTE PRESIDENTE DI UN'ALTRA GRANDE AZIENDA NELLO STESSO SETTORE.
L'ANOMALIA RIGUARDA VITTORIO DI PAOLA, IL CAVALIERE DEL LAVORO CHE DAL 1995 HA SCALATO IL COLOSSO DELLE COSTRUZIONI ASTALDI
È davvero raro che il presidente onorario di una grande azienda diventi contemporaneamente presidente di un'altra grande azienda nello stesso settore.
L'anomalia riguarda Vittorio Di Paola, il Cavaliere del Lavoro che dal 1995 ha scalato il colosso delle costruzioni Astaldi. A questo manager, nato a l'Aquila nel 1947, piace la musica e non a caso è stato fondatore con la sua azienda dell'Accademia musicale Santa Cecilia.
Ma più di Beethoven a Di Paola piace il business che ha sviluppato durante la carriera portando l'Astaldi dai 500 miliardi di lire del 1994 agli oltre 2 miliardi di euro del 2010. Dopo 35 anni di lavoro ha deciso di ritirarsi dalla multinazionale della famiglia Astaldi e di assumere l'incarico di presidente di Vianini, la controllata del Gruppo Caltagirone che opera nelle opere pubbliche.
Per Di Paola, che oggi sarà omaggiato durante il consiglio di amministrazione di Astaldi e in quello del Gruppo Caltagirone che si tengono nelle stesse ore, non c'è alcun conflitto di interesse tra la carica onorifica e quella operativa dentro la Vianini dove era già stato cooptato come consigliere indipendente nel gennaio di quest'anno.
LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLOA Roma si interrogano su questo asse tra i due giganti delle grandi opere e sulle intenzioni delle due famiglie Astaldi e Caltagirone. Qualcuno pensa che la nomina di Di Paola sia il preludio di un matrimonio tra aziende che pur lavorando fianco a fianco nelle metrò di Roma e di Napoli come in altre commesse, potrebbero dar vita a un gruppo di dimensioni europee tale da far tremare i colossi francesi e tedeschi. In realtà le due famiglie ci tengono da sempre a rimanere separate nel business ed è più realistico dire che l'asse Di Paola-Caltagirone rappresenta la nascita di una lobby particolarmente aggressiva.
5 - PICCOLI MARPIONI CRESCONO: LO SCARPARO: "CON BERLUSCONI CI CAPIAMO AL VOLO"
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che con i suoi interventi durante la trasmissione "Ballarò" di ieri sera, lo scarparo marchigiano Dieguito Della Valle si è fatto un nuovo nemico.
È il gracile ministro del Welfare Maurizio Sacconi che è stato letteralmente stracciato dal patron di Tod's. Costui si è presentato nello studio con un abito decente e diverso da quelli da cantante di osteria ostentati in altre occasioni. E dopo aver snocciolato i pensierini di buonsenso comune e di cultura contadina che rappresentano la sua "vision", si è scagliato sul povero ministro contestando i dati sui capitali esteri in Italia.
Dopo aver fatto un piccolo spot sui francesi che sono entrati dentro Ntv, l'imprenditore marchigiano ha bacchettato l'ex-socialista sul disagio provocato da figure come Scilipoti e tra gli applausi ha detto con nonchalance: "con Berlusconi ci capiamo al volo".
Piccoli marpioni crescono".