Ettore Livini per "la Repubblica"
milly moratti«Letizia Moratti? Un sindaco che non conosce Milano. Manovrato da Roberto Formigoni e dalla sua area politica, pur non essendo mai stata di Cl, e ostaggio delle lobby finanziarie della città». Parola della cognata Milly Moratti, fisico teorico («non posso dire fisica per colpa del maschilismo della scienza») scesa in campo nella corsa a Palazzo Marino al fianco di Giuliano Pisapia con una lista che porta il suo nome.
Dire che il sindaco non conosce Milano è un po´ grossa, dottoressa Moratti...
«Quando è entrata in politica, cosa che non mi sarei mai aspettata, era così. Aveva fatto una vita chiusa, nelle assicurazioni, pochi contatti con la città».
Ora però un po´ d´esperienza se la sarà fatta. Che eredità ci lascia?
«Un piano "sregolatore" disegnato dagli interessi di finanzieri e immobiliaristi. Una città senza identità in stile Abu Dhabi. Un Comune che non ascolta i cittadini, sensibile solo ai desiderata dei commercianti. Un tessuto sociale dove vincono gli egoismi collettivi e si mandano giù anche le più macroscopiche offese alle regole».
Qualcosa di buono ci sarà pure.
«Aspetti eh! Mi sto sforzando. Mhh... Sono in grave imbarazzo a salvare qualcosa. Bisogna chiederlo ai cittadini».
Provo ad aiutarla: l´Expo, le bici a noleggio...
«Ok, abbiamo vinto l´Expo. Ma oggi nessuno sa davvero quale sia il progetto. Le bici? Un piano riuscito a metà. Provi a girare sulle piste ciclabili milanesi».
Si è arrabbiato il sindaco quando ha messo il marchio Moratti al fianco di Pisapia?
«Veramente io faccio politica da 10 anni, sono presidente della Fondazione Emergency e dell´associazione Chiamamilano che con le sue centraline anti-inquinamento ha fatto diventar matto Formigoni. Comunque no, non ci siamo parlate»
Come mai?
«Una volta ci incrociavamo di più nel fine settimana nella villa ad Imbersago, ora siamo più impegnate e i tempi del contatto si sono un po´ persi».
La trova cambiata dalla politica?
«Sì, non mi sembra felice. Chi l´ha convinta a questo passo secondo me ha fatto uno sbaglio, anche per lei. La sua è una mentalità aziendale. Io invece credo che la politica sia ciò che è utile ai cittadini, non un modello da imporre».
Che pensa della Bat-casa di Gabriele, figlio del sindaco e suo nipote?
«Penso che se ci sono delle regole devi rispettarle. Specie se sei il sindaco. Detto questo, Gabriele ha vissuto a New York e in una città come Milano dove la buona borghesia tende a trovar casa ai figli in centro è bello che un giovane cerchi spazi nuovi in periferia».
Chi spende di più per le elezioni?
«Beh, penso lei. Ma le idee camminano se hanno le gambe. Non basta pomparle con i soldi».
Il sindaco e il suo 740 non stonano nel centrodestra. Lei invece è accusata di essere il simbolo della gauche caviar.
«Possibile che chi sta a sinistra debba essere uno sfigato senza una lira? E che chi ha i soldi non possa pensare ai problemi del pianeta? Ho formazione scientifica, curiosità, conoscenze e relazioni che utilizzo al servizio della città. Voglio meno finanza e un´economia in grado di fare i conti con le risorse che abbiamo a disposizione».
Cosa dire allora ai risparmiatori che hanno perso una valanga di quattrini con i titoli Saras?
«È proprio questa la divergenza che non riesco a capire. Saras va bene ma la Borsa non rispecchia questa realtà».
Forse perché sono stati venduti a un prezzo troppo alto. Come andranno le elezioni a Milano?
«Vinceremo. E la nostra lista civica realizzerà quello che diciamo da 10 anni: lotta all´inquinamento, più trasparenza e una rete di negozi civici per confrontarsi con i cittadini».
E che farà sua cognata?
«Il capo dell´opposizione. Sono convinta che liberata dalla responsabilità della decisione capirà meglio la città».
Dica la verità: qualcosa vi unisce. Pare che tutte e due abbiate ritoccato le foto elettorali con Photoshop...
«Ma si figuri. Mi hanno solo sparato una lampada negli occhi. E sono venuta pure con le palpebre abbassate...»