Francesco Cramer per "il Giornale"

Adesso anche la sinistra smaschera Fini: troppa tattica e scarsa strategia; non è stato cacciato ma s'è abilmente messo nelle condizioni di essere esiliato dal Pdl; tra falchi e colombe non media ma parteggia per i primi; la sua accelerazione sull'antiberlusconismo è stato un boomerang per il Fli.
Sono tratti che emergono nitidi dalla fotografia dell'ultima svolta compiuta da Fini, scattata dalla cronista dell' Unità, Susanna Turco. La quale ha appena partorito il volume Che fai, mi cacci? (Marsilio Editori), per raccontare il Fini dello strappo.Un'analisi impietosa ma lucida e precisa del vestito nuovo del presidente della Camera.

Già dall'introduzione si capisce che il libro getta una luce al neon- fredda ed implacabile- sul futurismo: «Finirà male? Può darsi. Dopo qualche mese di navigazione felice e feroce il finismo e la sua incarnazione terrena, Futuro e libertà, paiono mostrare tutta la loro fragilità».
Centosessanta pagine che scivolano via come l'acqua fresca per raccontare la «sfida impossibile » di Gianfranco, culminata in quel ditino alzato durante l'assemblea nazionale del Pdl del 22 aprile 2010, e non ancora finita. Quello è il momento più plastico e drammatico della conversione di Fini, dopo 16 anni a braccetto del Cavaliere nel ruolo di eterno delfino. «Una conversione verso di sé - scrive Turco - dopo aver cercato per quarant'anni di interpretare il colore di qualcun altro, Fini tenta l'azzardo degli azzardi: trovare un colore tutto suo».

Fini ora è solo, senza padri: è la tesi del libro. Non c'è più Almirante, non c'è più Tatarella e nemmeno i colonnelli. Ora è veramente come un sub: solo. Nella penna dell'autrice si percepisce la simpatia per il coraggio mostrato dall'ex cofondatore nell'aver criticato il «Re» Berlusconi, ma il racconto non è mai partigiano. Si srotolano tutti i momenti clou della guerra intrapresa da Gianfranco nei confronti del Cavaliere con parecchi retroscena. Come quello del parto, assolutamente in extremis , del nome Futuro e libertà.

Arte della guerra, si diceva, col fine di «farsi cacciare» dal Pdl. Una battaglia continua, cruenta e drammatica spessa combattuta ¬è la tesi della Turco - con estrema improvvisazione: «La svolta è un processo ingarbugliato, oscillante, fatto di circostanze». Nel libro si svelano le riunioni futuriste nella sede di FareFuturo, una delle quali al buio per colpa di un black out : «Sembrava di stare in una riunione di carbonari», racconta un finiano.

E la rivolta passa attraverso tutte le provocazioni e gli ostruzionismi di Gianfranco: dal testamento biologico agli immigrati; dal processo breve alla prescrizione breve, passando per le intercettazioni. Ed è sul terreno della giustizia che la crepa con Silvio si fa baratro. Determinante il fuorionda reso pubblico in dicembre in cui Fini parla col procuratore capo di Pescara, Trifuoggi. La spaccatura è ormai insanabile e si arriverà al «Che fai mi cacci?» e alla partenza della traversata nel deserto.

Ci sarà Mirabello, Bastia Umbra,il passaggio all'opposizione, il momento clou del tentativo di rovesciare Berlusconi con la sfiducia del 14 dicembre. L'addio di Moffa «scatena in Fli uno psicodramma che va ben oltre le accuse di essersi venduto. È il segno tangibile di una vulnerabilità che i fatti poi confermeranno». Il fallimento di quel giorno è un «boomerang che colpisce in piena faccia Fini».

Ci sarà l'attacco sul caso Ruby ma soprattutto «la disastrosa assemblea costituente di Milano nel febbraio del 2011». Come andrà a finire è un mistero ma il presagio è fosco: «Meno strumenti, meno spazi, meno visibilità e, paradossalmente, forse troppo tempo davanti. Ma Fini tutto questo lo sa: una traversata nel deserto a piedi, il cui esito è tutt'altro che scontato».