1- FINI A PORTA A PORTA: «SUL CASO RUBY NON VOTO» - «IL VERO PREMIER È BOSSI. IL PROCESSO BREVE? LA NORMA TRANSITORIA È UNA VERGOGNA»
Corriere.it
Il vero presidente del Consiglio non è Silvio Berlusconi ma Umberto Bossi. È l'opinione del presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervistato a Porta a Porta. Una registrazione dove non sono mancate le frecciatine tra il presidente e Bruno Vespa. «Bossi - ha osservato - non è diverso da quello di ieri ma oggi non c'è più chi come Fini contrastava Bossi quando diceva cose lesive dell'identità nazionale, cose che potevano incrinare l'unità nazionale. Il problema non è Bossi ma Berlusconi che gli ha concesso la possibilità di essere il dominus della maggioranza. Il vero premier è Bossi non Berlusconi. Berlusconi è un signore che ha un bisogno vitale di Bossi».
L'ANM - Silvio Berlusconi «non ha dimestichezza col dissenso: se qualcuno non è d'accordo con lui, immediatamente gli scatta la sindrome del complotto. «Berlusconi dice che mi sono messo d'accordo con l'Anm (e all'epoca della Bicamerale con D'Alema) alle sue spalle: penso che non abbia dimestichezza con il dissenso, gli scatta la sindrome del complotto» ha detto Fini nell'intervista registrata. Poi aggiunge: «La destra c'era prima e, quando tra cento anni Berlusconi sarà uscito dalla vita politica, ci sarà ancora pure dopo».
finiPROCESSO BREVE - Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, torna poi a criticare il ddl sul processo breve che arriverà in Aula a Montecitorio il prossimo 28 marzo: «È una vergogna una norma transitoria che cancella i processi in corso, togliendo alle parti lese il sacrosanto diritto di vedersi riconosciuto il diritto alla giustizia». Invece sul caso Ruby il presidente della Camera ha affermato che non voterà sul conflitto attribuzione.
LE DIMISSIONI - Poi risponde con una domanda alla domanda sulla casa di Montecarlo: «Se si invocano i precedenti di dimissioni» di presidenti della Camera, «sa quanti uomini politici si sono dimessi nel momento in cui sono stati coinvolti in vicende giudiziarie?». «Fra qualche giorno si pronuncia in via definitiva la magistratura e ci sarà la parola fine anche a questa storia». A Bruno Vespa che gli domandava se ritenesse di essersi spinto troppo avanti nell'aver promesso di dimettersi da presidente della Camera se la casa di Montecarlo si fosse rivelata di proprietà di suo cognato, Fini ha risposto: «Assolutamente no».
GIUSTIZIA - «Leggeremo il testo e poi ne discuteremo in Parlamento» risponde Fini ad una domanda sulla riforma della giustizia che sarà portata in Consiglio dei ministri la prossima settimana. «Resto favorevole alla separazione delle carriere», dice Fini, che sottolinea di non cambiare idea solo perchè la riforma è quella del governo Berlusconi. Ma poi aggiunge che il Consiglio dei ministri la prossima settimana dovrebbe piuttosto occuparsi «della reale condizione meridionale o di un piano di rilancio dell'occupazione giovanile».
BERLUSCONI BOSSIFEDERALISMO - «Ieri è stata presa la decisione saggia di chiedere quattro mesi in più per il federalismo».«È una decisione che allunga la legislatura: Non si voterà più quest'anno». Poi sui problemi degli italiani: «Spero che nell'agenda del governo ci siano, quanto prima, i problemi degli italiani. L'inflazione è tornata quella del 2008, una donna su due non ha lavoro. Questi sono i problemi»
2- FINI RIDOTTO A DIRE BANALITÀ IN TV - FALLITO IL SUO PROGETTO POLITICO, LA TERZA CARICA STA GIRANDO I PROGRAMMI TELEVISIVI PER PRENDERSELA CON LA MAGGIORANZA. GLI ARGOMENTI? LA QUESTIONE MERIDIONALE, LE DONNE, L'INFLAZIONE. MA TACE SU MONTECARLO
Vittorio Feltri per "Libero"
Gianfranco Fini si prepara a fare un altro mestiere, visto che con il suo Fli rischia di non andare molto lontano. Probabilmente aspira a diventare conduttore di programmi televisivi. Lo deduciamo dal fatto che egli, da qualche tempo, dimora nelle sedi delle più importanti antenne italiane. Come accendi il teleschermo, lui appare in tutto il suo splendore. Parla e straparla, e lo fa con l'abilità che universalmente gli viene riconosciuta. Fini - e scusate il bisticcio - è un fine dicitore.
