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SE CADE LA MORATTI, MARONI O TREMONTI? - Il BANANA lo sa bene che dopo le amministrative, se dovessero andare male a Milano soprattutto, la sua stella potrebbe veramente spegnersi. E da lì venire fuori un nuovo leader che lo metterà da parte (BOBO O GIULIETTO?) - Per questo ha accettato di far vincere la Lega sulla Libia affinché si marci uniti a Milano e si vinca subito, al primo turno. Altrimenti al secondo il rischio per MESTIZIA è enorme....

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Amedeo La Mattina per "la Stampa"

TREMONTI SEDUTO MOBILE

Forse non ha tutti i torti Pier Ferdinando Casini quando dice che l'unico erede di Berlusconi è Berlusconi stesso. E' quello che dicono un po' tutti dentro il Pdl, soprattutto quelli che non vengono mai citati dal capo, eppure potrebbero aspirare ad una nomination. Anche en passant, di straforo, tanto per poter dire «ci sono anch'io nel gruppo di testa». Gli invidiosi sono tanti. Lo sa bene Angelino Alfano.

Quando lui venne citato tra i possibili delfini, il ministro della Giustizia si preoccupò più che altro per gli sguardi d'invidia che intercettò in Parlamento e negli occhi dei ministri nella sala del governo. Per il resto, Berlusconi potrebbe mozzargli la mano destra di netto e non farebbe una smorfia, il Guardasigilli. Comunque avrebbe un buon motivo per giustificare il taglio.

Insomma, quelli che veramente hanno tutte le carte per essere il successore, non vorrebbero essere chiamati alla ribalta, come Giulio Tremonti. Perché la fine dei delfini ieri l'ha dipinta bene il ministro leghista Roberto Calderoli. «Da amico di Tremonti mi preoccupo: i delfini spesso finiscono nelle reti. O sbranati dagli squali». Roba da mattanza di delfini. C'è chi minimizza e si preoccupa di più dei malumori che le nomine dei sottosegretari di ieri hanno provocato nel Pdl e alla Camera.

tremonti-maroni

«E' lo spettacolo che di volta in volta mette in piedi Berlusconi, una sceneggiata», confidano nell'assoluto anonimato alcuni ministri che saranno i primi a chiedere al Cavaliere di «sacrificarsi ancora per un altro giro di valzer a Palazzo Chigi». Altri hanno il sospetto che lui voglia fare come fece Putin con Medvedev: il king maker, con la differenza che il suo amico Vladimir lanciò alla presidenza russa il suo pupillo e si insediò al governo. Il Nostro invece vorrebbe piazzare un suo uomo a Palazzo Chigi per traslocare tra gli arazzi del Quirinale.

Roberto Maroni

La verità è che la fiocina di Berlusconi si chiama sondaggio. Niente primarie vere, ma sondaggi e chi avrà più gradimento sarà a capo della coalizione per la premiership. Ma lui si farà sondaggiare o no? Nessuno nel Pdl lo mette in dubbio: si farà, eccome, sondaggiare, E verrà fuori che il salvatore della Patria del centrodestra sarà ancora lui. E allora perché insiste nel mettere in mezzo i pezzi pregiati della sua squadra, giovani e maturi? Il premier giura che il discorso di voler bruciare tutti i suoi concorrenti è una stupidaggine».

Sono le solite voci messe in giro dai giornalisti per screditarlo e mettere gli contro l'altro. Respinge pure l'ipotesi che, citando ieri e l'altro ieri Tremonti, la sua sia una mossa furbissima (nonostante a lui piaccia molto essere accreditato come il più intelligente) per mettere zizzania dentro la Lega. In che senso? Nel senso che nel Carroccio è notorio che ci sia il partito filo Tremonti e quello, agguerrito e robusto, che segue Roberto Maroni.

BERLUSCONI ALFANOe

Il ministro dell'Interno ancora non è stato mai nominato da Berlusconi, ma è l'unico tra i leghisti in grado di prendere voti sia al Nord che al Sud. E tra i suoi colleghi è molto stimato. Sicuramente non ha mai dispiaciuto come invece è costretto a fare Tremonti per il ruolo di arcigno guardiano dei conti. Tremonti però negli ultimi tempi viene considerato più affabile, disponibile.

Bossi e Maroni

Parla a lungo con il suo ex nemico Claudio Scajola, che ora, "assolto" per la vicenda G8, vuole tornare al governo, al ministero delle Politiche comunitarie. Nel decreto sviluppo ha pure ceduto (a costo zero però) qualcosa a Galan, il quale poche settimane fa disse che se si perderanno le amministrative sarà colpa del ministro dell'Economia perché non caccia mai un euro.

CALDEROLI FIAMME

Forse è propria questa (Tremonti-Maroni) la partita più difficile che si troverà a giocare il Cavaliere e anche Umberto Bossi. Il premier lo sa bene che dopo le amministrative, se dovessero andare male a Milano soprattutto, la sua stella potrebbe veramente spegnersi. E da lì venire fuori un nuovo leader che lo metterà da parte.

SINDACO LETIZIA MORATTI

Per questo ha accettato di far vincere la battaglia di bandiera alla Lega sulla Libia (senza cedere quasi nulla nella sostanza), affinché si marci uniti a Milano e si vinca subito, al primo turno. Altrimenti al secondo il rischio per la Moratti è enorme. Per questo blandisce Tremonti, e insiste nel dire che lui non c'entra niente con gli attacchi sferrati dai giornali di famiglia. Che anzi lo considera «in primis» uno dei successori. Sondaggi, quelli suoi, permettendo.

 


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