fini_casa_montecarloSe si tratta di esprimere concetti banali, non c'è nessuno al mondo che li dica meglio di lui. Ieri sera Gianfranco era a Porta a Porta e, ovviamente senza contraddittorio, ha esternato il suo pensiero indovinate su chi? Silvio Berlusconi. Che sta sulle balle a mezzo mondo, quel mezzo ossessionato dal Cavaliere e animato da un solo proposito: eliminarlo, senza sapere come. Cosa ha rivelato Fini a Bruno Vespa?
Primo. «Il presidente del Consiglio non è Berlusconi, ma Umberto Bossi ». Il quale Bossi, «da quando non ci sono più io a contrastarlo, è diventato il dominus della maggioranza».
Osservazione interessante. Se fosse anche fondata, non si comprenderebbe perché Fini ce l'abbia con Silvio anziché con Umberto. In effetti, se uno ce l'ha con Tizio, logica vorrebbe che se la prendesse con Tizio e non con Caio. Gianfranco invece fa il contrario: picchia la moglie affinché suocera intenda. E lui di suocere si intende.
Fini- GIANCARLO TULLIANISecondo. Afferma Fini: «Berlusconi non ha dimestichezza con il dissenso ». E questo è vero. «Se qualcuno lo contraddice gli scatta la sindrome del complotto». Il capo di Fli aggiunge: «Quando tra cent'anni Berlusconi sarà uscito di scena, la destra ci sarà ancora ».
Vero anche questo. La destra ci sarà ancora, ma non sarà rappresentata da Fini dato che ormai lui non è più un camerata bensì un compagno. Ciò dimostra a quale punto di decadenza sia giunta la sinistra, e spiega perché i progressisti non siano in grado di battere il Cavaliere. Se il partito erede del Pci si riduce a confidare in un ex fascista per destituire il premier, vuol dire che è da rottamare, come suggerisce Renzi, sindaco di Firenze. Terzo.
Il presidente della Camera dichiara poi che non voterà sul conflitto di attribuzione (caso Ruby). Capirai che atto eroico. Pur di non mollare la poltrona di Montecitorio, Fini riesce perfino a comportarsi correttamente. Ma ignora che un capopopolo, quale lui ormai è, dovrebbe rinunciare a qualsiasi ruolo istituzionale.
Fini Tulliani FamigliaQuarto. Sulla casa di Montecarlo, ceduta da An al signor cognato, Gianfranco glissa, dimenticandosi di aver sostenuto pubblicamente che si sarebbe dimesso qualora fosse stato accertato che l'immobile è stato sbolognato a Tulliani. Fini ha cambiato idea? Sì. E si è rimangiato la parola.
Vittorio FeltriOra lascia che sia la magistratura a decidere se quell'appartamento, venduto sottocosto, meriti o no la prosecuzione dell'indagine. Il presidente, in sostanza, finge di ignorare che il problema non è giudiziario, ma di stile. Può un leader agevolare il cognato nell'acquisto di un pied-à-terre di lusso valutato un quarto del suo prezzo?
RUBY AL BALLO DI VIENNAQuinto. Fini conclude così la intervista rilasciata a Vespa: «Spero che nell'agenda del governo ci siano quanto prima i problemi degli italiani: il Mezzogiorno, cioè la condizione meridionale, un piano di rilancio dell'occupazione giovanile, l'inflazione e il fatto che solo una donna su due ha un lavoro». Però, che idee.
Segnaliamo a Fini che da sessanta anni in qua la questione meridionale, l'occupazione giovanile e femminile eccetera figurano nel programma di qualsiasi governo, ma che nessun governo - compresi quelli di cui lui ha fatto parte - ha mai combinato un tubo, pur avendo sprecato miliardi regolarmente cascati a pioggia nelle tasche delle mafie. Ci voleva Fini a rammentare che il Sud è un'idrovora condannata a crepare di sete.